La mia vita, parte settima
Lo studente giramondo
Ritornato nel vecchio Continente, grazie ai guadagni fatti con la European School of Languages, grazie all’amore e alla passione che continuavo a nutrire per la conoscenza in generale e per l’arte, le lingue e la filosofia in particolare, ho potuto dedicarmi per alcuni anni unicamente allo studio, seguendo, a mio modo e piacere, conferenze, convegni, seminari e corsi di lingua e cultura in diverse scuole e università.
In Danimarca, oltre a studiare il danese e tentare di leggere in originale Kierkegaard, ho insegnato anche lingue alla H.O.F. (Hovedstadens Oplysnings Forbund) Undervisning di Copenhagen.
Ero affascinato dai vichinghi. Quando nevicava, arrivavano in classe con gli abiti coperti di neve e prendevano posto in silenzio e con grazia, senza far rumore. Il loro modo di fare mi sconvolgeva, e mi sconvolgeva perché non riuscivo a far collimare questa loro attuale raffinatezza coi vichinghi bruti e ammazza tutti che spesso ci fanno vedere nei film. Erano molto attenti e cercavano di non perdersi una lezione. Parlavano diverse lingue e non rifiutavano mai, se si presentava l’occasione, di farsi una bella risata. I Danesi: gente unica e straordinaria!
Dopo la Danimarca, è stata la volta della Francia, Parigi. Non ci sono rimasto molto, solo alcune settimane trascorse, per la maggior parte, col mio amico Felix. Poi sono andato in Germania. Qui ho ripreso a studiare il tedesco alla Sprachschuledell’università di Monaco di Baviera e a seguire delle conferenze sui filosofi tedeschi. In seguito è stata la volta dell’Italia, il luogo dove sono nato. Mia madre era invecchiata tantissimo ed è stata l’ultima volta che l’ho vista. Poi fu la volta di Perugia, all’Università per Stranieri. Qui ho studiato per quasi due anni e ho iniziato a scrivere Nicolò (Fiori di sierra), il mio secondo romanzo (il primo avevo provato a scriverlo a Melbourne, Against the grain – Contro corrente). Dopo Perugia sono andato in Spagna, a Madrid. Anche qui ho ripreso a studiare lo spagnolo e la cultura ispanica alla Universidad de Complutense. In seguito è stata la volta della Grecia. Qui, e per la prima volta, mi sono concesso una lunga vacanza.
Le cose sono cambiate definitivamente verso la metà degli anni Ottanta, quando sono andato a trovare un amico italo-australiano che si era trasferito in Italia, nel Biellese, con la famiglia. Mentre ero da lui, ho saputo della svalutazione del dollaro australiano, sceso a meno di mille lire dai mille seicentocinquanta qual era. Avevo perso quasi la metà del denaro che avevo in Australia. Ho telefonato subito al mio avvocato e amico, Denis Dalton, cui avevo delegato la mia piccola fortuna prima di lasciare Melbourne. Denis mi ha detto che avrebbe voluto informarmi della pessima situazione economica e monetaria in Australia, ma che non aveva idea di dove fossi (e come avrebbe potuto saperlo se non avevo un indirizzo fisso e tanto meno un telefono?). Ha detto che gli dispiaceva molto, che dovevo decidere al più presto cosa volevo fare col resto dei miei soldi: investirli in una piccola proprietà lì a Melbourne oppure farmeli mandare dov’ero, perché il dollaro sarebbe ancora sceso. Mi sono fatto inviare a Biella quello ch’era rimasto.
Tony e Mary, gli amici che mi ospitavano, mi avevano suggerito di restare per un po’ lì da loro e di cercare, nel frattempo, di dare lezioni d’inglese per occupare il tempo. Così ho fatto. Ho messo alcuni annunci su un giornale locale proponendo delle lezioni d’inglese. Ho iniziato di nuovo a insegnare. E non solo. Ho scoperto che avrei potuto fare della mia giornata quello che da tempo desideravo fare: dedicare il mattino alla scrittura e il pomeriggio all’insegnamento. Mi sono stabilito a Biella.