La domanda è:
“Nel nostro mondo, che corre, scorre, sempre cangiante, così fluido e vivace, c’è posto per una filosofia perenne? Possiamo catturare qualche verità eterna? Ci sono dei fenomeni che si possono imbrigliare nelle loro immutabili apparizioni e sparizioni?”
La risposta a questa domanda è:
“Sì, ci sono.”
Ed è quello che cercheremo di dimostrare in questo scritto.
In un mondo eracliteo, dove tutto scorre, cambia e si trasforma in continuazione, sembra quasi una presa in giro parlare di una filosofia perenne e di immortalità plurime. Cosa ci potrebbe essere di perenne in un tale mondo? Nulla, risponderebbe senza esitazione un eracliteo. Eppure, nonostante il controsenso, noi sosteniamo che si possono cogliere delle dinamiche, fissare dei punti in tutto ciò che scorre e cambia e, perciò, raggiungere e ottenere una visione del mondo nella sua perpetua trasformazione, una visione che lo denuda e lo inchioda nella sua eterna routine, nel suo ripetitivo slancio fisico e vitale.
“L’uomo, per millenni, è vissuto in una santa ignoranza, perché uomini più ignoranti di lui gli dicevano che dopo questa vita l’avrebbe atteso un’altra. La “santa ignoranza” oggi è finita, non è solo finita per l’uomo, ma è finita anche per gli animali, i vegetali e i minerali. Al suo posto è subentrata la “santa sapienza”. Questa dice a chiare lettere che è giunta l’ora per l’uomo di cambiare o perire.”
Orazio Guglielmini