L’Indifferenza divina (7)
“Dio lo vuole!”
Sai qual era, Rossi, qual era il grido più agghiacciante durante tutto il periodo medioevale? Era il grido della guerra. La gente era terrorizzata solo ad udirlo. Ma non c’era nulla da fare. Le cose stavano così. Tu mettevi figli al mondo per poi vederteli strappare e portare al macello. Trascinavano tutti, volenti o nolenti, alla guerra. Uomini di qualunque età dovevano andare a morire al grido di Dio lo vuole! Dio lo vuole! Dio lo vuole! Questo era il grido. E cosa voleva Dio, il Signore degli Eserciti? Era ovvio cosa voleva. Dal momento che era il Signore degli Eserciti, non voleva la pace, voleva la guerra, voleva che i suoi figli si facessero a pezzi sui campi di battaglia, voleva morte, stragi, distruzioni, dolori, fiumi di sangue. Jahvé era assetato di sangue; Dio era assetato di sangue; Cristo era assetato di sangue; la Chiesa era assetata di sangue; erano tutti assetati di sangue, sangue, sangue e sempre più sangue. Al grido di Dio lo vuole! si ammazzava, si ammazzava, si ammazzava. Ecco il volere dell’Altissimo!
L’Ebraismo con le “guerre del Signore”, il Cristianesimo con le “guerre sante” e l’Islam con la “Jihad” insanguinarono il mondo.
Le crociate giunsero in Terrasanta quando gli ALIENI si erano ormai trasformati in veri e propri mostri. Dei quindicimila uomini partiti dal Basso Reno nella prima crociata, quelli che erano riusciti ad arrivare a destinazione, massacrarono non solo i musulmani che tenevano la città di Gerusalemme, ma anche gli ebrei che non c’entravano niente. Lo facevano con tale foga che la lettera inviata al papa dal loro capo, Goffredo di Buglione, l’eroe delle chansons de geste francesi, lasciava chiaramente trasparire: “Se volete sapere che cosa è stato fatto del nemico a Gerusalemme, sappiate che, al Portico e al Tempio di Salomone, i nostri uomini avevano il vile sangue dei saraceni fino ai ginocchi dei loro cavalli. Gli ebrei della città erano stati rinchiusi nella loro sinagoga e bruciati vivi”. Una strage nazista, con otto secoli e mezzo di anticipo, commenta Messadié, p. 152.
“Nel 1298, un cavaliere tedesco di nome Rindfleisch, ‘carne di manzo’, organizzò bande di uomini che si prefiggevano il compito di uccidere gli ebrei; questi precursori delle SS avrebbero massacrato gli ebrei in 146 località del Centro e del Sud della Germania. La follia omicida raggiunse la Franconia, la Svevia, l’Assia, la Turingia e Heilbronn. Nel 1336, partiti da Worms, le stesse bande di assassini, chiamate ormai Armleder, ‘braccia di cuoio’, imperversavano nel Württemberg, in Franconia e in Alsazia. Dal XIII al XV secolo, quasi nessuna città tedesca riuscì a evitare l’isteria antisemita e assassina scatenata dal cristianesimo, da Colonia nel 1424 a Salisburgo nel 1470, da Praga nel 1400 a Zurigo nel 1435”, “Storia dell’antisemitismo”, p. 170-171.
Tutto quello che succedeva nell’Europa di quei tempi, Rossi, era pilotato da Roma. “Innocenzo III inviò un ordine a Filippo Augusto: ‘Tocca a voi cacciare il conte di Tolosa dalla terra che occupa e toglierla agli albigesi per darla a dei bravi cattolici’. Ma il re non poteva agire liberamente: Giovanni d’Inghilterra e Ottone di Germania fomentavano il dissenso. Fu così che l’abate di Gireaux, divenuto legato pontificio, promosse la crociata contro gli albigesi, dichiarando estinti i debiti (chiunque aveva debiti con gli ebrei, per non pagarli li uccideva; era questa la prassi dei cristiani, prassi benedetta dal santo padre di Roma, il vice di Dio in terra) di tutti i partecipanti. L’argomento fu convincente. È in quest’occasione che l’inquietante Arnaud-Amaury, a cui fu chiesto come si sarebbero potuti riconoscere gli eretici, diede la famosa risposta, tutta improntata alla fede e alla carità cristiana: ‘Uccideteli tutti, Dio rinonoscerà i suoi’, p. 156. Fu una strage inaudita. Più di seimila persone furono sgozzate, squartate, uccise in modo barbaro e inumano.
Eccoci al tempo della Riforma. Il protestantesimo si era ormai diffuso nel Nord Europa e l’ALIENO che dominava nell’animo della cristianità, come una belva ferita, si sentiva in pericolo, intuiva che poteva essere distrutto dai protestanti. Da questa sua posizione di belva in pericolo, scatenò le più furiose e sanguinose battaglie contro il suo rivale dichiarato, il protestantesimo “e la reazione che innescò fu ancora più furiosa, come testimonia il massacro di San Bartolomeo: scoppiato a Parigi nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572 su istigazione di Caterina dei Medici, coinvolta negli affari della politica e animata da un odio isterico nei confronti dell’ammiraglio di Coligny; (questa reazione) si propagò nella provincia e si spense solo il 3 ottobre dello stesso anno lasciandosi alle spalle cinquantamila morti. E papa Gregorio XIII, nella sua furia sanguinaria, fece accendere gioiosi falò sui colli romani. Erano morti cinquantamila cristiani e il vicario di Cristo esultava”, p. 227, commenta lo storico.
Un altro bagno di sangue fu la guerra dei Trent’Anni, ancora una volta tra cattolici e protestanti. Queste due istituzioni dell’Altissimo, nella loro furia sanguinaria, non le fermava nessuno. La guerra dei Trent’Anni è stata una guerra efferata. I rivali si massacrarono a vicenda in una lotta senza esclusioni di colpi.
Scrive Messadié: “Colte da un fanatismo in cui politica e religione si fronteggiavano con furia, le potenze della Lega Cattolica e quelle protestanti dell’Unione si affrontarono in una guerra che durò dal 1618 al 1648 – la tristemente famosa guerra dei Trent’Anni -, al termine della quale la Germania rimase esangue per quasi un secolo, e che privò l’Europa della propria gioventù, dalla Castiglia alla Svezia, dall’Alsazia alla Lombardia. La storia è piena di pericoli: studiare quell’epoca quattro secoli dopo può rendere antireligiosi. In quel conflitto spaventoso cattolici e protestanti furono gli uni gli ebrei degli altri”, p. 227-228. Vale a dire l’odio feroce che nutrivano cristiani e protestanti contro gli ebrei ora si scatenava contro loro stessi.
Non pensare, Rossi, che queste nefandezze sanguinarie succedessero solo fuori dall’Italia. Niente affatto. Della Santa Santissima Terra Italica, grazie all’Indifferenza divina, non c’è rimasta una sola zolla che non sia imbrattata di sangue, maltrattata e oltraggiata dalle legioni, non apostoliche, ma assassine alle sue dipendenze.
“Un esercito di 15.000 uomini occupò di notte la valle di Luserna e fece una strage; il duca di Pianezza aveva giurato alla moglie morente di combattere gli eretici, per aiutare la sua anima in purgatorio: formò un piccolo esercito mercenario ed entrò a Torre Pellice (Torino) promettendo che non ci sarebbero state violenze se i cittadini, tutti valdesi, avessero ospitato i suoi uomini. All’alba, secondo il piano, cominciò il massacro: ‘Uomini scannati posti a ludibrio dei viandanti’, scrive un contemporaneo valdese, ‘pargoli strappati al seno materno e sfracellati contro le rocce: fanciulle e donne vituperate, impalate lungo le vie. L’Inquisizione era riuscita a concretizzare in terra le pene dell’inferno” Giordano Bruno Guerri “Antistoria degli italiani”.
“A Novara, (fra) Dolcino e Margherita svilupparono una dottrina che, secondo il Platina, storico papale, “ammetteva che gli uomini e le donne vivessero assieme praticando ogni sorta di atti impuri”. Clemente V subito bollò questa pretesa eretica e inviò un esercito sulle Alpi, nel luogo in cui si nascondevano i seguaci della setta. Dolcino e Margherita vennero presi e massacrati, le loro ossa furono bruciate e le ceneri sparse al vento” Nigel Cawthorne, “La vita sessuale dei papi”.
Questo, il massacro di Dolcino e Margherita, avvenne solo dopo che i soldati del papa avevano ucciso tutti i dolciniani.
Hai mai sentito parlare, Rossi, di Baldassarre Cossa, Giovanni XXIII, che fu papa? Ecco uno schizzo. “Giovanni XXIII, il 14 maggio 1415, venne accusato d’essere ‘… mendace, dedito a tutti i vizi, di aver traviato papa Bonifacio IX, di aver comprato il titolo di cardinale, di aver governato male e crudelmente Bologna, d’aver avvelenato papa Alessandro V, di non credere né nella resurrezione né nella vita dopo la morte, di essersi abbandonato a piaceri bestiali, di essere lo specchio dell’infamia, un diavolo incarnato e di aver lordato la chiesa con la simonia …’. V’erano riferimenti anche alla sodomia e all’incesto, oltre all’ ‘…aver intrattenuto rapporti mercenari e sacrileghi con trecento monache, aver violato le sue sorelle ed aver imprigionato un’intera famiglia allo scopo di abusare della madre, del figlio e del padre. Il concilio lo sospese dalla carica “in quanto assassino, sodomita ed eretico’… Papa Giovanni XXIII, in realtà, pur essendo reo confesso dei reati di omicidio, adulterio, incesto e ateismo, non venne estromesso dalla chiesa. Dopo tre anni di prigionia in Baviera, riscattò la propria libertà in cambio di un’enorme somma e tornò in Italia, dove venne nominato cardinale arcivescovo di Tuscolo (l’odierna Frascati). Subito dopo venne fatto decano del sacro collegio e andò a vivere sontuosamente a Firenze grazie all’amico banchiere Cosimo dei Medici. Giovanni morì nel 1419 ed è sepolto nel battistero ottagonale della cattedrale di Firenze nella tomba progettata da Donatello, che reca una semplice iscrizione: ‘Qui giacciono le spoglie di Baldassarre Cossa, Giovanni XXIII, che fu papa” “Vita Sessuale dei papi”, pp. 118-119.
Sua Santità, papa Alessandro VI, insieme a madonna Lucrezia, sua figlia, assiste ad un divertente spettacolo. Cesare Borgia, il figlio del papa Borgia, Alessandro VI, “Gradiva talmente la vista del sangue che, come l’imperatore Commodo, sgozzava personalmente le sue vittime per mantenere viva la sete di sangue, scrisse Johann Burchard. ‘Un giorno arrivò al punto di far chiudere piazza San Pietro da uno steccato, entro il quale ordinò che fossero condotti dei prigionieri (uomini, donne, bambini). Fece legare loro mani e piedi, e armatosi montò in groppa ad un focoso destriero, dando inizio a un’orribile strage. Alcuni vennero uccisi a colpi d’archibugio, altri trafitti con la spada e tutti calpestati sotto gli zoccoli del cavallo. In meno di mezz’ora si ritrovò a sguazzare in una pozza di sangue tra i cadaveri delle sue vittime, mentre Sua Santità (papa Alessandro VI) e madonna Lucrezia (la figlia del papa), su un balcone, gioivano alla vista dell’orrido spettacolo’ ” Nigel Cawthorne, “Vita sessuale dei papi”, pp. 165 e 167.
Ecco un altro brano del papa Giulio II, che succedette a papa Alessandro VI. “Benché prendesse rapidamente le distanze da Alessandro VI, scrive Cawthorne, Giulio II (1503-1513) era fatto praticamente della stessa pasta dei Borgia. Aveva diversi figli; era un ubriacone, un bestemmiatore accanito e un pederasta impenitente. Attraente ma affetto dalla sifilide, ebbe molte amanti, una delle quali gli aveva trasmesso la malattia. Come cardinale Giuliano Della Rovere, ebbe tre figlie e venne soprannominato ‘il Terribile’, una reputazione terrificante che pure riuscì a guadagnarsi sotto il papato del Borgia … (Giulio II) è ricordato come il papa che costrinse il trentunenne Michelangelo a lasciare la sua bottega di scultore per dipingere il soffitto della Cappella Sistina. Michelangelo era irritabile quanto il suo protettore, così spesso i due venivano alle mani. Il papa e l’artista avevano però qualcos’altro in comune: mentre Giulio era cardinale, venne accusato apertamente da nobili influenti di ‘vizi innaturali’; Michelangelo notoriamente era omosessuale. Fu detto che Giulio si logorò in due anni conducendo una vita movimentata ‘tra prostitute e giovinetti’… Quando Michelangelo ebbe terminato di dipingere la Cappella Sistina, ritornò ai suoi scalpelli e scolpì la statua del suo protettore. Quando papa Giulio II la vide, disse: ‘Che cos’ha sotto al braccio?’ ‘Un libro, Santità’, rispose Michelangelo. ‘Che cosa ne so io di libri?’ urlò il papa. ‘Metteteci una spada piuttosto!’… L’interesse principale di Giulio non era la religione, l’arte o il sesso, quanto piuttosto la guerra. Sfidando le leggi canoniche, indossava l’armatura e cavalcava un destriero in battaglia, alla testa dell’esercito pontificio. Quando venne presa Mirandola ai francesi, egli scavalcò i fossati gelati e passò, protetto dalla corazza, attraverso una breccia nelle mura. Reclamando la città in nome di Cristo, gridò: ‘Vediamo chi ha le palle più grosse, il re di Francia o il papa’”, pp. 177-8-9.
Scrive Giordano Bruno Guerri ne “Gli italiani sotto la Chiesa”: “A parte l’uccisione di qualche centinaio di protestanti in Valtellina (il “Sacro Macello” del 1620), l’unico sterminio di massa in Italia fu quello dei valdesi, perché era il solo gruppo eretico consistente e che formava delle comunità. Dopo le persecuzioni del Duecento, i valdesi italiani si erano ritirati in due regioni impervie e isolate, sperando di essere lasciati in pace: la Calabria e alcune vallate alpine nei dominii dei Savoia. Nel giugno 1561 il cardinale domenicano Michele Ghislieri organizzò con i suoi frati uno spaventoso massacro in Calabria: interi villaggi vennero incendiati, e gli abitanti uccisi. Chi si pentiva e si confessava aveva diritto di essere impiccato, o sgozzato, o buttato giù da una torre; gli altri venivano bruciati vivi. I pochi scampati vennero venduti come schiavi. Michele Ghislieri diventò papa cinque anni dopo, con il nome di Pio V. Amava dire che, quando era un semplice frate, era sicuro di diventare santo; che aveva cominciato a dubitarne appena nominato cardinale; concludeva, con realismo, che da papa era addirittura sicuro di non arrivare in paradiso. Sbagliava: nel 1712 venne fatto santo”.
La politica di fare santi tutti coloro – buoni, inetti, cattivi, criminali, fanatici – che sono appartenuti all’Indifferenza divina è chiara a chiunque: la Chiesa ha sempre un disperato bisogno di creare “eventi straordinari” per propagandare la sua “santità” e incrementare il numero dei credenti. Ma la cosa non si ferma qui. C’è altro. Figurati Rossi che ha fatto santi anche quelli che la contestarono e che essa stessa bruciò, come, ad esempio, Giovanna d’Arco. Oggi, questi martiri, se fossero ancora in vita, non solo non accetterebbero mai e poi mai un qualsivoglia compromesso con colei che li aveva prima perseguitati e poi arrostiti, ma avrebbero continuato a combatterla a oltranza. Con quale diritto, allora, ci chiediamo noi, con quale diritto si permette di riabilitare, quasi 400 anni dopo, coloro che l’hanno tanto sdegnata e che essa stessa ha ucciso?
Scrive Messadié: “William Nicholls, nel suo eccellente lavoro Christian Antisemitism – A History of Hate (L’antisemitismo cristiano – una storia di odio), ha tracciato un interessante parallelo tra le misure adottate dall’Impero cristiano d’Oriente e quelle adottate dal Terzo Reich. Ne risulta che quest’ultimo, il Terzo Reich, non ha inventato niente di nuovo nella persecuzione degli ebrei, a parte l’Olocausto. La disposizione d’animo è identica. Tutti i provvedimenti antisemiti promulgati dalla legge canonica dal 306 al 1434 si ritrovano, quasi parola per parola, nella giurisdizione del Terzo Reich, dal 1933 al 1941: dall’obbligo per gli ebrei di portare sui vestiti un segno di riconoscimento, introdotto dal IV concilio Lateranense nel 1215 (canone 68), al divieto fatto ai cristiani di vendere beni agli ebrei, decretato dal sinodo di Ofen nel 1279. Da questi provvedimenti si evince la volontà di eliminare gli ebrei dalla società e ridurli alla condizione di paria” p. 140.
La stella gialla che gli ebrei sono stati costretti a portare sotto il nazismo, la Chiesa l’aveva già imposta loro nel 1215. “L’imposizione, continua Messadié, della stella gialla agli ebrei dopo l’avvento del nazionalsocialismo è stata giustamente condannata: quel segno sinistro, che era soltanto il preludio alla più cupa persecuzione che gli ebrei abbiano mai conosciuto, è tuttavia un’invenzione della Chiesa. Essa venne decretata nel 1215 con il IV concilio lateranense: gli ebrei furono obbligati a portare sui vestiti un cerchio color giallo zafferano, secondo le raccomandazioni di san Luigi e di Gregorio IX, oltre a vedersi negato l’accesso a qualsiasi carica pubblica” p. 160.
“Gli ebrei, prosegue lo storico, “erano vittime della più grande spoliazione culturale della storia del mondo: il cristianesimo si era impossessato dell’Antico Testamento, proclamando con veemenza che ogni parola di quei Libri li condannava. Quei Libri ormai non erano più loro. La Bibbia, la Torah stessa degli ebrei, scritta da ebrei, non apparteneva più agli ebrei, ma al cristianesimo. Non potevano nemmeno più citare i loro Libri santi, perché venivano accusati di impostura”, p. 143.
La Chiesa, Rossi, non si era accontentata di rubare i beni di una famiglia, di una comunità, di plagiare idee, di scrivere falsi testamenti, di uccidere a suo piacimento, voleva di più. Infatti, aveva portato via tutto al popolo ebreo: cultura e libertà, ma non le era bastato neppure questo mostruoso furto, l’aveva condannato e perseguitato per secoli, mentre essa stessa si faceva bella utilizzando il pensiero delle sue vittime: un pensiero falso, of course, che aveva rubato e falsificato ancora di più.
Scrive Messadié: “L’antisemitismo cristiano si distingue da tutte le altre persecuzioni per la durata della menzogna che si è servita dell’immagine di un Dio caritatevole per esercitare una violenza brutale. Una brutalità ancora più ostinata dal momento che si credeva portatrice di una parola rivelata. È certo che senza totalitarismo il cristianesimo sarebbe scomparso”, p. 147.
L’odio dei cristiani era costante. Una colonna rumorosa e stridente di fondo. Non avevano null’altro da fare tranne odiare, tramare e creare discordie tra le famiglie regnanti d’Europa. Il loro era il lavoro del diavolo: si alzavano il mattino complottando e andavano a letto intrigando. Trascorrevano le loro vite pensando alla loro prossima vittima. Questo era il loro impiego quotidiano. L’odio, tra questi signori, non veniva mai meno, perché c’era sempre gente che li odiava.
La Chiesa, prosegue Messadié, lacerata da scismi ed eresie, con i suoi vescovi allucinati, i suoi predicatori invasati, con le sue rivalità dettate dalla vanità ecclesiastica, con i suoi monaci che, sopraffatti dalla loro volontà di potenza, si vedevano già papi, con i suoi incontenibili fiumi di retorica e la sua eloquenza da bazar, con i suoi intriganti lascivi e i suoi prevaricatori illuminati, la stessa Chiesa dicevo, ha rischiato di colare a picco, in particolare nel periodo grottesco di Avignone e degli antipapi. Tre papi nello stesso tempo! Per parecchie volte di seguito! E alcuni della peggior specie …”, p. 187.
E mentre i tre papi si trastullavano ingiuriandosi, scomunicandosi, insultandosi, ordendo guerre, assoldando mercenari per uccidere i rivali, il popolo, il popolo lavoratore, non solo faceva la fame, ma doveva anche combattere le loro battaglie!
“Innocente III, nominato papa nel 1198, pensa di essere lo strumento di una teocrazia mondiale; intende mettere il potere politico sotto il controllo del potere spirituale assoluto. Questo papa, che regna già su quasi tutta l’Italia, fa eleggere l’imperatore Ottone IV (poi lo scomunica perché disapprova l’occupazione imperiale della Toscana), pretende di dettare le sue volontà politiche a Filippo Augusto, poi a Giovanni Senzaterra … L’arroganza pontificia si è sostituita a quella romana. I papi successivi la rinforzeranno ulteriormente: la bolla Unam Sanctam del 1302 dichiarerà che ogni potere, compreso quello temporale, è sottomesso all’autorità del papa…”, “Storia dell’antisemitismo”, p. 158.
Il Nuovo Mondo
Riguardo a questo, Rossi, il Nuovo Mondo, vorrei riportarti qualche passo dello studioso dell’Accademia Nazionale americana delle Scienze, Jared Diamond, a testimonianza del modo in cui veniva imposto il credo dell’Indifferenza divina alle popolazioni di oltremare.
L’imperatore inca Atahualpa fu fatto prigioniero nel 1532 dal sanguinario conquistador spagnolo Francisco Pizarro. Dopo averlo catturato e avergli estorto 80 metri cubi d’oro in cambio della libertà, sai cosa fece, Rossi, el grande conquistador español? Lo fece uccidere!
Scrive Jared Diamond in “Armi, acciaio e malattie”: “I fatti di Cajamarca (la residenza del re Atahualpa) sono ben noti, perché ne esistono testimonianze scritte da alcuni testimoni oculari”.
Ecco alcuni passi per farti capire come avvenivano i fatti nel nome dell’Indifferenza divina e dei monarchi, cioè i tiranni di turno, questa volta spagnoli, che, in quel periodo, il Cinquecento, si erano trasformati in Dio lo vuole!
“Il Governatore Pizarro inviò come ambasciatore Fra’ Vincente de Valverde”, riporta Diamond, “per chiedere ad Atahualpa che, in nome di Dio e del Re di Spagna, si sottomettesse alla legge di nostro Signore Gesù Cristo e si ponesse al servizio di Sua Maestà il Re. Il frate avanzò fendendo le truppe con la Croce in una mano e la Bibbia nell’altra; giunto che fu davanti ad Atahualpa lo apostrofò così: “Sono un Ministro di Dio e ammaestro i Cristiani nella Santa Dottrina, e in tale veste giungo a te. Le mie parole sono le parole che Dio ci ha dato in questo Libro …” Atahualpa chiese che gli fosse mostrato il Libro, e il frate glielo porse, chiuso. Il re non sapeva come aprirlo e Fra’ Vincente stese una mano per mostrarglielo, ma Atahualpa si infuriò e lo colpì. Quindi lo aprì e senza alcun interesse o meraviglia per ciò che conteneva lo gettò via da sé, rosso in volto … Allora Fra’ Vincente si volse verso Pizarro e gridò: ‘Uscite fuori, Cristiani! Colpite questi cani infedeli che rifiutano la Parola di Dio! Avete visto? Il tiranno ha gettato nella polvere il Libro della legge divina! Perché rimanere in soggezione di questo cane orgoglioso, quando la valle intorno è piena di indiani? Colpitelo, perché io vi assolvo dai vostri peccati!’ … Il Governatore (Pizarro) diede il segnale a de Gandia, che iniziò a sparare e a suonare le fanfare. A tale suono, i soldati spagnoli uscirono dai loro nascondigli e si gettarono nella piazza contro gli indiani disarmati, al grido di guerra di ‘Santiago!’ I cavalli erano ornati con sonagli per fare maggior strepito; e gli spari, i suoni e le grida gettarono i nemici in un confuso terrore. Gli spagnoli iniziarono a colpirli e a farli a pezzi. Gli indiani erano così pieni di angoscia che si spingevano e si calpestavano l’un l’altro, e molti furono soffocati. Poiché non portavano armi, furono uccisi senza alcun danno per i Cristiani. La cavalleria li schiacciò, li uccise con le spade e li inseguì, mentre la fanteria fu così abile che, in poco tempo, tutti coloro che erano scampati ai cavalieri furono passati a fil di spada”.
Hai notato Rossi le parole del frate: Colpitelo, perché io vi assolvo dai vostri peccati! C’è, nelle sue parole, c’è qualcosa che va oltre la comprensione, il diabolico, il malvagio. Lui, il frate, un portavoce di Dio e della Chiesa; lui, proprio lui, trasformandosi tutto in una volta in Dio, in Chiesa e in Isabella e Ferdinando di Castiglia, assolveva i crimini dei soldati!
La Santa Inquisizione
“Oggi si arrostisce un’altra strega!”, gridava per le strade il banditore. Tutta l’Europa, Rossi, ancora oggi, puzza di carne umana bruciata, particolarmente quella delle streghe. Le si cercava ovunque. La caccia alle streghe era quella preferita dal clero, una caccia cieca e brutale. Chiunque, se la vicina di casa non gli andava a genio, poteva accusarla di stregoneria, denunciarla alla Santa Santissima Inquisizione e il gioco era fatto: gli addetti ai lavori entravano subito in azione e questo voleva dire altra legna, un altro falò, un’altra vita bruciata!
Scrive Dan Brown ne “Il codice da Vinci”: “L’Inquisizione cattolica aveva pubblicato il libro che era probabilmente l’opera più sporca di sangue della storia umana: ‘il Malleus maleficarum’ – il martello delle streghe – aveva indottrinato il mondo sul “pericolo delle donne che pensano liberamente” e insegnato al clero come individuarle, torturarle e distruggerle. La categoria delle cosidette “streghe” – definite così dalla Chiesa – comprendeva tutte le donne istruite, le sacerdotesse, le zingare, le amanti della natura, le erboriste e molte donne “legate in modo sospetto al mondo naturale”. Anche le levatrici erano uccise per la loro pratica eretica di servirsi di conoscenze mediche per alleviare i dolori del parto, una sofferenza, proclamava la Chiesa, che era la giusta punizione di Dio perché Eva aveva voluto assaggiare il Frutto della Conoscenza, con il conseguente peccato originale. In trecento anni di caccia alle streghe, la Chiesa aveva bruciato sul rogo la sorprendente cifra di cinque milioni di donne” .
Non si bruciavano solo donne, si costringeva anche la gente a venerare assassini.
La Chiesa Cattolica, scrive Luigi Cascioli nel suo sito Internet, ci ha costretti ad onorare come santi dei criminali.
In quello che segue, Rossi, ti riporto alcuni suoi stralci riguardo a questo tribunale ecclesiastico che è l’Inquisizione.
“L’Inquisizione, scrive, dichiarata Santa da Santa Romana Chiesa come lo sono state le Crociate, anche se nei fatti esisteva già dagli inizi dell’anno 1000, fu ufficialmente riconosciuta e legittimata sotto Papa Gregorio IX nel 1215 allorché la sua gestione fu affidata all’ordine dei domenicani fondato da Domenico da Guzman (fatto poi santo) il quale perseguitò gli eretici con un cinismo tale da essere ricordato dalla storia come uno dei più sanguinari carnefici di tutti i tempi.
“Tra le innumerevoli vittime della Chiesa nel periodo precedente all’avvento dell’Inquisizione istituita da Innocenzo III, rimaste purtroppo nella maggior parte anonime per via di mancanza di documenti, giganteggia la figura di Arnaldo da Brescia bruciato vivo nel 1155 sotto il pontificato di Adriano IV per aver denunciato l’immoralità della Chiesa.
“I papi che seguirono Adriano IV (1154-1159), promettendo ai persecutori degli eretici le stesse indulgenze riservate ai crociati, spinsero i cattolici ad eseguire delle vere e proprie stragi come quelle volute da Innocenzo III che si servì delle milizie di Simone de Monfort per distruggere città intere, come Carcassonne, Tolosa e Beziers, perché gli abitanti si erano rifiutati di consegnare i seguaci di Valdo (Valdesi). Soltanto a Beziers furono massacrati oltre 7.000 dei suoi abitanti. Le milizie cattoliche entrarono in queste città e senza curarsi di selezionare gli eretici dai non eretici, eseguirono le carneficine al grido: “Uccideteli tutti perché Dio saprà poi riconoscere i suoi!”
“Dopo il periodo di tregua passato sotto Urbano VI, con Gregorio XII riprendono le stragi e i roghi in una maniera estremamente spietata. La città che fu particolarmente colpita fu Pisa. Un certo giovane di nome Andreani fu torturato e bruciato vivo insieme alla moglie e alla figlia perché aveva osato deridere i Padri Conciliari. I cardinali appartenenti al concilio assistettero in massa alle esecuzioni per il piacere di veder morire insieme alla sua famiglia colui che essi “avevano condannato per solo sentimento di vendetta”.
“Jean Hus e Gerolamo da Praga macellati e bruciati vivi per aver detto che la morale del vangelo proibisce ai religiosi di possedere beni materiali.
“In Spagna troneggiò per la sua crudeltà il domenicano Tommaso Torquemada il quale, confiscando i beni degli accusati di eresia e di stregoneria, era arrivato ad accumulare tante ricchezze da essere temuto dallo stesso Papa che lo obbligò a versargli la metà del bottino. Quando costui arrivava in un paese come inquisitore, la popolazione fuggiva in massa lasciando tutto nelle sue mani.
“Nell’impossibilità di elencare tutte le vittime di Torquemada mi limiterò a dire che in 18 anni della sua inquisizione ci furono: 800.000 ebrei allontanati dalla Spagna, con confisca dei beni, sotto pena di morte se fossero restati. 10.200 bruciati vivi. 6.860 cadaveri riesumati per essere bruciati al rogo in seguito a processi (terminati tutti con la confisca dei beni) celebrati “post mortem” (dopo la morte). 97.000 condannati alla prigione perpetua con confisca delle proprietà.
“E intanto che Torquemada faceva il macellaio in Spagna, a Roma l’Inquisizione accendeva roghi in tutte le sue piazze per bruciare gli eretici i cui patrimoni venivano automaticamente requisiti per conto del Papa dalla confraternita di San Giovanni Decollato.
“I monaci dell’Abazia di Perosa (Pinerolo) si divertirono a bruciare vivi a fuoco lento un prete evangelico insieme ai suoi fedeli. Dicembre 1559.
“Respinta la richiesta di sostituire la forca con la mannaia, Sisto V assisteva gioiosamente alle esecuzioni facendosi portare da mangiare perchè “questi atti di giustizia gli accrescevano l’appetito”. Dopo l’esecuzione di una sentenza disse: “Dio sia benedetto per il grande appetito con cui ho mangiato”.
“Lucilio Vanini, arso vivo per aver messo in dubbio l’esistenza di Dio. 17 febbraio 1618.
“Migliaia di eretici trucidati dai cattolici nei Grigioni in Valtellina, 1620.
“Per comprendere la criminalità di questo Papa (Gregorio XI santo), basta dire che quando i patrioti dell’unificazione italiana entrarono nelle carceri pontificie per liberare alcune decine di prigionieri che vi vivevano incatenati da così lungo tempo da aver perso la vista e l’uso delle gambe, trovarono in quei sotterranei mucchi di scheletri e di cadaveri in decomposizione in un misto di tonache di frati e di monache, di vestiti civili di uomini e di donne, divise militari e scarpe come quando furono liberati i campi di sterminio nazisti. Vi furono trovati anche giocattoli di bambini morti insieme ai loro genitori. SE QUESTI SONO I SANTI, si chiedi Cascioli, CHI SONO ALLORA I DEMONI?”
“Di’ la verità!”
Le vittime, Rossi, accusate di stregoneria, venivano trascinate, dalle celle dov’erano imprigionate, fino alla sala delle sentenze, di fronte al Grande Inquisitore. Erano costrette ad avvicinarsi a lui piegate, in ginocchio, strisciando, per essere umiliate ancora di più. A questi infelici veniva rivolto ripetutamente e con insistenza lo stesso e medesimo ordine: “Di’ la verità!”, fino a quando non dicevano, per evitare ulteriori torture, qualsiasi cosa il Grande Inquisitore desiderasse sentire, ed egli, of course, desiderava sentire la “verità!”. Questa, secondo lui, era una sola, quella rivelata da Dio il Muto e custodita dalla Santa Santissima Madre Chiesa. Quando l’aguzzino diceva alla vittima: Di’ la verità!, intendeva dire questo: Pentiti, umiliati davanti a Dio e davanti alla Santa Santissima Madre Chiesa, confessa i tuoi peccati! Anche se uno non aveva commesso alcun peccato, doveva comunque confessare i suoi peccati!
Le sentenze venivano pronunciate dal Grande Inquisitore. Costui era il simbolo stesso della violenza, una violenza sistematica e senza uguale in tutta la storia del genere umano. Gli sfortunati venivano, con rare eccezioni, tutti condannati. Spesso morivano per le percosse ricevute o per avere ingoiato enormi quantità d’acqua in una sola volta. Morivano mentre gli aguzzini continuavano le sevizie e le torture con ogni mezzo e strumento. Quelli che non morivano sotto le torture, venivano mandati al rogo, arsi vivi e, prima di essere dati alle fiamme, veniva loro, come ultimo atto di clemenza, come ultimo atto di misericordia divina, veniva loro strappata la lingua o piazzata la mordacchia in bocca per non permettergli di gridare mentre bruciavano.
“Di’ la verità! Di’ la verità! Di’ la verità!”, non si stancava mai di urlare l’aguzzino mentre torturava le sue vittime; mentre le faceva sedere su sedie con chiodi ritti; mentre le chiudeva all’interno di statue cave con le pareti piene di punteruoli; mentre venivano sollevate in aria con pinze roventi, e tutto questo per volere di Dio.
No, non c’era scampo per coloro che finivano tra le grinfie dell’Inquisizione, dato che, fra l’altro, lo scopo di questo mostruoso tribunale, truccato sin nei minimi particolari, era di uccidere e di confiscare le ricchezze della vittima e di tutta la sua famiglia. Si bruciava gente innocente, gente che non aveva commesso alcun male, eccetto quello di avere avuto la sfortuna di nascere nel luogo e nel tempo più orrendo della storia, quello del dominio della Chiesa, della Santa Santissima Chiesa di Roma, quello dei barbari meno evoluti della Terra, ma abbigliati con abiti divini!
Per almeno otto secoli, da quando iniziò nell’anno 1000 fino al 1765, l’Inquisizione ha decapitato, strangolato, giustiziato, bruciato, torturato, assassinato, arso, impiccato, fatto sparire, squartato, ucciso nelle carceri, murato, rotto le ossa e poi dato alle fiamme, pugnalato, sterminato, lapidato, sgozzato, fatto marcire gente viva nelle prigioni: e tutto questo con il beneplacito di Dio il Muto e dei potenti di turno, cioè i preti senza sottana!
Nota, Rossi, che qui non stiamo parlando di un decennio come il nazismo, di un ventennio come il fascismo, di un trentennio come lo stalinismo, qui stiamo parlando di otto secoli! Almeno per otto secoli la Chiesa governò l’Europa, non con la preghiera e lo Spirito Santo, ma rubando, ammazzando, abbrutendo, degradando e terrorizzando tutti quelli che avevano avuto la fortuna di finire nelle sue grinfie divine!
Nei prossimi capitoli… Niente, Rossi, non ho scelta: tu devi sapere sapere sapere. Perciò, continuerò ad elencarti le “sacre vicende” di questa Santa Santissima Istituzione!