La favola di Bogududù e la favola di Geova – in 10 post, l’ottavo
Posted in La favola di Bogududù e di Geova By Francis Sgambelluri On Giugno 14, 2015
La favola di Geova (VIII)
In quei favolosi tempi, dunque, esisteva solo la Chiesa e la favola di Geova. La realtà sociale non esisteva, non contava. Infatti, alla Chiesa non interessava sapere come viveva la gente, i miserabili, il popolo. Questo lo usava e sfruttava per costruire la sua favola. Non c’è stato nessun progresso sotto il dominio di questa ideologia. Le uniche cose che può vantare la favola di Geova sono l’arretratezza mentale e la disumanità. In effeti, gli esseri umani, con l’avvento della religione ebraico-cristiana, sono diventati meno umani e più zombi di quanto lo fossero mai stati prima.
Qual è, dunque, il conteunto di tutta questa massa di creazione artistica e divina? Il vuoto abbiamo detto, il nulla, il silenzio, la fede nell’abisso, la fede in questo e quello, nulla di certo, di preciso, solo parole senza senso e concetti privi di contenuto. La creazione di Geova è potuta avvenire solo in virtù della brutalità e dell’ignoranza umana, ignoranza e brutalità che sono diventate gli araldi della nostra così chiamata “civiltà”.
Arriva il Rinascimento. Questo, come si sa, culmina coi grandi dipinti di Michelangelo e di Raffaello. E non solo. Abbiamo anche le battaglie e Monna Lisa, Lucrezia e Marianismi, papi e papismi, e la Natività e vescovi e i san Francesco e i san Bernardo e le ultime cene e i cristi portacroci e i cristi crocifissi e i santi, sempre tanti tantissimi santi. Attenzione, Rossi, mette in guardia Orazio Guglielmini Rossi, cambia qualcosa, appaiono i ritratti dei nobili, i cannocchiali, i capitani di ventura, il paesaggio, qualcosa si muove con il Rinascimento.
Ah!, tutti quei poemi, racconti, libri, romanzi, storie, esternazioni, versi, riflessioni, tutti, nessuno escluso, sprecati; ah!, tutte quelle montagne di parole inutili, montagne di ambizioni inutili, montagne di riti inutili, montagne di speranze inutili e perché?; ah!, tutte quelle opere artistiche dedicate a un’invenzione volgare, nata per sfruttare gli sciocchi. Cosa dire, poi, di tutti quegli esseri umani che immolarono e immolano la loro vita alla favola di Geova?
Il Barocco si apre con Caravaggio che dipinge prostitute e le fa passare per madonne e poi i Bacchi che si danno alla pazza gioia delle orge e dell’alcool. Questo periodo si cimenta nella natura morta, nel paesaggio, nelle scene di vita quotidiana, nelle rovine, nei fiori, nei pesci, negli strumenti musicali, nelle battaglie, nei costumi, ma soprattutto nel ritratto: ritratti di streghe, di filosofi, di santi, di donne e madonne, di nobili e di prelati. È il secolo che porta ad una svolta col passato, perché col Settecento siamo nel secolo dei lumi, nel secolo della ragione, l’Illuminismo. Ciononostante, sempre tanti tantissimi miracoli: i morti resuscitano, gli storpi guariscono, danzano, gli empi diventano santi e i santi empi e, per quello che riguarda il resto del mondo, questo non esisteva, Rossi, affatto! Solo la favola di Geova esisteva, grazie alla miseria, all’oscurantismo e al sangue che si spargeva.
Nel Settecento, la pittura diviene più realista, più vicina alla vita, alla verità, ma ormai, amico mio, dopo più di mille e cinquecento anni di concetti vuoti e d’indottrinamento dell’assurdo, il gioco era fatto, l’indelibile male ebraico-cristiano è stato realizzato. La mente degli euorpei, e particolarmente quella degli italiani, è stata rovinata per sempre.
È inutile dire che è stato dimostrato da archeologi, filosofi, storici, antropologi, astrofici, scienziati e studiosi di ogni tipo che Dio non esiste. Non serve a nulla, proprio a nulla. Che tristezza! Che razza la specie umana! Fatti, dimostrazioni, riflessioni, dichiarazioni: stupidaggini per il clero e i teologi e non parliamo del gregge. Le autorità religiose, facendo tesoro della stoltezza del gregge, dei suoi oppiati e della rapacità dei governanti che, grazie allo stordimento religioso, riescono a sfruttare il popolo lavoratore, quindi non demordono, vanno avanti a spada tratta sostenendo e confermando l’esistenza della non esistenza di Geova.
La favola di Geova, Rossi, ed è proprio per questo che ha trovato tanta fortuna, è la favola che più sostiene con forza e brutalità l’ingiustizia elevata a sistema in giro per il mondo. Non ha altro ruolo, altro obiettivo, altro dio, solo questo, solo la miseria, l’ingiustizia e la zizzania tra gli uomini. Questi, grazie alla Chiesa e alla favola di Geova, sono diventati realmente ciò che sono: bestie!
Ah, quei favolosi tempi!
Nel prossimo posto, effetto artistico della favola di Geova (IX)
Tratto da L’Indifferenza divina