Arte, politica, follia o cosa?
“250 milioni di dollari per una tela vi pare normale, umano, bestiale o addirittura una presa in giro mega-galattica?”
Provate a immaginarvi un campo di grano, un altro di girasoli e un altro ancora di fiori di primavera e, dall’altra parte, queste 3 tele di Paul Cezanne: “I giocatori di carte”, “Mont Sainte-Victoire” e “Chateau Noir”. Ora, se io dovessi scegliere fra i 3 quadri di Cezanne e i 3 campi, senza esitazione sceglierei questi ultimi, per non dire che se dovessi scegliere ancora fra Cezanne e un contadino, ovviamente sceglierei il contadino. Con questo, con il contadino, si mangia, col primo, con il pittore, si fa la fame. Questo mi porta a dire che i valori, nella nostra società, sono capovolti: l’indispensabile diventa inutile, non apprezzato, svenduto e quello che lo produce muore nella miseria, mentre il non necessario, l’arte in questo caso, non ha prezzo.
Provate ad appendere ora il quadro venduto alla famiglia reale del Qatar per 250 milioni di dollari in una gabbia di scimmie e, dall’altra parte della gabbia, appendete un casco di banane e vedrete che le scimmie saranno spaventate dal quadro di Cezanne, ma le banane che leccornia! Le scimmie, con questo loro comportamento naturale, ci hanno dato una lezione sull’utilità e su i veri valori della vita, quelli che dovrebbero essere, sempre e ovunque, i più apprezzati e pagati, ma lo sono?
Ora io mi chiedo: è giusto, eticamente e moralmente, che la famiglia reale del Qatar paghi tutti questi soldi per un quadro? E poi, chiediamocelo anche, come ha fatto, la famiglia reale del Qatar, ad ammucchiare una tale quantità di denaro? Col sudore della propria fronte? Ne siamo sicuri? E cosa dire di tutti quei milioni di esseri umani – neonati, bambini, giovani, adolescenti, adulti, vecchi – che muoiono giorno dopo giorno nella fame più nera, nella miseria più atroce, nella disperazione più infame e nel dolore più impensabile, e tutto questo grazie alle persone che possono comprarsi un pezzo di tela sporco di pittura per 250 milioni di dollari!
Il petrolio e il gas, dunque. Ma questi, che risiedono nel cuore della terra, non dovrebbero appartenere a tutti i popoli del mondo? Come fa uno ad appropriarsi di beni che dovrebbero essere di proprietà mondiale? C’è un diritto scritto in natura che lo permette? E dove si trova? Quante leggi, signori miei, quante leggi ci sono che in realtà non sono leggi giuste e umane, ma solo appropriazioni brigantesche e inumane.
Avete capito come funzionano le cose nella nostra società? E vi pare giusto? E vi pare democratico? E vi pare umano? E per quanto tempo ancora questo tipo di umanità, questo tipo di democrazia, questo tipo di società, potrà continuare a dirci che la notte è giorno e il giorno è la notte!?
Dite pure quel che volete, ma io vi dico che sono nauseato da questo mondo falso, assurdo e sprezzante in cui viviamo, un mondo che non smette mai di schiaffeggiare e umiliare i soliti umiliati e schiaffeggiati, perché pagare per un pezzo di tela quasi 500 miliardi di vecchie lire, è prendere a schiaffi, non solo tutti gli arabi, ma tutti i popoli del mondo, tutti quelli che soffrono la fame. Sono arciconvinto che nessun altro animale della Terra, se sviluppasse una società avveduta e razionale, oserebbe tanta scelleratezza e ferinità mentale nei confronti dei propri simili come osa la scimmia umana.
Per quello che riguarda Paul Cezanne, sono sicuro che se fosse ancora in vita, sarebbe d’accordo con me su tutto ciò che ho scritto. Anzi, direi di più. Se avesse saputo che i suoi dipinti sarebbero stati venduti così obbrobriosamente, prima di morire li avrebbe distrutti.
UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra, brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che Orazio Guglielmini parla agli amici del Web.
Non possiamo conoscere cosa avrebbe fatto Cezanne sapendo della vendita dei suoi quadri. Molti grandi maestri, autentici geni dell’arte sono morti in miseria e oggi le loro opere hanno un valore dichiarato inestimabile. Questo articolo sembra puntare il dito sull’arte quando invece dobbiamo chiederci tre cose: chi sono i critici, i mercanti e soprattutto gli acquirenti. Una tela di un certo Fontana nella quale ci sono tre tagli, è stata venduta a New York per 21 milioni di dollari. A confronto i 250 milioni per il quadro di Cezanne sembrano pochi. E l’acquirente che si è fatto prendere per il ……. dove ha trovato i soldi? Così come lo sceicco e tanti par suo. Andiamo a vedere come è strutturata la nostra società odierna e soprattutto non sarebbe il caso di fare in modo che l’arte (patrimonio di tutti come il quadro su nominato) stesse nei musei dove tutti possono ammirarla e non chiusa in una reggia privata, privilegio di pochi?
È vero che “Non possiamo conoscere cosa avrebbe fatto Cezanne sapendo della vendita dei suoi quadri”, ma è anche vero che l’artista, a mio modo di vederlo, è figlio del popolo e non del capitalismo. Per il resto mi trovo d’accordo.
L’opera d’arte nasce dalla genialità del singolo che alle volte resta solo tutta la vita, altre volte (come gli impressionisti9 lavora per un certo periodo in gruppo. Egli è figlio del libero pensiero e ritengo non abbia appartenenze idelogiche. Il problema è che quando egli è giovane non si sa se il suo lavoro lo porterà ad alte vette o sarà solo un “crostaro”. Quando è anziano è troppo tardi per aiutarlo perché in realtà, la cosa migliore sarebbe quella di fargli uno stipendio e che tutte le opere d’arte finissero solo nei musei e non in mano private. La cultura, il sapere, devono essere a portata di tutti. Purtroppo per questo dovremmo avere studiosi d’arte corretti e bravi (la prima la vedo molto dura) o quantomeno strutture private dove dei giovani possano affacciarsi come avveniva nelle gallerie fino agli anni 60′. Va anche detto che qualsiasi attività legata alla cultura non è che sia seguita molto. Si riempiono gli sttadi e non i teatri. Saluti Stefano.