Lettera aperta al Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano
Egregio signor Presidente,
Lei non mi conosce; qualcosa di Lei io la so. Non posso farne a meno. È sempre in televisione, sui giornali, radio, facebook, twitter, insomma, è sulla bocca di tutti, e dato che io non sono né sordo, né cieco, non posso sottrarmi alla sua pervasiva presenza su tutti i mezzi di comunicazione anche se lo volessi. Comunque, io, per Lei, sono solo un numero, uno su 60 milioni, 1 + 1 – 1 = 0. In altre parole, solo contabilità.
Si sta forse già chiedendo del perché di questa missiva da parte del cittadino Sgambelluri? Glielo spiego subito e cercherò d’essere anche molto sintetico.
Vede, io ho iniziato a lavorare, non certamente per hobby, quando avevo appena nove anni e adesso, all’età di 72, ricevo una pensione di 260 euro al mese, ossia costo ai contribuenti 260 euro al mese. Ora, guarda caso, ho visto su Internet che Lei, signor Presidente, Lei costa ai contribuenti 433 euro al minuto, 26 mila euro all’ora, 228 milioni di euro l’anno, quasi quasi 460 miliardi di vecchie lire. Riguardo a me, poi, Lei prende in mezzo minuto quello che io prendo in un mese! Mi creda, quando ho fatto questo calcolo non volevo crederci. Sono rimasto di stucco. Insomma, 30 secondi della sua vita valgono un mese della mia! Incredibile. Cosa ho mai fatto per valere così poco nei suoi confronti?
Adesso vorrei farLe sapere, se me lo permette, cosa dicono di Lei sul Web, signor Presidente.
Napolitano costa 433 euro al minuto. (Questo) è quanto pesa il Quirinale sul bilancio dello Stato: 228 milioni (di euro) l’anno, 26 mila (euro) all’ora.
I sacrifici valgono per tutti tranne che per la casta. E sicuramente non valgono per la casta più casta di tutte: il Quirinale e il suo inquilino.
Dal prossimo anno arriverà un vero e proprio schiaffo agli italiani: Napolitano si alzerà lo stipendio e ai 239.192 euro che già prende, ne aggiungerà altri 8.835.
Venerdì, 24 agosto 2012
Per lui, evidentemente, non vale la spending review (revisione della spesa pubblica), che investe quasi tutti gli organi dello Stato ad eccezione degli alti gradi della magistratura.
Così il Quirinale, che già costa molto più di analoghe amministrazioni estere, costerà ancora di più. E non solo Napolitano non si è diminuito lo stipendio, cosa che sarebbe apparsa opportuna di questi tempi, ma se lo vedrà ulteriormente incrementare dal prossimo gennaio.
La nostra Presidenza della Repubblica è tra le più costose al mondo: con i suoi 224 milioni di euro di spese costa quattro volte Buckingham Palace. Il Quirinale costa il doppio dell’Eliseo francese e otto volte il cancellierato tedesco. In dieci anni i costi del Colle si sono gonfiati del 91 per cento: fatta la tara dell’inflazione, l’aumento netto equivale al 61 per cento.
Per farsi un’idea più precisa, è necessario sapere che la Casa Bianca costa 136,5 milioni di euro, l’Eliseo 112,5 e Buckingham Palace 57 milioni.
Mercoledì 29 gennaio 2014
Ecco cosa dicono di Lei sul Web. È vero? È falso? Né l’uno né l’altro. È solo una montatura. Cosa? Sia quello che sia, io credo che sia vero. E non solo. Credo anche che questa massa di denaro che viene legalmente stanziata per il Quirinale, quindi a Lei, signor Presidente, sia solo la punta dell’iceberg del problema economico italiano. Questo lo deduco tenendo conto del modo in cui viene gestito il denaro pubblico dagli amministratori statali: nel peggiore dei modi possibili al mondo.
Ecco la conferma:
“Corruzione, l’allarme europeo sull’Italia “Vale 60 miliardi, la metà del totale Ue”. Nel mirino anche i processi lumaca, le leggi ad personam, il conflitto d’interessi, i «legami tra politici, criminalità organizzata e imprese», e lo «scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo» sono tra gli aspetti della corruzione in Italia, che più preoccupano Bruxelles, secondo quanto rivela il primo report della Commissione sul fenomeno, presentato da Cecilia Malmstrom.”
La Stampa Politica, 03/02/2014.
Sicuramente Lei è orgoglioso di tutto questo, signor Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, vero? Non mi dica! A proposito, ha notato, signor Presidente, ha notato che i signori politici inglesi, francesi, tedeschi e americani, pur non ricevendo stipendi da capogiro, come i politici italiani, governano i loro paesi, a dir poco, un milione di volte più dignitosamente e meglio di noi. C’è una ragione per questo? Ha una spiegazione, Lei? Come mai tanta deficienza nell’uso del denaro pubblico e nel governare questo paese?
Per dire la verità, signor Presidente, su di Lei non si dice solo quello che ha appena letto, ma molto di più. Si parla, tra l’altro, d’impeachment, cioè che Lei è in stato di accusa: “Il Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano, nell’esercizio delle sue funzioni, ha violato – sotto il profilo oggettivo e soggettivo, e con modalità formali ed informali – i valori, i principi e le supreme norme della Costituzione repubblicana,” ecc. ecc. ecc. Niente, chiunque desidera saperne di più sul suo conto, basta solo che vada sul Web.
Signor Presidente, lei sa che ci sono crimini diretti e crimini indiretti. Sa anche che ci sono molti Italiani, Italiani come Lei, che muoiono letteralmente di fame, muoiono anche perché non hanno i soldi per curarsi, per pagare l’affitto, per il mero sostentamento, e non ce l’hanno i soldi grazie al cattivo governo e grazie ai super stipendiati come Lei. Questi si chiamano crimini indiretti, signor Presidente che, per me, se me lo concede, sono peggiori di quelli diretti, e lo sono per la semplice ragione che vengono studiati a sangue freddo vergognosamente e machiavellicamente a tavolino, le rendo l’idea?
Non parliamo poi di tutte quelle persone che si suicidano a causa della mancanza di lavoro, della miseria in cui vivono, degli affanni e tribolazioni che percorrono le loro vite giorno dopo giorno, della disperazione più nera, della criminale amministrazione, del perenne caos governativo, cose queste che la riguardano molto da vicino, signor Presidente. Lei, poi, come si sente di fronte a questo assassinio istituzionale indiretto, si sente la coscienza a posto? Riesce a mangiare tranquillamente? Nessun scrupolo percorre il suo essere mentre si guarda allo specchio? Non la tocca proprio nulla? Non le capita neppure di pensare che in ogni mostruosità, diretta o indiretta che sia, Lei e la sua amministrazione siete, da cima a fondo, coinvolti?
Che dire, allora, di tutte queste accuse e di tutto questo materiale infamante che la riguarda? Come, me lo dica Lei, signor Presidente, come dovrebbe comportarsi un cittadino onesto nei suoi confronti? Le viene in mente qualcosa? Proprio nulla? Ma poi, la prego, m’illumini, mi faccia capire, così mi do una ragione, almeno questa!, la legge, la Costituzione, l’immunità, le permettono di fare tutto ciò in modo legale?
Vede, e so che quello che sto per dirLe le apparirà ridicolo, ingenuo, romantico, sciocco. Ebbene, che sia!, ma glielo dico lo stesso. Vede, io al suo posto, mi creda, non dormirei un solo istante sapendo che un solo Italiano soffre a causa di tutti questi soprusi governativi e istituzionali. Di più. Fino a quando non avessi garantito a tutti gli Italiani, dal primo all’ultimo, pane, lavoro e dignità, non solo non prenderei un centesimo di stipendio, ma mi batterei con tutte le mie forze morali etiche e politiche affinché tutti gli altri parlamentari non prendessero neppure loro un solo euro e farei di tutto al fine che la democrazia, la giustizia e l’umanità regnassero in tutto il Paese. Troppo idealistico, dice Lei. Può darsi.
Una cosa è certa, signor Presidente, noi, io un lavoratore, lei un politico, non ci assomigliamo affatto, e questo anche se siamo nati sotto lo stesso cielo e nello stesso Paese, non ci assomigliamo per nulla né in carne, né in spirito, né in ossa, né in educazione, né in niente: due extraterrestri che vivono nella stessa zolla. E lo sa perché? Perché io sono uno di quelli che produce e crea; Lei invece è uno di quelli che consuma e spreca. Due mansioni diametralmente opposte. È così che va la vita, dice Lei. Già, è vero, ma potrebbe anche andare diversamente!
A volte mi chiedo, signor Presidente, se c’è una ragione a questo suo aumentarsi lo stipendio anno dopo anno, e la risposta che riesco a darmi è sempre e sempre la stessa: sì, c’è, c’è e come. Si trova nel suo intimo, nel suo corpo e, infine nella sua testa. Lei, signor Presidente, è letteralmente dominato dalla parte più ingorda e bestiale che c’è nella specie umana, quella del cervello rettile. È questo che la domina, è questo il suo idolo, il suo dio, il suo onnipotente signore e sicuramente non il popolo italiano. Di più. Utilizza la neocorteccia, il cervello pensante, con l’unico scopo di poter soddisfare ancora di più il rettile che c’è in Lei. Praticamente è un essere, dalla testa ai piedi, rettiliano. Detto diversamente, Lei non è umano, tutto ma non umano, e questo anche quando indossa giacca, camicia e cravatta.
No, non lo trovo per nulla divertente il suo giochetto politico, il suo fare, il suo indegno fare, per nulla, sa. Per conto mio, Lei e la sua banda, lì al Quirinale e al governo, non costruite il Paese, non l’avete mai fatto, ne mai lo farete, non siete all’altezza, ma lo porterete giorno dopo giorno ancora di più alla rovina. E allora? E allora se questi sono i diritti che Lei trae dalla Costituzione, io, cittadino italiano, io Francis Sgambelluri, rinnego sia Lei che la Costituzione. Di più. La ritengo, insieme a tutta la sua banda, responsabile di tutti i crimini diretti e indiretti che accadono nel nostro Paese e di tutti i malesseri causati al popolo, e tutto questo grazie e grazie alla sua incapacità governativa e alla sua mostruosa cupidigia. Quindi, tutti voi del Palazzo del crimine ragionato e legalizzato, nessuno escluso, dovreste essere portati in un Tribunale Internazionale di Giustizia, la Corte dell’Aia per mancanza di meglio, e lì essere giudicati e condannati per i vostri misfatti e delitti.
Signor Presidente!, nonostante tutto, io non posso paragonarmi a Lei, non posso proprio, perciò, voglio chiudere questa lettera da gentleman, da vero signore, cioè voglio essere, vista la sua età di quasi novant’anni, generoso, voglio darLe un consiglio, un consiglio che darei unicamente alle persone che più amo al mondo: si spogli di tutti i suoi averi e poteri, e viva, ciò che le resta ancora da vivere, non da rettile e da egoista, ma viva come un pensionato, come uno di quelli che riceve dallo Stato italiano 260 euro al mese!
Francis Sgambelluri