Le armi del potere: sport e terrorismo psicologico

Prescindiamo dallo sport delle truffe, dai falsi bilanci, dalle infinite corruzioni e riflettiamo su qualcos’altro: sul vuoto interiore dei tifosi. Di chi è, però, la colpa di questa “vuotaggine” studiata a tavolino e applicata con savoir faire? Di chi è, Rossi, lo sappiamo molto bene, almeno dopo aver letto Lo Stato predatore.

Supponiamo, ora, Rossi, supponiamo che si smetta di propinare l’oppio sportivo ai tifosi, supponiamo che si smetta di riempire il loro vuoto con il calcio, cosa succederebbe? Con che altro i fans, più di venti milioni, potrebbero colmare l’inferno che li brucia dentro? Sicuramente, questi diavoli in veste divina, non sapendo più dove andare a sbattersi la domenica, non avendo più i tiracalci in tivù i mercoledì sera, più tutte quelle altre extra e improvvisate partite, potrebbero trasformarsi, da un giorno all’altro, in quello che realmente sono: potenziali ribelli, ladri, delinquenti, rivoluzionari, vandali scassatutto, masse di carne alienate, estraniate, frustrate, infelici, vuote. Ed è questo, proprio questo che lo Stato predatore non vuole, non vuole che le masse si trasformino e smettono di essere masse.

Non bisogna confrontare i tifosi con la loro insipienza, la loro divinità, il loro delirio, la loro insignificanza, la loro alienazione, la loro nullità, cioè tutta l’inculturazione che lo stato gli inculca nella zucca per tenerli nell’ignoranza e nella dipendenza più totali. È la politica de “Il mondo nuovo”, cioè dell’inferno nuovo di Huxley: condizionamento, soma, droga, perdita di coscienza e, infine, perdita della realtà sociale. Si diventa estranei, schiavi del sistema e felici! Cosa si vuole di più? Niente, bisogna esorcizzare il loro inferno interiore con ogni sorta di panacea: panem et circenses alla Huxley, allora, va benissimo!

Cerchiamo di capire meglio. Se la domenica pomeriggio vai a farti una passeggiata, Rossi, ti accorgi che molti passeggiano con la radiolina attaccata all’orecchio. Ascoltano la radiocronaca sportiva. È interessante osservare, particolarmente quando ti camminano vicino, questi signori attaccati a questo aggeggino che sputa sentenze nelle loro orecchie e loro, a seconda di quello che l’aggeggino spiffera, si rallegrano, si rabbuiano, fanno gesti, a volte sembrano prendere, tutto d’un colpo, l’aria a cazzotti. Sono uno spettacolo gratuito e, per chi non ha soldi per andare a teatro, è veramente un dono bogududiano.

Voglio raccontarti cosa mi è successo in un bar qualche anno fa. Ero entrato per prendermi un caffè. C’era tantissima gente. Silenziosissima. Avevo pensato si fosse trovata lì dopo un funerale. Poi mi ero accorto che non era vestita da funerale. Guardava fisso qualcosa di fronte a sé, un po’ più in alto. Mi sono fatto strada fino al banco e ho ordinato un caffè. Il barman esitava a farmelo. Lo sollecitai dicendo che avevo fretta. Si decise. Avevo appena portato la tazzina alle labbra quando un improvviso grido dinosauresco si scatenò da quella gente che un secondo prima sembrava morta, facendomi addirittura saltare la tazzina dalle mani e il caffè addosso. Cos’era successo? Era ovvio. Il Paese delle meraviglie aveva segnato il primo gol contro l’Ecuador!

Ho ancora male alle orecchie. Il padrone del bar mi aveva fatto un altro caffè dicendo che per terra avrebbe pulito dopo e, felicissimo, mi aveva detto anche che pagava la ditta. Volevo pagarglielo comunque. Niente da fare, non aveva voluto. Da un momento all’altro si era trasformato in un esaltato. Poi, il silenzio e la tensione invasero di nuovo il locale. Ero uscito tutto bruciacchiato e sporco di caffè, realizzando che erano iniziati i mondiali di calcio 2002.

Quella sera, a casa, tutte le televisioni private e nazionali, con comitati, tavole rotonde, esperti, dottori di calcio, guru dello sport, ex calciatori, tifosi, veterani, non parlavano che della vittoria meravigliosa contro l’Ecuador. Era come se avessero vinto cento Waterloo, cento guerre mondiali. Incedibile!

Per dirti la verità, Rossi, temevo di peggio. Temevo che quella sera tutti i fanatici scendessero in strada come quando vincono “la Juve” o “il Milan”. Quando questo succede, tutto si trasforma in un vero e proprio campo di combattimento. Altro che Waterloo! I guerrieri di questo sport smettono di fare la guerra di fronte alla tivù e iniziano a farne un’altra, di guerra, molto più micidiale. Scendono in strada con bandiere e bandierine, gridano, prendono la macchina, la motocicletta e si mettono a correre avanti e indietro per le strade e a clacsonare e a far casino a più non posso. Grazie a Bogududù (vedere L’Indifferenza divina), quella sera la guerra in strada non c’è stata.

Cosa bisogna capire di tutto questo rumore? Intanto si deve capire che per il potere lo sport è uno strumento importantissimo. Guai se non ci fosse il calcio, lo sport, il soma alla Huxley! Quindi, riassumendo, quando non è l’oppio religioso, allora è l’oppio sportivo, quando non c’è né l’uno né l’altro, allora è il terrorismo psicologico che i mass media, fedeli bigotti dei lupi a due zampe al potere, mettono in atto, cioè i soliti kamikaze che potrebbero farsi saltare in aria sotto casa, la fame nel mondo, il terremoto a l’Aquila, la madre carnefice del proprio figlio, lo tsunami in Giappone, le storie d’amore di Lady Diana, il pedofilo di turno, l’alluvione, la guerra, il bunga bunga. Quando poi non bastano più né lo sport, né la religione, né il terrorismo psicologico e la cronaca nera, allora, amico mio, sono botte!

Vedere Il Paese delle meraviglie e Lo  Stato predatore

 

 

 

 

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  1. By franc

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