La paternale della Frassinelli
Le cose sono andate così. La Frassinelli scrive sul post che ho pubblicato sul mio blog “Risposta a un editore a pagamento, ICI EDIZIONI, Istituto Italiano di Cultura di Napoli”, queste parole: Frassinelli 9 ottobre alle ore 10:25: “Gentile Francis, può scriverci in privato? Così le rispondiamo. Grazie!”
Così ho fatto, ho scritto questa e-mail a sangue caldo:
Gentile editore Frassinelli,
intanto grazie per avere letto il post “Risposta ad un editore a pagamento”. È difficile rimanere indifferenti di fronte a tanta così palese presa in giro.
Se l’editore Frassinelli volesse leggere il mio dattiloscritto “Un bambino del sud Italia” (il dattiloscritto che avevo proposto all’ICI EDIZIONI), sarei felice d’inviarglielo.
Cordiali saluti
Francis Sgambelluri
Ecco la risposta della Frassinelli, lunedì 12/10/2015 18:05
Gentile Signor Sgambelluri, in questo momento Frassinelli non prende in considerazione manoscritti provenienti da candidature spontanee. Forse deve trovare gli interlocutori adatti al suo progetto. Un piccolo consiglio che possiamo darle è di non postare sulla pagine degli editori contenuti poco coerenti anche al suo lavoro. La ringraziamo per l’attenzione che ci ha prestato. Saluti.
Questa risposta così dura, inaspettata e sprezzante, che tra l’altro non mi sarei mai immaginato, mi ha colto di sorpresa e, come conseguenza, mi ha congelato. Perché poi? Cosa avevo mai fatto? E poteva provenire dalla stessa persona che mi aveva scritto il “9 ottobre alle ore 10:25?” Se così fosse stato, allora era una persona doppia. Ancora peggio, ipocrita, subdola, velenosa, falsa, perché è questo che in realtà nascondevano le sue melliflue parole: “Gentile Francis, può scriverci in privato? Così le rispondiamo. Grazie!” Una vera e propria imboscata, un’illusione che si trasforma in una sferzante delusione. E io, romantico e innocente come sono, così ho fatto, gli ho scritto. Perché poi non avrei dovuto scrivergli quello che gli ho scritto? Io sono uno scrittore in cerca d’un editore come lo sono tutti quelli che scrivono, quindi mi è venuto spontaneo, dopo aver letto quelle parole, scrivergli e proporgli il dattiloscritto.
Però, quella risposta, quel “gentile Francis” che si è trasformato in quel “Gentile Signor Sgambelluri”, e in quel “in questo momento Frassinelli non prende in considerazione manoscritti provenienti da candidature spontanee” (imposte), e in quel “Un piccolo consiglio (la paternale!) che possiamo darle è di non postare sulla (sulle) pagine degli editori contenuti poco coerenti” e in quel “La ringraziamo per l’attenzione che ci ha prestato. Saluti.” Niente, sono rimasto letteralmente di stucco.
Cosa vuol dire poi quel “adatti al suo progetto?” Quali sono, editore Frassinelli, quali sono, mi spieghi lei che sa, gli interlecutori adatti al mio progetto? Che consiglio è mai il suo? Di cosa sta parlando? Io sono uno scrittore e quando scrivo lo faccio per tutti, per gli atomi, per le molecole, per l’aria che si respira, per le stelle, per le pulci, per le piante, per i fiori, per gli animali, per i colori, per la vita, per il seme e la raccolta, per l’amore, per come vivere e per come piangere e sorridere, per quelli che sognano e per i depressi, per tutti, nessuno escluso, ma soprattutto per quelli come lei!
Perché e per quale motivo la Frassinelli ha voluto scrivermi in privato? Non avrebbe potuto fare come gli altri, dire ciò che doveva dire su Facebook, visto che è anche un mezzo che l’editore Frassinelli stesso usa per farsi pubblicità? È una mia ferma convinzione che chi vende un prodotto pubblico appartiene al pubblico e una casa editrice, visto che vende cultura e non patate, e la cultura è pubblica che più pubblica non si può, dovrebbe essere una fonte pulita, di ispirazione all’onestà e alla trasparenza, e non una fonte zeppa di inganni, trappole, ipocrisie e rimproveri.
Insomma, era chiaro, la Frassinelli, visto quello che sto scrivendo sull’editoria italiana, voleva farmi, si sentiva il dovere di farmi la paternale. Qualcuno, per aver tanto osato, questa tiratina di orecchie doveva pure farmela prima o poi, perché non l’editore Frassinelli? Così ha fatto. Infatti, poi, riflettendoci, mi sono chiarito un po’ le idee, ho capito che tutto rimaneva nell’ordine delle cose, almeno con l’editore sponsorizzato dallo Stato italiano. È così che vengono trattati gli scrittori nel paese delle meraviglie dai loro editori quando osano scrivere cose che non avrebbero dovuto scrivere! Se lo fanno, ecco che arriva lui, l’editore bigotto e venduto, con forbici e rimbrotti, mettendo subito a posto il manoscritto e l’impudente autore! Si sa, e per chi non afferra quest’atmosfera castratrice tutta italiana, allora vada oltre le frontiere del paese per rendersene conto; si sa, quindi, fino alla nausea, che l’Italia non vende emancipazione dalle catene, mai venduta, un prodotto questo che la sua storia non conosce; non vende illuminazione, cultura con la C maiuscola, ma vende oscurantismo, bacchettoneria, la santa Religione, cultura con la c minuscola, cultura per gli imbecilli e per i bigotti! Un’arte liberatrice, l’Italia, non sa neppure che cosa sia.
Comunque, come ha osato la Frassinelli farmi il predicozzo visto che non appartengo alla sua banda? Avrei potuto, mi si può dire, dato che ero pronto ad inviarle un dattiloscritto, avrei potuto appartenerle. Vero, avrei potuto appartenerle, ma le forbici e i sermoni a me vanno stretti.
Quando poi la Frassinelli scrive “di non postare sulla (sulle) pagine degli editori contenuti poco coerenti,” qui, questa signora della carta stampata, sta farneticando di brutto, perché il mio lavoro è coerentissimo con tutto ciò che ha a che fare con le case editrici di questo paese: quelle sponsorizzate dallo Stato, quelle a pagamento e quelle che sdegnano l’uno e l’altro (ci sono anche queste, spero!) e preferiscono camminare a testa alta e, dalla loro dignitosa posizione, respirando l’aria benefica che gli soffia intorno, riescono, con le loro sensibili e pronte antenne, riescono ad individuare i loro autori e i libri da pubblicare, un’arte questa che appartiene a pochi.
Confesso, a volte sono stanco, stanco e disgustato; a volte, invece, trovo la forza di chiedermi, come, come potersi difendere di fronte a questi personaggi così infarciti di fascismo e di religione che sono ovunque e come la gramigna su tutto il territorio italiano? Cosa fare? Come conviverci e digerirli giorno dopo giorno, oggi nel 2015?
Io mi sbaglio spesso e una volta di più o una volta di meno non dovrebbe far numero nel mio curriculum. In ogni modo, sono convinto che l’attuale editoria italiana, sponsorizzata dallo Stato e dall’Inquisizione (la Chiesa = Inquisizione), il popolo italiano non la meriti. Il popolo di questo paese, nonostante tutto quello che si può dire sul suo conto, è anche un popolo deciso e combattivo e, se vuole crescere e liberarsi definitivamente dalle catene e dalle falsità culturali in cui vive, deve però fare a meno, per non dire piazza pulita, di tutti quelli che direttamente o indirettamente gli lavano il cervello mille volte al giorno con ogni tipo di veleno ideologico e irreale. Il popolo, il mio popolo (io provengo da una famiglia di braccianti, di contadini, di lavoratori, di quelli che conoscono il prezzo del pane che mangiano: IO APPARTENGO AL POPOLO E NE SONO FIERO!, perché è l’unico in questo paese che ha ancora una coscienza, una morale, un cuore, un’etica e una dignità!), è pronto, più che pronto, è maturo, è consapevole e democratico tanto quanto è necessario per prendere la vita nelle sue mani e di fare tesoro di ogni istante che la vita gli dà. Per poter fare questo però deve liberarsi dagli stregoni e dai fascisti che infestano il suo paese. Il paese è suo, perché è lui col suo lavoro, col suo sudore e col suo sangue che l’ha costruito pezzo a pezzo e lo sta costruendo e mantenndo in vita, nonostante il fare irresponsabile e criminale dei parassiti e sfruttatori al potere!
UN INVITO: passate parola, condividete, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più! Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani! È questo ciò che raccomanda agli amici del Web, Orazio Guglielmini. E io aggiungerei un “Grazie!” per chi volesse tradurre questi post nella sua o in un’altra lingua.