La mia vita, parte nona

 

L’irrisione

 

Riguardo ai miei feelings – il cuore, l’amore, il sesso, il piacere, l’affetto, insomma la mia vita sentimentale – , fino all’età di quarantacinque anni, sono stati un’esperienza amara, fustigante e dolorosa, particolarmente a partire dal mio primo innamoramento a Torino. Fisicamente parlando, la natura mi ha dato quello che il mio paese natale non ha saputo darmi culturalmente. Questo fatto è stato causa di tanti dispiaceri e frustrazioni. Il mio io, quello della mia infanzia e adolescenza, per com’era stato strutturato mentalmente e psicologicamente, mi ha portato non alla gioia di vivere, ma ad una intossicazione dopo l’altra, per non dire a una continua sofferenza fisica e infelicità.

Le donne, dunque. Non avevo difficoltà con loro, tutt’altro. Il più delle volte erano loro a cercarmi e a innamorarsi di me. Qual era allora il problema? Non un problema di impotenza, di omosessualità o altro. Il problema era che io, nei loro confronti, ero, a dir poco, un bruto, uno cui mancava tutto: finezza, scioltezza mentale, savoir faire, buongusto, grazia, raffinatezza, garbo, stile, conoscenza, tutto. Non avevo praticamente niente. Ero solo un barbaro, a barbaric lover.

Erano, la maggior parte delle donne con cui sono venuto in contatto, anni luce più civili, educate, istruite e signorili di me. Questo fatto mi creava complessi e disagi a non finire. Non mi sentivo a loro livello culturale. Come dire, mi sentivo un ladro, un impostore, uno spregiatore dei loro corpi, delle loro menti, corpi e menti che io non meritavo, non ne ero degno. Come conseguenza, uscivo da uno sfacelo melodrammatico per trovarmi subito dopo impigliato in un altro.

La colpa di tutto questo, se di colpa si vuol parlare, non era né loro, né mia. Le cose stavano così. Detto tutto in una volta: devo molto al gentil sesso, io!

 

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  1. By Giorgio

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