Elogio al Popolo lavoratore – post 9
I giochetti competitivi dei parassiti sociali
“Se vogliamo la storia vera, dobbiamo scrivercela, quella che abbiamo ereditato e in cui viviamo è falsa e criminale,” Orazio Guglielmini
Iniziamo con quelli più in vista e poi nella graduatoria che segue.
1 i politici
2 i monarchi
3 i sacerdoti
4 i capitalisti
5 i professionisti statali
6 i corpi di polizia
7 i mass media
8 gli artisti (scrittori, cantautori, pittori, attori, tutti quelli che fanno il gioco, consci o inconsci, del potere)
9 gli sportivi
Questi sono i più grandi parassiti che il Popolo deve nutrire in modo che inseguano i loro vizi e i loro ideali mentre lui, privato degli ideali e dei vizi, quindi della libertà, deve sacrificarsi facendo una vita da cane e lavorando a più non posso per mantenere e far fare vita bella a loro. Questi signori parassiti competono fra di loro, non per rimanere in vita, non per la sopravvivenza, come fa il Popolo, ma per le loro poltrone, poltrone zeppe di agi, piaceri, soddisfazioni e ricchezze, un altro impiego i parassiti non ce l’hanno. Vivono solo per rincorrere, lungo tutta la loro esistenza, le loro ambizioni, ambizioni che vanno al di sopra delle leggi e sono di natura delinquenziale.
L’istinto degli animali selvatici è quello di nutrirsi giorno dopo giorno, perciò, soddisfare le esigenze biologiche è tutto quello che conta per essi, non hanno altri grilli per la testa. Così per il Popolo lavoratore. Anche lui, ridotto a bestia selvatica, quando si alza il mattino deve cercare il cibo per nutrirsi e nutrire la sua famiglia; anche lui, dunque, come le bestie, deve cercare il cibo ovunque sia: in una miniera a mille/duemila metri di profondità, dove potrebbe restare seppellito per sempre, in un cantiere edile dove potrebbe cadere da un’impalcatura e rompersi l’osso del collo, in un’acciaieria dove potrebbe perdere un arto come niente, in una fabbrica alla catena di montaggio, in una diga in costruzione, nei campi, nei porti, ovunque. Il Popolo non vive per realizzare le sue ambizioni e inseguire professioni raffinate e ben pagate come fanno i suddetti signori parassiti, vive solo per nutrire le sue esigenze corporali, grazie a leggi inumane e discriminatorie.
Come mai, ci chiediamo noi, come mai non esiste una sola persona al mondo che ha la vocazione di fare lo spazzino, il bracciante, il muratore, lo zappatore, lo scaricatore di porto, il minatore, il ferraiolo, il bidello, insomma, come mai non esiste una sola persona al mondo che ha la vocazione della schiavitù, non della schiavitù mentale come quella dei religiosi, degli ideologi, ma della schiavitù fisica? Tutti invece hanno la vocazione di diventare capi di governo, leader, artisti, compositori, piloti, preti, musicisti, calciatori, papi, poeti, narratori, ricchi sfondati, capitalisti, cardinali, ma non la vocazione del lavoratore, di quello che lavora per davvero, di quello senza cui nulla nasce, cresce o fiorisce.
Qui, tanto per non lasciare dubbi, qui non si sta parlando in termini di eccezioni. Si sa che potrebbe esistere qualcuno che ama i lavori pesanti, umilianti, pericolosi, al limite della sopravvivenza, dello sfascio fisico; si sa anche che qualcuno da figlio del Popolo può diventare un capitalista, un leader, e questo e quell’altro, queste cose si sanno, però qui non stiamo pensando in questi termini, pensiamo secondo regole generali e queste ci dicono che il 99,9% delle persone desiderano fare una bella vita, e ciò significa lavorare il meno possibile, fare lavori creativi, interessanti e molto lucrativi. Il rimanente del 99,9% che volesse fare dei lavori pericolosi e umilianti, forse, se analizzassimo fino in fondo le ragioni per cui volesse fare questi lavori, scopriremmo che le sue sono delle ragioni patologiche, perché desiderare di fare la bestia da soma, desiderare di diventare uno stakanovista, si dev’essere proprio piccoli di cervello e avere l’istinto dello schiavo.
Schiavi non si nasce, si diventa, e si diventa schiavi solo e solo in un sistema sociale barbaro e truce, le cui leggi selettive e dispotiche spingono i poveri alla servitù e allo schiavismo. Il nostro sistema sociale ha innalzato al massimo valore i giochetti sociali competitivi dei privilegiati, di quelli che hanno le possibilità d’inseguirli, grazie sempre e sempre al sacrificio della vita dei “veri lavoratori”.
Tutto questo, osservato da un punto di vista etico e umano, lo si può definire come un sistema assassino e criminale alla massima potenza, vale a dire che più assassino e criminale non si può.
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Nel prossimo post, L’esercito del Popolo