L’Indifferenza divina (12)
Le fondamenta, dunque
Domanda: Su quali basi si fonda la credenza cristiana?
Risposta: Sulla totale assenza di una realtà divina, su un pensiero privo di qualsiasi veridicità evoluzionistica, sulla mancanza di eventi ultraterreni. La credenza cristiana si fonda su una creazione che è un puro prodotto della fantasia: la creazione istantanea. E non solo.
Jahvè
Ecco come Mircea Eliade, nel suo “Trattato di storia delle religioni”, lo descrive: “La personalità di Jahvè e la sua storia religiosa sono troppo complesse per potersi riassumere in poche righe. Diciamo tuttavia che le sue ierofanie celesti e atmosferiche hanno formato molto presto il centro di esperienze religiose che resero possibili le rivelazioni ulteriori. Jahvè manifesta la sua potenza nell’uragano; il fuoco è la sua voce e il fulmine viene chiamato ‘il fuoco’ di Jahvè o le sue ‘frecce’. Il Signore d’Israele si annuncia con ‘tuoni, fulmini e un fumo denso’ quando consegna le leggi a Mosè. ‘La montagna del Sinai era tutta in fumo, perché l’Eterno vi era disceso in mezzo al fuoco…’ Queste ierofanie celesti e atmosferiche, diversamente dalle altre divinità dell’uragano, manifestano anzitutto la ‘potenza’ di Jahvè. ‘Dio è grande per la sua potenza; chi saprebbe insegnare come lui?’ ‘Prende la folgore in mano (…) si annuncia con un boato (…) A questo spettacolo il mio cuore è tutto tremante, balza dal suo posto. Ascoltate! Udite il fremito della sua voce, il rombo che esce dalla sua bocca! Lo diffonde su tutta l’estensione dei cieli, e il suo lampo brilla fino alle estremità della terra. Non trattiene più il lampo, appena la sua voce rimbomba. Dio tuona con la sua voce in modo meraviglioso (…)’ Il Signore è il vero e unico padrone del Cosmo, può fare tutto e annientare tutto; la sua ‘potenza’ è assoluta, per questo anche la sua libertà non conosce limiti. Sovrano incontestato, misura la sua misericordia o la sua collera a proprio arbitrio, e questa libertà assoluta del Signore è la più efficace rivelazione della sua trascendenza e della sua autonomia assoluta, poiché il Signore ‘non è legato da nulla’, nulla lo costringe, nemmeno le buone azioni e il rispetto delle proprie leggi.
“Tale intuizione della ‘potenza’ di Dio come sola realtà assoluta è il punto di partenza di tutte le mistiche e le speculazioni ulteriori sulla libertà dell’uomo e le sue possibilità di salvazione mediante il rispetto delle leggi e una morale severa. Nessuno è ‘innocente’ di fronte a Dio. Jahvè ha concluso un’ ‘alleanza’ con il suo popolo, ma la sua sovranità gli permette di annullarla in qualsiasi momento. Se non fa questo, non è in virtù dell’ ‘alleanza’ – nulla ‘lega’ Dio, neppure le sue promesse – bensì in virtù della sua infinita bontà. Jahvè si mostra in tutta la storia religiosa d’Israele come un dio celeste e della tempesta, creatore e onnipotente, sovrano assoluto e ‘Signore degli Eserciti’, appoggiato dai re della dinastia di David, autore di tutte le norme e di tutte le leggi che consentono alla vita di continuare sulla terra. La ‘legge’, sotto qualsiasi forma, trova il suo fondamento e la sua giustificazione in una rivelazione di Jahvè. Ma, diversamente dagli altri dèi supremi, che non possono essi stessi agire contro le leggi, Jahvè conserva la sua libertà assoluta”.
Voilà, Rossi, come gli israeliti hanno scambiato gli umori atmosferici per il loro dio.
La nascita di Gesù
È proprio vero che è stato partorito da una madre vergine? È proprio vero che la donna che l’ha partorito era la madre di Dio? È proprio vero che la signora Maria era vergine quando ha messo al mondo Dio? È proprio vero che il figlio di Dio non aveva un padre? È andata veramente così? Ma, ma, ma quando mai una femmina ha partorito un figlio senza prima accoppiarsi con un maschio? Certo, oggi questo è fattibile, perché si può ricorrere alla fecondazione artificiale, grazie alla scienza! Ma allora, in quei tempi, la scienza non c’era, non in quelle menti che hanno inventato questa storia e la storia di Jahvè. E poi, per una donna di duemila anni fa e di quella zona geografica, era normale, se non voleva ammettere di aver fatto cornuto il marito ed essere lapidata, dire ch’era stata messa incinta da uno spirito santo. Così facendo, ci guadagnava tre cose: la vita, il marito e il figlio che diventava un santo!
Madri vergini
“Ora, la nascita di Gesù Cristo avvenne così: Maria, sua madre, essendo fidanzata a Giuseppe, prima di essere venuti ad abitare insieme, fu trovata incinta per virtù dello Spirito Santo.
“Sì, e il semidio greco Perseo nacque quando Giove visitò la vergine Danae in forma di pioggia d’oro e ne ebbe un figlio. Il dio Buddha nacque attraverso un’apertura nel fianco della madre. Coatlicue, la divinità dal gonnellino di serpenti, rapì al cielo una piccola palla di piume e se la nascose in petto, e così fu concepito il dio azteco Huitzilopochtli. La vergine Nana spiccò una melagrana dall’albero innaffiato col sangue di Agdistis ucciso e la ripose in seno, generando così il dio Attis. La figlia vergine di un dio mongolo si svegliò una notte e si trovò immersa in una grande luce, dando in seguito alla luce Gengis Khan. Krishna nacque dalla vergine Devaka, Horo dalla vergine Iside, Mercurio dalla vergine Maia, Romolo dalla vergine Rea Silvia. Per qualche ragione, molte religioni amano pensare l’utero come una strada a senso unico e perfino il Corano tratta la Vergine Maria con reverenza”, Christopher Hitchens, “Dio non è grande”.
Come vedi, Rossi, tutti nati da madri vergini, quindi, anche Cristo!
Mitra o Gesù?
“Resta vastissimo, in ogni caso, il silenzio della storiografia coeva. Tutto il primo secolo non cristiano – che pure fu il secolo di Gesù vivo – ha ignorato Gesù completamente. Nessuno storico ne fa menzione, né in Grecia né a Roma né in Palestina”, Karlheinz Deschner, “La Chiesa che mente”.
Conoscendo la mentalità truffaldina della Chiesa, che ha sempre falsato mentito e imbrogliato fin da quando è diventata Chiesa, non mi stupisce affatto che Gesù, in realtà, non sia mai esistito. Un’invenzione come tante altre. Gesù, in verità, è un composto: come noi siamo un composto di particelle, così lui è un composto di diversi personaggi mitologici.
Scrive Luigi Cascioli ne “La favola di Cristo”: “La vita di Mitra quale Salvatore, “Soter”, una volta disceso sulla terra, è del tutto simile a quella riportata dalle altre religioni riguardo ai loro dèi, anche se nel suo vangelo, a differenza degli altri Culti dei Misteri, gli si dà una spiegazione riguardo alla sua venuta sulla terra che lo vuole nato da una vergine che lo aveva concepito per opera dello stesso dio Aura Mazda. Cresciuto in virtù e saggezza, dette inizio alla sua attività redentrice predicando la morale Mazdeista. Una morale che indirizzandosi soprattutto agli umili e agli oppressi, veniva riassunta in una predica, detta delle “Beatitudini”, nella quale Mitra prometteva una ricompensa di felicità eterna dopo la morte a coloro che con rassegnazione avessero sopportato l’oppressione e l’ingiustizia su questa terra. Nel vangelo di Mitra venivano raccontati gli attacchi che egli aveva ricevuto da parte dei suoi nemici, i seguaci del principe delle tenebre Arimane (Angra Maniu) e dei suoi demoni, gli angeli del male. La sua passione è del tutto simile a quella degli altri Salvatori appartenenti agli altri Culti dei Misteri. Ucciso dopo essere stato torturato, fu appeso a un palo e fatto resuscitare il terzo giorno dalla morte dopo essere disceso agli inferi. Nel vangelo avestico viene riportata anche l’ultima cena che Mitra consumò con i suoi apostoli. Dopo aver trasformato il pane e il vino nel corpo e sangue proprio e aver detto loro che se lo avessero mangiato e bevuto avrebbero ricevuto la vita eterna, promise che alla fine del mondo sarebbe ridisceso sulla terra su un carro tirato da cavalli per giudicare, dall’alto di una nube, i vivi e i morti che sarebbero usciti dalle tombe ritornando in possesso dei loro corpi “resurrezione della carne”. Compiuta così la sua missione sulla terra e lasciato ai suoi discepoli il compito di propagandare la sua dottrina, Mitra veniva fatto risalire in cielo dove si riuniva con il padre Aura Mazda in attesa del giudizio universale”, p . 62.
Scrive Pepe Rodríguez in “Verità e menzogne della Chiesa cattolica”: “È perfettamente documentato che Mitra nacque da una vergine un 25 dicembre, in una caverna o grotta, che fu adorato da pastori e magi, fu perseguitato, fece miracoli, fu ucciso e resuscitato dopo il terzo giorno … e che il rito centrale del suo culto era l’eucarestia con forma e formule verbali identiche a quelle che avrebbe fatto proprie la Chiesa cattolica” p. 100.
Scrive “La nuova Garzanti, Enciclopedia Universale”: Mitra, divinità indoiranica della luce. Dal II al IV sec. il culto di Mitra, o mitraismo, ebbe grande diffusione nell’impero romano, come religione dell’esercito e concorrente del cristianesimo. In santuari sotteranei (mitrei) si celebravano misteri con banchetti iniziatici, ecc.
Scrive Michel Onfray nel “Trattato di ateologia”: “Non abbiamo né tomba, né sudario, né archivi: solo un sepolcro, inventato nel 325 da sant’Elena, la madre di Costantino…”, p. 113.
A questo punto, Rossi, la domanda è d’obbligo: quando parliamo di Gesù, stiamo parlando di Gesù, di Mitra o di cosa?
Il libro dei morti
Per quello che riguarda i plagi, voglio riportarti un passo de “Il Vangelo secondo la Scienza” di Odifreddi. “Il Libro dei morti egiziano, scrive, raccoglie una serie di formule funerarie e di istruzioni alle anime dei defunti, affinché possano superare positivamente il giudizio. La seguente dichiarazione di innocenza, rivolta ai quarantadue dèi che compongono la corte di Osiride, e risalente almeno al 1500 a. C., è tratta dal capitolo CXXV, e mostra una evidente somiglianza con il successivo decalogo biblico, non a caso riportato nell’Esodo (XX, 2-27), il libro che narra l’esilio del popolo ebraico in Egitto:
O corridore, che vieni da Eliopoli,
1) non ho commesso iniquità.
O splendente, che vieni dalle sorgenti del Nilo,
2) non ho rubato.
O faccia tremenda, che vieni da Rosetau,
3) non ho ucciso.
O spezzatore di ossa, che vieni da Eracleopoli,
4) non ho detto falsa testimonianza.
O malvaggio, che vieni da Busiri,
5) non ho desiderato la roba d’altri.
O vedente, che vieni dal macello,
6) non ho fornicato con la donna d’altri.
O comandante, che vieni da Nu,
7) non ho bestemmiato.
Ma ho dato pane agli affamati,
acqua agli assetati,
vestiti agli ignudi”, p. 86.
I numeri sono miei.
Nel decalogo della Santa Santissima Chiesa Cristocatto, il primo comandamento è: “Non avrai altro dio fuori di me”; il terzo e il quarto: “Ricordati di santificare le feste” e “Onora il padre e la madre”. Solo questi, forse, appartengono al Vecchio Testamento, ma non gli altri. La prima formula funeraria del Libro dei morti, “Non ho commesso iniquità”, potrebbe equivalere al quarto comandamento biblico, “Onora il padre e la madre”. In altre parole, non essere cattivo coi tuoi. Le altre formule sono state quasi tutte copiate alla lettera dal Libro dei morti egiziano e riportate nel decalogo biblico.
Proseguiamo con ordine.
Il secondo: “Non ho rubato” risulta il settimo nel decalogo biblico: “Non rubare”.
Il terzo: “Non ho ucciso” risulta il quinto: “Non uccidere”.
Il quarto: “Non ho detto falsa testimonianza” risulta l’ottavo: “Non dire falsa testimonianza”.
Il quinto: “Non ho desiderato la roba d’altri” risulta il decimo: “Non desiderare la roba d’altri”.
Il sesto: “Non ho fornicato con la donna d’altri” risulta il nono: “Non desiderare la donna d’altri”.
Il settimo: “Non ho bestemmiato” risulta il secondo: “Non nominare il nome di Dio invano”, detto diversamente, non bestemmiare contro Dio.
Ecco, Rossi, questi sarebbero i famosi comandamenti biblici, quasi tutti, uno per uno, copiati dal Libro dei morti egiziano.
Hai notato che nel Libro dei morti, sono le anime defunte che confessano di loro spontanea volontà il loro comportamento in vita, mentre nel decalogo biblico, le stesse parole vengono trasformate in ordini: “Tu non avrai …; tu non nominare …; tu non desiderare …” Ordini, ordini, ordini: tu non devi, tu non devi, tu non devi! Divieti, divieti, divieti! Spinoza ha touché. Non c’è una ragione persuasiva nella Bibbia, ma solo ordini trasmessi da padroni a schiavi.
La selezione dei Vangeli
Sai, amico Rossi, sai com’è avvenuta la selezione dei quattro Vangeli? In un modo molto interessante, addirittura illuminante! È stata compiuta durante il Concilio di Nicea, nel 325, e ratificata da quello di Laodicea nel 363. Il modus operandi per distinguere i testi “veri” da quelli “falsi” fu, racconta Pepe Rodríguez in “Verità e menzogne della Chiesa cattolica”, secondo la tradizione, quello della “scelta miracolosa”. Sono state conservate quattro versioni per legittimare la preferenza per i quattro libri canonici.
Ecco la prima versione: dopo che i vescovi hanno molto pregato, i quattro testi hanno preso il volo da soli fino a posarsi sull’altare;
ecco la seconda versione: sono stati messi tutti i Vangeli in competizione sull’altare e gli apocrifi sono caduti per terra mentre i canonici non si sono mossi;
voilà la terza: scelti i quattro, sono stati messi sull’altare e poi è stato interpellato Dio per farli crollare per terra se vi fosse stata in essi una sola parola falsa, cosa che non accadde con alcuno di essi;
e l’ultima, la quarta: nel recinto di Nicea entrò lo Spirito Santo sotto forma di colomba e si posò sulla spalla di ognuno dei vescovi mormorando all’orecchio quali fossero i Vangeli autentici e quali gli apocrifi”, pp. 50-51.
La sindrome di Gerusalemme. I messia, amico Rossi, non muoiano mai. Christopher Hitchens, nel libro citato, ci parla anche della “sindrome di Gerusalemme”, ci dice che nell’ospedale psichiatrico della stessa città c’è un reparto riservato a coloro che costituiscono un pericolo per sé e per gli altri. Sono quei personaggi mai fuori moda in quel luogo e che arrivano lì da tutte le parti della Terra per manifestarsi, per spacciarsi, per atteggiarsi come i nuovi redentori messia santi dèi ecc. Insomma i soliti Cristi e di questi il mondo è pieno.
Il racconto di Cristo
poi, è un racconto a posteriori. Mi spiego. Vedi, Lui, Cristo, sapeva tutto di tutto in anticipo! Sapeva chi l’avrebbe tradito, chi l’avrebbe negato, odiato. Sapeva anche che l’avrebbero crocefisso, che sarebbe risuscitato, che sarebbe ritornato sulla terra. Insomma, sapeva tutto anticipatamente. Non per nulla era il figlio di Dio!
Quando muore il suo amico Lazzaro, Lui piange e si dispera e uno non può fare a meno di chiedersi ma perché lo fa, dato che sa che poi lo risusciterà? Il suo è sicuramente un racconto straordinario, un racconto in cui il Protagonista sa in anticipo tutto ciò che succederà a se stesso e intorno a lui!
Di più. Prometteva ogni cosa: la vita dopo la morte; diceva che uno avrebbe trovato i suoi cari nell’aldilà, che questo mondo sarebbe stato distrutto. Diceva e diceva, prometteva e prometteva e, di tutto quello che ha detto e promesso, guarda caso, non si è avverato mai nulla. Che Figlio di Dio!
Nel prossimo capitolo ti parlerò dell’indottrinamento, del cervello del prete, del perché ci si faceva e ci si fa preti, del linguaggio del prete, del colto e del bello, dell’irreale, della morale, del vero volto della religione ecc.