Lettera ad Antonio Sunseri, coordinatore dell’Editrice L’Erudita
Questa riflessione, signor Sunseri, che avevo scritto al mio ritorno da Roma dopo il nostro incontro, volevo inviargliela il giorno seguente, poi ho cambiato idea. Gliela invio adesso con un po’ di ritardo e con qualche aggiustamento e correzione.
Ieri, giovedì 20 settembre 2018, sono venuto nella sua sede in via Giovanni da Procida, 30-32 a Roma, per un incontro da lei proposto riguardo alla pubblicazione d’un mio dattiloscritto, ovviamente non a pagamento secondo quello che lei aveva scritto: “Chiariamo da subito che il nostro marchio editoriale non è a pagamento.”
Ora, prescindiamo dal fatto che non sono stato ricevuto in una sede (sue parole: “ci farebbe piacere incontrarla nella nostra sede di Via Giovanni da Procida, 30-32 a Roma), ma in un magazzino di libri poco piacevole; prescindiamo dal fatto che non ha letto la “trilogia” che mi aveva chiesto d’inviarle; prescindiamo dal fatto di non avere letto neppure il primo dattiloscritto della trilogia “Flash”, quello che desiderava pubblicare, perché, alla mia domanda: “Ha letto il mio lavoro?” Ha risposto dopo averci riflettuto con un “Sì” molle, senza convinzione e senza spina dorsale. Non ha detto altro. Si è irrigidito. Avevo intuito che avevo fatto una domanda sbagliata, ma per me era importante.
Infatti, subito dopo la domanda sbagliata, lei si era alzato dicendo a una delle due ragazze lì presenti di spiegarmi come funzionava L’Erudita. Insomma, c’è solo un handicap quando un editore non legge un dattiloscritto che desidera pubblicare: non conosce il contenuto. E, non conoscendolo, come può venderlo? Era tutto chiaro, almeno per me. Cosa fare? Alzarmi e andarmene via? Non l’ho fatto.
In quel medesimo istante ho capito la ragione della mia presenza nella sua sede. Non ha importanza se l’autore vive in Sardegna, nel Tirolo o sulla luna, deve, se aspira a essere pubblicato, deve venire a Roma e farsi vedere di persona dall’editore. Forse, per lei, anzi sicuro, non conta tanto il contenuto del libro, quanto l’aspetto dell’autore e la sua abilità di venditore.
La casa editrice L’Erudita non è a pagamento, dice lei. A me, però, il viaggio ferroviario da Biella a Roma, andata e ritorno, è costato 146,30 €, più altri 74,60 € per una notte in albergo, più i pasti per due giorni e una sera in ristoranti e altre necessità, il tutto mi è costato sui 350 euro. Questi soldi per me sono già un costo. E lasciamo perdere i due giorni e una notte che ho perso venendo a Roma.
Lei dice che per pubblicare il mio lavoro devo organizzare degli incontri, almeno 5 nella mia zona e altri incontri altrove, eventualmente a Roma, così potrò pubblicizzare e vendere io stesso il mio libro.
Quando le ho detto che non tutti gli autori presentano i loro libri, lei mi ha subito corretto dicendo che la scrittrice Dacia Maraini deve andare in molte librerie a presentare i suoi libri quando li pubblica. Vero, la scrittrice Dacia Maraini presenta i suoi libri in libreria. Però lei pensa che la signora Dacia Maraini debba comprare i biglietti ferroviari, prenotare gli alberghi, pagarsi i ristoranti, impiegare gratuitamente il tempo che ci vuole per i suoi trasferimenti e per le sue presentazioni, e che tutto questo vada a carico dell’autrice oppure venga organizzato e pagato tutto dalla casa editrice che la pubblica e la paga anche per le sue trasferte?
Cerchiamo ora di vedere quanto costerà a lei pubblicare il mio libro. Ha detto che pubblicherebbe solo 150 copie. Come sicuramente lei sa, ci sono su Internet print tipografie che pubblicano, minimo 50 copie, a 2 euro a copia. Le costerebbe 300 € pubblicare il mio libro, più, diciamo, altri 100 € per la grafica, ecc., con 400 € è tutto fatto. Di queste 150 copie darebbe a me, l’autore, gratuitamente 2 copie. Nel caso poi volessi comprare qualche copia per regalarla agli amici, me la farebbe pagare con il 30% in meno del prezzo di copertina. Mi farebbe un contratto per un anno, giusto il tempo per vendere più copie possibili a conoscenze, amici e nelle presentazioni. In seguito, nel caso il libro non fosse diventato un best seller, verrebbe dimenticato, almeno per quello che riguarda L’Erudita.
E così, l’autore, nonostante la sua casa Editrice non sia a pagamento, non solo viene sfruttato e usato per commercializzare i suoi libri, viene anche spogliato dalla sua dignità d’autore e derubato di anni di lavoro duro e creativo. E questo modo di pubblicare lei lo definisce non chiedere all’autore alcun contributo economico e di nessun tipo?
Queste sono parole sue: “Ci teniamo da subito a chiarire a scanso di equivoci che la nostra è una casa editrice non a pagamento e che quindi non chiediamo all’autore contributo economico di nessun tipo.”
Ora io le chiedo, signore Antonio Sunseri, è veramente non a pagamento la casa editrice L’Erudita di cui lei è il coordinatore? Non secondo me. Affatto. Certo, lei non si fa pagare direttamente dall’autore, ma indirettamente l’autore paga molto di più di quanto avrebbe dovuto pagare se avesse pubblicato il suo dattiloscritto con un editore a pagamento. Come dire, nel suo sistema di pubblicazione, il trucco c’è ma non si vede, ovvero è meno appariscente.
È meglio finirla qui. La ringrazio per la sua calorosa accoglienza durata, dopo un viaggio da Biella a Roma, quasi 700 chilometri, non più di 10/15 minuti. E per cosa poi?
Francis Sgambelluri
UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra, brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che Orazio Guglielmini parla agli amici del Web.
Grazie per la tua testimonianza. Cercherò di divulgare per quanto è possibile. Certi comportamenti sono indegni.
Ciao Mariachiara. Sì, certi “comportamenti sono indegni” e per di più quando vengono da quelle istituzioni e da quelle persone che dovrebbero dare tutt’altri esempi!
Grazie
Avevo ricevuto la proposta di un incontro nella “sede” per discutere dell’eventuale pubblicazione di un mio libro ma dopo aver letto alcuni commenti, compresi i vostri, ho preferito rimanere a Creta a scrivere e andarmene in giro con la barca.
grazie ancora.
Alessandro
Scrivo e pubblico con L’Erudita dal 2016. Ad ottobre uscirà il mio sesto libro con loro. Ho sempre trovato ne L’Erudita (e in Antonio Sunseri) professionalità, serietà, passione e innovazione. Per come sono fatto io, lo scrittore deve essere uno degli attori principali della catena del valore del libro, l’opera è sua, beninteso, e già questo fa il 50% del lavoro, ma deve anche promuoverlo perché è il primo che deve credere nel proprio libro. Sono facilitato perché sono a Roma, questo è indubbio, ma L’Erudita pubblica anche molti autori che non sono a Roma. Io stesso, pubblicato in una antologia di un’altra casa editrice, mi sono accollato volentieri le spese di viaggio per leggere soltanto due pagine del mio racconto a Bologna e a Milano ed ero pronto anche ad andare a Palermo (poi ho avuto un problema personale). Fa parte del gioco. All’inizio è faticoso, personalmente, però, credo che in questo modo ci sia più gusto che trovarsi tutto pronto e apparecchiato. Hanno sempre letto i miei scritti, dato consigli e proposto le copertine che meglio rispecchiavano i miei manoscritti. L’Erudita mi ha anche chiesto di presentare i libri di altre persone, che come me, pubblicano con loro, e ho accettato volentieri, perché credo sia importante darsi una mano. La cultura è di tutti, non può essere un fatto personale, io scrivo per me stesso, certo, ma soprattutto per gli altri, altrimenti non pubblicherei e i mie fogli rimarrebbero nel cassetto. Rinnovo la stima ad Antonio Sunseri e a L’Erudita. A questo punto sono curioso di leggere il suo libro (magari con L’Erudita) superando incomprensioni e amarezze o vederlo in mano ad un ragazzo in metro la mattina quando vado al lavoro. I libri sono quanto di meglio ci possa essere nel mondo. Grazie Filippo
Io sinceramente non comprendo il motivo di tanto astio.
Ti hanno proposto di uscire con il tuo libro, non ti chiedono soldi e ti chiedono collaborazione nella promozione – come fanno tutte le case editrici. Tra l’altro, se non sei un grande nome gli eventi li devi fare altrimenti non vendi nulla. Allo stesso modo, credo che non guadagnino molto su di te se non sei già noto, dubito che tu venda copie stando seduto sul divano ad aspettare le percentuali di vendita.
Io credo che serva una visione più realistica. Hai scritto una cosa che reputi buona, hai la possibilità di essere pubblicato con una casa editrice che ti segue, ti fa l’editing, ti realizza il prodotto editoriale, ti fa gli eventi (chiedendoti ovviamente aiuto perché in quanto scrittore si presume che tu conosca posti nella tua città o altrove dove presentarlo) te lo fa distribuire…beh insomma, cerchiamo di essere realisti. Chiaro poi, se la tua idea è quella di firmare con Einaudi, sorseggiare vino bianco e leggere la rassegna stampa su di te delle principali testate nazionali beh, mi sembri poco obiettivo.
La sede non idonea, i soldi del treno, boh ricordo che Sciascià faceva riunioni ovunque e nemmeno i soldi del treno chiedeva. Dai su… Secondo me stai sprecando un’occasione che potrebbe essere istruttiva e divertente per mancanza di realismo e di conoscenza del mercato editoriale. Te lo dico sinceramente perché è un peccato.
Sono una scrittrice. Mai pagato un editore, ci mancherebbe. Sono molto orientata a valorizzare l’uscita del libro attraverso presentazioni in librerie e altre sedi, ma non accetto di pagare biglietti ferroviari o aerei, né di dover assicurare un certo numero di presentazioni nella mia zona. Non pubblicherei mai un mio libro in sole 150 copie, fra l’altro. L’editore e l’autore devono ragionare insieme su come meglio promuovere un dato libro; l’autore ci mette qualche contatto personale prezioso (librerie, associazioni, giornalisti), il suo tempo, la sua preparazione all’evento, la sua abilità. L’editore deve accollarsi le spese di promozione. Approvo i ragionamenti di Francis Sgambelluri.
Per by Silvia: affermi delle cose senza conoscerle. Io ho avuto una esperienza
con questa casa editrice ed è stata a dir poco disastrosa. Comunque correggo i tuoi punti:
1.ti chiedono collaborazione nella promozione. Non ti chiedono di collaborare ma di accollarti in toto le vendite del tuo libro, senza nessun aiuto da parte loro. Sei tu che devi cercarti i locali dove presentare (sconsigliano le librerie, chissà perché…) pagare le bevute a chi hai invitato alla tua promozione e inviare tutto l’incasso a loro. (Per inciso, dopo tre anni non ho ancora visto un’euro da parte loro per i diritti d’autore.)
2.Ti segue. Mai visto ne sentito nessuno dopo la pubblicazione se non per chiedere il denaro riscosso dalle vendite.
3. Ti fa l’editing. Non ti fanno nessun editing, ci tengo a precisarlo. Si limitano a mandarti una bozza dove dicono di aver corretto gli errori grammaticali. Dicono, perché in realtà la bozza era piena di errori e quindi la correzione l’ho dovuta fare io di nuovo.
4. Ti fa gli eventi. Vedi il punto 1, nessuno ti organizza niente.
E potrei andare avanti per molto. Nessuno pretende di essere pubblicato da Einaudi, ma neppure di essere preso per i fondelli.
Dimenticavo: se cerchi il libro su amazon o qualche altro sito ti dice che il tuo titolo non è reperibile.
Insomma, ho pubblicato il secondo libro tramite Amazon e me lo sono venduto da solo e alla fine ho guadagnato anche un pò di soldini, in barba a suddette case editrici non a pagamento.
Ho vissuto la stessa esperienza e fatto pensieri analoghi, con viaggio dalla Sardegna. Accettato, pubblicato, organizzato 5 presentazioni in pubblico, ricevuto 2 copie omaggio e pagato al 30% di sconto le copie comprate per me. Ma, con il contratto scaduto a settembre e nonostante numerosi solleciti proprio ad Antonio Sunseri non sono ancora stato pagato per le copie vendute. Succede anche a voi? Grazie
Se potessi tornare indietro non pubblicherei mai con L’Erudita. Ancora attendo che le mie richieste vengano accolte nonostante i tanti solleciti (mai ricevuto contratto controfirmato, rendicontazione annuale, numero giacenze, eliminazione dai siti di vendita). Una cosa l’ho ottenuta, con piacere, l’eliminazione dal loro catalogo.
A questo punto ringrazio il cielo di non esserci cascata (per puro caso). Ricevo l’invito ad andare a Roma in un momento in cui non potevo per problemi personali. Da due anni ho auto-pubblicato e vendo ancora qualche copia su Amazon. Il mondo dell’editoria mi ha deluso. Amazon mi presta assistenza per qualsiasi tipo di esigenza. Non fa editing, si limita esporre in vetrina e a stampare le copie, secondo le richieste, senza minimi imposti. Non scrivo più a nessuno, va benissimo così
Ci vuole coraggio per condividere un’esperienza così, non posso che dirti grazie!
Hai poi trovato un editore soddisfacente?