Fiori di sierra, romanzo, la vita all’estero, parte seconda (6)

VI

Qualche sera prima del matrimonio di Michele e Maddalena, Nicolò vide arrivare the australian girls abbordo di due automobili. In una c’era un uomo, un garagista di Stìdero che aveva dovuto accompagnarle per mostrar loro la strada. Al volante dell’altra vettura c’era Gaby.

Come le ragazze videro Nicolò, scesero in fretta dalle vetture e tutt’e tre gli volarono letteralmente al collo, iniziando a strillare dalla gioia. Erano felicissime di essere giunte alla sospirata destinazione, liete di rivedere un amico del paese dei canguri.

Nicolò, dopo aver contraccambiato il loro entusiasmo, pagò l’uomo che le aveva accompagnate e aiutò le donne a portare dentro il bagaglio.

In casa, the girls 1, incominciarono a guardarsi intorno.

“È carino qui!”

“Ci aspettavamo di peggio.”

“What a gorgeous little place in the middle of nowhere”. 2

Judy notò che c’erano due letti singoli in una camera e uno doppio in un’altra. Avvicinandosi, disse: “Mm, proprio quello che ci vuole!”

“La solita fortunata,” risuonò di rimando la voce di Sheryl. “Anche in questo sperduto luogo trovi qualcuno che ti coccola.”

“Don’t I deserve it?”3 domandò lei con civetteria.

“Of course you do, dear,”4 rispose l’altra con un pizzico di ironia.

Gaby si era impossessata della specchiera. Disse guardandosi: “Malgrado il viaggio micidiale che abbiamo fatto, il mio viso è ancora attraente, non pensate?”

“Certo,” fece Judy sbirciandola, “sei affascinante come sempre.”

Improvvisamente quella casa, la casa sotto il picco sporgente dell’Agave, era diventata un’altra. Quelle pareti non avevano mai visto altro che gente sottomessa a una esistenza dura, circoscritta, primitiva; gente che non sapeva ridere, divertirsi, ragionare, ma solo mangiare come le bestie, copulare come le bestie, defecare e dormire come le bestie e questo giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino alla morte, il resto era retorica.

Adesso, grazie alle girls, quelle pareti sembravano vibrare di vita, erano diventate, in un batter d’occhio, più plastiche, più belle, più sorridenti, più tutto. Uno spirito nuovo, vitale, libero si muoveva dentro quelle mura, un alito capace di rinnovarsi ad ogni istante, una vita che, priva di condizionamenti primitivi e ciechi, sceglie il suo modo di esprimersi e atteggiarsi.

The girls si muovevano senza impacci, parlavano con scioltezza, si toglievano i vestiti per mettersene altri con tanta naturalezza da fare rabbrividire il più evoluto degli stideresi. E, una volta lavate profumate pronte e a loro agio, entrarono in cucina dove Nicolò si era già messo a preparare la cena.

A tavola parlarono del viaggio, dei loro successi e fiaschi con la lingua italiana e annunciarono che sarebbero rimaste lì con lui un paio di settimane. Volevano andare a Napoli, a Firenze, a Venezia. Avevano già trascorso alcuni giorni a Roma.

Nicolò raccontò loro quello che aveva fatto da quando era arrivato a Calvario, come andavano le cose, di Amedeo e di Lucia, di Michele e di Maddalena e della data del loro sposalizio al quale erano invitate.

“Erano deliziosi gli spaghetti,” commentò Judy.

“Complimenti al cuoco,” aggiunse Gaby.

Sheryl che era la più giovane e che non aveva cessato di guardare Nicolò mentre parlava, domandò: “Cos’altro hai da dirci?”

“Non so,” rispose lui. “Cosa volete che vi dica?”

“Parlaci di Calvario, di Stìdero, di quello che c’è da fare, da vedere qui e se hai qualche simpatico amico da presentarci,” disse Gaby.

“Brava!” si congratulò Sheryl con l’amica. “Proprio quello che volevo chiedergli io.”

“Mah,” fece Nicolò, “qui non c’è tanto da vedere o da fare, che io sappia, e mi meraviglio che vogliate trascorrerci una quindicina di giorni. Certo c’è sempre il mare che è bello anche più di quello di Sydney. Il tempo è caldo e volendo uno si può anche bagnare. Per quello che riguarda amici simpatici, questi dovete cercarveli voi, sempre che ne troviate di vostro gusto. Io ho un amico e un cugino: il primo sta per sposarsi e l’altro è già padre di due figli.”

“Sembra proprio che siamo finite in una terra di sogni!” disse Sheryl sarcasticamente.

“Tu lo sai,” continuò Gaby dopo aver mandato giù un’altra sorsata di vino, “tu lo sai che da noi vengono continuamente vantate le qualità dell’amante mediterraneo, the latin lover, e qui, per quello che ne sappiamo, dovremmo trovarci nel cuore del Mediterraneo, perciò puoi capire la nostra curiosità.”

“Leggi sempre nel mio pensiero,” fece Sheryl. “Esattamente quello che volevo dirgli.”

Nicolò le osservò e poi disse: “La fame è cieca, ragazze, e per aver successo in certe cose ci vuole solo fame. Togliete questa vorace belva dal corpo e vi rimarrà soltanto un mito rozzo e falso che fa fatica a stare in piedi. Per divenire un amante virtuoso uno ha bisogno di tanta sensibilità, empatia, studio, pratica, intelligenza, ragionevolezza e questo non solo nell’amore, ma in tutte le arti. Qui, in questa terra dove ora voi vi trovate, e io non so se sia il centro del Mediterraneo oppure no, quest’arte, l’arte del latin lover, balla, se balla, unicamente innanzi alle canne del fucile e, ahimè, balla una sola volta. Certo ci si può sempre imbattere nel caso straordinario, l’eccezione, come si dice, ma questa, ovviamente, è rara.”

“Dài, dài,” proseguì ora Judy, “non ascoltatelo. È tutto spiegazioni e teorie. Vedrete che domani le strade saranno piene di ammiratori che ci corteggeranno.”

“Magari!” esclamò Gaby.

“Se non ci saranno degli ammiratori, ci sarà senz’altro della ciccia,” disse ridendo Sheryl.

“Che pessimo italiano ti hanno insegnato a scuola,” la morse Nicolò in tono di celia.

“Che cosa vuol dire ‘ciccia’?” chiese Judy.

“Flesh, nel senso volgare della parola,” tradusse Gaby.

Judy si girò verso Sheryl, la puntò, le disse con tono ambiguo: “Sei piuttosto volgare, tesoro, non pensi?”

“È stato quel figlio di buona donna di Mariano a Sydney che mi ha insegnato questa parola, e chiamava anche me così,” protestò lei.

“Non hai bisogno di giustificarti per quello che hai detto, cara, tanto meno di dare la colpa a Mariano,” fece Gaby stringendola affettuosamente a sé.

“Ben detto!” disse Nicolò. “A proposito, ho fatto del mio meglio per farvi trovare il necessario in casa. Se c’è qualcosa a cui non ho pensato, possiamo procurarcela domani a Stìdero.”

“Per quello che occorre a noi durante i giorni che staremo qui, c’è più che l’indispensabile,” proferì Gaby.

“Proprio così,” aggiunse Judy.

“E tu con chi di noi dormi questa notte?” chiese di nuovo Sheryl che sicuramente era di ottimo umore.

“Con te, cara, solamente con te,” fece lui ridendo.

“No, con tutt’e tre,” disse Gaby dopo essersi scolata un altro bicchiere di vino. “Judy ci ha parlato molto del tuo spirito democratico, quindi sei nostro come noi siamo tue.”

Risero tutti.

Judy, a questo punto si alzò e, con un comportamento da commediante, prese Nicolò per la mano dicendo “Vieni,” e con civetteria se lo portò via lasciando le sue compagne in cucina.

“Questo si chiama diritto di proprietà o di sentimenti reciproci?” li raggiunse ancora una volta la voce di Sheryl.

“Ambedue, piccola ficcanaso,” disse Judy facendole una smorfia e chiudendo la porta dietro di sé.

 

1 Le ragazze australiane.

2 Che bel posticino nel mezzo di nessun luogo.

3 Non me lo merito?

4 Certamente, cara.


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