Elogio al Popolo lavoratore – post 8
A chi appartiene il mondo?
È una domanda banale, addirittura sciocca. A chi mai possa appartenere il mondo se non ai lavoratori, se non a quelli che l’hanno costruito dalle fondamenta con il loro corpo, il loro sudore e i loro sacrifici?
Infatti, ha mai lavorato il faraone? Ha mai fatto altro quest’essere eccetto che nutrire e gonfiare fino alle stelle il suo egoismo? Ha mai lavorato il macellaio e taglia teste Alessandro Magno? Hanno mai lavorato i Giulio Cesare, i Nerone, i Costantino il Grande, gli imperatori, i re, i principi, hanno mai fatto altro oltre che inseguire i loro vizi, capricci e ideali? I papi cos’altro mai hanno fatto nella loro vita eccetto che gozzovigliare sulla fatica e i sacrifici dei lavoratori? I califfi, i maragià hanno mai costruito una diga, un ponte? Gli zar sono mai finiti in una cassa da morto perché non avevano nulla da mangiare? I presidenti di questo o di quell’ente politico e non politico, si sono mai visti in giro con le mani sporche e piene di calli? I demagoghi, e non importa di qual partito, sono mai andati a lavorare in una miniera di carbone, in un’acciaieria? I primi ministri, a parte sbraitare sul sudore del Popolo e circondarsi di foreste di microfoni, sanno fare altro?
C’è una sola strada, un solo edificio pubblico o non pubblico, un sottopassaggio, un castello, una cattedrale, una chiesa, una torre, una fabbrica, una miniera, un terreno agrario, una ferrovia, uno stadio, una fogna da costruire o pulire, un cantiere edile, navale, aeronautico, una galleria, insomma, c’è un luogo, un solo luogo su tutto il Pianeta dove bisogna sudare sette camicie per tenerlo in piedi, dove i personaggi suddetti hanno lavorato o ci lavorano?
Diciamocelo pure tutto in una sola volta, il fatto è che questi signori non hanno mai lavorato, non hanno mai spillato una sola goccia di sudore per guadagnarsi il pane che mangiano. Costoro non sanno neppure cosa vuol dire lavo-ra-re! Il loro lavoro, se lo si vuol chiamare lavoro, era ed è rimasto quello di sempre, e cioè quello di mettere in prigione chi non paga le tasse, chi si ribella alla schiavitù, chi molesta la loro ricchezza, il loro potere, le loro posizioni, la loro classe e la loro tranquillità. Ecco il lavoro di questi signori, un altro impiego non ce l’hanno.
Sono i lavoratori, il Popolo con la P maiuscola, i fabbri e i costruttori del mondo ed è a loro che questo appartiene e va di diritto. Nessun tribunale degno di questo nome glielo negherebbe.
Oggi il Popolo lavoratore è cresciuto, l’università del lavoro e del sacrificio l’hanno fatto crescere. Non è più plebe volgare, non è più un rozzo zotico proletariato, moltitudine senza testa, calca, folla impazzita, no, non è più questo, il Popolo lavoratore oggi è cresciuto culturalmente e politicamente. E non solo. Ha anche una coscienza, lui, conosce il valore della vita e della sofferenza, conosce il dolore, sa amare e rispettare i suoi simili e può prendersi cura di se stesso e del mondo in cui vive. Che lo faccia, allora, perché il mondo è suo!
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