La mia scienza; la mia filosofia
La nostra scienza – fisica quantistica, matematica, spaziotempo – per quello che riguarda la base e il senso dell’universo, non ci è d’aiuto. È solo un artificio mentale, un Everest di simboli e artefatti. Questo non ci aiuta a capire il mondo e le cose per come sono. Il nostro interesse, in questo campo, è associato “ai fatti più attendibili”. La mancanza di questi, è la mancanza d’un vero dialogo sia con l’universo che tra noi stessi.
La scienza che Immanuel Kant chiamava, non conoscenza sintetica, ma conoscenza analitica, è anche la mia scienza. È proprio quella che applico nella costruzione della realtà e dell’evoluzione cosmica. La scienza sintetica ha a che fare coi fatti, con l’esperienza, con gli studi empirici; la scienza analitica ha a che fare con la logica, con il ragionamento, coi concetti. È importante sottolineare che la conoscenza sintetica può cambiare nel tempo, ma ciò non avviene con la conoscenza analitica: l’uomo è mortale, conoscenza sintetica; il nulla del nulla è immortale, conoscenza analitica.
In questo senso, la mia scienza, è una scienza che va oltre la scienza comune. Gli scienziati comuni sono “i manovali della scienza”, ma senza volere offenderli, solo realisticamente. Essi, con qualche eccezione, non vanno oltre il microscopio e il telescopio. Per non dire poi che appartengono al Sistema e, quindi, non sono dei liberi pensatori. La vera scienza, la scienza analitica kantiana, inizia proprio qui, oltre il microscopio e il telescopio, particolarmente quando si parla del nulla del nulla e della storia dell’universo.
Con il nulla del nulla s’intende qualcosa di cui non possiamo conoscere la sua identità fisica, per la semplice ragione che questo “qualcosa” una identità fisica non ce l’ha. Per arrivare a capire questo fenomeno sfuggente, bisogna applicare i giudizi sintetici e analitici kantiani, come l’induzione, la deduzione, la conoscenza fisica e metafisica. Quest’ultima, per Kant, appartiene, appunto, ai giudizi analitici a priori, ovvero i giudizi del razionalismo, quelli che vanno oltre la fisica e la scienza sintetica, e qui, quando si va oltre la fisica e la scienza sintetica, questo non è più il territorio della scienza comune, è il territorio della scienza metafisica: conoscenza non comune.
Il filosofo kantiano procede su certi argomenti, e particolarmente su quello sull’universo, come procedono i paleontologi, in modo logico e scientifico, ma purtroppo non coi fatti. Questi mancano. Quello che voglio dire è questo: per i paleontologi è sufficiente entrare in possesso di una sola prova – un arto, un osso, un teschio – dell’animale sparito o di quel che sia e una volta che sono entrati in possesso di questo arto, sono in grado di ricostruire l’intero corpo. Noi non possiamo fare come fanno i paleontologi. Non abbiamo reperti della prima parte dell’universo, prove, non abbiamo niente di questo periodo della sua esistenza. Dobbiamo partire dal nulla del nulla e, quindi, dall’arrivo del proto-elemento, la prima particella.
La tesi che più scosse le acque nel Diciottesimo secolo è stata proprio quella del filosofo di Königsberg, Immanuel Kant, 1724-1804. Innanzi a lui, i filosofi Cartesio, Leibniz, Spinoza e altri, sostenevano che prima veniva Dio e poi l’uomo. Kant dimostrò il contrario: “Prima, dice lui, viene l’uomo e poi l’uomo s’inventa Dio”. È l’uomo che parla di Dio, è l’uomo che descrive Dio, è l’uomo che gli ha dato tutti gli attributi e tutti i nomi che conosciamo, quindi non è Dio che parla dell’uomo, ma è l’uomo che parla di Dio, ecco la tesi di Kant. Per lui e per noi, tutto quello che è stato scritto e detto su questo personaggio, è stato inventato dall’uomo. Dio è una sua invenzione, una creazione dell’uomo, e cioè una fiction e nulla più.
Nella sua “Critica della ragion pura”, Kant scrive: “Ora io sostengo che tutti i tentativi di un uso meramente speculativo della ragione in relazione alla teologia, sono radicalmente infecondi, e, per la loro stessa natura intima, VUOTI e VANI” (il maiuscolo è mio), p. 470.
Dopo Kant, nessun altro filosofo o scienziato che si rispetti, ha osato contraddire la sua tesi. Anzi, sia la scienza che si stima che la filosofia, l’hanno sostenuta e fortificata al punto che oggi qualsiasi persona dotata d’un cervello ragionevole, sa come stanno le cose.
Ma come è nato questo dio?
Dal dio totem al dio d’Israele ne è passata di acqua sotto i ponti, anche se nella genesi l’uomo tenta di anticipare il dio ebraico ai totem con la storiella di Eden, in cui il gra dio passeggia nel giardino sul far della sera e i due malcapitati odono i suoi passi. è la prima descrizione del famoso dio “creatore di tutto”, che però cammina come un uomo.
Inutile negare che il dio citato subisce notevoli mutazioni bibliche, da creatore dell’universo, a plasmatore di creta in forma umana (di cretini), a dio degli eserciti, a dio giudice, a dio misericordioso, a dio furibondo e spietato, a saggio legislatore contraddittorio, ad ispiratore di condottieri e profeti, che puntualmente muoiono tutti delusi e senza raggiungere nessuna delle sue millantate promesse, ovviamente sempre per colpa loro, infedeli al dio prumo ardente che li condusse a rubare le ricchezze d’Egitto e la terra dei Filistei, come vediamo oggi. Infine dio pedagogo.
Insomma questo dio, fattosi uomo, che per quasi 6 millenni promette paradisi terrestri e poi celesti a chi lo adora, prima ammazzando tutti i nemici e poi pregando per loro, un dio lobotomico per eccellenza, direi schiettamente senza esitare.
Nel frattempo alle spalle di questo ambiguo “padre eterno” i governanti e i preti se la sono ben spassata succhiando il sangue ai loro sudditi con la scusa che dovevano ubbidire e soffrire, almeno quanto il dio fattosi carne, se volevano raggiungere il paradiso celeste dopo la morte, sempre per colpa dei loro peccati ovviamente, e dunque doverosi di espiazione e di redenzione nei secoli dei secoli dei secoli.
Un dio che fonda la sua esistenza in un libro voluminoso dove puntualmente sono ripetuti da vari personaggi i santi deliri divini di onnipotenza e suprema giustizia finora mai dimostratesi, un noioso mantra di assurde contraddizioni megalomani che nei millenni si è trasformato in preghiere, sacramenti, liturgie, biblioteche e logorree religiose a dir poco schizofreniche, ripetute alla nausea dai suoi uomini.
E’ vero che alla fine lui stesso di definisce “La Parola”, ma quando è troppo è troppo, e le chiacchiere non hanno mai portato miracoli, manna e paridisi a nessuno da quando esiste il mondo, è sempre l’uomo che si è ammazzato di fatica per sopravvivere e fare le divine vanagloriose opere faraoniche, tutte puntualmente finite nella polvere, come la società mondiale terminale che osserviamo, la putrefazione finale di tutto ciò che questo dio delle chiacchiere ha creato.
Non sarà che a forza di scrivere boiate megagalattiche i suoi scrittori delegati hanno pensato di essere dio e di poterle realizzare veramente creando il NWO? Certo i risultati non sembrano premianti, ma va beh, in questi casi c’è sempre il comodo diluvio per sciacquare via con acqua e fuoco una creazione degna di un mentecatto fallito che desiderava di essere il dio di tutto l’universo e magari era solo un povero diavolo cascato sul pianeta Terra, fattosi dio agli autoctoni.
Certamente l’uomo non può essere Dio, troppo masochista per incarnarsi in una semibestia bisognosa di ogni cosa, e quindi nemmeno quadra l’idea che possa averlo inventato, sarebbe stato già troppo fantasioso, ma un dio che avesse creato un simile essere rivoltante sarebbe stato un demonio.