God save the Queen! – Dio salvi la Regina!
Posted in Pensieri di Orazio Guglielmini By Francis Sgambelluri On Ottobre 31, 2011God save the Queen! – Dio salvi la Regina!
What a nonsense! Che bestialità! C’è qualcosa in tutto questo business del pensiero umano più grottesca di questa invocazione che il popolo fa: Dio salvi la regina! Vuole, lui, proprio lui, il popolo, che Dio salvi proprio colei che più lo umilia e lo annulla!
Come puoi tu, io mi chiedo, come puoi tu schiavo augurare al tuo peggior nemico, a colei che rende la tua vita un inferno e la sua un paradiso, che Dio la salvi? Con quale criterio, con quale criterio puoi invocare che God save the queen quando questa non fa altro che umiliarti e succhiarti il sangue? Inaudito, la vittima che implora Dio di salvare il suo boia!
Insomma, in tutta questa royal faccenda, qual è il tuo ruolo, popolo, se non quello di sfacchinare da mattina a sera, di pagare tasse, di obbedire, di combattere guerre, di fare tutto ciò che ti viene chiesto di fare e tutto e sempre per la tua queen? E cosa succede se non lo fai? Ti si arresta, ti si bastona e infine ti si butta in prigione. Ecco come vieni ricompensato se non fili dritto!
A volte mi chiedo, non posso farne a meno, mi chiedo perché esiste il popolo. L’unica risposta che mi posso dare, è che esiste per costruire alla queen l’ultimo fantastico palazzo, l’ultima fantastica carrozza argentata, l’ultimo giardino, l’ultima nave da crociera, l’ultimo jet, l’ultimo bunker per salvarle il culo in caso di guerra atomica. Di più. Esiste per tessere e cucirle il milionesimo vestito, per farle assaporare l’ultima novità gastronomica, per pulirle e profumarle la royal fogna quando è piena di merda, per urlare quando la vede God save the queen! E, last but not least, per difenderla a spada tratta contro cani e porci e a torto e a ragione. A questo punto non posso fare a meno di chiedermi ancora qual è la differenza tra la società umana e quella delle formiche che esistono solo per mantenere la loro queen?
Proprio come si condiziona un cane che, anche se il suo padrone lo bastona da mattina a sera, anche se non gli dà da mangiare, anche se gli sputa addosso, è sempre pronto a difenderlo e a morire per lui, così il popolo per la sua queen, per i suoi padroni, per i suoi aguzzini, per i parassiti al potere. Due animali, il popolo e il cane, condizionati per essere schiavi dei loro padroni.
La società, la società in cui viviamo, è un abbraccio, un abbraccio mortale di cinismo e assurdità, di barbarie e infantilismo. La regina sa, il suo staff sa, cioè il governo, la nobiltà, i prof, tutti sanno, sanno che stanno sfruttando e abusando del popolo e sanno anche che non hanno nessun diritto né divino né umano per farlo eccetto quello che si sono dati loro stessi, però, nonostante ciò, continuano a farlo per i loro comodi. La natura umana, non è umana, ma animalesca; non è intelligente, ma furba e sciocca.
La creatura a cui il popolo augura lunga vita sequestra i suoi figli, li manda in battaglia, li fa combattere contro i suoi nemici, li impiega per proteggere le sue ricchezze, per tenerla al potere, per farli lavorare per lei e per darle, appunto, una vita da regina! Come, come può allora il popolo sgolarsi urlando che Dio salvi la regina quando questa lo insegue ovunque, dalla culla alla morte, come una iena affamata?
È tutto un controsenso. Non ci si capisce più nulla. Il mondo è governato dal grottesco, dall’irrazionale, dalle favole dell’orrore. La poesia sociale è una poesia dell’abominio.
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