Quando l’irrazionale diventa razionale

 

foto (3)Cosa s’intende quando si dice che noi “italiani siamo incapaci di agire razionalmente?” Di certo non s’intende dire che non siamo, per ragioni genetiche, all’altezza di agire con raziocinio o di fare un discorso logico.

Chi ha letto il romanzo di Aleksandr Solzenicyn, “Una giornata di Ivan Denisovic”, ricorderà che Ivan è stato condannato ai lavori forzati in un campo di concentramento e lì ha dovuto adeguarsi alle regole del luogo. Ma ha veramente dovuto? Se avesse voluto, avrebbe potuto non farlo. Però, nel caso avesse fatto questa scelta, sarebbe andato contro il regolamento, e andare contro il regolamento, in quel posto, era pericoloso, per non dire fatale. Sfidare il pericolo non è da tutti. E poi c’è l’istinto di sopravvivenza che dice che è meglio evitarlo, il pericolo, oppure adattarsi quando ci sovrasta in potere e soperchieria. Così Ivan capì che era meglio “adeguarsi alle regole del luogo” piuttosto che ribellarsi, ed è quello che fece: si adeguò.

È chiaro che se si prendesse alla lettera il fatto che noi “italiani siamo incapaci di agire razionalmente”, vorrebbe dire che non siamo capaci di ragionare, di riflettere, che siamo, in breve, dei ritardati mentali. Se intendessimo così, allora non ci intenderemmo affatto, perché, invero, quello che si vuol dire quando si dice che noi “italiani siamo incapaci di agire razionalmente” è che, essendo stati forgiati culturalmente (è scorretto dire “educati”, non qui da noi) sin dalle fasce secondo il bagaglio culturale e storico italiano, cioè all’illogicità (questa è rappresentata principalmente dalla Chiesa), al cattivo governo (questo proviene dallo Stato) e a una cultura fatta per lo più da intellettuali eunuchi, quindi forgiati nel peggiore dei modi possibili. Secondo sant’Agostino, quindi Chiesa e monarchi, il popolo non doveva ricevere un’istruzione, perché solo così, stolto e analfabeta, gli si poteva far credere ciò che si voleva e tenerlo schiavo del Sistema: oggi, riguardo a questa “tragedia educativa”, non è cambiato proprio nulla. E così, essendo culturalmente condizionati, ci adeguiamo ad una politica sociale fatta da impostori e briganti al potere, proprio come si è adeguato Ivan Denisovic nei campi di lavoro forzato dell’Unione Sovietica.

Noi non nasciamo italiani, nasciamo animali, italiani diventiamo. Come? Andando a scuola, balbettando l’italiano, una lingua vecchia e infarcita di parole vuote e piene di superstizioni religiose, e vivendo nello stesso luogo e con la stessa gente, gente che da mattina a sera non sente parlare d’altro che di crimini, di discriminazioni sociali, di nepotismo, di fondamentalismo papale, di politici corrotti, di preti pedofili, di assistenzialismo, di schiavitù, di squallido capitalismo, di demagoghi incapaci, di venduti ai colossi dell’economia, di mafia, di logge massoniche, di mandarini oscurantisti, di analfabetismo, di delitti mai risolti, di soprusi, di melodrammi, di ladri a non finire, per non parlare di tivù manipolatoria, di tivù nazionalistica, di tivù infantile, di Juve e di Milan e di altra immondizia mentale. Ecco con che cosa viene forgiato il cervello del popolo italiano.

Insomma, stiamo parlando d’un paese privo di valori sociali, valori sentiti, difesi, amati; stiamo parlando d’un paese corrotto e corruttore fino al midollo; stiamo parlando d’un paese dove la vita, la vita buona, pulita, sana, bella, è diventata impossibile. In nuce, stiamo parlando, in senso culturale, d’un paese invertebrato, d’un paese dove una classe di tiranni legalizzati domina su una massa invertebrata.

Chi, ammettendo che abbia una spina dorsale e una coscienza sociale giusta e democratica, chi potrebbe tollerare tutti i soprusi e le ignominie che succedono giorno dopo giorno in questo paese, senza farsi venire il voltastomaco? Senza sentirsi il più indegno degli esseri umani? L’animale uomo non è nato per porgere l’altra guancia, affatto, ma è proprio quello che deve fare in questo paese.

È fatale: quando si nasce, si cresce e si vive in un luogo dominato dall’irrazionale, si diventa inevitabilmente irrazionali. Non c’è scampo. L’unica cosa sarebbe combattere il Sistema marcio, ma questo succede solo tra i popoli evoluti. È ovvio allora che un tale letamaio sociale, per quanto obbrobrioso e ripugnante possa essere, prima o poi si finisce per accettarlo così com’è, si finisce per adeguarsi a esso e, infine, l’irrazionale che regna in esso, diventa razionale, diventa regola di vita.

L’umanità che questo tipo di società abortisce, è priva di “chiarezza mentale” e un’umanità priva di “chiarezza mentale” è un’umanità che produce una società irrazionale, una società strafottente, menefreghista, caotica, che non va oltre la propria confusione e il proprio stomaco, il proprio tornaconto, orticello: la peggiore in chiave comunitaria. Voilà l’italiano, voilà l’italianità. Altri italiani sicuramente esistono, ma è come se non esistessero.

Chi conosce il mito della caverna di Platone, sa esattamente come stanno le cose, vale a dire che alla lunga le ombre sono scambiate per esseri umani, e perciò l’irreale per il reale. Nel nostro caso, l’irrazionale per il razionale: ecco l’indelebile imprinting del popolo italiano, un popolo che ha fatto dell’irrazionale la sua divisa sociale.

UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, allora passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che parla agli amici del Web, Orazio Guglielmini.

 

 

 

 

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  1. By Gabriele

  2. By Feltrinelli Fausto

  3. By mario spanu

  4. By Feltrinelli Fausto

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