Agosto, vacanze 2017
Sento già i raggi del sole e l’aria del mare sulla pelle, il lamentarsi dei piedi scalzi e sensibili che fanno i primi passi sulla ruvida sabbia, sento l’odore dell’acqua salata, sono già sul bagnasciuga, il primo tuffo, le prime bracciate, la prima nuotata. Stupenda! Mi metto supino e mi lascio cullare dalle soft onde mentre gli occhi, meravigliati e pieni di stupore, sbirciano l’immenso profondo blu che si spalanca sopra di loro. È a questo punto che mi raggiunge la voce di Lorenza dicendo:
“Non ci sono parole”.
“Proprio così, rispondo io, non ci sono parole. E nel caso ci fossero, la realtà le sfuggirebbe comunque”.
Si ritorna sotto l’ombrellone. Spalmate di crema protettiva sul corpo, dieci minuti di piena esposizione al sole e poi di nuovo sotto l’ombrellone a leggere, a rilassarsi, a programmare la nostra giornata, a dare un’occhiata in giro e a quei vicini che possono essere lì in quel momento e spariti nel prossimo.
Non mancheranno le lunghe passeggiate sul bagnasciuga, i commenti che facciamo sui libri che stiamo leggendo mentre camminiamo, per finire quasi sempre col solito filosofare spensierato e superficiale che comunque condisce e dà anima ai nostri giorni di vacanza al mare.
E poi ci sono gli occhi. Cosa dire degli occhi birichini e traditori? Come fa uno, anche se volesse, anche se amasse moltissimo la sua compagna, come fa a controllare queste spudorate e curiose palline brune proprio sotto la fronte, quasi nascoste dalle sopracciglia, in quello zoo umano semi nudo? Anche se li sgridi, anche se gli si dice: “Vergognatevi! Come vi permettete?”. Niente da fare. Come non detto. Se la bellezza li stuzzica, allora si appiccicano al corpo del sexy object, portandogli via ogni segreto. Non si può fare niente contro questa licenziosità della natura, a meno che uno non abbia il potere di trasformarsi in un sasso.
Ci sono anche le terme. Nella camera di nebulizzazione (acqua sulfurea trasformata in una nebbia) mi piace piazzarmi, se trovo un posto, vicino alla finestra e leggere il mio libro mentre faccio la cura. Quando invece faccio l’humage (terapia termale indicata per la cura dell’apparato respiratorio), dopo aver ficcato i due tubicini nelle narici, chiudo gli occhi e li apro solo quando il tempo è scaduto, quando non sento più le bollicine soffiarmi dentro. In questi dieci minuti di buio totale, il mio immaginario è molto attivo e ricco. È capace di percorrere con la mente tutta la storia dell’universo dalla sua nascita fino ai nostri giorni e poi a ritroso fino alla fonte, lì dove tutto è nato, incluso la nostra vita.
Non parliamo poi di tutto quel buon cibo emiliano che a noi, gente di montagna, piace tanto. Non importa quanto mi prometto ogni volta che mi controllerò, che non mangerò molto, solo l’insalata, il secondo e che berrò un solo bicchiere di vino per pasto. Nulla da fare, alla fine vince sempre lei: la cuisine emiliana. Non c’è scampo, ritorno a casa almeno con 3 chili di ciccia in più! Una mia debolezza, lo so. Per consolarmi e giustificare la mia ingordigia, razionalizzo dicendomi: “Fino a quando mangi e bevi con gusto, vuol dire che stai bene e sei in buona salute”.
La sera, dopo un’occhiata ai negozi e una camminata sul lungomare, chiudiamo, noi due piccoli mortali, la bella e felice giornata, con un cono in mano e una chiacchierata buffa a scapestrata su tutto quello che ci viene in mente.
Buone vacanze anche a voi, amici di Facebook. Ci sentiamo a settembre.