Lettera aperta ad Alberto Galazzo, presidente dell’Università Popolare di Biella

Egregio Presidente,

questa missiva viene da uno dei suoi docenti e viene anche dal cuore e dal rispetto che ho verso l’Università Popolare di Biella e verso quelli che la frequentano, gli studenti, nonché per quelli che ci lavorano e la gestiscono.

In quello che segue cercherò di tratteggiare qualche idea della Folk School e, infine, dottor Galazzo, scoprirà la ragione o le ragioni di questa lettera.

Intanto, come si sa, l’Università Popolare non è una mangiatoia, non è un allevamento di polli, non è neanche un luogo d’indottrinamento e neppure un luogo per i ricchi, è un luogo dove la gente comune che la frequenta, the folk, cerca di migliorarsi culturalmente.

Il maestro e fondatore della Folk School, se con Folk School s’intende scuola per il popolo, per la gente di piazza, allora il maestro e fondatore è Socrate, lo scalpellino ateniese, l’uomo comune, l’uomo, appunto, dell’agorà, il pensatore più umano acuto e libero della storia e, infine, un martire. Socrate è morto per le sue idee e per l’amore della libertà di pensiero.

Non si può dire altrettanto del suo discepolo, Platone. L’Accademia, fondata da lui, non era un luogo di libertà di pensiero, era un luogo di élite, dove solo pochi potevano frequentarla. Il popolo, la gente comune, erano tagliati fuori. Platone tutto è eccetto che un filosofo del libero pensiero come lo è stato il suo maestro Socrate; Platone è gerarchico, è elitario, è capitalista, insomma, un ideologo, un fascista e, in definitiva, è un anticipatore dei campi nazisti.

La Folk School, allora, ispirandosi al suo primo creatore e iniziatore, non è un Colosseo, un teatro dell’orrore, un’Accademia alla Platone; non è nemmeno panem et circenses, è un campus, un’agorà, una palestra per lo sviluppo e la crescita della mente umana.

Il fondatore dell’Università Popolare moderna è il danese Nikolaj Grundtvig, tra l’altro, poeta e filosofo. La prima Folk School è nata in Danimarca nel 1844. Il suo obiettivo, non meno dignitoso di quello che si era posto Socrate secoli prima, era l’educazione e l’illuminazione dei contadini, della gente semplice, dei poveri, del popolo. Grundtvig, come il filosofo greco, amava educare ed istruire the folk, perché anche lui intuiva che senza l’istruzione e l’educazione del popolo, un paese, anche se economicamente ricco, sarebbe rimasto comunque povero.

Il diritto a migliorarsi con l’aiuto dello studio dovrebbe essere sacrosanto, indiscutibile, intoccabile per chiunque nel mondo. La Folk School, quella nata e fondata dai suoi maestri Socrate e Grundtvig, appartiene a tutti gli esseri della terra e il suo obiettivo è la libertà di pensiero e l’emancipazione sociale e culturale, perché solo questi valori possono dare una vita piena e degna di essere vissuta.

Lei stesso, caro Presidente dell’Università Popolare di Biella, lei stesso, oltre ai suoi impegni che la legano alla Folk School e all’insegnamento, scrive libri e, guarda caso, libri su dei musicisti. E come lei sicuramente sa benissimo, non c’è nulla di più libero che la musica. La musica è pura libertà d’espressione. I musicisti, per poter comporre le loro canzoni melodie opere sinfonie, devono bere alla sorgente della libertà di pensiero. Quindi, anche lei, lei che entra mentalmente nell’anima e nel cuore di questi creatori di suoni, anche lei sa benissimo cosa vuol dire la libertà di pensiero.

Il cervello, fortunatamente, è nato libero. Lo si può condizionare, indottrinare, manipolare; vigliaccamente e indegnamente abusare, ma fondamentalmente è libero. La sua essenza è l’assoluta mancanza di ogni essenza, e questo vuol dire causalità e libertà totali.

L’Università Popolare di Biella è una delle leading Folk University del Paese e noi, i suoi amministratori, docenti, studenti, biellesi, ne siamo orgogliosi. È e rappresenta una fonte d’acqua pulita per tutti. E ora, egregio Presidente, arrivo alla ragione per cui le sto scrivendo questa lettera. In realtà non ce n’è una sola di ragione, ma almeno sei.

La prima è che io apprezzerei molto se l’Università a volte invitasse personaggi della cultura – scienziati, filosofi, scrittori, poeti ecc – a tenere lectures nella nostra Università. Ascoltare ogni tanto qualche voce che viene da lontano, potrebbe essere tranquillizzante. Non penso che costerebbe una fortuna far venire questi pensatori a Biella. E comunque ce ne sono anche di quelli che non chiedono nessun compenso, forse solo le spese del viaggio e dell’albergo. In ogni modo, la cultura, per essere apprezzata, deve pur costare qualcosa, no?

La seconda ragione è quella che lei conosce già, caro Presidente, dato che gliene avevo parlato, e cioè organizzare prima che inizino i corsi ad ottobre, una settimana di incontri in cui i docenti possano presentare i loro corsi e affrontare le domande del pubblico, degli studenti e dei colleghi. Un evento del genere gioverebbe molto all’Università oltre che creerebbe un’atmosfera culturale d’un certo rilievo e interesse per i temi trattati non solo al momento, ma anche durante tutto l’anno accademico.

La terza ragione è proporle di cercare d’ottenere una pagina mensile dedicata all’Università Popolare sui nostri giornali locali e questo spero con pochissimi soldi se non gratuitamente. Per esempio, una volta con L’Eco di Biella, un’altra con La Provincia e un’altra con Il Biellese. Io sono convinto che volendo ci si potrebbe mettere d’accordo coi direttori di questi periodici e così poter pubblicare idee, articoli, poesie, racconti provenienti dagli studenti e insegnanti dell’Università.

La quarta ragione, e questa sicuramente è la più importante, è quella di proporle di creare un sito col nome dell’Università su Internet, un sito dove chiunque, partendo dai docenti, dagli studenti e dai biellesi potrebbe scrivere quel che pensa apertamente e senza riguardo. Di più. Gli studenti stessi potrebbero criticare i loro insegnanti e, ovvio, gli insegnanti potrebbero anche rispondere se così volessero e ritenessero opportuno. Il sito non dovrebbe limitarsi unicamente all’operato della Folk School, potrebbe anche veicolare idee che riguardano la vita in generale.

La quinta ragione è quella di organizzare un premio, non fosse che simbolico, per i primi tre più bravi studenti dell’anno accademico. Questi verrebbero scelti dai professori e portati all’attenzione di una giuria e verrebbero premiati durante la festa di fine anno.

E questa è la mia, almeno per ora, sesta e ultima proposta: terminare l’anno scolastico dando una bella festa. I soldi potrebbero essere raccolti dai partecipanti stessi. Insomma, chiudere l’anno accademico, non nella freddezza e nel silenzio, ma con un piacevole soft melodioso duetto di chitarra classica, con un buon bicchiere di vino e infine con un bell’abbraccio, ecco un modo allegro brioso carino e umano di darci l’appuntamento per il prossimo anno!

Sono convinto che con queste iniziative, sia la qualità che l’interesse per lo studio e per l’insegnamento, guadagnerebbero tantissimo per non parlare poi della crescita che apporterebbero nella vita di tutta la nostra comunità Biellese a livello personale e sociale.

Spero, caro Presidente dell’Università Popolare di Biella, Alberto Galazzo, spero proprio che lei voglia prendere in considerazione queste proposte. La ringrazio e la saluto cordialmente.

 

francis sgambelluri

 

 

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