Il mio testamento esistenziale

“Verrà la morte

E avrà i tuoi occhi”,

dice Pavese.

Non i miei, dico io,

Perché li avrò io

prima di lei!

 

Certo, potrei commettere il suicidio senza dire una parola, come fa la maggior parte dei suicidi. Invece io faccio l’opposto, scrivo le ragioni che mi portano a quest’atto e dico anche che per me il suicidio è una delle cose più convenienti della vita: ci si può sbarazzare di essa quando e come uno desidera

Non è un suicidio d’amore, il mio, nel caso lo realizzassi, neppure uno per motivi di salute o per altre ragioni. La mia è una sentita ribellione esistenziale contro l’assurdità fenomenica vista a 360 gradi, più la barbarie sociale che governa il mondo.

La mia morte, dunque. In realtà, questa l’avevo già decisa verso la fine degli anni Sessanta a Parigi. Poi non è avvenuta, poi, il poi di allora è diventato il poi di oggi e tra questi due “poi” sono trascorsi più di 50 anni. Però, ragionavo così allora e ragiono ancora così.

Nascere da un nulla e poi ritornare in un altro nulla senza un “ma” e senza un “perché”, non è divertente. Sentire notte dopo notte i passi sempre più vicini della Signora delle tenebre, non è una piacevole melodia. La natura non è stata mai il mio ideale e mai potrà esserlo per com’è fatta. È alla mercé di almeno tre principi uno peggio dell’altro: il principio dell’assurdo, il principio del mangia o sarai mangiato e il principio della Signora delle tenebre. Questi tre principi o leggi universali che vanno dal micro al macro valgono per ogni fenomeno inanimato e animato nell’intero universo: stelle giganti ingoiano quelle più piccole e gli animali più forti mangiano quelli più deboli, il resto è dominato dell’assurdo. In un così fatto mondo, non vi è scampo per nessuno, genio o imbecille che sia.

Stando così le cose, abbraccerei volentieri l’idea di Schopenhauer, e cioè, se dovessi scegliere tra nascere e non nascere, sceglierei di non nascere; se dovessi decidere quando morire, deciderei subito dopo la nascita; se fossi obbligato di vivere tutta la vita, la vivrei ubriacandomi notte e giorno.

Vivere poi in una società che ha come regole il crimine legalizzato, la povertà, la discriminazione, lo sfruttamento, le guerre, le falsità e nell’insieme è fatta di vittime e carnefici, non mi pare che sia uno dei migliori sistemi al mondo. A me, questo e molto altro mi ha sempre voltato lo stomaco e insultato l’anima e penso che sia così per tutti quelli che hanno una umana dignità e una coscienza sociale.

Se poi andassimo al nocciolo del fenomeno vita, dovremmo chiederci:

Perché veniamo al mondo?

Per morire.

Ha un senso la vita?

Quello che gli diamo noi.

S’intravede una speranza da qualche parte?

Solo per i ciechi.

Siamo soli?

Fondamentalmente siamo tutti soli.

E la morte che cos’è?

Una liberazione!

Oggi non sono più giovane come lo ero a Parigi negli anni Sessanta, oggi i miei 82 anni iniziano a farmi sentire il loro peso. Non voglio gravarli ancora con acciacchi, travagli e sforzi e tanto meno umiliarli dandogli una vita poco piacevole. E dato che non c’è tempo, in questo così fatto mondo per piangersi addosso, ho deciso ch’è giunta la mia ora.

La mia morte, dunque. Questa, diversamente della mia nascita, voglio gestirmela io in tutto e per tutto e devo farlo mentre sono ancora in vita e in buona salute, perché, a mio modo di vedere, una delle cose importanti della vita, se non la più importante, non è solo come si vive, ma anche come si muore.

Sono le 10.30 d’un giorno qualunque di luglio del 2021 e sto per entrare nell’ufficio dell’impresa funebre Defabianis a Biella. È qui che oggi sceglierò (insieme a me c’è Lorenza Negro, la mia compagna, e il signor Massimo Bracco, un rappresentante dell’azienda) la mia bara e darò istruzioni per il mio funerale. 

Prima scelgo la cassa; secondo non voglio annunci funebri né un funerale; terzo voglio essere cremato in un saio bianco nel crematorio di Valenza o della Valle d’Aosta; quarto voglio che le mie ceneri siano sparse sulle montagne Biellesi (molte delle mie idee, che poi finirono nei libri che ho pubblicato, mi sono venute mentre camminavo su questi monti); quinto sono ateo e sbattezzato e come tale voglio essere cremato.

Ancora due cosettine.

La prima. Il mio suicidio non è scontato, e nel caso non mi suicidassi, sappiate che per me è come se mi fossi suicidato.

La seconda. L’ammetto, la vita mi ha stufato, particolarmente in quest’ultimo tempo. Non la sopporto più, mi basta così. Scusate il disturbo.

Le 7 storie, in sintesi, più vere e più reali dell’Universo

  • La prima. La prima storia è quella del “Nulla del Nulla”. In questa storia non esiste niente, solo un immenso spazio vuoto e nulla più. È una vista infinita, nessuno oggetto appare o si frappone tra il vuoto e l’occhio. Il Nulla del Nulla, ovvero il vuoto totale e assoluto, domina ovunque. È da questo vuoto che si generò la Prima Particella.
  • La seconda. La seconda storia è, appunto, quella della “Prima Particella”, la Particella primordiale nata spontaneamente dal Nulla del Nulla. Questa ha un grande valore storico ed evoluzionistico: tutto è nato e si è sviluppato da essa. La materia, partendo dalle particelle più piccole, si è costruita da esse. Il suo operare è di duplicarsi sempre: da uno a due, da due a 4, da 4 a 8, da 8 a 16, 32 e via di seguito fino al Big Bang. Questo include l’intero Universo insieme alla Via Lattea e al Sistema Solare.
  • La terza. La terza storia è quella del “Tempo”. Il Tempo che è trascorso dalla Prima Particella al Big Bang, ad esempio. Qualsiasi cosa che nasce o appare, nasce e appare nel Tempo. Se l’Universo ha una fine, una data esistenziale, queste sono scritte nel Tempo. Si pensa che un giorno l’Universo si perderà nel Grande Tutto. Le galassie si allontaneranno l’una dall’altra senza più vedersi e si perderanno nell’infinità dello spazio e del Tempo.
  • La quarta. La quarta storia parte da quando l’homo scimmia diventa Homo Sapiens Sapiens, e cioè diviene consapevole della sua natura e di ciò che lo circonda. Grazie a lui l’universo, per quello che ne sappiamo, da buio che era, e questo anche se si vedeva, si è trasformato in illuminazione, in luce, luce che faceva vedere oggetti fisici e immaginati.
  • La quinta. La quinta storia la definiamo “un “Punto Interrogativo”. Infatti, la storia è e rimarrà un punto interrogativo: l’Universo rinascerà, ci sarà ancora una Prima Particella, un Big Bang o tutto finirà con l’ultima galassia che si va oscurando nell’immenso che la circonda? A questa domanda noi non abbiamo risposta, ognuno deve darsi la sua.
  • La sesta. La sesta storia è quella della fisicità. Il mondo è fisico, è d’una fisicità unica. L’Universo, se partiamo dalla Particella Primordiale, e dobbiamo, è tutto fisico. Tutto ciò che si è sviluppato in esso, partendo dalla Prima Particella, è solo fisico incluso il pensiero e la coscienza. Non c’è nulla d’astratto nell’Universo in cui viviamo, ogni fenomeno immaginato, teorico, utopico è, in realtà, concreto. È questo quello che ci insegna la Prima Particella.
  • La settima. La settima storia, “la Vita”. Nonostante tutto quello che si è detto, si dice e si dirà su di essa, la Vita è un fenomeno come tutti gli altri, perché anche gli uccelli e le rocce periranno come perirà la Vita umana e non umana. Noi siamo una famiglia di multi specie e fenomeni che nasce e perisce senza un ma e senza un perché.

“Come fa Lei a sostenere tutto questo?” chiede uno dell’udienza. “Io dico solo ciò che so e ciò che so per me è ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Per il resto ognuno è libero di pensarla come vuole”.

Per salvare la Terra

 

Mi sono svegliato questa mattina con un’idea fissa in testa: “la vita è degna d’essere vissuta?” Ho rimuginato su questa idea per un bel po’ stando nel letto. Poi mi sono alzato. Erano le 9 passate e l’idea m’inseguiva ancora: “la vita è degna d’essere vissuta?” Però, ecco, quando pensavo a tutti quei sacrifici che la gente fa, a tutti quei lavori duri a cui bisogna sottomettersi per restare in vita, alle giornaliere crudeltà, sfinimenti, agli infiniti impegni, alle menzogne che spesso bisogna dire per salvare questa e quest’altra vicenda, quando pensavo alle guerre una più mostruosa dell’altra, alle discriminazioni, ai ricchi e ai poveri, alle infinite ingiustizie, e non parliamo poi dell’inquinamento planetario, delle foreste che bruciano, i ghiacciai che si sciolgano e spariscono, ecc., ecc., ecc., quando pensavo a tutto questo… E poi cosa dire degli assassini legalizzati, istituzionalizzati che fioriscano dappertutto come la malerba, ma insomma! Niente, quando pensavo a tutta questa roba e molto altra ancora, ero confuso. L’interrogativo però rimaneva: “la vita è degna d’essere vissuta?” Non sapevo più che strada prendere. La bilancia non si sbilanciava. Poi, ecco, mi è saltato in mente questo: forse la vita, la vita che conosciamo e viviamo, non è degna d’essere vissuta. Proprio così: E non è degna d’essere vissuta per un milione di ragioni. Ed è stato così, con questa riflessione, che mi è esplosa in testa l’idea, e cioè di fare, per riscattarci della nostra ottusità e insensata animalità, un bel regalo alla Terra e ai suoi veri abitanti, e cioè organizzare e mettere in atto un suicidio planetario e finirla una volta per tutte con questo insulto chiamato “vita” ovvero “esistenzialità” o “specie homo”. Dopo tutto, qui non si tratterebbe di volume, di quantità, qui si tratterebbe semplicemente di contenuto, e cioè d’un atto individuale e 8 miliardi di atti individuali, e cioè di singoli suicidi, tutti voluti e personali, si equivarrebbero a un unico suicidio. In altre parole: un suicidio = otto miliardi di suicidi! E così, con un piccolo gesto fatto a livello mondiale, salveremo il pianeta Terra e le sue creature d’un inevitabile disastro umano totale e globale. Voi cosa ne pensate di questa idea?

Grazie per le vostre risposte e buona domenica.

L’Immortalità Virtuale, un regalo a tutti gli amici di Facebook * **

“Nel progresso scientifico, l’immaginazione è più importante della conoscenza, vera o presunta”,Richard Feynman.

Se parliamo di scienza alla maniera di Copernico, di Newton, di Darwin, non c’è nulla da dire, è tutto in ordine. Il Sole è al centro del Sistema Solare; possiamo sperimentare la gravità saltando da un muro; e nessuno può negare che noi non siamo che la 194esima scimmia, secondo Desmond Morris.

Per quello che riguarda la matematica, i quanti, le stringhe, e cioè l’intelligenza artificiale, è ovvio che qui non stiamo parlando di scienza vera e propria come quella di Copernico, di Newton, di Darwin, ma stiamo parlando di come organizzare concetti astratti che assomigliano alla scienza, però in realtà scienza non sono. La matematica, la quantistica, le stringhe sono dotate di mutazioni genetiche e di selezione naturale? No, affatto.

La letteratura, il teatro e la filosofia hanno spiegato il mondo in cui viviamo dicendo che è un’oggettivazione dell’assurdo e, in realtà, è proprio questa la sua essenza. Infatti, quando si va al nocciolo di ogni fenomeno astratto o concreto che sia, non troviamo che l’assurdo.

Socialmente parlando, e questo concetto dovrebbe essere chiaro anche agli imbecilli, il nostro è un mondo di gangster legalizzati. Chiamateli poi com’altro volete: re, papi, politici, capitalisti, non cambia nulla: gangsters. Il primo uomo apparso sulla Terra era un gangster.

Quanto abbiamo appena detto, dovrebbe bastare per farci comprendere un po’ il mondo in cui viviamo. Certo, ce n’é dell’altro, ma proseguiamo con ordine.

Parliamo ora dell’Universo. Cominciamo dall’inizio, dal nulla del nulla, cioè da un vuoto infinito. Qui, in questo vuoto, incomincia l’inizio del nostro Universo. Poi, e solo poi, viene la prima particella, il primo segno di sostanza; poi, molto poi, dalla massa fisica che si è progressivamente venuta a creare tra la prima particella e il Big Bang, durato miliardi e miliardi di anni, ecco il momento vero e proprio del Grande Botto. Da questo evento arriviamo alla velocità della mente al Sistema Solare, alla Terra, alle specie, a noi.

L’Universo in cui viviamo oggi non è più in espansione. Sembra che si stia espandendo, ma in realtà non è così. Le stelle stanno svanendo e le galassie stanno scomparendo nel grande vacuum ai margini dell’Universo. I fenomeni e la gravità si riducono costantemente e col tempo diventano inesistenti e, quindi, ci stiamo avvicinando di nuovo al tempo del nulla del nulla.

Un altro Big Bang? Può darsi. In una visione cosmica, i “può darsi” fanno parte della natura del Tutto. Comunque, e questo è possibile solo se la materia cosmica ormai vecchia e malferma si ammucchiasse in un singolo punto. Se fosse così, allora sicuramente ci sarà, prima o poi, un altro Big Bang. Se invece la materia si perdesse nello spazio profondo, allora ci potrebbe essere un altro Big Bang, ma sul modello del primo e questo vorrebbe dire che i Big Bang si susseguirebbero in eterno.

Noi, in ogni modo, nasciamo dal nulla e quando moriamo ritorniamo nel nulla. Tutto ciò che esiste nell’intero Universo nasce dal nulla e ritorna nel nulla. Ha un senso il nulla? Dipende da come vogliamo vederlo. Se lo vediamo in termini umani no, se lo vediamo in termini naturali ha un senso in sé stesso.

Personalmente non ho un senso, un significato in questo Mondo-Universo, ho solo quel senso che unicamente io posso dare giorno dopo giorno alla mia vita. Di questo concetto, del senso della vita, i filosofi di tutti i tempi hanno solo chiacchierato. E poi, quale altro significato potrei avere se nasco dal nulla e ritorno nel nulla? Nessuno. Solo noi, finché viviamo, possiamo dare un senso all’Universo e a noi stessi, il resto é retorica.

Certo, se ci sono altre specie nell’Universo – extraterrestri, alieni, creature diverse da noi, e io sono sicuro che ci siano, anche loro possono dare un significato a sé stesse e al loro Pianeta-Universo. Senza la specie-homo o alieni, l’Universo è solo un ammasso di fenomeni senza senso e senza nome.

Questo è, in poche parole, l’Universo in cui viviamo. Non ce n’è un altro. Cosa significa? Significa che viviamo su una roccia chiamata pianeta Terra e questo pianeta Terra, a sua volta, è in balia del Sistema Solare e di tutti gli altri fenomeni che si muovono ciecamente nel cielo.

Tra il nulla del nulla e l’Universo, non c’è differenza, e poiché alla fine tutto ritorna nel nulla del nulla, allora noi non siamo altro che polvere, polvere cosmica e nulla più.

*Questo articolo è dedicato a tutti quelli che vogliono avere un’idea del nostro Mondo-Universo così com’é e non come noi vogliamo che sia.

** So che sto per chiedervi un po’ troppo, amici di Facebook, chiedendovi di leggere questo articolo un tantino “lunghetto”, ma non ve lo impongo. Certo, il mio desiderio è che voi lo leggiate tutto. È semplice. In queste poche pagine, facili e interessanti, troverete la conoscenza indispensabile sia del nostro Mondo che del nostro Universo. È augurabile per ognuno di noi farla sua questa conoscenza prima di spiccare il volo. In altre parole, leggete questo scritto e l’immortalità virtuale sarà vostra!

Nel cuore del nulla *

 

Dobbiamo adattarci a un mondo per quello che non è o per quello che realmente è? Io direi per quello che realmente è, ed è proprio di questo che ora vi parlerò.

Quindi, è giunta l’ora che ci diciamo tutto l’importante in una sola volta su questo argomento, invece di girarci intorno.

 Partiamo dall’inizio, dal nulla del nulla, e cioè da zero materia e da un vuoto infinito e assoluto: ecco l’inizio del nostro universo. Poi viene la prima particella, la prima scintilla, la prima materia; poi dall’ammasso fisico che via via si è andato a creare tra la prima particella e il Big Bang, durato miliardi e miliardi di anni, ecco il momento del Big Bang, e da questo fino a noi, fino alla specie homo. L’universo in cui viviamo oggi non si espande più. Le stelle si vanno spegnendo e le galassie spariscono nel grande tutto. I fenomeni e la gravità si riducono, divengono inesistenti e siamo di nuovo, teoricamente, al tempo del nulla del nulla.

 Dunque, nasciamo dal nulla e ritorniamo nel nulla. Tutto quello che esiste nell’intero universo nasce dal nulla e ritorna nel nulla. Ha un senso il nulla? Dipende da come vogliamo vederlo. Diciamo che in termini umani no, in termini naturali sì.

 Io non ho un senso in questo mondo, ho solo il senso che do io personalmente alla mia vita giorno dopo giorno e non altro. I filosofi, e di tutti i tempi, a questo riguardo hanno solo chiacchierato. E in ogni modo, quale altro senso potrei avere se nasco da un nulla, quello che mi dà la vita, e poi finisco in un altro nulla, quello che la prende? Nessuno. Il nonsenso domina l’intero Universo. Solo noi diamo un senso sia a esso che a noi stessi.

 Questo è l’universo in cui viviamo. Non c’è un altro. E cosa vuol dire? Vuol dire che noi abitiamo su una roccia chiamata pianeta Terra e questa, a sua volta, è alla mercé del sistema solare e di tutti gli altri fenomeni che ciecamente si muovono nel cosmo.

 Tra il nulla del nulla e l’universo in cui noi ci troviamo, non c’è differenza, e dato che alla fine tutto si spegne nel nulla del nulla, quindi noi non siamo altro che polvere in questo così fatto mondo. Questa consapevolezza la dobbiamo alla nostra coscienza e conoscenza.

 Il mondo in cui noi oggi viviamo è falso, è zeppo di arroganza, di menzogne, di cretinerie, d’ignoranza e tutto questo è legalizzato e istituzionalizzato. Viviamo ormai con la consapevolezza che non possiamo aprire bocca senza prenderci in giro l’un con l’altro. La falsità e la cecità dominano. Raccontarci frottole è diventato il nostro passatempo preferito, il nostro pane quotidiano. Figuratevi, ci andiamo persino a scuola, in collegi, in fabbriche mentali (le vecchie università) e nei luoghi mitologici per riempirci il cervello, appunto, di fandonie. Il mondo è diventato una favola violenta e volgare.

 Stando così le cose, ribellarsi a questo spietato e grottesco vivere, dovrebbe essere una viva presa di coscienza e un dovere per ogni essere pensante, ma le cose si svolgono proprio così?

 

 *Questo articolo è dedicato a tutti coloro che vogliono conoscere la realtà del nostro universo per com’è e non per come si vuole che sia.

Io io io, chi sono io? 

io sono il mistero 

il mistero stesso

che ingoio e respiro.

Senza tetto e senza fondo 

né finito né infinito

né voluto né non voluto 

annaspando per il mondo

io sono l’assoluto.

La specie, il mondo, l’universo

l’io e tutti i piccoli e grandi io

sono uno e il medesimo mistero 

io sono il mistero 

il mistero stesso che ingoio e respiro.

Né amato né non amato

né richiesto né progettato 

né odiato né desiderato 

ma unicamente gettato.

Sono tutto e sono nulla

sono sogno e meraviglia

tutto vita e fanghiglia

e me ne infischio di Camilla.

L’ideale o l’abisso

il razionale o l’assurdo

il materiale o lo spirituale

chiamalo quel che ti pare

e pur sempre il mio io

io io io, chi sono io?

Sono l’ente, l’uno, lo spirito 

l’atomo, il nucleo, l’aggregato

il corpo, l’anima, la mente

il nulla del nulla e la prima particella

e tutti insieme formano il mio io

Io io io, chi sono io? 

Sono il significante e il significato

il fantasma, l’altro, l’alterità, la quiddità

e quando io m’interrogo 

è l’intero universo che s’interroga.

Sono tempo spazio e natura

evoluzione e involuzione

il nulla e universo

ma soprattutto sono sogni

sogni che sognano altri sogni.

Senza tetto e senza fondo 

né finito né infinito

né voluto né non voluto 

annaspando per il mondo

io sono l’assoluto.

Io io io, chi sono io? 

Vorrei proporre un’idea un po’ curiosa, forse anche scherzosa, forse anche seria, vorrei proporre di trasformare questa poesia in una canzone e proporla nel prossimo Festival di Sanremo. Non ci sono dubbi, se il cantante è bravo e la musica altrettanto, lo vincerà e diverrà la canzone più ascoltata e amata, non solo qui in Italia, ma nel mondo intero, diverrà il canto d’una umanità lirica e filosofica: ne abbiamo tanto bisogno! Chi conosce un cantante, una cantautrice, passa parola, grazie. 

Io io io, chi sono io? 

io sono il mistero 

il mistero stesso

che ingoio e respiro.

Senza tetto e senza fondo 

né finito né infinito

né voluto né non voluto 

annaspando per il mondo

io sono l’assoluto.

La specie, il mondo, l’universo

l’io e tutti i piccoli e grandi io

sono uno e il medesimo mistero 

io sono il mistero 

il mistero stesso che ingoio e respiro.

Né amato né non amato

né richiesto né progettato 

né odiato né desiderato 

ma unicamente gettato.

Sono tutto e sono nulla

sono sogno e meraviglia

tutto vita e fanghiglia

e me ne infischio di Camilla.

L’ideale o l’abisso

il razionale o l’assurdo

il materiale o lo spirituale

chiamalo quel che ti pare

e pur sempre il mio io

io io io, chi sono io?

Sono l’ente, l’uno, lo spirito 

l’atomo, il nucleo, l’aggregato

il corpo, l’anima, la mente

il nulla del nulla e la prima particella

e tutti insieme formano il mio io

Io io io, chi sono io? 

Sono il significante e il significato

il fantasma, l’altro, l’alterità, la quiddità

e quando io m’interrogo 

è l’intero universo che s’interroga.

Sono tempo spazio e natura

evoluzione e involuzione

il nulla e universo

ma soprattutto sono sogni

sogni che sognano altri sogni.

Senza tetto e senza fondo 

né finito né infinito

né voluto né non voluto 

annaspando per il mondo

io sono l’assoluto.

Io io io, chi sono io? 

Vorrei proporre un’idea un po’ curiosa, forse anche scherzosa, forse anche seria, vorrei proporre di trasformare questa poesia in una canzone e proporla nel prossimo Festival di Sanremo. Non ci sono dubbi, se il cantante è bravo e la musica altrettanto, lo vincerà e diverrà la canzone più ascoltata e amata, non solo qui in Italia, ma nel mondo intero, diverrà il canto d’una umanità lirica e filosofica: ne abbiamo tanto bisogno! Chi conosce un cantante, una cantautrice, passa parola, grazie. 

Auguro a tutti una felice domenica. Grazie per i vostri commenti.

La lumaca cosmica e la mente

 

Esiste una vera scienza?

Sì, esiste

L’articolo che state per leggere

Ve ne parlerà e questo

Per tutti quelli che amano

Conoscere il mondo per com’è

E non per come si vuole che sia.

 

L’anima non esiste e nemmeno lo spirito, sono solo concetti come Zeus e Brahma; la memoria invece esiste, la identifico con la mente. 

L’anima, qualcuno l’ha vista? Lo spirito, qualcuno l’ha visto? La memoria? Questa è una parte fisica di un’esperienza fisica. Quindi, anche se non puoi vederla, questo non significa che non esista.

Ricordo quando mia sorella si sposò; ricordo la scala che non finiva più mentre salivo sulla Torre Eiffel; ricordo quando scalai le Petit Ferret, vicino al Monte Bianco, in Val d’Aosta. La memoria è fisica, quindi mentale. La memoria ha radici profonde. Questo tipo di radici mentali possono dormire per sempre o essere risvegliate in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo dalla materia cosciente. Ma il matrimonio di mia sorella, la scalinata della Torre Eiffel, la salita del Petit Ferret, se paragonati alla memoria profonda della mente, sono recentissimi.

La mente è nata poco dopo la prima particella sorta dal nulla del nulla, cioè all’alba dell’universo. Perché ricordo questo periodo dell’inizio cosmico come se fosse adesso? Perché ero lì nella prima particella. Certo, non come lo sono oggi. Ero lì come corpo materiale e mentale. Anche se quest’ultimo era lì in potenza e non in presenza. Perché la mia mente mi permette di viaggiare miliardi e miliardi di volte più veloci della luce? Per il semplice motivo che sono un universo sia in forma micro che macro. La luce, invece, è solo uno dei tanti fenomeni che compongono l’universo. La luce è una cosa fisica come un atomo, una pietra, un albero. La mente, invece, ha seguito passo dopo passo il mio corpo durante tutta la sua evoluzione dal suo vero inizio fino ad oggi e io sono e mi sento parte integrante della sua totalità: sono un composto di particelle universali e mentale. 

Per dirlo tutto d’un fiato e in un linguaggio che tutti possano capire, io, tu, lui, lei, loro, siamo prima di tutto lumache cosmiche e dopo tutto il resto. Una lumaca lascia i suoi segni ovunque si trovi, così come imprime su di sé le attività, tutte le attività che si svolgono attorno a essa, compresa la mente. Siamo fatti di questa roba. La lumaca cosmica, chiamata anche lumaca umana, in modo evoluzionistico e realistico, ha sperimentato tutte le metamorfosi del Grande Tutto dal suo vero inizio fino ai giorni nostri. Ecco perché ricordo, anche se superficialmente, tutta l’evoluzione di questo mondo chiamato universo. La mente, quindi, oltre ad essere miliardi e miliardi di miglia più veloce della luce, è anche un computer che registra, vede, sente e sperimenta tutto ciò che la circonda.

Questo concetto, il concetto della lumaca cosmica illuminata, è come la scoperta delle specie del mondo da parte di Darwin: la sua è la scoperta dell’evoluzione biologica; la mia è la scoperta dell’evoluzione della materia e della mente.

Sono convinto che tra la materia inanimata e quella animata ci sia un cordone ombelicale che le lega insieme. Non tutto è dimostrabile in cosmologia, parte del suo percorso evolutivo deve essere compreso ed elaborato da intuizioni, induzioni, immaginazioni, ragionamenti, illuminazioni, saggezza. La materia animata un tempo era materia inanimata e non viceversa. Siamo stati prodotti dalla materia inanimata. Non è facile negare questa nostra eredità, così come non è facile dimostrarla, ma è così: siamo i figli legittimi dell’universo, dell’universo come Papá. Un buco nero e un essere umano sono fratelli, il loro padre è il cosmo e il loro bis bis bis bisnonno è il nulla del nulla. 

Se un membro della specie umana venisse fatto prigioniero dai membri di un’astronave proveniente da un altro universo, queste creature extra cosmiche, grazie alla loro scienza, scoprirebbero immediatamente la nostra origine e con tutti gli annessi e connessi del nostro bagaglio tecnico e culturale. Come i paleontologi con un solo referto scoprono l’intero essere con cui hanno a che fare, così gli extra cosmici scopriranno in breve tempo le informazioni fisiche, chimiche, mentali e tutte le altre informazioni su di noi e sul nostro universo, insieme alla sua età e alle sue dimensioni.

Siamo maturi per abbracciare la nostra realtà cosmica per quello che “È” e non per quello che noi vogliamo che sia, e questo per la semplice ragione che siamo tutto tranne ciò che fingiamo di essere. Il mondo mitologico in cui viviamo non è più sostenibile, non da parte di quelle persone che hanno una coscienza e si considerano esseri umani evoluti.

Io, Francis Sgambelluri, sono figlio dell’Universo non meno delle pietre, degli alberi e delle altre specie, appartengo alla Via Lattea, al Sistema Solare e al pianeta Terra sul quale sono nato, vivo e muoio.

 

“Einstein pubblicò, nel 1905, i suoi famosi articoli sulla rivista scientifica ‘Annalen der Physik’, dove solo pochi scienziati e con difficoltà riuscivano a capirci qualcosa”; io pubblico i miei articoli sul Web, su Facebook, su Twitter e chiunque, data la loro semplicità e realtà scientifica, può leggerli e capirli in tutto il mondo.





La Mente è più veloce della Luce*

 

Esiste una vera scienza?

Sì, esiste

L’articolo che state per leggere

Ve ne parlerà e questo

Per tutti quelli che amano

Conoscere il mondo per com’è

E non per come si vuole che sia.

Siamo tutti fatti di atomi come qualunque altro fenomeno esistente nell’intero universo: stelle, pianeti, oceani, montagne, vulcani, alberi, esseri viventi, tutti costruiti pezzo per pezzo da atomi, particelle, mini pezzi di materia. L’intero universo pullula di atomi e particelle. Atomi che si mescolano con altri atomi, atomi che si mangiano, combattono tra loro, si sostengono, si distruggono, si coccolano, si accoppiano, si odiano, si amano. Il nostro è un mondo di atomi ed è creato da atomi. Qualunque sia l’aspetto che assume l’immenso, è sempre e ovunque fatto di atomi.

L’immaginazione, uno strumento molto importante del cervello, è nata dagli atomi e non gli atomi dall’immaginazione. Lo stesso con il pensiero, l’invenzione, lo spirito. Se volessimo creare una fenomenologia dello spirito, non secondo Hegel, ma secondo la “scienza reale” e in senso atomico, questa potrebbe rivoluzionare la nostra consueta visione della vita e insegnarci a viaggiare con la mente fino all’origine della vita. l’universo, cioè fino all’origine del proto elemento in un istante.

Ci è stato insegnato che non possiamo viaggiare più veloci della luce. Sbagliato, non è vero. La mente può viaggiare molto più veloce della luce e non solo. Mentre la luce è un fenomeno e nient’altro, la mente, invece, è una scintilla di conoscenza e coscienza. Infatti, quando la luce è associata alla mente, la luce assomiglia ad una vecchia tartaruga. La luce, per ogni chilometro percorso, richiede tempo. Non così con la mente. Stiamo parlando, ovviamente, di una mente creativa e allenata la cui velocità è relativa alla conoscenza e all’immaginazione della materia: poca velocità, poca mente; grande velocità, grande mente. Un cervello che ha studiato e pensato profondamente al Grande Tutto, ha una mente veloce miliardi e miliardi di volte più veloce della luce.

Come abbiamo appena detto, la luce impiega tempo per ogni chilometro percorso. Ad esempio, per viaggiare dalla Terra alla Luna ci vuole un secondo, dalla Luna al Sole 8 minuti e pochi secondi, dal Sole al centro della Via Lattea 30mila anni, dalla Via Lattea alla galassia Sombrero 30 milioni di anni, e dalla galassia Sombrero al big bang, 14 miliardi di anni luce.

Viaggiare con la mente è un’altra cosa. Non c’è paragone con la luce. Per la mente, il passaggio dalla Terra alla Luna, al Sole, alla Via Lattea, alla galassia Sombrero, al big bang, al proto elemento, al nulla del nulla, impiega lo stesso tempo di ciascun di loro: un lampo di pensiero, di veduta immaginaria e niente più.

Per una mente così strutturata, tutto nell’universo è a portata di mano. Una mente del genere è capace di muoversi ovunque a una velocità straordinaria e superumana. Una mente potente come questa dovrebbe aiutarci a entrare e uscire da un buco nero in pochi secondi.

Questa potenza mentale fa parte della nostra eredità atomica. È nostra, dobbiamo solo coltivarla con amore, passione, istruzione, flessibilità cerebrale e il resto è routine. In fondo non c’è differenza tra la materia che costituisce l’universo e l’immaginazione. Il pensiero è figlio degli atomi e ovunque nell’illimitato è a suo agio in un batter d’occhio. Dove ci sono particelle, ci sono atomi e c’è anche il nostro corpo e la nostra mente. Il nostro spirito, così equipaggiato, è capace di muoversi tra i fenomeni a velocità infinita. Questa non è invenzione, questa è scoperta, conoscenza, scienza, filosofia: l’uomo è, che ci crediate o no, un universo in miniatura.

Il nostro caro amico Stephen Hawking ha commesso un grosso errore quando ha detto che la filosofia non esisteva, era morta. Non è così, Stephen, ma a noi liberi pensatori piaci e pensiamo che, oltre alla scienza, tu abbia altre qualità interessanti e potenziali. Ad esempio, quando hai criticato il modo di fare scienza degli accademici britannici e di conseguenza hai rifiutato il cavalierato della Regina, ecc. Per fare ciò, uno scienziato ha bisogno di coraggio, una forte volontà, mente e personalità libere e tu hai dimostrato di avere tutto questo e molto altro ancora. Per quanto riguarda la filosofia, caro Stephen, possiamo dire che esiste una filosofia senza scienza, ma non una scienza senza filosofia.

È ovvio che questo modo di vedere il cosmo, ci porta a ridurlo alla nostra dimensione, anche se abbiamo l’illusione di percorrere distanze fenomenali. Quando pensiamo di aver percorso grandi spazi in brevissimo tempo, in realtà stiamo viaggiando nel nostro personale micro-universo. Possiamo ingrandire o rimpicciolire l’universo a nostro piacimento. Irreale? Non direi. Accade nella nostra mente e tutto ciò che accade nella nostra mente è reale come è reale l’intero universo.

Mi viene l’idea, quando penso al nulla del nulla, al proto-elemento, alla prima fusione nucleare, al big bang, di vederli tutti come se fossero davanti ai miei occhi, nonostante ci siano miliardi e miliardi di anni luce che mi separano da loro. Ma la domanda delle domande è: “Siamo davvero separati dal nostro universo o siamo tutt’uno con l’universo? Secondo me siamo tutt’uno con l’universo.

L’immaginazione creata dalla coscienza ha impresso in noi tutte le essenze dell’universo, è un fenomeno unico e colossale. Questa non è un’invenzione vuota, è un pezzo di materia fenomenale unico prodotto dal nostro immenso Universo. Il vuoto che esisteva prima della prima particella è reale, ma con l’apparizione della prima particella il vuoto ha finito di esistere. Da questo momento in poi l’universo, e non intendo il nulla del nulla o dello spazio, ma l’universo fisico, è uno ed è pieno come un uovo.

Il primo fenomeno nella storia dell’universo, cioè il nulla del nulla, è il vuoto totale, ma con l’arrivo della prima particella ha avuto inizio la materia, la vera materia, la materia dotata di tutte le potenzialità che conosciamo oggi nell’universo. Quest’ultima, che è la materia cosciente, a suo modo, è in grado di esaminare, in sottili dettagli, tutto ciò che esiste nel Grande Tutto secondo la velocità della mente. Questo è ciò che intendiamo quando diciamo di essere atomi e quindi figli di atomi.

*Tradotto da “The Universe in the pocke

**Al lettore e alla lettrice: i miei occhi sono un po’ stanchi e vecchi e fanno fatica a vedere bene. Chiedo scusa peeventuali errori.





Il testamento esistenziale di Francis Sgambelluri *

 

Sono uno che crede nella conoscenza, e

per conoscenza intendo la scienza, la fisica

la Biologia, la psicologia, la neurologia, la matematica,

ma credo anche nella realtà, nella verità e nell’onestà.

Ecco cosa mi ha spinto a scrivere quest’articolo.

 

“Verrà la morte

E avrà i tuoi occhi”,

dice Pavese.

Non i miei, dico io,

Perché li avrò io

prima di lei!

 

Uno può commettere il suicidio senza dire una parola, come fa la maggior parte dei suicidi. Io, invece, faccio l’opposto, scrivo le ragioni che mi portano a quest’atto e dico anche che per me il suicidio è una delle cose più convenienti della vita: ci si può sbarazzare di essa quando e come uno vuole.

Non è un suicidio d’amore, il mio, neppure uno per motivi di salute o per altre ragioni. La mia è una sentita ribellione esistenziale contro l’assurdità fenomenica vista da ogni aspetto e la barbarie sociale del mondo in cui vivo.

Dico anche che, nonostante tutte le avversità che ho affrontato nella vita, ho realizzato ciò che più desideravo: capire un po’ me stesso e i miei simili e, a modo mio, penso che l’abbia fatto.

La mia morte, dunque. In realtà, questa l’avevo già decisa verso la fine degli anni Sessanta a Parigi. Poi non è avvenuta, poi, il poi di allora, è diventato il poi di oggi e tra questi due “poi” sono trascorsi più di 50 anni. Però, ragionavo così in quei tempi e ragiono ancora così:

Nascere da un nulla e poi ritornare in un altro nulla senza un “ma” e senza un “perché”, non è divertente. Sentire notte dopo notte i passi sempre più vicini della Signora delle tenebre, non è una piacevole melodia. La natura non è stata mai il mio ideale e mai potrebbe esserlo per com’è fatta. È alla mercé di almeno tre principi uno peggio dell’altro: il principio dell’assurdo, il principio del mangia o sarai mangiato e il principio della Signora delle tenebre. Queste tre leggi o principi universali che vanno dal micro al macro, valgono per ogni fenomeno inanimato e animato nell’intero universo: stelle giganti ingoiano quelle più piccole e gli animali più forti mangiano quelli più deboli, e il resto è dominato dell’assurdo. E così, alla fine d’una travagliata esistenza non c’è un compenso, ma ci sono le tenebre. In un così fatto mondo, non vi è scampo per nessuno, genio o imbecille che sia.

Stando così le cose, abbraccerei volentieri l’idea di Schopenhauer. Ecco cosa dice lui: se dovessi scegliere tra nascere e non nascere, sceglierei di non nascere; se dovessi decidere quando morire, deciderei subito dopo la nascita; se fossi obbligato di vivere tutta la vita, la vivrei ubriacandomi per non sentire i passi della Signora delle tenebre.

Vivere poi in una società che ha come regole il crimine legalizzato, il delitto istituzionalizzato, la discriminazione, lo sfruttamento, le guerre, le falsità e nell’insieme è fatta di vittime e carnefici. A me, questo e molto altro mi ha sempre voltato lo stomaco e insultato l’anima e penso che sia così per tutti quelli che hanno una umana dignità e una coscienza sociale.

Se poi andassimo al nocciolo del fenomeno vita, tanto per capirci qualcosa di più, dovremmo chiederci:

Perché veniamo al mondo?

Per morire.

Ha un senso la vita?

Quello che gli diamo noi.

Siamo soli?

Fondamentalmente siamo tutti soli.

E la morte che cos’è?

Una liberazione!

Oggi non sono più giovane come lo ero a Parigi negli anni Sessanta, oggi i miei 82 anni iniziano a farmi sentire il loro peso. Non voglio gravarli ancora con acciacchi, travagli e sforzi e tanto meno umiliarli dandogli una vita alla mercé d’una crescente infermità e ineluttabilità. E dato che non c’è tempo, in questo così fatto mondo per piangersi addosso, ho deciso che si è avvicinata la mia ora.

La mia morte, dunque. Questa, diversamente della mia nascita, voglio gestirmela io in tutto e per tutto e devo farlo mentre sono in vita e in buona salute, perché, a mio modo di vedere, una delle cose importanti della vita, se non la più importante, è non solo come si vive, ma anche come si muore.

Sono le 10.30 d’un giorno qualunque di luglio del 2021 e sto per entrare nell’ufficio dell’impresa funebre Defabianis a Biella. È qui che oggi sceglierò (insieme a me c’è Lorenza Negro, la mia compagna, e il signor Massimo Bracco, un rappresentante dell’azienda) la mia bara e darò istruzioni per il mio funerale. 

Prima scelgo la cassa; secondo non voglio annunci funebri né un funerale; terzo voglio essere cremato in un saio bianco nel crematorio della Valle d’Aosta; quarto voglio che le mie ceneri siano sparse sulle montagne Biellesi (molte delle mie idee, che poi finirono nei libri che ho pubblicato, mi sono venute mentre camminavo su questi monti); quinto sono ateo e sbattezzato e come tale voglio essere cremato.

Riguardo alle mie esequie ho dato istruzione all’impresa appena menzionata e delego anche il mio carissimo amico Armando Amatista insieme a mio figlio Julian Goerisch.

Questo è il funerale in cui credo e desidero, grazie. Francis Sgambelluri.

Auguro a tutti gli amici di Facebook una splendida e felice DOMENICA tutta in maiuscolo e non dimenticate che la vostra opinione mi sarà sempre cara, grazie.

*Oggi, domenica 11 febbraio 2024, compio 82 anni, un numero di che non mi sarei mai aspettato di raggiungere.





Materialismo cosmico ovvero “Sono materia, quindi esisto”

i vive individualmente, ma si muore in massa. Questa è la regola, la prima è l’eccezione. Di singoli, e in qualsiasi parte dell’universo uno guardi, ne vede molti e di ogni tipo, ma il loro finale li unisce tutti: si passa dalla vita alla morte. In altre parole, si ridiventa atomi, particelle, bricioli, quindi materia che smette di vivere e si trasforma. Non esiste la morte per come noi la intendiamo, è un nostro modo di definire un accadimento fenomenico nei suoi infiniti volti e risvolti.

La vita è materia e la materia è vita. Dove c’è corpo, lì c’è vita. La vita può rimanere in incubazione per milioni e miliardi di anni. Anche per sempre. Ma non ovunque, perché prima o poi, da qualche parte farà capolino, verrà fuori. Fondamentalmente siamo tutti un’unica sostanza e il migliore di noi è anche il peggiore.

In termini più semplici, potremmo dire che il tutto si riassume, non nel “Penso dunque sono” cartesiano (Je pense, donc je suis), ma nel “Sono materia, quindi esisto”. L’Universo fisico, quando si va al nocciolo, si riduce in un materialismo cosmico assoluto ed è esso che regna e ha l’ultima parola.

Domanda: Come si è arrivati a questa realtà? Risposta: in modo semplice e naturale. È qui che troviamo la base del Grande Tutto. Prima viene l’immancabile nulla del nulla, poi la prima particella, quindi lo spazio e il tempo. Questi sono i 4 pilastri che compongono e sorreggono l’universo e senza i quali l’universo non esisterebbe.

Il concetto di “universo stazionario” che ha fatto scaturire il Big Bang, in realtà non esiste e, oltre che assurdo è anche poco intelligente, perché non c’è nulla di stazionario prima dell’apparire della prima particella. Prima di questa non esiste niente di niente: né il nulla del nulla, né lo spazio, né il tempo. L’inizio dell’universo parte sempre con la prima particella. Da questo istante in poi tutto inizia, l’evoluzione cosmica è partita.

Il detto cartesiano ha fatto il suo tempo e ora è finito, è morto e stramorto. Il pensiero non può venire che dopo la materia, quindi non “Penso, dunque sono”, ma “Sono materia, quindi esisto”.





L’stinto, l’inconscio e le coppie

 

Questo è un argomento che nasconde aspetti scivolosi e profondi. I soggetti, le coppie, hanno avuto il tempo, prima d’iniziare a litigare, di conoscersi a fondo e dirsi anche, nei momenti più teneri, “ti amo!”. Si sono creati, via via, sentimenti profondi, addirittura di dichiararsi “amore a vita”. Tutto questo ha suscitato un senso di appartenenza, di sicurezza amorosa e di possessione fra di loro. Poi, strada facendo, scoprendosi ancora e ancora più a fondo, i sentimenti, per una ragione o per un’altra, cambiano: dall’amore si passa alle dispute, a qualche gesto violento e infine a uccidersi a vicenda ( non è così con tutte le coppie, fortunatamente! ). Ma come si è arrivati a questo? Si è arrivati a questo grazie alla conoscenza di l’un l’altro. Questa cognizione reciproca non si ferma qui. Mette anche in evidenza i viaggi che non si faranno più insieme, i figli che non verranno più al mondo, i sogni spezzati, insomma tutto è andato in rovina in questa coppia.

A questo punto della ragnatela sentimentale, le cose intime e delicate si trasformano in rabbia, in frustrazione, in delusione, in vedere tutto nero. Questo fiasco passionale, culturale, psicologico, filosofico, fiasco che nessuno delle due ci era mai arrivato prima, ha un responsabile? Sì, ce l’ha. E chi è? L’istinto e l’inconscio e tutta quella falsa cultura che da millenni ci mettiamo in testa erroneamente. E allora? E allora le due creature chiamate “umane”, sono ritornate bestie, e cioè sono ritornate ad essere quello che erano prima di diventare umane. Quando le persone si conoscono a fondo, al punto di amarsi a vita o di scannarsi a vicenda, sono arrivati anche a questo pericoloso livello di conoscenza: la conoscenza della loro reale bestialità.

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Il vero dio della specie-homo è il nulla del nulla

 

Alberto Sordi (prete), nel suo post del 4 agosto 2023, scrive su “I messaggi della Madonna nel Mondo”: “Roma perderà la Fede e diventerà la sede dell’Anticristo”.

Prendete nota: “I messaggi della Madonna nel Mondo!” Ci sono uffici (il Cicap, ad esempio) nel mondo che basta dimostrare la minima realtà del “divino”, per ricevere milioni di euro. Perché, il prete Alberto Sordi, non ne approfitta coi messaggi della Madonna? 

Rispondo così a quello che lui scrive: intanto Roma non ha mai avuto una fede, una vera fede, la sua vera fede è sempre stata di ammucchiare ricchezze, non con il sudore della propria fronte, ma con intrighi e falsità e a bombardare le teste stanche, faticate e poco illuminate delle masse con ogni genere di stregoneria e di idee fittizie.

Di divino, per quelli che non lo snno ancora, c’è solo la parola. Nient’altro. Solo la parola. Oggi, questa propaganda la conosciamo tutti. Sappiamo che Dio non esiste (l’ha detto Kant); che Cristo è una storia montata all’invero simile (leggere e rileggere “La favola di Cristo” di Luigi Cascioli); che i Santi sono fuochi d’artificio in un cielo nero come la pece. Perciò, se Dio non esiste, se Cristo è solo storia costruita, se i Santi sono tenebre in pieno giorno, perché continuare a credere e ad andare in Chiesa? Riflettete; usate il vostro cervello! Ci è bastato un Medioevo!

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Il mio testamento storico

 Tutto è cambiato nella storia

Eccetto il potere

Questo è rimasto

Nelle mani dei gangsters legalizzati.

 

E lo dico francamente, il 99% degli storici non m’interessa minimamente e non m’interessa perché quello che scrivono e dicono sulla storia è falso, è di parte, perché, in realtà, la storia è un prodotto gangsteristico per eccellenza e loro non l’hanno capito o fingono di non capirlo. Se fossero stati dei veri storici, avrebbero dovuto denunciare questa realtà tossica e disumana in ogni loro parola, riga, paragrafo, capitolo, libro che scrivono. Invece no, invece vantano e sostengono questo tumore sociale. Sono, a dir poco, dei venduti. Chi dice storico, dice falsità o ignoranza.

Di chi è la colpa oggi per tutto quello che ci sta accadendo e ci accadrà sempre più drammaticamente? C’è qualcuno che si prende la responsabilità per il Covid, per le guerre a parole e per le guerre con le armi? C’è qualcuno che si prende carico per il clima impazzito e il fuoco che divampa ovunque grazie all’inquinamento creato dai “fautori della storia” e dai “sapientoni” al servizio di questi gangsters al potere? Chi è il responsabile per tutti quei barconi pieni di infelici che si ribaltano in acque cupe, spietate e profonde? Ci sono o non ci sono dei colpevoli per tutto questo? A chi, a chi e a chi dare la colpa?

C’è violenza e ingiustizia a 360 gradi in ogni centimetro quadrato della terra, mentre noi andiamo in giro per le strade carichi di cartelloni scritti con “Viva la Democrazia!” E come se non bastasse, urliamo anche a più non posso “Viva la democrazia!” Vergogna! Su, dai c! C’è un limite per tutto eccetto che per la storia, la politica e le assurdità.

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Disperazione esistenziale, Cani e Politica

Le 10 Regole della Manipolazione Mediatica (di Noam Chomsky)

Prima strategia:

“L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élite politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare.”

Tutti quelli che credono di risolvere i loro problemi di solitudine portandosi a casa un cane, in realtà non risolvano un bel niente, in realtà aggravano ancora di più i loro problemi. Un cane non è un essere umano, un cane è un cane. Questo va bene per il cacciatore, in una casa di campagna, ma non come compagno di vita in un appartamento.

Niente da dire contro quelli che amano per davvero i cani. Certo, non dovrebbero portarseli in un palazzo dove abitano più famiglie. Questo edificio non è stato costruito per i cani. Quelli che vogliono veramente avere un cane, sono rari e in ogni modo sanno come trattarlo e tenerlo; quelli invece che si portano in casa un cane perché sono disperati, perché sono soli dentro e soli fuori, questa gente non conosce i cani e comunque è arcistufa di andare a letto sola e svegliarsi il mattino sola. Allora un cane per compagnia è sicuramente meglio di niente!

Ecco, a questo punto, arrivare la Politica, come direbbe Noam Chomsky. Questa ha annusato un affare fra questa gente e ha pensato subito di offrirgli un rimedio, un compagno, un cane! Mette subito all’opera i migliori coiffeurs di cani del paese. Questi pennellano artisticamente un quattro zampe e lo rendono molto carino e molto intelligente. Gli fanno il pelo e il contropelo: tutto il corpo dell’animale viene lavato, profumato, abbellito. Gli si fa addirittura il trucco, gli fanno gli ultimi ritocchi ed ecco la bestia, coiffeusement e artistiquement, un capolavoro vivente!

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In realtà, chi sono io?

 

È quello che vorrei sapere, almeno qui nel paese dove sono nato: chi sono io? Diciamo, come scrittore, come appassionato della storia dell’universo e delle sue origini, come un libero pensatore, insomma, chi sono io per il mio paese? La risposta, a questa domanda, c’è, esiste: io sono “nessuno”, un nulla, un niente di niente. E questo anche per le fabbriche della mente, le università. Non sanno neppure che esisto. Io, dunque? “Nel paese delle meraviglie” sono un essere senza carne, senza sangue, senza anima, senza cuore, senza corpo, senza mente, senza ombra, un vero e proprio mostro invisibile, voilà cosa sono io per il mio paese.

Ma poi, è così che mi vede anche il resto del mondo? Non mi pare. Intanto, i miei scritti all’estero, e dove ci sono i miei scritti, ci sono anch’io, qualcuno li legge e, grazie a questa lettura, sono stato anche invitato a parlare d’un mio scritto su Einstein a Singapore; sono stato invitato anche all’Oxford University. Certo, sicuramente, qui a Oxford, avrei dovuto pagarmi il viaggio, l’alloggio e forse sganciare qualche altra mancia per altre cose (questo è quello che penso io, ma nessuno della celebre University mi ha chiesto qualcosa), però, diciamo che mi hanno considerato!

In ogni modo, e di questo ne sono felice, la mia nullità finisce sul bordo delle frontiere italiane, perché, al di là di queste, io esisto sia come essere umano sia come a free thinker, quindi ci sono Paesi che mi leggono, e forse mi stimano anche, e tutto questo grazie e grazie ad Academia edu. Ecco alcuni di questi Paesi:

Bulgaria      2       12

Israel 2       80

South Africa         0       8

Uzbekistan  0       4

Uruguay      0       6

United States        0       291

Unknown    0       3

Ukraine       0       13

Tanzania     0       1

Taiwan        0       2

Turkey        0       11

Thailand     0       2

Slovakia      0       1

Singapore    0       5

Sweden       0       6

Saudi Arabia        0       1

Russian Federation        0       18

Serbia         0       11

Romania     0       7

Qatar 0       1

Portugal      0       7

Poland        0       6

Pakistan      0       3

Philippines  0       10

Peru  0       1

New Zealand        0       1

Nepal 0       2

Netherlands 0       16

Nigeria        0       6

Malaysia     0       6

Mexico        0       22

Montenegro 0       4

Latvia 0       1

Lithuania    0       3

Sri Lanka     0       3

Korea, Republic of 0       2

Kenya         0       14

Italy  0       42

Iceland       0       1

Iran, Islamic Republic Of 0       2

India  0       50

Isle of Man  0       1

Ireland        0       2

Croatia        0       30

Hong Kong  0       11

Greece        0       52

Ghana         0       1

United Kingdom   0       54

France        0       18

Finland       0       5

Spain 0       28

Egypt 0       4

Estonia        0       2

Ecuador      0       2

Algeria        0       1

Denmark     0       8

Germany     0       23

Czech Republic     0       7

Cyprus        0       11

Costa Rica   0       1

Cameroon   0       1

Chile  0       17

Switzerland 0       5

Canada       0       60

Belarus       0       5

Brazil 0       45

Belgium      0       2

Bangladesh  0       1

Australia     0       43

Austria        0       7

Argentina    0       3

Albania       0       1

Grazie per avermi letto. La Vostra opinione è la benvenuta, nel caso lo desiderate.

 

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La struttura intima dell’universo

 

L’origine

Il cuore della materia

Il cervello

La mente

Ovvero

Tutto quello

Che possiamo sapere

Sull’universo

In poche parole

 

In una chat sull’universo, dal momento in cui iniziamo a parlare, ci lasciamo già alle spalle, molto probabilmente, un altro o altri universi. Il concetto su quanti universi ci potrebbero essere in giro, non ci riguarda poi tanto, poiché uno, cento o mille universi prima del nostro, non cambierebbero molto l’uno dall’altro per quanto riguarda la loro struttura interiore: più o meno tutti uguali

È vero, la struttura interiore dell’universo è un vero rompicapo per tutti coloro che vorrebbero conoscerla. Ma, allora, in realtà, è così difficile comprendere questo macro elemento a cui apparteniamo e gli dobbiamo la vita? Vediamo.

I numeri sono nati in Egitto, non coi faraoni, ma coi pastori. Due pecore nel campo, due sassolini in una scatola; 4 pecore nel campo, 4 sassolini nella scatola, e così via. Il giorno dopo questo conteggio, quando il pastore è tornato al campo, ha controllato se i sassolini che aveva nella scatola erano lo stesso numero delle pecore nel campo.

Questa idea numerica o matematica ha fatto molta strada dalla sua nascita. Oggi è connessa con l’intelligenza artificiale, con la relatività, con la robotica, con la quantistica, con il web, ecc., tutte queste idee, dalla prima all’ultima, appartengono all’astratto, al mentale, al teorico e, per quanto riguarda l’inizio dell’universo e la sua “struttura intima”, esse sono uno zero assoluto, non la sfiorano neppure.

Non ho nulla contro l’intelligenza artificiale, ma deve rimanere al suo posto questa disciplina, perché “l’intelligenza naturale” viene prima dell’ “intelligenza artificiale”. Abbiamo bisogno, e il nostro è un bisogno disperato, abbiamo bisogno di sapere qual è il nostro meaning, senso nel mondo, nell’universo, nel Grande Tutto in cui ci troviamo.

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Lo spazio profondo non esiste, è una presa in giro

Siamo pazzi? Ci prendiamo gioco di noi stessi? Ci prendono tutti per idioti? Non c’è uno spazio profondo. Lo spazio è infinito e in questa mini nicchia che occupiamo nell’universo e nello spazio infinito, fa solo ridere i polli pensare di trovare qualcos’altro nel Grande Tutto.

Fisicamente parlando, tutto ciò che esiste nello spazio è identico, uguale, nulla cambia da un fenomeno all’altro, tutto è composto dalla stessa materia, dalla prima particella.

Ogni cosa che esiste nel sistema solare: particelle, atomi, molecole, proteine, cellule, esseri viventi, fenomeni materiali, dalla “a” alla “z” sono identici, cambiano solo forma, aspetto, apparenza, ed è così ovunque nell’intero universo.

Cosa ci fa il satellite Euclid nello spazio, allora? Tutto ciò di cui il nostro pianeta, la Terra, ha bisogno è un ombrello spaziale che lo protegga da altri corpi celesti che provengono dallo spazio profondo e sapere come potremmo allontanarli da un probabile scontro con la Terra ed evitare così il disastro. Tutto qui, il resto è tempo e soldi persi Il satellite Euclid è una presa in giro per tutti quelli che hanno un po’ di cervello e se ne intendono un po’ di astronomia!

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Luigi Cascioli, Mauro Biglino, Luigi Tosti e la Bibbia

Pubblicherò questa email inviatomi da Luigi Tosti

mercoledì 7 settembre 2016 13:12

Oggetto: francis’ Biglino

Carissimi Francis e Lorenza, (Luigi Tosti)

 siamo contenti del viaggio di ritorno senza problemi e che la villeggiatura sia stata favorita dal bel tempo. Ho letto l’articolo di Mauro Biglino, che trovo interessante, ma per il quale avanzo le mie solite perplessità che avevo a suo tempo esternato a Luigi Cascioli: la Bibbia è un libro non si sa quando scritto, non si sa da chi scritto, che ha subito una valanga di falsificazioni, aggiunte, tagli e modifiche e che contiene una quantità infinita di criminalità, di assurdità e di bestialità ed errori scientifici. E’ un libro epico/religioso come ne esistono a migliaia. Tentare di scardinarne la credibilità agli occhi dei poveri di spirito che ancora abbondano sulla Terra e ancora ci credono è un’impresa titanica che non vale la pena di fare e che è a mio avviso persa in partenza: non c’è infatti peggior sordo di chi non vuol sentire, e i “credenti” hanno il cervello a tal punto incrostato dalla “fede” da non recedere mai dai loro convincimenti. Basta considerare che la scienza ha oramai fatto passi da giganti ed ha demolito tutte le assurdità e tutti gli errori macroscopici scritti nella Bibbia ma che, nonostante tutto, c’è una marea di creduloni/imbecilli che seguitano ancora ad accreditare questo libro “sacro”, magari giustificando le assurdità con “nuove interpretazioni” di comodo che debbono essere date alle parole scritte. C’è poi da considerare che di Bibbie ce ne sono un’infinità di versioni e che per potersi addentrare nella loro traduzione occorrono conoscenze di lingue antiche che nessuno può vantare di avere, anche perché ognuno traduce le parole a modo suo. Quello che scrive Biglino va divulgato (ma io non sono in grado di esprimere giudizi sull’esattezza della traduzione del testo), ma non credo che susciterà riflessioni sui “credenti” (per i non credenti il problema non si pone).

Un abbraccio

Luigi & Emilia





Carne alla griglia *

Questa mattina sono uscito con l’idea di non scrivere nulla sul mio taccuino da passeggio. Non ce l’ho fatta. L’idea irruppe nel mio cervello quando sono arrivato allo stadio e l’ho trovato pieno di ragazzi e ragazze tra i 18 e i 20 anni, tutti che correvano, saltavano, giocavano, facendosi così ammazzare dal tempo a modo loro.

Poi, pian piano, mentre entravo in quell’atmosfera giovanile, tutto si è trasformato in una griglia piena di carne arrosto. E perché poi mi è saltata quest’idea in testa? Non lo so. Sentivo persino l’odore, lo sfrigolio e l’acquolina in bocca! Era odore di carne, non di maiale, non di hamburger, ma di carne umana alla griglia! Mi è venuto in mente che la carne umana e la carne di pollo alla griglia emanavano più o meno lo stesso odore.

Tutti cuocevano, dunque, mentre parlavano, correvano, saltavano, giocavano e suppongo che non lo sapessero neppure! Non sapevano ch’erano già stati condannati a bruciare lentamente e costantemente (da quando si nasce, e anche prima, ogni secondo che passa è un secondo meno di vita!) per tutta la loro esistenza. “No, la vita non è uno scherzo, ragazzi!”, volevo urlargli, ma non l’ho fatto, l ho solo pensato.

Io? Ero lì con loro, sulla griglia, ma era già da un bel po’ di tempo che mi ero abituato a cuocere e a sentire quell’odore. Mi ero fatto anche, agli albori della mia consapevolezza e presenza sul braciere, qualche illusione sul mistero che mi avvolgeva e se c’era un perché. Dovette ammettere ben presto che tutto il mio cercare si riduceva ad una triste e ineluttabile realtà e questa sarebbe stata confermata da quel nulla e da quel mai trovare. Così, forse, ho pensato, avrebbe detto anche Govinda, l’amico di Siddhartha nel libro di H. Hesse.

*Io pessimista? Negativo? Neppure per sogno. Adoro la vita quando la vita è degna di essere vissuta. Nei miei post dico, quando ci riesco, solo quello che non dicono coloro che avrebbero dovuto dirlo. Odio le falsità e da qualsiasi pulpito vengono, ecco tutto.





Tutto è simbolo, perciò tutto è cultura

Tutto è simbolo, perciò tutto è cultura

 

 

“Un piccolo apprendimento

è una cosa pericolosa

…”

 Alexander Pope

 

 

Non sto qui a spiegarvi, e forse non sarei neppure all’altezza, la parola “simbolo”. È una parola d’una certa età e proviene dal greco e vuol dire “tessera di riconoscimento”, (Wikipedia). Io la uso, in questo scritto, come idea, interpretazione, concetto, conoscenza, cultura e, soprattutto, la uso come una nostra seconda natura: la prima è quella naturale, la seconda quella culturale. In questo articolo ci occuperemo di questa. 

Ripetiamo il titolo: “Tutto è simbolo, perciò tutto è cultura”, ( un fenomeno, il simbolo, le cui origini e sostanza sono e rimangono un punto interrogativo ed è un punto interrogativo anche colui che sta scrivendo qui. Invece, se la natura è vista in termini umani, allora tutto diventa interpretazione, soggettività, senso e nonsenso ), quindi umano. Al di fuori dell’umano, tutto è natura, quindi istinto, prepotenza, forza bruta oppure candida cieca presenza. L’errore, la scienza, la falsità, l’arroganza, la bestialità, l’arte, invece, sono cultura, perciò simbolo.

Per quello che ne sappiamo, nessun’altra specie della Terra, eccetto la specie-homo, ha mai espresso il suo pensiero in parole scritte o parlate. Solo la specie-homo l’ha fatto. Il mondo e l’universo sono un suo racconto, una sua biografia.

In quello che segue proporrò il simbolo come idea fondamentale della nostra seconda natura: la cultura. 

Iniziamo così: l’uomo è il mondo, ma non il mondo è l’uomo. Il mondo è solo una sua interpretazione. Altri mondi sicuramente ci sono, ma noi non li conosciamo. L’uomo è un simbolo, dunque, un simbolo coronato di significati tutti pensati ed espressi dall’uomo stesso. Il mondo e l’universo sono una sua immagine, le sue interpretazioni incapsulate in fenomeni trasformati in segni, in simboli.

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Heidegger “essere-gettato”

 

Questo concetto tipicamente esistenziale che tutti gli uomini condividono e che il filosofo tedesco, Martin Heidegger, definisce “essere-gettato”, e cioè l’uomo è buttato, sbattuto, scaraventato su questo pianeta, non perché l’ha voluto lui, deciso lui, ma per un caso inspiegabile, senza ragione.

Questo concetto, che si trova nel suo libro “Essere e Tempo”, è al cuore di tutta la filosofia esistenzialista e come scrive Sartre nel suo “L’esistenzialismo è un umanismo”, esistenza significa che prima viene la vita, poi l’essere, in seguito la sostanza e poi e solo poi l’essenza, cioè solo dopo esseri venuti al mondo ci definiamo scimmia, sapiens o quel che vogliamo, ma non prima.

L’esistenza, dunque, precede l’essenza. È l’uomo che parla di divinità, e non le divinità dell’uomo (Kant). L’uomo prima esiste, prende coscienza della sua vita e poi si auto-definisce.

Secondo questa concezione di vedere l’uomo come un niente, solo come un oggetto buttato, scarta ed elimina ogni illusione di un qualche disegno. Una volta che uno ha capito questo, a capito anche l’assurdo (Camus) mondo in cui vive.

Per Schopenhauer, se uno potesse scegliere fra nascere e non nascere, dovrebbe scegliere di non nascere.

Peccato che non posso riferire personalmente a Heidegger, Sartre, Camus, Kant e Schopenhauer che io provengo dal nulla del nulla e tutto ciò che nasce dal nulla del nulla, ritorna nel nulla.

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La vecchiaia vista in termini naturali fra uomini e donne

 

Io ho 81 anni e ne compirò 82 a febbraio dell’anno prossimo, nel 2024. Questo evento, però, dipenderà da tre accadimenti fondamentali. Il primo è che io potrei morire prima: siamo tutti abbastanza maturi per morire persino quando siamo nel seno di nostra madre; il secondo dipende da me: sono io, fin quando posso e vivo, che decido su ciò che voglio fare con la mia vita; il terzo è quello a cui nessuno può sfuggire.

Detto questo, proseguiamo con l’argomento sulla vecchiaia, perché qui, su questo concetto, dobbiamo chiarire alcune cose. La prima è che nella nostra cultura, quasi a livello globale, c’è molto poco di vero, di reale, di umano, di logico e questo perché viviamo in una società piramidale. Questa, per esistere e rimanere una piramide sociale con tutti i suoi pro e contro, deve continuare a imbrogliare le carte su tutti i campi che può della vita: è quello che fa.

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Università oppure fabbriche killer? (post riscritto) ***

 

Ciò che Schopenhauer e Nietzsche

Non hanno detto sulle università

Lo dirò io:

Sono un vero e proprio nido

Di serpenti velenosi

Un ammazza tutti e tutto

Pochi si salvano fra

Quelli che le frequentano

Il mondo intero è nelle

Mani di coteste istituzioni

Non avrà più scampo

Possiamo solo vederlo sparire

Nonostante sia già morto.

Lì dove si ottiene la patente del male agire 

Non vorrei irritare nessuno con questo post, anche se l’ho già fatto, vorrei solo esprimere la mia opinione su questi enti accademici, poiché la mia idea su di essi è che non sono un incontro con la conoscenza, con la saggezza, con l’umanità, con lo studio come alcuni pensano, ma l’incontro con un luogo dove il potere, e a tutti i costi, è l’unica cosa che conta.

Chiaro: chi governa il mondo ha lauree, masters, titoli di studio ottenuti nelle “fabbriche universitarie” e il mondo, per com’è gestito da questi laureati, è un campo di battaglia e di sterminio a 360 gradi: sterminio marino, celeste e terreno.

La nostra società non è costruita sul benessere e la democrazia, è costruita di vittime e carnefici. Per governare un tale mondo ci vogliono boia con la patente e non esseri umani e, guarda caso, quasi tutti coloro che sono al comando di questo inferno sociale, sono stati scolpiti pezzo a pezzo nelle fabbriche universitarie.

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Non si nasce atei, si nasce credenti, e si nasce credenti perché si è terrorizzati della morte

 

Uomo o donna non si nasce, uomo o donna si diventa, ma si nasce credenti e si nasce credenti, perché nasciamo tutti terrorizzati della morte. Le religioni, dalla prima all’ultima, esistono grazie a questa paura innata, istintiva, naturale, bestiale. È sufficiente, per i terrorizzati, la promessa d’una vita dopo la morte per indurli a credere a questo o a quel pupazzo inventato. Se vivessimo per sempre, non esisterebbe un solo credente su tutta la Terra.

Il filosofo tedesco, Immanuel Kant, scrive a riguardo: “Prima viene l’uomo e poi l’uomo s’inventa Dio”. È l’uomo, dunque, che parla di Dio, è l’uomo che descrive Dio, è l’uomo che gli ha dato tutti gli attributi e tutti i nomi che conosciamo, quindi non è Dio che parla dell’uomo, ma è l’uomo che parla di Dio. Dio non è mai esistito, non esiste e mai esisterà, è solo un’invenzione. Tutto quello che è stato scritto, detto e inventato su questo Personaggio fiction, è stato detto, scritto e inventato dall’uomo. Dio è una sua invenzione e nulla più.

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Un matematico * è, fondamentalmente, un extraterrestre

È giunto il tempo

di fare qualcosa o sparire

non possiamo più continuare

a vivere di falsità scientifiche

e di discriminazioni umane

il nostro mondo è stato costruito

con la barbarie e l’ignoranza

come risultato è diventato

un unico campo di concentramento

di vittime e carnefici

basta o prepararsi a perire!

Un matematico è, fondamentalmente, un extraterrestre per eccellenza. Questo individuo non ha nulla a che vedere con gli umani umani, perché è fagocitato d’una spettrale anima anti-materia. La matematica è un mondo astratto ed è il suo mondo. Il matematico vive di numeri, di numeri che lui s’inventa. In natura non ci sono. Qualcuno ha visto un numero nel cielo?
La sua è un’invenzione unica. Il suo mondo di numeri è un mondo artificiale dall’inizio alla fine. Questa nullità numerica (un numero in sé stesso non dice nulla) lo domina dalla testa ai piedi. I computer e la teoria dei quanti confermano questo fenomeno. Se i cercatori di extraterrestri volessero vederne uno, ce l’avrebbero nel matematico.
Costui non parte mai dalla vera fonte della conoscenza. La sua fissazione mentale glielo impedisce, e questo basta per non essere in contatto con la realtà, la Realtà con la R maiuscola. Parte col piede sbagliato, si lascia dietro un universo intero e questo gli chiuderà, via via, le porte della cognizione fenomenica vera e propria.
Bertrand Russell, tanto per dare un piccolo esempio, non sapeva farsi una tazza di tè, secondo una delle sue tanti moglie.
Tutti gli scarabocchi o simboli matematici che vedete nei due quadri qui a fianco, per il matematico sono cose viventi, ma per la natura, lo sono? Un vero contatto, senso con la vita, il matematico non ce l’ha. Definirlo un mostro, non sarebbe poi tanto errato.
Nulla di personale con questo mangia numeri e con la matematica. Sia l’uno che l’altra sono i miei amici quando rimangono nel campo che li riguarda e non pretendono altro.
Io? Io sono solo uno a cui piace la realtà. Tutto qui.

• Abbiamo diversi modi di descrivere la realtà. Uno di questi, ed è anche uno molto importante, è la matematica. Nessuno nega, quindi, la sua importanza.

  • Abbiamo diversi modi di descrivere la realtà. Uno di questi, ed è anche uno molto importante, è la matematica. Nessuno nega, quindi, la sua importanza.





Dell’aldiquà e dell’aldilà del big bang ovvero l’inizio dell’universo

 

 

Gentili Signori di YouTube,

 

 Per me è truffatore chi dice che io sono un truffatore di copyright ovvero quelli che lo dicono sono dei truffatori o dei sostenitori di truffatori.

“Dell’aldiquà e dell’aldilà del big bang ovvero l’inizio dell’universo” sono io l’autore e il padrone del copyright e non altri. Diversamente, che dicono o fanno vedere cosa ho plagiato io e chi è e come si chiama l’autore che io ho plagiato?

Il mio articolo “Dell’aldiquà e dell’aldilà del big bang ovvero l’inizio dell’universo” è stato pubblicato sul mio libro “I 4 pilastri che reggono l’universo e la nascita d’una nuova scienza” pubblicato da “Quaderni di Contro Corrente” nel 2021.

 

Sinceramente vostro

Francis Sgambelluri





La Vita è una e le Credenze tante

 

Non dimentichiamo

Amici di Facebook, di Twitter e del Web

Che in tutto ciò che facciamo

Nella Vita e nel Mondo

C’è una dignità umana

E questa non si tocca

E non si commercializza

Costa quel che costa!

Infatti, a vita è una e le credenze sono tante. La vita, però, ci appartiene, è nostra, è unica; le credenze sono tante quanti gli esseri umani sulla Terra e ognuno è libero di credere in ciò che vuole, almeno individualmente.

La credenza può essere vista come un fenomeno legato all’istinto. Ad esempio, se voi date briciole di pane ai passerotti, questi poi ritorneranno nel vostro giardino o sul vostro balcone dove gli avete dato da mangiare la prima volta, perché credono istintivamente di trovare cibo, e così con il resto degli animali. Gli esseri umani credono in questo e in quello, perché la loro credenza li unisce ad altri esseri umani e “l’unione fa la forza”.

La credenza, come vedete, è collettiva. Se si andasse al nocciolo, non ci sarebbero su tutto il Pianeta due persone che la pensassero allo stesso modo sia nella loro religione sia in quella degli altri. Quindi le credenze sono collettive, e quasi quasi istintive. Insomma, un altro tipo di briciole.

La vita no. Questa è nostra. La ereditiamo alla nascita, ci appartiene per diritto naturale e nessuno può privarci eccetto che con la forza e con l’astuzia.

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La mia scienza; la mia filosofia

 

La nostra scienza – fisica quantistica, matematica, spaziotempo – per quello che riguarda la base e il senso dell’universo, non ci è d’aiuto. È solo un artificio mentale, un Everest di simboli e artefatti. Questo non ci aiuta a capire il mondo e le cose per come sono. Il nostro interesse, in questo campo, è associato “ai fatti più attendibili”. La mancanza di questi, è la mancanza d’un vero dialogo sia con l’universo che tra noi stessi.

La scienza che Immanuel Kant chiamava, non conoscenza sintetica, ma conoscenza analitica, è anche la mia scienza. È proprio quella che applico nella costruzione della realtà e dell’evoluzione cosmica. La scienza sintetica ha a che fare coi fatti, con l’esperienza, con gli studi empirici; la scienza analitica ha a che fare con la logica, con il ragionamento, coi concetti. È importante sottolineare che la conoscenza sintetica può cambiare nel tempo, ma ciò non avviene con la conoscenza analitica: l’uomo è mortale, conoscenza sintetica; il nulla del nulla è immortale, conoscenza analitica.

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L’universo nel taschino

 

Un brevissimo annuncio

 

Ho diluito 4 paginette scritte sull’ “universo nel taschino” in 10 post. Spero, se le forze me lo permettono, di pubblicarle su Facebook in questo modo: un giorno un post in italiano e un giorno un post in inglese.

In questi 10 post vorrei abbozzare la storia dell’universo dalle sue origini alla sua fine. La conoscenza delle nostre origini, da quando l’uomo ha preso coscienza della sua vita, non ha mai smesso di cercarle. Si sono impegnate, lungo la storia, le migliori teste, si sono dette e scritte di cotte e di crude a questo riguardo, si sono fatti bagni di sangue combattendo per questa e per quella origine e, ancora oggi, questa idea semina morti e confusioni mentali in ogni angolo della Terra.

Non so come dirlo senza essere preso per un folle o per un arrogante, ma so che noi, noi della specie homo, non possiamo vivere in un mondo che non conosciamo, non tranquillamente, comunque. Questo lo so. Il mio sforzo è un lavoro che la vecchia scienza non poteva fare e non può fare, ma, in un modo o in un altro, andava fatto. L’ho fatto io.

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Einstein, un pilastro della fisica moderna fatto di cartapesta (5) (6) (7) (8)

 

Einstein, un pilastro della fisica moderna fatto di cartapesta (5) (6) (7) (8)

 

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Anche il suo paradosso dei gemelli fa acqua. È un esperimento che coinvolge due fratelli identici, uno dei quali fa un viaggio nello spazio in un razzo ad alta velocità e l’altro rimane a terra. Quando il viaggiatore ritorna a casa, scopre che suo fratello gemello è molto più invecchiato di lui. Cosa significa questa storia? Significa che una cosa è scendere dal Monte Bianco a piedi e un’altra farlo con un delta piano: nel primo caso ci vogliono 10 ore, nel secondo solo 10 minuti. Lo stesso esempio, anche se il mio è meno sofisticato di quello di Einstein, si può applicare ai gemelli: il fratello a terra ha lavorato e usato il suo corpo per tutti gli anni che l’altro stava solo seduto, a dormire e a far niente.

Il problema principale, in questa faccenda, è che non siamo stati capaci fino a oggi, per quello che so, di capire veramente come funzionano il tempo da una parte e i fenomeni dall’altra. Noi siamo tempo, perché abbiamo una coscienza e siamo consapevoli sia del nostro agire che della nostra esistenza e della nostra durata, cosa questa che non possono pretendere di avere, per quello che ne sappiamo, gli altri animali e i fenomeni inanimati. Il tempo è nato con noi esseri umani e con noi morirà. Condivide la nostra condizione e la nostra sorte. Il tempo non ha nulla a che vedere con la fenomenicità del mondo. E come potrebbe, se non esiste? Ripetiamolo: quella che bisogna studiare per capire a fondo è la vera natura dei fenomeni. Invece gli studiosi se la prendono col tempo che non ha proprio nulla a che vedere con essi. Come dire, spogliano i fenomeni delle loro proprietà fisiche e le attribuiscono al tempo inesistente. Il tempo come concetto Sì, come fenomeno No.

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Einstein, un pilastro della fisica moderna fatto di cartapesta * (1) (2) (3) (4)

 

1

A volte vorrei essere un acefalo, così me ne starei calmo calmo e zitto zitto e trascorrerei il resto dei miei giorni in anonimato e tranquillità. Invece no, invece non c’è verso. Ultimamente ho anche degli incubi. Mi vedo risucchiato in un pozzo cosmico, in uno di quei pozzi che Einstein ha teorizzato, dove di preciso non so, forse nella sua relatività ristretta o forse in quella generale. Non li chiama pozzi cosmici lui, ma oggetti intrappolati nella curvatura dello spazio-tempo. Posso capire un po’ le curvature, ma dello spazio-tempo non ne capisco nulla.

Se non ci capisci nulla, dov’è il problema?

Non è esattamente così. Non capisco nulla di come Einstein intenda lo spazio e il tempo, non però di come li intendo io.

Dimostra che la sua teoria è sbagliata.

Non è facile.

Ecco il problema.

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Le ragioni per cui non vado a votare

 

 

In un Paese dove i Cittadini con la C maiuscola sono informati culturalmente e politicamente; dove hanno sviluppato un senso critico, un senso umano; sanno quello che devono e non devono fare e sono coscienti che con il loro voto possono migliorare o peggiorare la sorte del loro Paese e della loro vita, allora qui, in questo Paese, si va a votare.

Prendiamo ora il popolo con la p minuscola. Per questo, l’esperienza di andare a votare non cambia, perché chiunque esso mandi al potere, comunisti, democristiani, liberali, fascisti, chiunque, il risultato è lo stesso. In un modo o in un altro, dopo ogni elezione, lui si troverà sempre più povero e più disonorato e i suoi governatori sempre più ricchi e più onorati.

Entriamo adesso nella testa dei nostri “politici” e vediamo quali sono i loro obiettivi quando arrivano al potere. Eccone alcuni:

La prima cosa che fa un politico, una volta al potere, è di riempirsi le tasche: il Sistema glielo permette.

La seconda di rimangiarsi tutto quello che aveva promesso durante la campagna elettorale.

La terza è di aiutare la sua famiglia.

La quarta di aiutare i suoi amici e quelli del suo partito.

La quinta di restare al suo posto in parlamento tanto quanto può.

La sesta è di prendersi una pensione d’oro.

E lasciamo perdere l’immunità parlamentare e tutto il resto.

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Sport estremi (1, 2, 3)

 

Sport estremi (1)

 

Vi siete mai chiesto a cosa servono gli sport estremi? Vi siete mai chiesto perché nessuno altro animale della Terra, non soltanto non fa nessuno sport estremo, ma non fa nessun sport estremo o non estremo? Perché nessun’altra scimmia ha mai cercato di scalare l’Everest per il piacere di farlo? Perché non ho mai visto una mandria di ippopotami allinearsi e poi sferrare una corsa per chi arrivava per primo al lago più vicino e solo per il piacere della vittoria? Perché nessun’aquila vola in una caverna buia per poi comunicare alle sue simili “Io ho fatto questo”? Perché nessuno gnu ha mai cercato di attraversare un fiume su una corda tesa per il piacere di farlo? Perché fare immersione in un mare infestato dagli squali? Perché, insomma, perché tuffarsi dal cielo da un aeroplano senza paracadute?

Secondo Aristotele l’uomo è un animale razionale. Pascal non la vedeva così quando scriveva: «Tutta l’infelicità degli uomini ha una sola provenienza, ossia di non saper restare tranquilli in una stanza”. Ecco delle ragioni per cui si fa sport estremo, uno sport questo che sai in anticipo che ti può costar la vita, eppure lo fai!

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La Rivoluzione Senza Spargimento di Sangue

 

Oggi, e dobbiamo ammetterlo, anche se i nostri gestori e i padroni di questi mezzi di comunicazioni a livello mondiale, potrebbero risultare di essere dalla parte sociale sbagliata, ma in realtà, lo sono? Infatti, grazie a questi mezzi di comunicazione – Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram, Web, Wikipedia, ecc. -, grazie a essi, il Popolo del mondo intero, quello che è stato tenuto per millenni in catene e nel buio culturale, quello a cui l’educazione non è stata e non è ancora oggi a portata di mano, grazie a Facebook, Twitter, ecc., sta prendendo coscienza per come realmente è costruita la società piramidale società della “specie homo” in cui viviamo su questa roccia che gira e rigira intorno al Sole. La loro, e mi riferisco ai gestori e ai padroni di questi mezzi di comunicazione virtuale, conscia o inconscia, È UNA RIVOLUZIONE SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE E LA PRIMA DEL SUO GENERE IN ASSOLUTO NELL’INTERO MONDO.

Possiamo dire che dalla Rivoluzione degli schiavi, iniziata con Spartaco, a quella della Magna Charta in Inghilterra nel 1215, e finendo con quella Cubana, nessuna di esse, eccetto forse quella della Magna Charta, non ha versato che mari di sangue, e cosa ha ottenuto? Quelli che portavano le catene, le portano ancora oggi. E non solo. La RIVOLUZIONE SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE è anche istruttiva, educativa, culturale, umana a livello mondiale. Mai prima ha avuto una Rivoluzione di questo genere il Popolo, quello senza cui nulla nasce, cresce o fiorisce.

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L’Italia, tutto, eccetto che Americana!

 

Noi non vogliamo finire come gli Indiani d’America, anche se siamo sempre stati gli indiani d’Europa. E poi l’America non ha futuro sul pianeta Terra, è già morta.

Proporrei, prima che finiamo per essere una colonia americana, di dividerei l’Italia in tante differenti zone che verranno annesse ad alcuni Stati europei e anche orientali e questo, ovviamente, per non diventare una colonia americana.

Va divisa così l’Italia: la Valle d’Aosta, la Sardegna e la Liguria vanno date alla Francia; la Lombardia, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia all’Austria; Il Piemonte, la Calabria e la Basilicata alla Svizzera (gli Svizzeri faranno di queste tre regioni, nel giro di alcuni anni, non solo un paradiso mondiale delle vacanze, ma anche le più ricche); il resto delle isole appartenente all’arcipelago delle Eolie vanno alla Danimarca, alla Svezia e alla Holanda, eccetto la Sicilia, questa resterà un’isola autonoma; l’Umbria e la Toscana alla Russia; il Lazio, la Campania e l’isola d’Ischia alla Cina; Abruzzo, Molise e Puglia alla Germania; il Trentino-Alto Adige diverrà una zona autonoma come la Sicilia. Bene, nel caso mi fosse sfuggito qualche pezzo della futura, ma mancata colonia Americana, questo, insieme all’isola di Lampedusa e di Pantelleria, lo diamo al Giappone, così, quando i suoi abitanti verranno in Europa, avranno un pied-à-terre.

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Sport estremi

 

 

Vi siete mai chiesto a cosa servono gli sport estremi? Vi siete mai chiesto perché nessuno altro animale della Terra, non soltanto non fa nessuno sport estremo, ma non fa nessun sport estremo o non estremo? Perché nessun’altra scimmia ha mai cercato di scalare l’Everest per il piacere di farlo? Perché non ho mai visto una mandria di ippopotami allinearsi e poi sferrare una corsa per chi arrivava per primo al lago più vicino e solo per il piacere della vittoria? Perché nessun’aquila vola in una caverna buia per poi comunicare alle sue simili “Io ho fatto questo”? Perché nessuno gnu ha mai cercato di attraversare un fiume su una corda tesa per il piacere di farlo? Perché fare immersione in un mare infestato dagli squali? Perché, insomma, perché tuffarsi dal cielo da un aeroplano senza paracadute?

Secondo Aristotele l’uomo è un animale razionale. Pascal non la vedeva così quando scriveva: «Tutta l’infelicità degli uomini ha una sola provenienza, ossia di non saper restare tranquilli in una stanza”. Ecco delle ragioni per cui si fa sport estremo, uno sport questo che sai in anticipo che ti può costar la vita, eppure lo fai!

L’uomo, se vogliamo vederlo per com’è, è la creatura, tra tutte le altre creature del pianeta, la più squilibrata e pericolosa (nessuno gli nega altre qualità, ma queste vengono dopo se mai vengono), sia per se stesso che per tutti gli altri animali del pianeta e per la Terra stessa che lo ospita. È un essere senza senso e davanti a lui non ha che la morte e questa avverrà in un modo o in un altro, e lo sa. Questo sicuramente non aiuta la sua condizione già fragile e destinata a perire in un oceano di assurdità.

Io associo gli sport estremi a noia estrema, a un sentirsi inutile, a non volere adattarsi a una società colma di ingiustizie, a non sapere cosa fare della vita in un tal mondo. E così l’uomo scopre che non riesce a vivere la propria esistenza per come la natura gliel’ha data. Ecco, allora, che gli sport estremi si presentano come una sfida contro tutti e tutto.

E quando poi pensiamo che tutto questo sfacelo sociale e naturale sia dovuto, non a un cervello sano, buono e giusto, ma a un cervello creato passo dopo passo col solo istinto di procreazione e di dominio, allora, senza dubbio, ci rendiamo conto in che disastro evoluzionistico ci troviamo.

E tu cosa pensi lettore/lettrice?





La mia chat a Singapore

 

In questa chat, “ha senso l’uomo nel mondo in cui vive?”, parlerò della realtà cosmica e della realtà umana così come sono e non per come vogliamo che siano. Perdonatemi se insisto su questi due modi di vedere il mondo: uno obiettivo e l’altro soggettivo. Io divido il mondo in reale e non reale. Particelle, atomi, molecole e tutte le cose fisiche sono reali; teorie, ideologie, norme e concetti sono irreali, nel senso che non sono fisici, esistono solo come idee e solo grazie al mondo fisico. Quest’ultimo è totalmente indipendente dal mondo umano. Certo, noi esseri umani possiamo avere una limitata influenza sul mondo fisico, un’influenza locale, superficiale, epidermica, ma alla lunga il mondo ricomincia a essere sempre il vecchio mondo. Detto diversamente, l’armonia è una cosa temporanea nel nostro universo, il caos e il contingente sono la sua vera natura.

Nel prossimo post: prima immagine dell’universo

 





Da un universo metafisico a uno fisico

 

“Einstein pubblicava, nel 1905, i suoi famosi articoli sulla rivista scientifica ‘Annalen der Physik’ dove solo pochi scienziati e con fatica riuscivano a capirci qualcosa; io pubblico i miei articoli sul Web, su Facebook, su Twitter e chiunque, data la loro semplicità e realtà, può leggerli e capirli nel mondo intero”.

 

Tutti gli scienziati

Partono sempre nei loro studi

Dall’universo esistente

Ma si sono mai chiesto

Cosa c’era prima di questo

Universo esistente?

L’universo non inizia col big bang

E allora?

 

Dal momento in cui iniziamo a parlare d’un universo fenomenico, contemporaneamente ci lasciamo alle spalle quello metafisico. Ma, poi, ce lo lasciamo per davvero?

La fisica classica, o la fisica dell’infinitamente grande, e la fisica quantistica, o la fisica dell’infinitamente piccolo, entrano, ad un certo punto, in gioco l’una con l’altra. Da questo contatto grande-piccolo nacque l’universo fenomenico che conosciamo.

E prima dell’universo fenomenico, cosa c’era?

Il nulla del nulla.

E  prima del nulla del nulla?

Il nulla.

Se spieghiamo l’universo in questo modo, diamo a esso un senso tollerabile, e anche a noi, e tutto diventa chiaro. Altrimenti tutto è assurdo, noi compresi!

Ecco a voi l’Universo senza trucchi, semplice e in poche parole.

Inoltre, aggiungerei, che alla “Teoria del Tutto”, io gli oppongo la “Conoscenza del Tutto” che, per conto mio, fa senso, mentre l’altra è solo astratto nonsenso.





STAT Casale Autobus Compagnia

 

Gentili signori della STAT,

 

Il vostro sms per l’estate 2022 per la Romagna avrebbe potuto essere un richiamo positivo e bello per noi, invece, purtroppo, ha scatenato in me e nella mia signora non pochi infelici e tristi ricordi.

Ho scritto sul cellulare questo sms e poi ho cercato di inviarvelo. Non ho potuto, solo per via e-mail avrei potuto inviarvelo, e così ho fatto. Ecco cosa vi ho scritto di getto.

Dovreste vergognarvi sia come esseri umani che come gestori d’una azienda di trasporto umano per chiederci di viaggiare ancora con voi dopo quello che ci avete fatto!

Ecco i fatti di questa disgraziata avventura viaggiando, nel 2021, con un autobus della STAT.

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