Interstellar: un vero e proprio capolavoro di nonsenso stellare
Posted in Attualità, Cronaca, Film By Francis Sgambelluri On Novembre 16, 2014
L’ammetto, non capisco un accidente di buchi neri e di buchi bianchi, di wormholes e di spazio a cinque e undici dimensioni, di viaggi spaziali e di navicelle interstellari, di gravità e di relatività, di materia oscura e di energia oscura, di particelle wimps e di bosoni, di materia fantasma e di materia reale, di big bang e di multiverso, di galassie e mondi virtuali, ma capisco quel tanto che mi basta per dire che il film “Interstellar” è una grande boiata ossia, detto in belle parole, “Interstellar” è un vero e proprio capolavoro di nonsenso stellare.
Fare simulazioni al computer, giocare col pc con buchi neri e wormholes è una cosa, nella realtà, sempre ammettendo che questi fenomeni esistano per come la scienza teorica li interpreta, è tutt’altra cosa. È vero, lo sappiamo ormai benissimo, è stato sempre così, la realtà non piace a nessuno, o solo a pochi e io faccio parte di questi pochi e me ne vanto. Però, a Christopher Nolan, il regista di Interstellar, sicuramente la realtà non piace e, infatti, non la rappresenta affatto per quello che riguarda l’infinito.
Ripeto, so quel tanto per sapere che ancora oggi nessuno sa veramente che cos’è un buco nero, nessuno sa che cos’è un wormhole, nessuno sa che cos’è l’energia oscura, nessuno sa che cos’è vaggiare nello spazio e forse Apollo 11 non è mai arrivato sulla luna. La scienza speculativa, teorica e i giochetti al computer non hanno nulla a che vedere con la realtà vera e propria che è lì nello spazio.
E la storia? Anche questa poi… In breve, uno scienziato (Michael Caine) che pur di salvare l’umanità dall’imminente morte del pianeta Terra, dice il falso e manda tra le stelle un team di scienziati in cerca di altri pianeti abitabili. Questi, i componenti della navicella spaziale, lungo la loro odissea trovano modo di litigare, di non intendersi, di uccidersi, di gridare amore amore ma solo una volta che l’amore non c’è più, oppure si trova dietro il muro d’un wormhole trasformato in un fantasma! Insomma, ci chiediamo noi, perché, sempre ammettendo che si potesse, perché voler fertilizzare l’universo con una specie tanto litigiosa, negativa, malvagia, criminale e violenta?
E comunque, anche se fosse tutto così, dovrei, dici tu lettore, dovrei pur sempre e in ogni modo elogiare lo sforzo fatto, il gesto, l’impegno del regista e degli attori per avere prodotto il film. Non la vedo così, io. Interstellar oggi viene buttato in pasto ad un pubblico quasi innocente in materia spaziale, cosmica, un pubblico che è assetato di novità, questo sì, ma cieco come una talpa per le conseguenze che questa novità crea nel suo cervello.
Che cos’è, allora, Interstellar? Realtà? Fiction? Fantascienza? Abracadabra? Un puro prodotto della mente? Che cos’è? Oppio, ecco che cos’è. Cosa? Su, dai! Vivremo tutti meglio, molto meglio se investissimo i nostri soldi e i nostri sforzi nella pulizia del nostro Pianeta, è così sporco!, e nel vero amore e nella comprensione di noi stessi, ne abbiamo così bisogno!
Alan Cromer, ne “L’eresia della scienza”, spiega la faccenda dello spazio in tutt’altro modo. Secondo lui, la stella più vicina a noi che potrebbe ospitare la vita non è Alfa Centauri, a 4 anni luce da noi, ma la stella di Barnard, a sei anni luce ossia a 53 miliardi di chilometri. Cromer dice che è solo una questione di aritmetica. Dopo aver calcolato tutto quello che c’era da calcolare, conclude dicendo che l’esperienza umana ci mostra che le nuove tecnologie raggiungono presto il limite del loro sviluppo. Viaggiare sicuri e tranquilli nelle profondità oscure dello spazio e più velocemente della luce è un bel grattacapo, per non dire impossibile.
Sostiene che la piramide di Cheope e l’atterraggio di Apollo 11 sulla Luna si assomiglino. La piramide di Cheope è stata costruita nel 2680 avanti la nostra era; Apollo 11, la missione spaziale che per prima ha portato gli uomini sulla Luna, Armstrong e Aldrin, è avvenuta il 20 luglio del 1969. Gli egiziani hanno continuato a costruire piramidi per altri mille anni, ma non sono mai più riusciti a costruirne una più grande di quella di Cheope. Gli uomini sono atterrati sulla Luna solo otto anni dopo il primo volo orbitale di Yuri Gagarin. Lo sbarco sulla Luna, sempre se è vero che gli astronauti americani ci siano arrivati, potrebbe essere la nostra piramide di Cheope, dice Cromer, un risultato destinato a non essere mai più superato. E se Alan Cromer avesse ragione e noi vivessimo per davvero in un pozzo cosmico dal quale non ne verremmo mai fuori? Ah, ah, ah!
Nella Grecia antica il soprannaturale era rappresentato dalla mitologia, nel Medioevo dalla religione ebraico-cristiana, oggi da Hollywood. Certo, mi rendo conto che c’è molta differenza fra le prime due e l’ultima. La mitologia greca e la mitologia ebraico-cristiana sono a un miliardo per cento pura invenzione, la fantascienza astrofisica è tutt’altra cosa. Però, però, però. Su, dai, diciamocelo tutto in una volta. Non sono un cretino, io. Lo so benissimo che lassù nello spazio c’è una miniera di sogni, è stato sempre così ed è ancora così, ma soprattutto c’è una miniera di quattrini facili da fare e anche in modo piacevole, e allora? E allora, niente, il mondo va così!
Questo però non esclude il fatto che ieri sera, io e Lorenza, andando a vedere Interstellar, abbiamo perso 14 euro, 3 ore della nostra vita e siamo ritornati a casa con una testa più confusa e inquinata di prima. La legge di Murphy però è chiara, almeno questa!, quando dice che tutto quello che può succedere nel mondo succederà, anche fare un film senza senso e venderlo al pubblico per un grande masterpiece.
la fantascienza, si sa, è letteratura e filmografia di fantasia che dovrebbe includere un fattore scientifico ed avere un certo grado di plausibilità scientifica,
ed anche interstellar secondo noi contiene questo requisito essenziale
intanto la storia inizia con un paese devastato da tempeste di sabbia, che sono memoria di un triste passato recente
Il termine Dust Bowl, conca di polvere, indica una serie di tempeste di sabbia che colpirono gli Stati Uniti e il Canada tra il 1931 e il 1939 causate da decenni di tecniche agricole inappropriate e dalla mancanza di rotazione delle colture. Il terreno fertile delle Grandi Pianure era esposto ad arature profonde che finivano per distruggere l’erba che ne assicurava l’idratazione. Durante la siccità, il suolo si seccò diventando polvere, e venne soffiato via verso est, principalmente in grandi nuvole nere. Talvolta queste nuvole di polvere oscuravano il cielo fino a Chicago, e gran parte della terra rimossa si perse completamente nell’Oceano Atlantico. Questo disastro ecologico causò un esodo da Texas, Kansas, Oklahoma, e dalle grandi pianure circostanti, con oltre mezzo milione di americani che restarono senza casa. Molti migrarono ad ovest in cerca di lavoro.
e Cristopher Nolan, il regista, ha preso ispirazione dalle crisi degli anni dal 1931 al 1939, e dal documentario del 2012 The Dust Bowl, per ricavarne ulteriori paralleli
si parte proprio da una situazione reale per ipotizzare un futuro nell’universo come unica via d’uscita per un pianeta che non è ormai più in grado di produrre cibo
le speculazioni in tema scientifico sono molte, ma dalle speculazioni a volte si fanno grandi scoperte
anche noi non capiamo di buchi neri, di wormholes e di spazio multidimensionale, di viaggi spaziali e di navicelle interstellari, di gravità e di relatività, di materia oscura e di energia oscura, di particelle wimps e di bosoni, di materia fantasma e di materia reale, di big bang e di multiverso, di galassie e mondi virtuali
però frequentiamo da anni un corso sul big bang e sul big crunch, cercando di capire da dove veniamo e speculando sul nostro possibile futuro
come interstellar che specula sulla probabilità di sopravvivenza nello spazio
per stare con i piedi per terra, anzi nello spazio, il 23 novembre prossimo alle 22.01 italiane ci sarà il lancio di Missione Futura
La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è pronta ad accogliere il Capitano Samantha Cristoforetti, pilota dell’Aeronautica Militare e astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per una nuova missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI)
Per la nostra astronauta, che raggiungerà la ISS con la navicella russa Soyuz, sarà il primo lancio nello spazio, dove, grazie a un accordo bilaterale tra Agenzia Spaziale Italiana e NASA – in base al quale il nostro Paese ha fornito all’ente spaziale statunitense moduli di rifornimento logistico e un modulo abitativo sull’avamposto orbitante, in cambio di utilizzo scientifico e opportunità di volo supplementari – resterà per circa sei mesi quale membro effettivo dell’equipaggio residente, contribuendo allo svolgimento di tutti i compiti di ricerca, sperimentazione, manutenzione operativa dell’enorme laboratorio spaziale.
La Stazione Spaziale è un grande laboratorio orbitante che dal momento del suo completamento è entrata nella fase di pieno utilizzo, divenendo un incredibile centro di ricerche a 400 km dalla Terra.
e questa è realtà, con un pò di speculazione potremmo veramente ipotizzare che un domani dovremmo vivere, per sopravvivere in stazioni fluttuanti nell’universo
ma c’è un altro aspetto di Interstellar che abbiamo apprezzato in particolare: la consapevolezza della tragicità della vita
il padre, pilota astronauta, che si scontra con il sistema scolastico, che non concede al figlio di proseguire con gli studi ingegneristici, perchè sulla terra c’è ormai solo bisogno di agricoltori e che decide di partire nello spazio, consapevole che potrebbe non rivederlo più
la figlia che non vuole rinunciare all’affetto del padre piange disperata e non lo saluta nemmeno, ma poi continua a studiare sperando di riuscire a trovare la soluzione della formula che consentirà di salvare il pianeta
gli anni sulla terra corrono, il figlio si sposa, ha due figli, invecchia, ostinatamente invia messaggi al padre, che legge a distanza di venti anni, piangendo e rendendosi conto di ciò che ha perso
e l’astronauta che invia falsi messaggi sulla terra per aver trovato un pianeta vivibile e che una volta risvegliato dal suo stato criogenico, attira Cooper e lo aggredisce perchè vuole a tutti i costi tornare a casa, spirito di sopravivenza anche nello spazio
morale: non siamo andati a vedere questo film per avere una plausibilità scientifica, in questo caso sarebbe stato meglio guardare un documentario di esperimenti di fisica
e non ultimo la bellissima poesia di Dylan Thomas:
NON ENTRARE LIEVE IN QUELLA BUONA NOTTE (1951)
Non entrare lieve in quella buona notte,
la vecchiaia dovrebbe infiammarsi e strepitare
al termine del giorno,
Ribellarsi, ribellarsi alla luce che si estingue
I savi pur sapendo alla propria fine che l’oscurità è giusta
ché le loro parole non diramarono saetta,
non entrano lievi in quella buona notte
I giusti, presso l’ultima onda, nel disperarsi di
quanto splendide le loro gesta fragili avrebbero danzato
in una verde baia
si ribellano, si ribellano alla luce che si estingue
I passionali che afferrandolo cantarono il sole
in volo
e apprendono tardi di averlo pianto sul suo cammino
non entrano lievi in quella buona notte
I seri, alla morte, che con vista accecante vedono
quanto occhi ciechi potevano brillare come
meteore ed esser vispi
si ribellano, si ribellano alla luce che si estingue
E tu, padre mio, là sulla cima triste,
insulta, benedicimi ora con le tue lacrime
furiose, te ne prego.
Non entrare lieve in quella buona notte
Ribellati, ribellati alla luce che si estingue.
Un articolo spiritoso, ma un po’ pessimista! Che gli americani siano andati sulla Luna non ci sono dubbi, a meno di non credere a complottopoli, il che varrebbe anche per l’11 settembre, la morte di bin Laden ecc. ecc. Credo che dobbiamo lasciare queste fesserie agli adolescenti e agli estremisti di tutti i tipi. Più vero quello che dici sui limiti dello sviluppo. Siamo abituati a pensare che il futuro significhi necessariamente una tecnologia superiore al passato, ma non è così perché le civiltà sono cicliche, nascono maturano e muoiono. Però proprio questo è il punto, che ne sappiamo che se l’Occidente è arrivato alla frutta, la Cina e l’India che sono di nuovo in una fase espansiva non abbiano tra qlc tempo i mezzi di viaggiare nello spazio? E cmq la Terra se continua a crescere nella popolazione e nell’inquinamento tra poco fa veramente la fine del film e ci dobbiamo cercare un altro posto dove vivere. Non credo affatto che lo spazio sia le colonne d’Ercole dell’umanità, perché i fatti dimostrano che le colonne d’Ercole sono state sempre superate in passato. Il problema è capire se veramente l’uomo sarà in grado di superare i propri limiti caratteriali più che tecnologici (vedi gli istinti distruttivi che ci sono sempre stati) per fare quel salto in avanti quale potrebbe essere la colonizzazione di altri pianeti.
Ammiro il tuo ottimismo, Gianluca, ma non lo condivido. Intellettualmente sì, realisticamente no. Mi convince più il realismo matematico di Alan Cromer.