L’incubo a due
Avviso: Se vi trovate sul vostro sito un doppione dei miei post, eliminatelo. Da qualche tempo ho dei problemi tecnici col blog. Scusate e grazie.
Lo scacco matto avviene, non solo nel gioco degli scacchi, ma anche nell’amore. È quando ci rendiamo conto che tra noi e il nostro compagno/a, per un’infinita serie di ragioni, ragioni che pesano in anni e anni di vita insieme, è tutto finito. Non rimane più nulla né da dirsi né da condividere, eccetto i rancori, le delusioni, i problemi, l’infelicità.
Questo può succedere particolarmente quando conosciamo tutto di l’un l’altro. Questa conoscenza può essere fatale se non viene trasformata in positivo, in qualcosa di concreto, romantico, poetico. L’amore è poesia. È anche paradossale se poi ci riflettiamo. Voglio dire, proprio quando avremmo dovuto amarci e stimarci ancora di più di quanto mai ci siamo amati e stimati prima, proprio allora, grazie alla conoscenza fatale, succede l’irriparabile: smettiamo di amarci! Qui il vecchio adagio la dice lunga: “si ama un uomo una donna per quello che non è, lo/la si lascia per quello che è.” Le cose però non vanno sempre così.
Ho detto sopra “quando conosciamo tutto di l’un l’altro,” e per “tutto” s’intende ogni cosa, anche ciò che lui/lei pensa e il modo in cui lo pensa. E non parliamo del modo in cui mangia, beve, respira. Non ci sfugge più nulla, persino i suoi sogni, incubi, fantasie, tutto. Questa conoscenza, invece di essere un cemento e una forza, diventa una perdita di vigore e, infine, si trasforma in un’esistenza di rapporti insipidi, indifferenti, mortiferi. Il detto “più ti conosco più ti amo” qui cade miseramente.
Trasformare la conoscenza di l’un l’altro in positivo, ecco cosa piace a me. Vittoria dello spirituale umano, vittoria dell’amore e del buonsenso. Ci vuole anche questo per sostenere gli sposi, i conviventi, la famiglia! Lo so, non è facile tutto questo, ma è l’unico modo per il successo della coppia. La rottura spesso avviene quando i personaggi non hanno dei valori da condividere, idee che li legano, affinità, piani e interessi comuni e, soprattutto, non hanno saputo trasformare il loro vissuto insieme in una reciproca comprensione affettiva e umanitaria. I piaceri, i soli piaceri della carne, a volte si pagano caramente.
Succede fra le coppie avviate al disastro, che una fievole brezza inizi a farsi strada nell’atmosfera ormai stagna e malata in cui vivono. Allora, in un primo tempo, lei si precipita, coglie l’attimo per dire qualcosa, far capire al partner che basterebbe cambiare solo qualche minima cosa fra di loro, non fosse che una parola “umana” ogni tanto per rivitalizzare il rapporto, ma subito dopo ci si ravvede, ci si frena, si sa, si sa fino alla nausea che non si può fare più nulla. È inutile, è scacco matto, la fine, una fine patetica e cinica.
A questo punto ci si rende conto, definitivamente, come uno si rende conto che è stato colpito da un tumore, che non si vive più con la persona che si aveva amato, stimato, adorato, ma che si ha per compagno/a una levigatissima statua e tutto ciò che gli si dice o gli si butta addosso, è come se non lo si avesse fatto: come non detto, scivola via. I gesti si ripetono all’infinito, l’indifferenza domina, il disagio è ovunque, eppure, e vai a capire per quale ragione, si continua a vivere insieme! I due ex innamorati, a questo punto, sono diventati l’un per l’altro due furiosi o gelidi demoni, due extraterrestri, si parlano, ma non si capiscono anche se parlano la stessa lingua. L’incomprensione e l’incomunicabilità li dominano. Nulla ha più senso fra di loro. Quello che una volta li aveva uniti, finito, sparito, morto, rimane solo la biologia e la beffa.
L’incubo a due prosegue, la vita malata continua, il coraggio di affrontare la separazione non c’è, e le frustrazioni e le incomprensioni e i battibecchi e le battute s’inseguono in un nulla a due senza “ma”, senza “come” e senza “perché”. Poi, un giorno, i giochi finiscono, il massacro s’interrompe, uno di loro è sparito, è volato via. Finalmente liberi!
Magari! Ah, se solo si potesse nascere una seconda volta!
UN INVITO: passate parola, condividete, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più! Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani! È questo ciò che raccomanda agli amici del Web, Orazio Guglielmini. E io aggiungerei un “Grazie!” per chi volesse tradurre questi post nella sua o in un’altra lingua.