La Papera d’oro e le auliche lettere
Qualche tempo fa, una signora dell’alta classe, chiamata la Papera d’oro, ad un certo punto della sua vita, dato il suo status e i suoi miliardi, decise di darsi, tra tantissimi altri impegni e hobby, anche alla scrittura che, secondo lei, chiunque se la porta dentro. In ogni modo, e guarda caso, non era neppure lei a scrivere i suoi libri. Aveva altre cose da fare, la signora. Certo, i libri portavano il suo nome e cognome, ma in verità non era lei a scriverli. Questo, almeno quelli che avevano fiuto, l’avevano capito. Faceva fatica a tirare giù una sola riga senza sbagli e sbadigli, sostenevano, come allora avrebbe potuto scrivere dei libri? Secondo loro, secondo quelli che avevano fiuto, la Papera d’oro riusciva sì e no a balbettare qualche cosa a qualche giornalista senza lavoro o scribacchino privo di talento, ma che aveva la passione for anonymity. Questi, lo scrittore fantasma, ghost writer o come lo si vuol chiamare, geniale nell’arte dell’artificio, accettava l’incarico della Papera d’oro e, a lavoro finito, glielo consegnava, intascava la lauta somma pattuita e felicemente si eclissava nel suo delizioso anonimato.
La Papera d’oro, quindi, non appena in possesso del preziosissimo lavoro, metteva nome cognome firma e il gioco era fatto. Ora, quel “lavoro aulico”, grazie alla pubblicità che lei, e in questo era abilissima, aveva già organizzato in ogni dettaglio, ancora prima di arrivare nelle librerie, era già famoso, era già stato elevato alle stelle dai giornali, dalla radio, dalla televisione e in ogni recensione, perciò era diventato un vero e proprio “capolavoro” nonostante, e guarda che roba, nonostante non l’avesse letto ancora nessuno. Incredibile i miracoli che fanno i quattrini. E così, tante, tantissime recensioni, tutte che vantavano la nuova star delle auliche lettere del Belpaese. Elogiavano il suo genio, il suo talento, l’estro letterario della nuova signora autrice. Il contenuto? C’era anche questo, of course. Era quello dello status che la Papera d’oro rappresentava nel grande e favoloso Paese delle meraviglie.
Quindi, ancora prima di essere pubblicato quell’intruglio di parole, era già un best-seller, era già famoso. I suoi libri, in effetti, quando uscivano, andavano subito a ruba. L’arte della pubblicità fa prodigi. La gente, anche quella che non sapeva leggere, gli analfabeti, gli illetterati, quelli che non avevano mai letto un libro in vita loro, si precipitavano a rotta di collo nelle librerie per comprare il neonato best-seller, proprio come ci si precipita a comprare il pane dal fornaio prima che lo finisca.
Poi, una volta che la gente aveva comprato quel mucchietto di carta stilizzato e ben ornato, se lo portava orgogliosa e trionfante a casa, lo piazzava sul tavolo, sul sofà, sul comodino, lo guardava incantata, lo accarezzava, cercava di leggere qualche paragrafo, sbadigliava, troppa fatica, troppo impegnativo, poco training mentale, contenuto molto aulico, niente, si addormentava e il giorno dopo lo andava a piazzare nell’armadio a vetri del salotto, oggetto di orgoglio e di decorazione domestica.
Alcuni anni dopo l’esordio trionfante della Papera d’oro, ci fu, e non si sa esattamente il perché, la fine dell’orgasmo pubblicitario, la fine delle vendite e la fine dei libri della signora scrittrice d’alta classe. Che perdita! Figurati, lettore, tutto il Belpaese aspettava e aspetta ancora oggi un altro suo best seller per aggiungerlo a quelli che ormai fanno da decorazione in casa, ma non arriva, perché?
Forse, pensano quelli che hanno fiuto, quello che è successo è chiaro. Il ghost writer o come lo si vuol chiamare, che le scriveva i libri è morto oppure si è stufato di fare lo scrittore anonimo. E, una volta sparito, si è reso difficile trovarne un altro con lo stesso stile. Lo stile è lo scrittore, è l’uomo, lo stile è difficile imitarlo, anche quello d’un ghost writer, anche quello d’uno scribacchino. La scrittrice Papera d’oro, quindi, aveva deciso saggiamente di ritirarsi dalle auliche lettere per non rischiare di essere scoperta se si fosse servita della penna di un altro scrittore dell’anonimato.
Ecco, amico lettore, ecco come si scelgono e si promuovono i geni in questo posto; ecco un altro candidato che va ad aggiungersi alle auliche lettere destinato all’immortalità, un altro tassello letterario nell’elevatissima cultura del Paese delle meraviglie.
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