Dobbiamo bruciare Dante Alighieri? – in 4 post, seconda parte
“Raccolgo da terra,” continua Witold Gombrowicz, “quest’opera vergognosa (anche a me capita a volte di pestare per terra il libro che sto leggendo) e percorro con lo sguardo l’intero poema. Sì, è proprio così, da questa infernale stanza delle torture s’innalza l’incenso del Supremo Amore: non solo Dante accetta e approva l’inferno, ma addirittura lo venera! Ma com’è possibile… com’è potuto accadere che un‘opera così depravata dalla più ferina paura, così servile, così contraria al più elementare senso di giustizia dell’uomo abbia potuto, nel corso dei secoli, trasformarsi in un Libro Edificante e nel più insigne dei poemi?”
Questo insigne poema, che è la Divina Commedia, è anche un potenziale culturale traumatizzante. Può traumatizzare non solo il lettore, ma anche un intero popolo e può fare di esso un popolo sadico, masochista, sadomasochista, arrogante, ingiusto, ignorante, fanatico. E non è l’unico libro ad avere un’influenza così catastrofica sugli esseri umani. Di questi libri ce ne sono tantissimi. Eccone alcuni: la Bibbia, la Repubblica di Platone, il Principe di Machiavelli, Mein Kampf di Adolf Hitler, Il mito del XX secolo di Alfred Rosenberg che era il vangelo del nazismo, così anche, ovvio, la Divina Commedia di Dante, il libro più propagandistico al mondo dell’Inquisizione e della Chiesa.
“Come ho potuto,” procede il filosofo, “come ho potuto indignarmi un momento fa? Ad approvare l’inferno non è il singolo Dante, ma tutta la sua epoca. Lui non fa altro che ripetere formule codificate dal sentimento collettivo. Parole, nient’altro che vane parole… Era il modo di esprimersi del suo tempo. Tutto qui.”
Gombrowicz a questo punto aveva capito perfettamente chi era Dante: uno che andava in giro ad ascoltare ciò che diceva la gente per poi scriverlo nel suo grande libro. Oggi diremmo che non era nulla più che un piccolo reporter di provincia.
“Senza questa progressiva degradazione,” prosegue, “quale uomo avrebbe mai osato bruciare un altro uomo? La radicale idea del peccato, dell’inferno e della tortura dovette frantumarsi in un bel po’ di menti ottuse e di sensibilità smussate, prima di esplodere in una fiamma dura, inesorabile e realmente ustionante.”
Parole sacrosante, parole vere, parole che dovrebbero pesare come macigni sulla coscienza dei responsabili se costoro avessero veramente una coscienza: non ce l’hanno! Infatti, di certo, è anche grazie alla Divina Commedia se per secoli la Chiesa ha bruciato gente, ha insanguinato la terra, ha insozzato la mente e ha incamerato ricchezze a non finire!
Nel prossimo post, parte terza