Il disagio è ormai insostenibile
Lo so, lo so fino alla nausea. È brutto alzarsi il mattino e iniziare a vomitare a destra e a manca. Ma cos’altro posso farci se mi prende la nausea, se mi viene da vomitare? Se uno si alza in un campo di concentramento e questo, una volta sveglio, una volta che ha preso coscienza del paesaggio che lo circonda, lo fa vomitare, cosa può farci? Lo stesso succede a me.
L’altro dì, ad esempio, ho vomitato tutto il giorno, poi anche la sera, dunque, durante la notte. La nuova ladroneria romana mi ha creato questo sconforto. Ormai vomito e basta. It’s enough che ascolto qualcosa dei tigi del Bel Paese e patatrac! Un’ora fa ho vomitato sul vestito d’un tipo dal giornalaio. Ho dovuto pagargli la lavanderia. Ieri mattina per poco non ho vomitato su un altro. A casa non so più dove mettere i piedi.
No, non ce la faccio più. Le notizie, queste infamie e bestemmie acustiche, giorno dopo giorno, così cariche d’insulti, di scempiaggini, di schifo, di obbrobrio sociale, causano in me questa indisposizione fisica come il campo di concentramento la causa ad un prigioniero.
Certo potrei smettere di ascoltarle, ma non ce la faccio. Come un prigioniero in un campo di concentramento può ignorare dove si trova? Così io. È inutile, le ho provate tutte. In quest’ultimo tempo do la colpa al mio sistema biologico. È tutta una questione di stomaco. Il mio è fragile. Ormai basta poco, pochissimo per mandarlo in tilt.