Il fine giustifica i mezzi e la politica italiana
Cosa intende Machiavelli quando scrive che il fine giustifica i mezzi? Intende che non importa la forma che uno adotta per ottenere qualcosa, quello che importa è che l’ottenga. Ad esempio, tu desideri distruggere l’Iraq. Bene, fallo. Le ragioni? Quelle che vuoi. Ciò che conta è che tu lo distrugga.
Qual è dunque la politica del Principe? Più o meno questa. Alla domanda: “Cosa si deve fare per arrivare al potere?” La risposta è: “Qualsiasi cosa che ti aiuti a realizzarlo”: comprando voti, imbrogliando i colleghi, ingannando gli elettori, promettendo tutto e niente. In altre parole, ogni mezzo, atto, trucco, astuzia, marchingenio è sacrosanto pur di ottenere il potere.
Domanda: “Una volta preso, cosa si deve fare per mantenerlo?” Risposta: “Tutto”. Mentire, imbrogliare, minacciare, comprare gli oppositori che si vendono, associarsi con la mafia, coi peggiori criminali al mondo, mandare il paese alla malora, prendere le armi per eliminare chiunque cerchi di prendertelo. Insomma, detto in nuce, fare fuori il mondo intero pur di rimanere al potere, ecco cosa insegna “Il principe” di Machiavelli al figlio di papa Borgia, Cesare Borgia, il Valentino.
“Essendo il mio scopo quello di scrivere qualcosa di utile per chi vuol capire, mi è parso più conveniente inseguire la verità concreta, piuttosto che le fantasie,” “Il Principe”, pag. 153, Bur. Machiavelli è, prima di tutto, un antropologo, psicologo, naturalista, etologo, realista. Vede gli uomini per quello che sono e non per come si vuole che siano. E gli uomini sono bestie, bestie dominate, non dalla neocorteccia, ma dal cervello rettiliano che è alla base della loro vita.
I politici italiani non hanno mai superato la politica machiavellica. Sono rimasti lì, incastrati tra la volpe e il rettile.