La mia credenza (4)
Io mi identifico, se proprio devo farlo, con il passeggero. Mi identifico con le nuvole che transitano nel cielo, con le stagioni che vanno ma non vengono, con gli uccelli che volano nell’aria senza lasciare traccia, con i fiori selvaggi che si schiudono nei campi e, come loro, temo la mano fatale di un passante o la bocca affamata di un animale; mi identifico con colui che vede con lo stesso occhio la bellezza infinita della Vita e il suo inarrestabile sfacelo; con colui che, nonostante tutto il chiasso che c’è intorno, sa di essere solo; con colui che sa di vivere in un mondo senza senso e che, malgrado ciò, cerca di dare un senso ad ogni cosa che pensa, dice e fa.
Io mi identifico, se proprio devo identificarmi con qualcuno, con tutti quelli che soffrono le ingiustizie e le bestialità di questo mondo; con tutti quelli che si battono all’ultimo sangue per estirparle; con tutti quelli che cercano di fare di ogni istante un’eternità; con tutti quelli che non ambiscono alla pelle dei loro simili, ma che, insieme a loro, vivono in pace e fratellanza.
Io mi identifico, se proprio devo, con colui che si trova in mezzo a un mare tempestoso su una barchetta che fa acqua e scricchiola da tutte le parti e che, in quelle furie scatenate, senza conoscere la direzione in cui sta andando, rema, rema, rema, rema comunque, magari con un remo recuperato dal relitto di un’altra imbarcazione, ma rema.
Io mi identifico con colui che sa di essere, vita natural durante, un perpetuo punto interrogativo, uno zolfanello acceso nel mezzo d’una tempesta.
E, da ultimo, io mi identifico con tutti quelli che sanno di essere nati nell’occhio d’un ciclone pazzo e senza senso e che, malgrado ciò, pensano che la Vita sia sempre e comunque un’esperienza meravigliosa, riservata, non solo a pochi buffoni egoisti e sanguinari, i parassiti, ma a tutta l’umanità, e che possono gridare, mentre si dibattono nell’occhio del ciclone, l’antico detto indiano: “Tu sei ciò!”
Vedere Ha un senso la vita?