Hubert Reeves’ dio
La scienza non può sapere se c’è o non c’è un dio, sostiene l’astrofisico e cosmologo canadese Hubert Reeves, la scienza non è morale, la scienza non dice ciò ch’è bene e ciò ch’è male, la scienza dice come sono le cose. Non penso però che il caso tutto solo possa creare un Mozart o un Beethoven. Non credo neppure in un principio organizzatore. La mia intima convinzione è che esiste qualcosa, ma non so cosa. Ecco come si esprime Reeves, quando qualcuno gli chiede se esiste o non esiste un dio.
Tutto questo è molto curioso. Cosa intende lo scienziato canadese quando dice “la mia intima convinzione è che esiste qualcosa, ma non so cosa?” Perché, questa sua “intima convinzione” e questo suo “qualcosa” sono in realtà la sua credenza in un dio, non un dio qualsiasi, ma in un dio che sia all’altezza di creare un Mozart o un Beethoven! Reeves non è né un ateo né un agnostico, Reeves è un credente, lui crede in un creatore. Attenzione! Lui non crede in un creatore qualunque, ma in un raffinato creatore. Il suo dio, non è il dio del comune praticante, il dio del gregge, del popolo, il suo dio è il dio delle persone signorili, istruite, fini, il dio delle élite, un dio artista!
Quando dice “che esiste qualcosa, ma non sa cosa”, quando dice “la mia intima convinzione è”, sta dicendo proprio questo: che è un credente, un credente più credente dei preti, di quei preti che credono ancora. La sua credenza è una mistura di gnosi, di teismo, di deismo, agnosticismo, una credenza vera e propria, una credenza complessa, ma anche pericolosa e insanabile. Pericolosa perché lascia i lettori dei suoi libri e le audience che l’ascoltano nelle sue conferenze confusi e perplessi. Insanabile perché non risolve nulla riguardo all’esistenza o alla non esistenza d’un dio. Anzi, rinforza la confusione mentale e la problematica del “credo” e del “non credo”, ma non in lui, il lui la credenza è irremovibile.
Ma poi, quando lo scienziato sostiene che il caso tutto solo non può creare un Mozart o un Beethoven, si è chiesto come mai il caso, d’altra parte, può creare la favolosa coda del pavone, il sublime canto dell’usignolo, il magico nido d’un formichiere, gli stupendi colori dell’arcobaleno, la bellezza del giglio, il profumo delle rose? Anche questi, e molte altre sublimi bellezze ancora della natura, non dovrebbero derivare dal cieco caso, non dovrebbero essere meno in bellezza e armonia d’un Mozart o d’un Beethoven, no?
Quello che io non capisco di Reeves è, perché cerca di nascondere la sua credenza. Chi glielo impedisce? Perché non lo dice chiaro e tondo che è un credente, che crede, diversamente dagli altri credenti, in un super dio? Perché non ha il coraggio di dire ad alta voce: “Io sono un credente!” Forse non lo fa perché vuole piacere a tutti, credenti e atei? Forse teme di vendere meno libri e di avere meno pubblico alle sue conferenze se dicesse di essere l’uno o l’altro? Insomma, perché tanta palese ipocrisia e falsità in uno scienziato del suo calibro?
A me verrebbe da chiedergli: “Ci dica, signor Reeves, ha visto qualcosa nel suo microscopio da scienziato che ha a che fare con un dio? Ha visto qualcosa nel suo telescopio da scienziato che ha a che fare con un dio? Se sì, ce lo dimostri, ce lo faccia vedere anche a noi, non se lo tenga tutto per lei. La scienza è di tutti, dite così voi scienziati, no? Però, se non ha visto niente, se non riesce a dimostrare niente, se è solo la sua “intima convinzione”, sappia allora che la sua “intima convinzione” non è superiore a quella di altre 7 miliardi di persone che vivono sul pianeta Terra”.
Io leggo i suoi libri, signor Reeves, forse non tutti, ma li leggo; ascolto le sue conferenze su youtube, forse non tutte, ma le ascolto, e posso dire che lei è un ottimo scienziato, ma un pessimo credente. Mescola la scienza con la superstizione, con la sua sottointesa credenza e questo non è bello. In ogni modo, se le può servire, si ricordi che la scienza non ha il sesto senso, la filosofia sì. Questa dice: “Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”, Ludwig Wittgenstein, un filosofo.
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Complimenti Francis, davvero un bell’ articolo. Grazie.
Bell’articolo, problematico, interrogatorio, provocatorio…
Io non ci vedo ipocrisia, bensì un grande dubbio, che è tipico degli scienziati che non hanno una risposta netta per ogni questione. Reeves vede Dio nella bellezza della Natura!