Ciclisti o polli di allevamento?
Il Tour, una delusione dopo l’altra, una noia dopo l’altra: il Tour non è più il Tour. Il Tour non arriva in cima a monte Ventoux, dove avrebbe dovuto arrivare, perché, dicono, c’è vento e i ciclisti, i fachiri dello sport, potrebbero prendersi il raffreddore. La tappa Bourg-en-Bresse – Culoz, un’altra sbadigliata. E non solo. Nessuno attacca la maglia gialla, nessuno cerca di distinguersi, nessuno vuole mettersi in gioco. Gli incontri competitivi dovrebbero essere lì per questo o no? Niente, non c’è più sport, agonismo, individualismo. Era meglio, molto meglio, quando i ciclisti si riempivano di droga, almeno davano spettacolo.
Anche oggi, nella penultima tappa, tutto dorme, tutto è soporifico. Addio Grande Boucle, addio sport, addio atleti con le palle, addio lo sport degli atleti veri e non quello dei polli di allevamento. Adesso è iniziata, e bisogna dirlo, è iniziata l’era dei polli di allevamento. Il Tour non è più il Tour, si è ridotto solo ad un branco di pecore formattate e guidate da boss fifoni e cronisti nazionalisti.
Questi, i cronisti nazionalisti, non si perdono mai d’animo di fronte ai fachiri dello sport del proprio paese. Quando crolla uno di loro, perché è esausto, perché non ha più gas, perché non ha più le gambe, perché in realtà di gambe si tratta, i cronisti nazionalisti dicono che la causa del suo crollo è una crisi di fame, un’indigestione, un caduta, una scivolata, un male al culo. Insomma, tutto dicono eccetto quello che dovrebbero dire: IL POLLO È SCOPPIATO, NON C’È LA FA PIÙ!
Ai fachiri dello sport poi gli viene proibito qualsiasi iniziativa, qualsiasi sfida, qualsiasi sforzo, qualsiasi rischio, slancio individuale, devono sottostare agli ordini, fare sempre ciò che i boss della squadra gli dicono di fare, addirittura gli esterni, quelli seduti comodamente nella loro ammiraglia. Ma che sport è mai diventato questo!
Presto, e ci scommetto quello che volete, i signori critici, ufficialmente venduti al Sistema sfruttatore e manipolatore in cui viviamo, riusciranno a dimostrarci che i polli di allevamento si sono trasforrmati in aquile e, infine, in Supermen! Nulla da dire, solo questo: viva i nuovi fachiri dello sport, viva i polli di allevamento, viva la cultura di merda in cui viviamo!
UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, allora passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che parla agli amici del Web, Orazio Guglielmini.