Amore o procreazione?
Quando ci innamoriamo, in quale step finiamo, nel primo o nel secondo (e lasciamo in pace gli altri “steps” e le patologie sentimentali)? In altre parole, finiamo nella categoria animale o in quella umana? Non dimentichiamo che umani non si nasce, umani si diventa, come si diventa cinesi o falegnami.
Il primo step è l’amore a prima vista, l’amore da tutti ambito, ma l’amore a prima vista non è, in realtà, amore, è riproduzione, è fare il gioco della natura, è istinto di procreazione, è vita che richiede altra vita. In termini culturali, l’amore a prima vista, è lussuria, concupiscenza, libidine, sesso, combattimento: due caproni che si scontrano e si ammazzano per una capra, è tutto quello che si vuole, eccetto che amore.
Il secondo step è quello che dovrebbe venire subito dopo il primo step: quello umano, quello che chiede, dovrebbe chiedere, prima di tutto la conoscenza di l’un l’altro e poi, eventualmente, l’amore. Si sa, però, che spesso le cose non vanno così, si sa che spesso l’animale viene prima, ma, dopo la bestialità dovrebbe apparire l’umanità. Nel secondo step, gli innamorati dovrebbero trasformare il gioco cieco della natura, l’istinto di riproduzione, in un vero e proprio patto d’amore, d’amicizia, di comprensione, understanding, diletto, solidarietà, complicità e interesse a due.
Il primo step, lo step dell’infatuazione, è tutto prurito, tutto biologia, tutto eros, tutto natura, gelosia, incomprensione, egoismo, dominio. E, se rimane tale, allora è come i petali scintillanti di meravigliosi colori d’una pianta carnivora che attirano l’infelice vittima al suo destino finale.
Il secondo step è quello che trasforma in spiritualità, in vitalità, in felicità, in gioia di vivere e di condividere la propria vita con la persona che si ama e si stima. Per questa persona uno è pronto a tutto, anche morire. Oggi nessuno è pronto a morire, come una volta, per la patria, neppure i soldati di ruolo. E non solo. Non è pronto a morire per il re, per il papa, per dio, per il padrone, per i politici, per nessuno al mondo, tutti questi e molti altri ancora sono ormai nomi e valori morti e stramorti, ma si è però pronti a morire, sempre e sempre, per la persona amata, per la propria famiglia, figli, amici, persone care. Ecco un valore che non morirà mai.
Il primo step è inumano, è un tranello evoluzionistico, è un contatto animale, è l’orchidea carnivora, un’imboscata bella e buona dell’istinto di procreazione. Questo non ha nulla a che vedere con colui che crede che l’obiettivo raggiunto (la conquista dell’altro) sia stato tutto merito suo. Affatto. È solo rimasto vittima degli elementi e della natura.
“E non parliamo poi dei corteggiatori,” proseguì Camille in “Andrew e la fatica di crescere”, “di quelli che vanno in giro per le strade con un cazzo che gli scoppia in testa ogni qualvolta vedono una donna. Questi ingenui stalloni, fatti solo di prurito e di sperma, che si dimenano, ronzano e flirtano tutto il tempo con l’unico scopo che la furba natura gli ha dato: dare la caccia alle femmine per accoppiarsi, quindi per procreare e, quando poi, alla fine, hanno raggiunto l’obiettivo desiderato, credono che sia stato tutto merito loro. Infelici sempliciotti! Non si sono nemmeno accorti che hanno servito alla perfezione l’istinto egoistico di riproduzione e di preservazione di madre natura.”
Non si ama ciò che si vuole, ma ciò che si desidera. Spesso, spessissimo, almeno dai nostri giorni, si ama una persona per quello che non è (non la si conosce!) e la si lascia per quello che è (a esperienza fatta!).
Il secondo step, dunque, quando va a buon fine, è gioia di vivere, di condividere la propria vita con la persona desiderata in un contratto di vita a due, in un voler vivere e morire insieme. È una mini società meravigliosa. È il sogno di ognuno. Fortunati quelli che lo realizzano.
Perciò, se il primo step non si trasforma in un lieto step, in una felice unione, attenzione allora, la vita è una e non possiamo trascorrerla con la persona sbagliata, eventualmente con quel fiorellino carnivoro che ci fa girare la testa a prima vista, come spesso succede in amori strampalati e criminali.
Chiudiamo questo post con le parole di Camille l’artista: “Ah, quanta poesia falsa e rozza! Oh tu, dotta ignoranza, almeno tu, non sempre ahimè!, ma a volte spilli qualche goccia di balsamo che, se non è una cura, perlomeno è un sollievo!”
Nei prossimi due post concluderò con “La fisica come esercizio spirituale.
UN INVITO: passate parola, condividete, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più! Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani! È questo ciò che raccomanda agli amici del Web, Orazio Guglielmini.