La morte della politica (2)

Come Nietzsche ha annunciato “la morte di Dio”, io annuncio “la morte della politica”. È un aut aut: o lei o noi. Il genere umano, se vuole sopravvivere, non ha scelta in questo affare: o s’inventerà qualcos’altro per gestire la sua vita sociale o sarà la sua fine. Qui 2 + 2 fa 4!

 

Ti è piaciuto, amico lettore, quello che ha detto Nietzsche (sul post di ieri) sullo Stato?

Interessante.

Bene.

Ieri mattina ha scritto che avrebbe spiegato cosa dovrebbe essere la politica, ricorda?

Ricordo.

Allora?

Vedi, per me, la politica dovrebbe essere un organizzare insieme, un pianificare insieme, un lavorare insieme, un costruire insieme, un dividere benefici e perdite insieme, un farci sentire uno per tutti e tutti per uno e, soprattutto, un vivere pacificamente, positivamente e amorevolmente insieme, ecco cosa dovrebbe essere.

E non lo è?

Affatto.

Però, tutte queste cose che lei scrive, mio caro signore, le conosciamo già. La sua è retorica, vecchia, strisciante, trita e ritrita retorica. La politica, e si sa ormai fino alla nausea, non è democrazia, non è gioia di vivere, non è questo e non è quest’altro. Ma che cos’è, me lo dica lei, dato che l’ha promesso, dica che cos’è al nocciolo la politica?

Vuoi proprio saperlo?

Sì.

Te lo dirò domattina, nel prossimo post, ora non posso. Intanto leggiti cos’ha scritto Alexander Berkman sul governo:

“Sempre e ovunque, qualsiasi sia il nome che prenda il governo, qualsiasi sia la sua origine o la sua organizzazione, la sua funzione essenziale è sempre quella di opprimere e sfruttare le masse e di difendere gli sfruttatori e gli oppressori. La sua principale caratteristica e i suoi strumenti indispensabili sono il poliziotto e l’esattore fiscale, il soldato e la prigione,” sito Internet L’anarchismo e parecon.

Per capire la politica, per conoscere la sua storia, il suo spirito, la sua anima, per essere cittadini informati e avveduti, leggere  Lo  Stato predatore

 

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