Elogio al Popolo lavoratore – post 6
“Pari opportunità”
Cosa mai può voler dire “pari opportunità?” È una cosa seria o una presa in giro o, forse, vuol dire “democrazia”? E come viene praticata questa? Insomma, che cosa significa “pari opportunità?”
Forse vuol dire “umanità”? E che significato ha questa parola? Lasciare che certi esseri umani colino a picco in fondo al mare e magari con la pancia vuota e il respiro che gli si congela nell’anima e altri invece che gozzovigliano su dei mega panfili a più non posso? Forse può voler dire questo. Quindi, essere la causa dell’altrui morte, lasciar morire letteralmente dalla fame, questo significa “umanità?”
Non capisco ancora. Forse vuol dire “altruismo”? E cosa mai può voler dire, “altruismo”? Amare il proprio simile oppure portargli via tutto? Ma in fin dei conti, cosa può voler dire questo vocabolo “altruismo?”
Ho capito. Vuol dire compassione, pietà, commiserazione, pena, intenerimento, misericordia, e cioè gettare un osso spolpato a chi sta morendo di fame. È questo, vero, quello che vuol dire?
Basta così o dobbiamo continuare a pesare e valutare altre belle e illustri parole? Una cosa è certa in tutto questo indegno affare: il Popolo lavoratore di tutto ha bisogno eccetto che di ossa spolpate, dato che, in realtà, è tutta roba sua, perché senza di lui nulla nasce, cresce o fiorisce. Il Popolo, infatti, ne ha fin sopra i capelli di tutto questo falso e criminale vocabolario. Per lui i valori, la realtà sociale, il senso delle parole, il mondo intero, socialmente parlando, è tutto sottosopra. La realtà è questa: chi lavora non ha niente e chi non fa niente ha tutto! È tollerabile, umanamente parlando, questo contratto sociale?
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Nel prossimo post, il Popolo lavoratore si ribella