La mia credenza (2)
Non i miei dogmi, Rossi, che li ritengo tutt’altra cosa, ma la mia credenza. Questa è semplice. L’ho sempre nutrita di cose concrete. L’abbraccio totale e sentito con l’universo dei fenomeni ha formato la mia credenza, la mia fede, la mia visione delle cose e del mondo e, in ultimo, i miei imperativi e la mia filosofia.
Per me, una filosofia che non parte dalle particelle ultime della materia che ci compone, non è filosofia ma volgarità filosofica. Prima le particelle, poi la filosofia. In altre parole, bisogna partire dai fatti, conoscere i fatti, vivere i fatti, i fatti che ci hanno reso ciò che siamo. Solo una volta che conosci i fatti, Rossi, solo allora puoi pensare quel che vuoi, immaginarti, se così desideri, altri mondi, se il nostro ti sta stretto. Quello che importa, però, è che sono le tue idee e non quelle degli altri. Queste, per quanto formulate a fin di bene, non sono le tue. Le si rispetta, se sono degne di rispetto, questo sì. Solo, però, creandosi la propria filosofia l’uomo diventa veramente filosofo. Non c’è altro modo, altra via. Unicamente col sudore della tua fronte puoi guadagnarti questa eccelsa libertà di pensiero.
È un tuo diritto credere in quello che vuoi, Rossi, una volta letto questo libro. Il mio dovere nei tuoi confronti sarà stato quello di spiegarti, sempre secondo la mia limitata conoscenza, la realtà che ci circonda e di spiegartela secondo i dettami della natura e della cultura. È quello che ho cercato di fare. Se non ci sono riuscito, mi spiace, ma almeno ci ho provato.
Te l’ho già detto, quando superiamo la realtà che ci circonda, quando ci avventuriamo nel campo metafisico, oltre il reale, quando sguazziamo in mondi creati dal nostro linguaggio e dalla nostra fantasia, quando lasciamo l’isolotto su cui viviamo, direbbe Kant, per il grande spazio dove le tenebre, i miraggi e gli imprevisti imperversano, allora ognuno deve pensare per proprio conto, ognuno si deve creare la propria visione della vita, perché ognuno, in quelle lontane e oscure zone, è rimasto solo. E questo vale anche per te, mio caro amico Rossi.
Solo la tua conoscenza vale. Puoi discuterla con gli altri, questo sì, ma rimane pur sempre la tua, perché ha raggiunto il culmine della tua esperienza vitale, il punto in cui il soggettivo e l’oggettivo si sono fusi in un’unica comprensione del mondo, quella di Rossi. Questa ha un’ontologia personale in tutti i sensi: la tua ontologia, la tua scienza dell’essere, la tua fede e, in ultimo, appunto, la tua filosofia.
Vedere Ha un senso la vita?