La favola di Bogududù e la favola di Geova – in 10 post, il quinto
La favola di Bogududù (V)
Continuo a indottrinare e a fare propaganda. Tutti credono a ogni cosa che dico, eccetto, naturalmente, i soliti furbi. Questi, comunque, non mi danno più fastidio. Il gioco è ormai fatto. Non mi rimane che continuare a vendere la mia favola su Marte fino a quando trovo dei creduloni: i miei shit head, i miei zombi.
Nel frattempo, proseguo a costruire castelli uguali a quello che mi sono immaginato su Marte e li dichiaro luoghi di culto, luoghi sacri. Iniziano i pellegrinaggi. Mi costruisco anche una storia del castello e dei suoi abitanti. Incomincio a vendere reliquie, ritratti, stracci, ossa, teschi, cacca di gallinelle, capelli, dichiarando che appartengono a quei santoni che sono, dopo la loro santa morte, volati lì su Marte e che ora sono diventati personaggi divini con poteri sovrumani.
Ho i migliori talenti artistici e i migliori professionisti del mondo che lavorano per me, scribacchini molto sofisticati che narrano le favolose vicende di Bogududù e le mostruosità di Bugadoni. Ho eserciti di soldati bene addestrati che proteggono le mie ricchezze e sostengono le mie idee a spada tratta, pronti a morire per me, se necessario. Vorrei vedere, li pago io, no?
Mi invento un linguaggio, il linguaggio di Bogududù e di Bugadoni. Tutti vogliono capirlo, impararlo. L’apprendono. Costruisco scuole, università, collegi; faccio scrivere sopra la porta di ognuno di questi edifici: La parola di Bogududù è Verità, l’unica Verità vera. Non mi preoccupo delle tautologie. Anzi, per la gente e il periodo – ricordati, Rossi, che la nostra favola è ambientata nel Medioevo -, sono proprio quelle che ci vogliono. Imprimono più profondamente la credenza. Impiego professori, maestri, demagoghi e inizio a insegnare la dottrina, la divina dottrina di Bogududù. Faccio compilare una specie di libro ideale dove uno trova tutto quello che desidera sapere sui miei personaggi e sul castello su Marte. Lo intitolo “Il divino libro di Bogududù”.
Appena pubblicato, va subito a ruba. Ormai tutti conoscono il linguaggio di Bogududù e di Bugadoni, tutti comprano una copia. “Il divino libro di Bogududù” diventa il testo del nostro indottrinamento. È diventato anche il libro più venduto al mondo in assoluto. È tradotto in molte lingue. Ci sono, naturalmente, i soliti critici maligni, ma questi non li legge quasi nessuno.
Da adesso in poi, e posso permettermelo, taglio la testa a coloro che non credono al mio castello su Marte, né a Bogududù, né a Bugadoni. Li brucio vivi, li massacro, li metto in prigione, li torturo, li terrorizzo con Bugadoni e con pene eterne, se solo si permettono di mettere in dubbio una sola parola di tutto ciò che dico. Tutti i furbacchioni, quelli che vogliono capire prima di credere: eretici, atei, agnostici, cinici, scettici, laici, scienziati, filosofi, fisicisti, tutti, sapendo che non possono spuntarla con me, scappano via come leprotti, particolarmente dal Paese delle meraviglie.
Sono diventato forte, Rossi, potente, non ho più paura di nessuno, tengo in pugno tutti, ricchi e poveri, geni e idioti e ho molti fanatici che credono ciecamente alla mia favola e sono pronti a dare la loro vita per sostenerla. Una qualità indiscutibile dei miei seguaci è quella di non essere mai andati in cerca di verità, ma solo di frottole e, più precisamente, le mie frottole. Figurati, sono pronti a nutrirsi delle mie feci se gli do il permesso.
Inutile dirti, Rossi, che mi sono creata anche tutta una batteria di riti, feste, celebrazioni, commemorazioni, funzioni settimanali, mensili, annuali. All’inizio, of course, queste cerimonie erano facoltative, chi voleva andava alle funzioni, ma poi, col tempo, minacciavo che chi non andava, finiva da Bugadoni! Nessuno voleva avere a che fare con questo individuo, quindi i locali delle cerimonie erano sempre zeppe di seguaci e non ti dico le strade, particolarmente dopo aver scolpito una statua di legno di Bogududù che facevo trasportare in giro per paesi e città, quanta gente c’era.
Tutto questo, Rossi, durerà, ovviamente, quel che durerà, e cioè fino a quando qualcuno non andrà veramente su Marte e al suo ritorno dirà che non ha visto il mio castello e, tantomeno, Bogududù. Quando questo avverrà, io dovrò difendermi contro il “bugiardo” dicendo che mente. Marte, anche se non è in realtà tanto grande, dirò comunque che è grandissimo ed è per questo che non l’ha visto e, poi, Bogududù non si mostra a tutti, tantomeno agli empi e ancora meno a quelli che non hanno onorato l’entrata. È chiaro, se ci riesco, farò arrestare, torturare, bruciare vivo, il “bugiardo”. Comunque, anche se non riesco, non importa. Ormai ho dalla mia parte gli shit head, gli zombi, i creduloni, tutto il gregge, e tutti quelli che traggono interessi dal castello su Marte e dal suo Padrone. E, in ogni modo, anche se fosse vero quello che lui, il “bugiardo”, racconta, ed è vero e io lo so e tu lo sai, Rossi, e lo sa anche lui che è vero, io però, nonostante ciò, continuerò a smentirlo dicendo che mente, che non ha onorato l’entrata, quindi l’accesso al castello gli è stato proibito: i credenti crederanno a me e non a lui.
Proseguirò a vendere la mia favola bogududiana, forse fino a quando l’ultimo dei creduloni non sarà andato personalmente su Marte a vedere coi suoi propri occhi che il castello, in realtà, non c’è, che la mia storia è tutta un big bluff, una mega sega mentale, una presa in giro e nulla più. Quando questo avverrà (se avverrà, perché può anche darsi che ci siano sempre degli idioti incurabili), allora la mia favola sarà definitivamente smascherata. Allora, verrà distrutto, dimenticato tutto ciò che si è costruito scritto fatto detto riguardo alla bella favola. Oppure, la si lascerà in pasto ai turisti come le piramidi, come i monumenti antichi, come il vallo di Adriano e le catacombe. Se succederà questo, i miei successori potranno continuare a fare soldi a palate con la mia favola, il mio bel big bluff, il mio grande imbroglio, facendo pagare il ticket a mandrie di visitatori che si precipiteranno a visitare i miei bei castelli, gloria e testimonianza di un tempo, che confermano l’affascinante attrazione per il fantastico e la gloriosa storia di Bogududù e di Bugadoni.
Ah, quei favolosi tempi!
Nel prossimo posto, La favola di Geova (VI)
Tratto da L’Indifferenza divina