L’Italia analfabeta – post 25
“L’ “Io” del Paese delle meraviglie” in 2 parti: la seconda
Il massacro mentale del popolo del Pdm (Paese delle meraviglie) ha continuato indisturbato attraverso i secoli e, ancora oggi, nel 2015, continua indisturbato, grazie all’Indifferenza divina e al suo servo, lo Stato predatore. Si continua così, non stop, a martellare idee irrazionali e incongruenti nella testa del popolo italiano. Si pensava che le idee antireligiose di tanti pensatori avrebbero ridimensionato un po’ la smisurata prepotenza della Chiesa. Sbagliato. Non è stato così. Affatto. La Chiesa o vive nell’assurdo più totale o non vive affatto, perciò continua, in un modo o nell’altro, a martellare i suoi concetti falsi e stolti nel cranio dei meravigliosi.
“Cosa c’è di più falso e stolto, Rossi, urlò furioso Orazio Guglielmini quella mattina, cosa c’è di più falso, stolto, risibile, inventato, ripugnante, deforme di quando un prete riesce a far credere a gente riunita in una chiesa, ne più ne meno che come i pastori riuniscono le loro mandrie nei recinti, gente che pure è andata a scuola, a fargli credere che il morto che gli sta lì davanti è già andato in paradiso? Non ha importanza poi se ci crede veramente oppure no, Rossi. Intanto è lì e questo basta. Lì, senza reagire, senza dir parola, senza fiatare, lì come tanti zombi, lì a ingozzare tutte le cretinerie che gli dice il prete, e tacere, tacere, tacere. Cosa, cosa, dimmi tu, Rossi, tu che rappresenti la voce più insultata della storia, dimmi tu se c’è qualcosa di più squallido e assurdo di questo?” E non parliamo del prete, poi. Come può costui dire tutto quel nonsenso senza provare vergogna, senza farsi schifo?
Il condizionamento all’irreale ha dato all’Io del Belpaese il colpo di grazia, perché ha creato un anti-Io, un Io anti-realistico, anti-scientifico, anti-progresso, anti-filosofico, anti-vita. Proprio così, anti-vita: la crocifissione, ad esempio, è il simbolo per eccellenza della tortura e, infine, il simbolo della morte, una morte barbara e inumana. Gli italiani, e non ci crederesti, Rossi, gli italiani non sono innamorati della vita, ma della morte.
In ogni modo, all’inizio di quei tempi e per un certo tempo, l’Io nazionale dei meravigliosi ha avuto qualche pregio, qualche vantaggio sugli altri Io, perché, in quei tempi, soprattutto durante il Medioevo, le culture dei diversi popoli, cioè gli Io nazionali che si andavano sviluppando e formando le proprie caratteristiche, erano ancora rozzi, bestiali, si affermavano a colpi di spada, tradimenti e imbrogli, e questo, per un po’, diede qualche vantaggio alla Chiesa Cristocatto.
L’Io italiano, ad esempio, ha trovato la sua massima fioritura nella cultura umanistica. Gli umanisti non erano però i monarchi, i principi, i signori e, soprattutto, non erano i preti, affatto, ma erano coloro che studiavano l’eredità culturale greco-romana. Erano decisamente contrapposti ai teologi: questi trattavano materie religiose facendo riferimento a Dio, a Cristo, ai santi, alla Bibbia; quelli erano più interessati alle vicende puramente umane e scientifiche: Lorenzo Valla, Marsilio Ficino, Pomponazzi, Galileo, Machiavelli, Leonardo, Guicciardini, ecc. Questi pensatori avrebbero dovuto essere la fiaccola e la speranza di quella italianità che era stata per più di mille anni oltraggiata dai despoti e dai preti, ma non lo sono stati, il drago li ha sconfitti.
L’Umanesimo, quindi il Rinascimento, è stato un periodo di massimo lustro della cultura del Pdm. Se, però, tralasciamo la tecnica pittorica e architettonica, le macchie lunari di Galileo, le idee futuristiche di Leonardo e qualcos’altro, la cultura rinascimentale, ed è quella che domina nella testa della stragrandissima parte degli italiani, è una cultura fatta di cristi luciferi madonne e chiese, una cultura mitologica, una cultura del nonsenso elevato a divinità. È, come abbiamo già illustrato in qualche parte in questo nostro lavoro (La favola di Bogududù e La favola di Geova ne “L’Indifferenza divina”), una cultura fiction, dell’inesistente, morta, come sono morte le piramidi, le catacombe e i monumenti Maya. Oggi, la cultura dell’inesistente, si lascia dietro un immenso cimitero di artificio mentale, artistico, si lascia dietro anche dei piccoli “io” smarriti arroganti immaturi irrazionali furbastri baciamani disadattati stolti (qualche eccezione a parte), che si fanno buttare fuori dai parlamenti, che fanno i pagliacci in casa propria e in giro per il mondo, che trovano grande difficoltà ad adattarsi ad altri “io” di maggior avvedutezza scientifica, politica, democratica, e che fanno disastri in tutto ciò che dicono e toccano. Il loro potere, poi, nei confronti del popolo, non è d’ordine razionale, non deriva d’una loro autorità sensata, ragionevole, conoscitiva, professionale, sapienziale, un potere saggio, oculato, per nulla, affatto, il loro potere è solo e solo d’ordine dispotico e sentimentale.
L’Italia, dunque, è stata stuprata e decapitata nel 1630. Infatti, da allora, la testa non l’ha più ritrovata. Scrive John Gribbin nel suo stimatissimo libro, “L’avventura della scienza moderna”: “…come diretta conseguenza della condanna delle opere di Galileo da parte della Chiesa di Roma, dal 1630 in poi l’Italia, che aveva conosciuto la prima fioritura del Rinascimento, vide ristagnare la ricerca su come funziona il mondo.” E, infatti, è andata proprio così, e questo grazie alla cultura fiction in cui viviamo.
Nel prossimo post, Diversità culturali
Tratto da Il Paese delle meraviglie