Il palcoscenico, il palcoscenico ad ogni costo!
Ormai anche i decrepiti non intendono più mollarlo. Quando sono lassù, sul palcoscenico, respirano aria di bordello istituzionalizzato, aria che li attira come la merda attira le mosche. È proprio quell’aria che cercano vogliono ambiscono, quella a cui si sono sempre ispirati: la loro unica ambizione. Perché? Perché lì è facile far carriera, facile riempirsi le tasche, facile diventar famosi e anche perché fuori dal palcoscenico c’è solo il vuoto e la noia, lo schifo e la nausea, la nullità e l’anonimato.
“No!, urla il buffone-attore, non voglio abbandonare il palcoscenico, il ruolo della primadonna mi piace! Lo voglio! Mi sento tagliato!”
“Ci credo,” disse una voce fantasma fra i cloni, “ci credo che ti senti tagliato per questo mestiere, consideriamo tutto quello ti prendi e in cambio dai!”
È questo lo spirito che regna nel cuore dei commedianti, nel cuore dei signori politicanti, degli avventurieri e ciarlatani; è questo il nobile sogno meta obiettivo di tutti coloro che adorano vivere una vita a sbafo, all’insegna dell’impostura e dello spreco, all’insegna della vuotaggine ragionata e dell’imbroglio. Proprio così, nessuno vuole abbandonare il teatro della vergogna una volta lì. Giovani e vecchi, vecchi e giovani, tutti, nessuno escluso, una volta primadonna sempre primadonna. I pagliacci, i buoni a nulla, i cinici adorano il gran pubblico, un pubblico ormai ipnotizzato, ubriaco, narcotizzato, deficiente, intontito, robotico, acefalo, inebetito, nullo, un pubblico solo buono per portare il basto e per applaudire i suoi carnefici e buffoni.
“Ahi ahi ahi,
serva Italia,
di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincia,
ma bordello!”
È cambiato qualcosa da allora? Se Dante fosse stato ancora in vita, è così che avrebbe descritto la nuova Italia:
Povera miserabile Italia, tu sempre in mano a ladri e a taglia gola, tu sempre alla mercè delle più bizzarre intemperie, tu sempre taverna e baraccone;
Povera miserabile Italia, sempre e sempre priva d’un vero capitano, non più però donna di provincia, ma troia mondiale!
Povera miserabile Italia, cos’hai mai fatto per essere sempre l’ultima del villaggio, sempre insultata e calpestata, sempre in mano alla peggior canaglia?
Povera miserabile Italia, luogo di squallore e di volgarità, eterno teatro di rovina e di disonore!
Sono costretto ad ammettere che questa denuncia.purtroppo, corrisponde a verità….Leggete I promessi sposi…e vedrete che l'italia descritta nel bellissimo libro NON E' CAMBIATA PER NIENTE…(francia o spagna….basta che se magna….) Ci vorranno molti secoli prima che gli italiani "sentano" la patriA COME UNA LORO COSA, UNA COSA CHE GLI APPARTIENE..