Le religioni non amano la vita, ma la morte
Ti sei mai chiesto, Rossi, ti sei mai chiesto qual è l’obiettivo finale delle principali religioni? No? Non importa. L’ho fatto io per te. Vediamo un pò, in nuce, l’induismo, il buddhismo e il cristianesimo.
Qual’è l’obiettivo finale dell’induismo? Secondo il Vedanta e le Upanishad è la non rinascita, il nulla, le tenebre eterne.
Qual’è l’obiettivo finale del buddhismo? Il Nirvana. Che cos’è il nirvana? È spegnimento, estinzione, la fine di tutto, le tenebre eterne.
Qual’è l’obiettivo finale dei cristiani? È la vita dopo la morte, cioè il paradiso. Che assurdità! Il paradiso non esiste, quindi le tenebre eterne.
Ecco l’obiettivo teleologico di queste religioni. Quello che desiderano i credenti (inclusi ebrei e musulmani), è l’estinzione, la fine di tutto, il nulla. Tutt’e tre hanno come obiettivo finale la morte ed è proprio questa che seminano nel mondo con le loro prediche coi loro atti e con la loro presenza.
Le religioni, non si direbbe, ma è così, non amano la vita, mai amata, ma la morte, puntano sull’aldilà e l’aldilà è morte. Gli dèi, dio, brahma, il nirvana, i santi sono cose morte, cose inesistenti e i loro adulatori, a via d’invocarle e desiderarle, si trasformano anch’essi in cose morte. Un bramino, un dalai lama, un prete, sono predicatori di morte, vendono la morte, morte essi stessi.
La storia delle religioni, mio caro Rossi, è una storia di morte, una storia fatta da gente che si nutre di idee, parole, concetti, dottrine, insegnamenti morti e stramorti.
Vedere L’Indifferenza divina