È Lei, la riconosco! – 2 post, il secondo
Inizi a sentire che le tue energie vengono meno, ti senti in balia del nulla, il vuoto ti prende, non puoi più liberarti, metterti al riparo, sei ormai nel regno del buio più disperato. Tutto sotto i piedi diviene scivoloso, insicuro, fragile, non c’è più via di scampo, cadi cadi cadi. Non stai facendo, mentre cadi, la stessa esperienza che ha fatto Alice mentre cadeva nel Paese delle meraviglie, per nulla, la tua caduta ha un sapore brutto, macabro, di nausea, di tenebre eterne, altro che scatolette di marmellata e altre curiosità dall’aspetto gradevoli! Per nulla. A questo punto, mentre precipiti in un abisso senza fondo, senti che ogni contatto umano è sparito, sei rimasto solo, solo col tuo incubo, coi tuoi sbruffi. Addio paesaggi fantastici, addio cenette al lume di candela, addio amori passeggeri, addio amici cari, l’ora della verità è arrivata, ed essa è sempre puntuale, precisa e, despota com’è, non ammette interferenze. Sei ormai tutto alla sua mercè, sei diventato un unico sbruffo, appartieni a Lei, ora più che mai sei suo.
Ti viene da vomitare. Senti fortemente, mentre continui a dimenarti nel gelido mondo degli sbruffi, senti questa insopportabile cieca assurda ingiustizia. Sai che sei stato condannato senza un perché, ma sai anche che nessuno ti ha mai condannato. Ancora peggio. Non esiste una via d’uscita, una volta nella trappola, ci rimani, non puoi fare più niente. Il pozzo cosmico non ti molla. La natura non si tocca, la natura non la si può giudicare, la natura “è”, e tutto di essa ti appartiene, lo rappresenti. Tu creatore di te stesso; tu determinato nei minimi dettagli. Tu tu tu, eppure non tu! Balbetti. Dici cose che non stanno più né in cielo né in terra. Deliri. Ti senti ridicolo. Un clown preso in una ragnatela. Pensi, mentre il ragno ti squadra. Pensi pensi pensi. T’illumini. Spari: è tutta una mastodontica pagliacciata questa vita, un’abominevole presa in giro, uno scherzo, a joke. È tanto assurda che non ci credi neppure. Forse stai sognando, forse il tuo è tutto un sogno che si è trasformato in un incubo.
Ma che cos’è, in fin dei conti, questo incubo del vivere? Non c’è risposta. Il silenzio viene da ogni parte ed è opprimente. Nuoti, non in un mare d’acqua pulita, ma nell’angoscia, negli sbruffi, nel regno della Signora delle tenebre. Te la senti tutta addosso. Lei ti ghermisce, a volte brutalmente, altre dolcemente, ma non ti molla mai. La senti, l’assapori, la vedi: che meraviglia! Atroce coscienza, atroce lucidità. Era meglio nascere scarabeo, fungo, minerale! I suoi artigli ti penetrano il corpo, l’anima, il cuore. Sei tutto suo. Non puoi difenderti, sei immobilizzato: la bestia è all’opera. La guardi, ti guarda, vi guardate. Nei suoi occhi non vedi segni di pietà. Non vedi infatti niente ma in realtà vedi tutto. Abominevole esperienza! Ti dibatti in un pandemonio di fenomeni insapori, grotteschi, luridi. L’irragionevole-ragionevole ti inghiotte. Scendi scendi scendi a testa in giù in un mondo senza fondo e alla deriva. Sei alla mercè del caos, del caso, del nulla. Sai, morbosamente sai dove vai a finire, dove tutto va a parare. Ecco la causa delle cause, ecco il delirio, ecco la ragione dei tuoi sbruffi e di ogni sbruffo. Dura realtà! Devi però viverla, sopportarla, bere il calice fino all’ultimo sorso e devi farlo mentre sei in vita, mentre puoi ancora farlo. Ormai non ti scappa più nulla. È l’eterno, l’eterna puntata, passatempo, vizio, ripetizione. È stato sempre così, è così, sarà sempre così. Sei eterno. Hai incorporato persino l’anima della bella Signora, addirittura te la godi e, con un sorrisetto beffardo e indeciso sulle labbra, ti godi anche il suo fare, il suo amoreggiare con te, la sfidi anche, l’accarezzi e, infine, grazie a Lei, prepari tu stesso il tuo gran finale!