Non si nasce per vivere, si nasce per morire
ovvero
Il nostro non è il regno della vita, è il regno della morte
Ovulo-spermatozoo
Quando s’incontrano una cellula uovo e uno spermatozoo, nasce una nuova vita. Da questo momento in poi, ogni secondo che passa per questa nuova vita, è un secondo in meno. Questo concetto, il concetto che non si nasce per vivere, ma per morire, vale per tutto ciò che appare nell’universo, incluso l’universo stesso. In altre parole, tutto ciò che spunta dal nulla del nulla, ritorna nel nulla del nulla. Perciò, non si nasce per vivere, si nasce per morire.
Il mondo per com’è
e non per come noi
vogliamo che sia.
La nostra è una cultura dell’ignoranza, della prepotenza, della falsità, dell’imbroglia imbroglia ( e lasciamo pur perdere il resto ) e, quindi, viviamo in un mondo colmo di stoltezze culturali e accademiche.
Nei fatti:
Per quello che sappiamo, la morte domina in ogni luogo dell’universo, punto.
Nei fatti:
Noi esseri umani, moriamo, punto.
Nei fatti:
Tutto ciò che esiste sulla Terra prima o poi morirà, punto.
Nei fatti:
La Terra stessa, se non sarà distrutta prima da qualche cataclisma cosmico, sarà inghiottita dal Sole, punto.
Nei fatti:
Il Sole ha i suoi giorni contati e la galassia che l’ospita, la Via Lattea, a sua volta, sarà inghiottita dalla galassia Andromeda, punto.
Nei fatti:
L’universo intero, presto a tardi, finirà, cesserà, scomparirà, punto.
Nei fatti:
Queste sono leggi di natura, leggi fisiche, leggi eterne, leggi che non si possono cambiare, punto!
Nei fatti:
La realtà è che il nostro mondo non è il regno della vita, ma il regno della morte, punto.
Nei fatti:
Questa è l’incantevole prospettiva con cui tutti gli esseri umani e tutti i fenomeni celesti o non celesti si dovranno confrontare un giorno, punto.
Nei fatti:
Questa è la nostra inattaccabile realtà, fisicità, verità, scienza, filosofia, poesia, e noi, per vivere bene e positivamente, dobbiamo apprendere a fare d’un secondo un’eternità e vivere l’eternità come se fosse fatta d’un secondo. Questo è possibile solo e solo se impariamo a vivere e accettare il mondo per quello che è e non per come “noi” vogliamo che sia, punto.
Nei fatti:
Noi dovremmo vivere la nostra vita adesso, perché questo è il nostro unico “adesso”, punto.
Nei fatti:
Il mondo bisogna saperlo leggere realisticamente e per “realisticamente” s’intende non solo in termini fisici e scientifici, ma anche in termini psicologici, e cioè che un fenomeno si verifichi oggi o in 100 miliardi di anni, non cambia nulla, proprio nulla, è come se si verificasse adesso, punto.
Nei fatti:
Per capire questo, tutto questo, mio caro lettore/lettrice, non ci vuole un genio, non ci vogliono 5 o 10 o 20 anni di università, ma solo un po’ di serietà culturale, un po’ di buonsenso, un po’ di coraggio e un po’ d’immaginazione, tutto qui, punto.
Nei fatti:
Prima o poi dobbiamo ammetterlo che ci siamo costruiti, non solo a livello locale, ma anche a livello planetario, una cultura di balle, balle scientifiche, balle filosofiche, balle culturali, balle artistiche, balle e basta, perché, in realtà, sono queste, ahimè, che governano il mondo e non la vera scienza e realtà, punto.
Qualcuno non è d’accordo?
Prego, dica la sua…
Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra brutta o bella che sia. Non perdiamoci questo confronto con noi stessi e coi nostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Nessuno uomo è più che un uomo.
dal divenire cosmico alle balle dei mortali, tutto suffragato da un inizio e una fine dove non rimarrà più traccia di chi questo pianeta fa parte. Il resto sconosciuto dell’organico come dell’inorganico sarà appannaggio di altri enti. ma non da noi.
Non lo so, l’articolo sa di poco…
Io ho letto tanto di filosofia, sciamenesimo, spiritualità, ma anche sociologia, antropologia, psicologia perché sono neuropsicologo…
E gli approcci di Scardovelli e Bauman sono i più interessanti, quando dicono che durante la vita, il superare difficoltà e quindi col tempo padroneggiarle, è fonte di felicità.
Che il significato della vita sia proprio nella morte, lo avevo intuito.
Ma nella teosofia di Blavatsky dove ho trovato questo, c’è molto più di ciò che sembra.
Un Dio che non potendo fare le due esperienze della diversità, essendo il tutto, e della morte, essendo immortale, crea un universo in cui immergersi con le sue creature, e vivere attraverso i loro corpi le due esperienze della moltitudine e della morte.
Allora capisci. E tutto prende forma e significato.
Muori perché questo è ciò che vuole la Coscienza che ti ha creato. Perché Egli vuole poter fare tutte le esperienze di morte possibili. Di vita lunga e morte dolce, o di vita breve e morte terribile.
Quando solo il corpo muore, quando sei in una realtà virtuale, puoi morire quante volte vuoi.
La paura dell’uomo è l’oblio e l’essere morto invano.
Se ognuno sapesse che ogni singola esperienza viene esperita anche da Dio, e che rimane impressa in una Coscienza eterna, ecco che non avrebbe più paura di morire e tutta la sua vita diverrebbe più gioiosa come ama dire Fred Alan Wolf.
Una volta sentì un narcisista patologico ripetere che voleva fare grandi opere e che qualcuno avrebbe dovuto scrivere un libro sulla sua vita. Tale era la sua paura di morire e non esistere più, ma anche essere dimenticato. Non essere visti, non essere colti, è una paura ancestrale ma più marcata in molti disturbi di personalità.
Quando cogli la tua parte animica e lo scopo della tua vita, non te ne frega più nulla della morte.
Ma vivrai per rendere questa tua vita un’esperienza meravigliosa.
Per quel 25% con Anima che rinasceranno (o si dice che dal punto di vista dell’Anima essa è già in tutti i corpi di tutte le epoche in cui sta vivendo) è un concetto ovvio dato che percepiscono quella componente animica dentro di loro. Il restante 75% che non ce l’hanno si disperano nonostante anche loro abbiano un ruolo nell’Universo. Si disperano poiché gli manca l’hardware che gli mostra l’Universo nella sua interezza. E non cogliendo la sua struttura vedono solo poco più in là del loro naso.
Il suo articolo non è stato di mio gradimento perché dice poco e sa di poco, come quei minestroni del supermercato.
Ci sono tanti altri grandi maestri che hanno visto e riferito. E farò riferimento a loro.
Mi duole della sua sofferenza e la sua paura dell’oblio.
Al dottor Mechano, neuropsicologo
Lei parla, tra l’altro, dottor Mechano, di “coscienza” e di “morte” (ho preso queste due parole a caso), e dirò qualcosa su di esse e poi basta, non dedicherò altro tempo al suo articolo.
Scrive:
“…Muori perché questo è ciò che vuole la Coscienza che ti ha creato…”
Scrivo io: la coscienza, gentile neuropsicologo, non è un dio, questo esiste solo nel suo cervello, ovvero è solo un fenomeno culturale che appartiene all’evoluzione della specie homo.
Scrive: “…Perché Egli vuole poter fare tutte le esperienze di morte possibili…”
Scrivo io: Il morire, gentile neuropsicologo, si esperimenta, e cioè si esperimenta ciò che avviene durante o prima della morte, ma la morte no, questa uno non può esperimentarla. Quando uno è morto è morto e non esperimenta più niente.
Sono stato chiaro?
Lei deve, se me lo permette, e il mio vuole essere solo un consiglio benevolo, lei deve il suo cervello, dr Mechano, al proto-elemento apparso spontaneamente dal nulla del nulla. Se oggi, nel 2020, desidera capire veramente qualcosa dell’universo e della specie homo, deve partire proprio da esso, e mi ripeto: dal nulla del nulla e dal proto-elemento, il resto è retorica ovvero, se preferisce, è un bla bla senza inizio e senza fine.
Grazie per aver scritto.
Il mondo orientale fortunatamente continua a credere alla reincarnazione, e per loro il tempo e circolare.
Vedere il tempo in modo lineare con inizio e fine è una questione culturale degli occidentali.
Le out of body experience furono studiate per 12 anni dal dr. Sam Parnia negli ospedali inglesi, e prevedevano il posizionamento di oggetti su mensole nei reparti rianimazione, che le persone morte e poi rianimate hanno riferito di aver visto, e riportato quando sono state rianimate.
Quindi la visione dall’alto del corpo e dei medici è un evento riportato più volte.
Questo mostra la presenza di una componente spirituale in grado di volare e osservare dall’alto la scena alla morte dell’individuo. Richiamata nel corpo dalla rianimazione medica.
I bambini che hanno reminiscenze di vite passate come Cameron Macaulay, Boriska Kipriyanovich, Golan Heights, Gopal Gupta, Corliss Chotkin Jr, Ma Ting Aung Myo, Shamlinie Prema, e tanti altri, sono lì per essere studiate e capite. Tutti i paesi del mondo hanno gruppi di studio di questi fenomeni di reminiscenza di vite passate.
Nel campo della psicologia transpersonale si usano le simulazioni mentali flash in ipnosi regressiva ericksoniana, durante la quale si fa simulare alle componenti psichiche di Anima, Mente e Spirito di dialogare tra loro in una tavola rotonda. Anima si definisce una matrice di punti di luce, prima emanazione della Coscienza (Dio) a cui è demandata l’esperienza della morte e della reincarnazione.
Gli studi su queste questioni vanno avanti da decenni, ma poco è dato sapere alla maggior parte degli individui.
Lei non lo sa, ed evidentemente le sue sovrastrutture scientiste la fanno reagire con rabbia.
Come ho scritto, se non hai l’hardware per comprendere l’Universo e la morte nella loro interezza, non fai niente altro che scrivere cose come quelle scritte da lei.
Non si muore, ed oltre la morte del corpo c’è altro, di solito subito un’altra vita.
Se lei non lo comprende, prenderò il suo sfogo per ciò che è, i soliti inutili pensieri su una visione ristretta della realtà, da parte di chi non ha neppure la curiosità di indagarla, questa realtà.
La lascio nella sua attesa della morte.
Siamo talmente piccoli ed insignificanti, sia a livello personale, sia planetario, sia galattico, sia universale o multiversale che ci rimane solo una speranza:credere! Credere che qualcuno da qualche parte si occupi di noi, credere che un giorno vivremo, forse in una forma diversa, credere che un giorno rivedremo quelli che abbiamo amato, credere! Siamo tanto piccoli!
Gentile Pietro Frandina, siamo veramente “noi” così “piccoli e insignificanti” come lei scrive oppure è un nostro modo mostruosamente personale e soggettivo di considerarci tali?
Per quello che vale, rimetto qui il post che ho pubblicato qualche tempo fa sul mio blog. Non penso che leggendolo le farà cambiare idea. Comunque eccolo:
Io e l’immenso
una nuova visione dell’universo e della vita
non so voi
ma io ho bisogno
prima di morire
di avere una visione del tutto
e il mio tutto è questo:
Quando cerco di dare uno sguardo o di darmi un valore nell’immenso in cui mi trovo a vivere senza un “ma” e senza un “perché”, e non importa come immagino me stesso o che tipo di valore mi dia nei suoi confronti, devo ammettere che non riesco neppure a percepirmi in un modo o in un altro. Mi immagino meno, molto meno d’una particella infinitesimale, inesistente o quasi. Insomma, un nulla e niente più.
La musica cambia se mi vedo in questo immenso come una particella, una particella luminosa, ovvero come una coscienza cosmica armata di occhi che vedono tutto, anche quello che non si vede.
Questa consapevolezza mi trasforma, io non sono più io, divento un fenomeno, un fenomeno più grande dell’universo che mi ospita. L’universo, nonostante la sua grandezza sfiora i 50 miliardi di anni luce, se paragonato alla grandezza dello spazio in cui si muove, non è più grande d’una bolla di sapone, mentre io, con la mia coscienza cosmica armata di occhi che vedono tutto, anche quello che non si vede, non osservo solo il mio corpo e l’universo intero, osservo anche lo spazio infinito in cui tutto nasce, avviene e sparisce.
È una visione straordinaria questa, un momento in cui sogno e realtà si uniscono in un unico fenomeno, un fenomeno che parla dell’immenso potenziale che è e rappresenta la vita, la vita d’un essere umano.
È il mio essere, infatti, il mio essere per ciò che realmente è: una particella splendente che illumina il tutto e non il tutto che illumina me. Io, dunque, più immenso dell’immenso; io, un dio che nasce e un dio che muore in un mondo fatto di sogni e apparizioni.
E’ ineccepibile che l’Universo, o almeno ciò che si vede di notte, è dinamico, le stelle nascono e muoiono, figuriamoci i pianeti, ma farsene una ragione o un cruccio non ha poi senso se l’umano non supera quasi mai un secolo di vita.
Avrebbe senso invece se la nascita e la morte dell’uomo fossero due punti coincidenti di una circonderenza ciclica più o meno ampia chiamata vita, un’apparente sortita e ritorno nel nulla, allora si che tutto ciò diventerebbe spaventoso, se l’umano si trovasse a vivere eternamente in questo barbaro modo, perdendo ad ogni ciclo il suo sapere.