Chi è, nella nostra società, la vera prostituta?
Sicuramente non è chi fa la prostituta per professione. Direi che il suo è un mestiere, un rispettosissimo impiego sociale: soddisfa e mantiene in equilibrio un bisogno bestiale, il bisogno del branco comunitario. Non è neppure quella che è obbligata a prostituirsi. Questa lo fa perché non trova lavoro, nessun lavoro, l’unico è vendere il suo corpo, quindi prostituirsi. Deve farlo per forza, perché deve nutrirsi e nutrire la sua famiglia e i suoi figli o morire. Come, allora, come si potrebbe chiamare questa donna una prostituta? Non lo è. Affatto. Magari la prostituta, la vera prostituta, è la società in cui vive, che la butta sulla strada, che l’obbliga a prostituirsi per vivere. O, magari, il vero responsabile di questo crimine sociale è lo Stato, la più grande squillo al mondo, sicuramente non lei, non la donna che deve prostituirsi per vivere. Non chiamerei neppure prostituta la donna che fa sesso per il piacere del sesso. Per lei il sesso è cibo e nulla più, e il sesso visto come cibo, è nutrimento e non prostituzione.
Chi è, allora, nella nostra società, la vera prostituta? Scrive Paolo Sorcinelli nelle “Avventure del corpo”: “Sulla base del matrimonio c’è poi chi arriva a parlare di “immoralità”, mettendo sullo stesso piano la donna che concede il proprio corpo al marito non amato e la prostituta che vende i suoi favori sessuali. Una donna che “è stata data dai genitori” a un uomo “si prostituisce” come si prostituisce “la sposa che accetta il suo marito per dovere” e la giovane che consapevolmente “fa un matrimonio d’interesse”. In questi casi, infatti, “la donna è incatenata per tutta la vita” e su questa base l’autore conclude con la paradossale affermazione che “l’enorme maggioranza delle donne oneste” sono in realtà delle prostitute”.
È così. La vera prostituta è quella che dice di amare per interesse, che si sposa per interesse, che la si obbliga a sposarsi per interesse, che pretende l’orgasmo per interesse, che nasconde e mente sui suoi veri sentimenti, che fa sesso istituzionalizzato, sesso divino, sesso legalizzato, sesso per dovere! È questa la vera prostituta: la peggiore al mondo moralmente, eticamente, umanamente e socialmente.
“Finché morte non vi separi!” Ecco il reale flagello dell’amore, ecco quando il serpente velenoso e traditore s’introduce nei cuori ignari, ecco la frase più apocalittica e nemica dell’amore sul pianeta Terra, perché nessun amore, se è veramente amore, regge per tutta la vita a “Finché morte non vi separi!” La nostra è una società che ha trasformato molte donne sposate in meretrici: si devono concedere ai loro mariti, non perché lo vogliono, non per piacere, non per amore, MA PER DOVERE! Le così chiamate “regole sociali”, in realtà, spesso sono “catene sociali”, le catene del branco, GLIELE IMPONGONO! Nulla di più barbaro e inumano; nulla di più tossico e micidiale nel seno d’una famiglia.
Non per nulla, nel paese delle meraviglie, nel Belpaese, nel paese dei dogmi istituzionalizzati, nel paese delle sante leggi, lo sgozza sgozza delle donne ormai è fuori controllo e le vittime non si contano più.
La vera prostituta non è quella che noi usualmente chiamiamo con questo nome, per nulla, not at all; la vera prostituta è costruita pezzo a pezzo da una società depravata, ingorda, ignobile e discriminatoria. Altre prostitute non esistono. È ora di bruciare tutti i presenti dizionari e iniziare a scrivere i nuovi dizionari, quelli che descrivono le cose per come stanno realisticamente e non per come una classe di impostori al potere vuole che si scrivano.
Mi deprime, mi deprime non poco dover vivere in un mondo dove la falsità regna e l’onestà viene schiaffeggiata.
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E’ colei che pur essendo navigata da bambina si atteggia come una santa immacolata e prezzolata. La classia moglie.