Il Paese delle meraviglie
Il mio libro, “Il Paese delle meraviglie”, è lo specchio in cui ogni italiano può vedere la realtà del suo paese e può vedersi e capirsi anche nella sua veste storica. Non pretende di avere uno stile eccelso, non pretende una retorica raffinata, una forma perfetta e non gode neppure d’un magnetismo pubblicitario preconfezionato, nulla di tutto questo, si accontenta solo di esprimersi in uno stile facile, alla portata di tutti. Si concentra però sui fatti, sulle cose essenziali, su quella storia che appartiene ad ogni anima di questa zolla di terra, ma che solo pochi conoscono. Si sa, è ormai una vecchia storia, il popolo non deve avere una testa sua, è pericoloso per le istituzioni che lo governano, non lo si deve quindi informare su come stanno realmente le cose e, guarda caso, “Il Paese delle meraviglie” osa fare proprio questo.
“Che impudenza!” fa uno.
“Chi è il suo autore?” fa un altro.
“Un nessuno,” fa il primo.
“Bene. Così deve rimanere: un nessuno,” ribadisce il secondo.
È tutto chiaro, allora. Il contenuto del mio libro non piace, è tabù, è antistoria, è roba maledetta. Guai a renderla pubblica! Appunto per questo è stato rifiutato dalle case editrici, quelle che pubblicano le auliche lettere. Queste (spero non tutte), e bisogna pur dirlo, vengono semplicemente sponsorizzate, perciò guidate, da “Lo Stato predatore”, e ciò dovrebbe spiegare la ragione per cui “Il Paese delle meraviglie” non è ancora in libreria.