L’Italia analfabeta – post 21
Se questo è un paese III
L’amministratore
Nell’edificio dove io e mia moglie abitiamo, Disse Orazio Guglielmini a Rossi, ci sono dodici appartamenti, tre per piano. In uno di questi abita un maresciallo della finanza. Una simpaticissima persona. Amico di tutti. Pensa che, spesso, appoggiati alla porta del suo appartamento, ci sono dei bei pacchi lasciati lì dai commessi quando non trovano nessuno in casa. Non ti dico poi dei regali che riceve tra Natale e l’Anno Nuovo. Tutto il pianerottolo, a volte, è pieno di involucri di ogni genere. Questo succede quando non c’è nessuno in casa del signor maresciallo della finanza, of course.
Di fronte al suo appartamento abita una signora anziana. Mi capita di andare a trovarla. Vuole sempre offrirmi cioccolatini. Poi dice:
“Me li ha dati il finanziere”.
Niente da dire, un uomo molto gentile, capace, generoso e con tanto savoir faire.
Ha un figlio. Pare che abbia faticato non poco per prendersi il diploma da ragioniere e pare anche che lui, il padre, abbia sudato non poco per farglielo ottenere. Una volta ottenutolo, il signore della finanza è venuto a bussare alla porta di ogni condomino pregandoci di dare l’amministrazione dell’edificio a suo figlio, ora ch’era diventato ragioniere. Avremmo risparmiato soldi oltre ad avere una comodità a portata di mano. Figurati, Rossi, eravamo tutti contenti. Così è stato fatto.
L’unico inconveniente, con questo cambio di amministrazione, è stato che, nel giro di qualche anno, ci siamo ritrovati tutti con le spese condominiali raddoppiate, oltre a dover pagare per lavori nell’edificio non necessari e a volte addirittura inesistenti. Il nuovo amministratore s’inventava sempre qualcosa: impianti elettrici, tettoie, lavori in cantina, antenne televisive, riparazioni di ogni genere. Figurati che il portone d’entrata, in noce, bellissimo, orgoglio dell’edificio, il ragioniere amministratore ha trovato il modo di cambiarlo, sostenendo che non funzionava. Si è saputo poi che l’aveva piazzato nella casa che suo padre si stava costruendo fuori città. Di più. A quelli che abitavano all’ultimo piano gli aveva imposto una spesa extra per il consumo che facevano camminando sui gradini della scala. Niente, con il nuovo amministratore, il nostro edificio era diventato un cantiere. Faceva tutto di sua iniziativa. C’erano sempre lavori in corso, sempre cose da pagare e non c’era più pace in casa con tutti i rumori che ci inquinavano le orecchie.
È guerra, Rossi. Siamo tutti in guerra, tutti contro tutti, non ci riconosciamo più. Alcuni cercano di vendere l’appartamento, ma non ci riescono: le spese condominiali sono troppo alte. Iniziano i litigi, tanti litigi nelle nostre assemblee condominiali. Scappa qualche cazzotto, poi un altro. Qualcuno del condominio finisce all’ospedale. Il padre dell’amministratore, il maresciallo, quello che era venuto a bussare alle nostre porte per dirci di dare l’amministrazione dell’edificio a suo figlio, il ragioniere, per tenere l’ordine nei nostri incontri e per incutere timore, si presentava in una stiratissima e pulitissima divisa alle assemblee condominiali. Un vecchietto, quello che abita al primo piano, in una riunione molto calda, dopo avergli sputato in faccia gli si è lanciato contro colpendolo al viso e iniziando a tirarlo per la giacca, tanto da strappargli i bottoni della bella divisa e mettendosi a tirarlo per la cravatta. Li abbiamo divisi. Abbiamo anche chiamato i carabinieri. Ci hanno detto (erano già intervenuti) che sarebbero ritornati solo quando ci fosse stato qualcuno spianato morto o ferito per terra.
Questi scontri violenti non sono mai serviti a nulla. Lo squalo non è disposto a mollare la preda. E così, dopo che nulla funziona più nello stabile, dopo che, in solo alcuni anni, le spese condominiali si sono quadruplicate in confronto a quelle che pagavamo col precedente amministratore, dopo che la discordia ha contaminato tutti, incluso il sottoscritto, dopo aver cercato disperatamente un nuovo amministratore (difficile da trovare perché, quando sentono il nome del nostro amministratore, “figlio di uno della finanza”, nessuno vuole averci a che fare) dopo, dopo, dopo…, non si è concluso ancora nulla. Adesso siamo per vie legali. Come vedi, amico Rossi, lo Stivalone, l’Italia, il Paese delle meraviglie, scegli tu, non delude mai!
L’assicurazione
La storia che più mi offende, Rossi, tra tutte quelle che ti ho raccontato fin qui, è la storia di quella buon’anima del signor Rupolo, morto suicida, il mio “fu” vicino di casa. Il signor Rupolo era andato da un’assicurazione, perché, avendo un figlio handicappato, voleva lasciargli tutti i suoi beni … L’assicurazione però era riuscita… No, Rossi, scusa, non credo di farcela a raccontarti questa storia. È atroce, una delle più vile, ignobili e crudeli. No, non te la racconto, affatto. Anzi, non ti racconto più niente in questo post. Mi è preso lo schifo, il disgusto, il…
Nel prossimo post, se mi sarò ripreso, il Paese delle meraviglie