La cultura della violenza

Questa ha un’identità inconfondibile: è l’essenza e la madre della politica. È un’inclinazione dei dispotici, degli uomini al potere, essere violenti con quelli che potere non hanno. È inutile che ci prendiamo in giro raccontandoci storie, sappiamo benissimo come realmente funzionano le cose, sappiamo che la vera violenza è quella che è in mano agli uomini di potere. È da questa violenza che poi scaturiscono tutte le altre violenze.

La storia dell’umanità porta il marchio della violenza. Dal primo capo tribù al primo faraone d’Egitto e da questo all’attuale presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, è cambiato solo il modo di governare ma non il contenuto: i potenti e i ricchi di allora dominavano sui deboli e sui poveri di allora e i potenti e i ricchi di oggi dominano sui deboli e sui poveri di oggi. È stato sempre così ed è ancora così.

Ogni partito politico è una carica di violenza istituzionalizzata. La democrazia non è altro che potere, potere che tengono in mano i politici e non il popolo che li vota. Il popolo è lì solo e solo per votare i suoi tiranni. Questi sono violenza, violenza pura, violenza calcolata, violenza legalizzata, violenza impunita.

Se il popolo, il cittadino, il suddito, lo si chiami come si vuole, non paga le tasse, tanto per dare un esempio, la democrazia che lui stesso ha votato, lo sanziona, lo minaccia, gli pignora i suoi averi, l’arresta e infine lo mette in prigione. Ecco come funziona la democrazia col popolo. Invece, è proprio così che funziona la democrazia col signor politico? No, affatto, non c’è bisogno. E perché? Perché il signor politico non ha bisogno di infrangere la legge. Perché dovrebbe? Ha tutto. È ricco e straricco. La democrazia, a lui, gli permette anche l’impossibile. Non ha bisogno di infrangere la legge, lui vuole la legge, lui vuole questo tipo di democrazia, lui vuole i tribunali, lui vuole i poliziotti, lui vuole le carceri, lui vuole la pena di morte, perché solo con questi sistemi si sente protetto e può godersi tutti i suoi privilegi e ricchezze, ricchezze rubate a quelli che l’hanno votato, e mandare in galera tutti coloro che minacciano la sua incolumità e la sua vita da ricco avvantaggiato.

Viviamo in una cultura della violenza innalzata a regime dittatoriale, della bestialità giuridicamente studiata a tavolino e sostenuta dalle leggi, della retorica dello sfruttamento, del crimine giustificato, dell’imbarbarimento elevato a sistema. La nostra non è una società umana, del buon senso, della solidarietà, dei buoni costumi. Affatto! La nostra è una triste storia in cui i deboli devono sottostare ai potenti. Sono questi i re della giungla, la giungla sociale in cui viviamo.

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