2 giugno, giorno della Repubblica o giorno dell’analfabetismo nazionale?

Preso da noncensura.com

A chi dobbiamo questo ANALFABETISMO NAZIONALE? Allo stato predatore, alla Chiesa oscurantista, a chi? Una cosa è certa, questo non è il primo paese al mondo per cultura e per arte, ma uno degli ultimi, e questo grazie e grazie a coloro che ci governano. Vergogna!

Dati Wikipedia: il 47% degli italiani sono “analfabeti funzionali”

Posted: 01 Jun 2014 07:30 PM PDT

  Italia

47.0

  Messico

43.2

  Stati Uniti

20.0

  Ungheria

17.0

  Svizzera

15.9

  Canada

14.6

  Australia

13.9

  Nuova Zelanda

13.4

  Bermuda

12.5

  Paesi Bassi

10.3

  Norvegia

7.9

INCREDIBILE (ma non troppo…) SECONDO I DATI RIPORTATI WIKIPEDIA AL 2008 IL 47% DEGLI ITALIANI – quasi la metà – SAREBBERO “FUNZIONALMENTE ANALFABETI”!!!

“Con il termine analfabetismo funzionale si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. In generale, l’analfabetismo è l’incapacità di leggere o scrivere frasi semplici in una qualsiasi lingua. Si parla talvolta, meno comunemente, di illetteratismo, termine usato perlopiù in ambito scientifico.”

Agli amici del Web

Cerco un traduttore, qualcuno che mi aiuti a tradurre i miei scritti in inglese e anche in altre lingue volendo. Attualmente, alcuni dei miei articoli sono tradotti in inglese dalla professoressa Joy Elizabeth Avery, ma non posso gravarla con altri lavori di traduzione. Le sono già molto grato per quello che fa. Io stesso a volte traduco i miei post in inglese, purtroppo ho pochissimo tempo e questo vorrei dedicarlo alla scrittura. Sono certo che se qualcuno potesse aiutarmi, molti lettori del Web ne trarrebbero vantaggio.

Grazie, comunque, a tutti quelli che già condividono i miei post con i loro gruppi, con i loro amici e passano parola.

La donna

Non dovrebbe cercare di essere sempre un oggetto da museo casalingo, delle passarelle, della pubblicità, dei piaceri altrui, come la società maschilista l’ha formattata, voluta e continua a volerla. Affatto! Dovrebbe invece cercare di essere se stessa. Crearsi uno stile di vita che rifletta in modo naturale la sua età in tutte le fasi e le espressioni della vita e smetta, una volta per tutte, di essere solo un oggetto di desiderio.

Non sei d’accordo lettore/lettrice?

Ventimiglia-Nice – Nice-Ventimiglia

Lo si sente nell’aria, lo si vede in giro, tutto e ogni cosa cambia. Infatti, non appena si varca il confine italiano e si entra in Francia, ovunque c’è scritto, anche se non si vede: Godetevi la vita, siate voi stessi, siate liberi, amatavi, mangiate, bevete e fate all’amore, sorridete, esaltate i vostri cuori, la vita è una festa e liberté, egalité e fraternité per tutti.

Al ritorno, Nice-Ventimiglia, non appena si varca il confine francese e si entra in Italia, ovunque c’è scritto, anche se non si vede: “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate!”

Nascere in un paese piuttosto che in un altro non è solo una questione di caso è, soprattutto, una questione di fortuna, direbbe sicuramente Machiavelli.

L’Europa del capitale

“Lo spread: l’arma delle banche per condizionare i governi,” quindi, aggiungo io, i popoli, perché, come si sa, i governi fanno il gioco delle banche.

Pubblico qui, preso da “noncensura.com”, l’articolo di Magdi Cristiano Allam, che è stato preso dal suo Facebook.

Ecco cosa scrive Magdi:

“COME È POSSIBILE CHE LO SPREAD CALA A 153 PUNTI QUANDO TUTTI I DATI ECONOMICI PEGGIORANO? Quando nel giugno 2011 i poteri bancari forti decisero di sostituire Silvio Berlusconi con Mario Monti, lo spread (il differenziale tra i titoli di stato decennali italiani e tedeschi) era inferiore ai 200 punti. Il 12 novembre 2011 Berlusconi fu costretto a rassegnare le dimissioni quando lo spread schizzò oltre i 650 punti. Ora che Renzi ha stravinto alle elezioni europee, lo spread si riduce a 153 punti.

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Papa Francesco e il lupo ch’è nato dal culo dell’agnello

 Sono arciconvinto che in tutta la storia dell’umanità non ci sia stato un periodo storico più falso, più apertamente e aggressivamente falso, del nostro. Oggi ci sentiamo tutti, eccetto i benpensanti e gli imbecilli, ci sentiamo tutti bestialmente e vergognosamente beffeggiati e schiaffeggiati da un sistema politico-culturale che vuole a tutti i costi e con ogni mezzo farci credere che il lupo sia nato dal culo dell’agnello.

È quello che sta facendo, grazie all’appoggio criminale del capitalismo sfruttatore e assassino delle masse (per Herbert Marcuse il capitalismo è un’organizzazione assassina e lo è altrettanto per me), Papa Francesco. Come può, ci chiediamo noi, come può, costui, andarsene in giro per il mondo, armato fino ai denti e corazzato di miti e ideologie, a raccontare la sua ormai conosciutissima favola, quella che più ha insanguinato il mondo dal primo giorno che è stata inventata e fino ad oggi?

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A chi appartiene l’Italia?

L’Italia non è della Chiesa, non è dei Savoia, non è degli Agnelli, non è dei Fascisti, non è di Berlusconi, non è dei politici, l’Italia appartiene al popolo.

È lui, il popolo, col suo sangue e col suo lavoro che l’ha costruita e la sta costruendo. Non c’è una sola zolla di terra che non trasudi il suo sudore, gli appartiene; non c’è nessun palazzo che non l’abbia retto lui, gli appartiene; non c’è nessuna strada che non l’abbia fatta lui, gli appartiene; non c’è nessun mezzo che voli, circoli su ruote o viaggi per mare che non l’abbia scolpito lui pezzo a pezzo, gli appartiene; mai una sola guerra che non l’abbia combattuta lui. È lui il legittimo costruttore e signore di questo paese.

Via coi falsi padroni, via con gli impostori, via coi parassiti, solo chi lavora mangia! È ora che la fatica, il lavoro, il sudore finisca, non nelle tasche indegne e sbagliate, ma nelle tasche a cui appartiene!

L’Italia è proprietà del popolo, l’Italia è del popolo, l’italia conosce solo il popolo, il respiro italiano è il respiro del popolo. Senza di lui, in questo paese, nulla nasce, cresce o fiorisce. Lui, il popolo, è il legittimo signore di questa terra, e che se la prenda!

ave maria e il salone del libro di torino 2014

grande ouverture!

fate bene santa sede

grandi incontri

talebani, fondamentalisti, integralisti, coro, cappella, michelangelo, sistina, buonarroti, papa, gengis khan, francesco, cristocatto, inquisizione, bibbia, blablabla, trallalà, torquemada, streghe, alle fiamme!

di fronte a questi signori le parole hanno mai avuto senso? e quale? i libri hanno mai insegnato qualcosa a loro? e cosa? l’illuminismo ha mai illuminato qualcuno di loro? e chi? la scienza ha mai influito su di loro? e su chi? il progresso ha mai scalfito un loro credo? e quale? la ragione, la logica, la razionalità. di cosa stai cianciando ora? e quando mai? scambi  culturali. ah sì, e quali? forse i dogmi sono scambi culturali? which one? hanno un nome? bau bau bau, din don, din don, hahaha

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Scrive Napoleone Bonaparte:

“Dopo il mio passaggio, l’Italia non era più la stessa nazione: la sottana, che era l’abito di moda per i giovani, fu sostituita dall’uniforme: invece di passare la loro vita ai piedi delle donne, frequentavano i maneggi, le sale d’armi, i campi militari; i bambini stessi iniziarono a giocare sul selciato con interi reggimenti di soldatini di stagno; indubbiamente dopo averlo sentito raccontare in casa tra le mura domestiche dai loro padri, imitavano i fatti di guerra e le mie battaglie. E quelli che cadevano non erano più gli italiani, ma gli austriaci.

Prima, nelle commedie e negli spettacoli di piazza, veniva sempre messo in scena qualche italiano vile, anche se spiritoso, e di contro a lui un tipo di grosso soldato straniero, forte, coraggioso e brutale, che finiva sempre col bastonare l’italiano, fra le risa e gli applausi degli spettatori. Anche se non c’era proprio niente da ridere, ma semmai da piangere.

Orbene: il popolo italiano non tollerò più allusioni di questo genere; gli autori dovettero cambiare copione. Iniziarono a inserire italiani valorosi, che mettevano in fuga lo straniero, vi sostenevano il proprio onore e il proprio diritto. Vi sembra poca cosa tutto questo? No! La coscienza nazionale si era formata. E l’Italia ebbe per la prima volta i suoi canti guerreschi e gli inni patriottici,” Napoleone Bonaparte, “Memoriale di Sant’Elena”.

E il Risorgimento, aggiungeremo noi.

Il Paese delle meraviglie

Primo maggio: festa dei lavoratori o degli schiavi?

Primo maggio:

festa dei lavoratori

festa operaia

festa del proletario

sicurezza del lavoro

sicurezza del salario

sicurezza della sbobba

il quarto stato di Volpedo, mai onorato, sempre offeso e vilipeso

concerto del primo maggio che orgasmo!

insomma, lunga vita alla schiavitù!

Che vergogna dover elemosinare in un così empio spettacolo ciò che è proprio.

No no no, quesa non è una festa dei lavoratori, questa è una presa in giro, un insulto, un offesa, una vergogna plateale e mondiale dei lavoratori!

Può il proletario festeggiare la propria carcassa, la propria sconfitta, servitù ceppo catene prigione giogo oppressione? Può? Può? Può?

No no no, non c’è festa per coloro che sfacchinano da mattina a sera e sono sempre e comunque dei morti di fame;

Non c’è festa per coloro che costruiscono il mondo e in cambio sono trattati a pesci in faccia;

Non c’è festa per coloro senza cui nulla nasce cresce o fiorisce;

Non c’è festa per coloro che sono solo carne per i cannoni, carne per le fabbriche e grasso per quelli che li derubano (il sudore del lavoratore è furto, è assassinio!);

Non c’è festa per coloro che sono sempre in miseria e in tribolazione;

Non c’è festa per coloro che devono mendicare un tozzo di pane proprio a coloro che li tosano e umiliano vita natural durante;

Non c’è festa per gli schiavi, i paria, i nulla tenenti, i miserabili, i senza storia;

non c’è festa per gli oppressi della Terra né mai ci potrebbe essere una festa a queste condizioni!

L’unica festa degli schiavi, l’unica vera festa dei lavoratori è quando si tufferanno nel sangue dei loro boia!

Il 25 aprile

E che cos’è? La liberazione per alcuni, la schiavitù per altri e il resto bla bla bla.

La storia italiana la si può sintetizzare così: dal centurione si passa all’inquisizione, dall’assolutismo al fascismo, dal partitismo al tengentopolismo.

Il popolo di questo paese è solo buono per fare la guerra, per zappare la terra, per costruire il paese e cosa riceve in cambio? Tribolazioni e miseria.

Fino a quando ci sono persone che guadagnano 30mila euro al mese più tutti i privilegi e prebende e altri che guadagnano sì e no 1000 euro al mese; fino a quando ci sono persone che prendono 90mila euro di pensione al mese e altri che prendono solo qualche centinaio di euro, l’Italia è la vergogna del popolo lavoratore.

Fino a quando colui che è il protagonista di questo paese lo si tiene in catene e schiavitù e colui che lo sfrutta e disastra usufruisce persino dell’immunità, questo non è paese, ma un campo di concentramento.

Fino a quando un solo italiano, una sola italiana nell’intero Paese viene politicamente maltrattato e depauperato, l’Italia non è degna di esistere!

 

La resurrezione

Oggi, 20 aprile 2014, si festeggia la resurrezione d’una creatura fiction, Gesù Cristo, una creatura che non è mai esistita, né mai resuscitata, ma è solo un prodotto della nostra immaginazione.

Se l’umanità ha bisogno di questo nonsenso fantastico per dare un significato alla vita e per sopravvivere, allora è già morta.

Oggi io festeggio il suo funerale.

 

Ma poi, il battesimo, che cos’è?

 

Via Crucis. Dedico questo post a Papa Francesco che oggi in Mondovisione presiede dal Colosseo il percorso che fece Gesù sulla via dolorosa, la crocifissione sul Golgota, glielo dedico, augurandogli un lungo e felicissimo papato.

Intanto gli apostoli non sono stati battezzati e Gesù stesso (ammesso che sia esistito), anche se è stato battezzato da Giovanni, non ha mai impartito il battesimo. Allora? E cosa vuol dire poi essere battezzati? Lavarsi dal peccato. E quale peccato? Forse si pecca mentre si è ancora nel seno della mamma? E poi che peccato ha mai potuto commettere un neonato?

In ogni modo, al tempo degli apostoli, si battezzava gente già adulta, gente che aveva avuto il tempo di pensare e scegliere se voleva o non voleva essere battezzata; se voleva o non voleva credere in Dio o in Bogududù. Gesù stesso è stato battezzato a vent’anni e passa. Quindi?

Ancora oggi, nel linguaggio della Chiesa, il battesimo è rimasto una confusione totale. San Bernardino da Siena, e prima di lui Agostino, diceva che i bambini appena nati non avevano un’anima e perciò non meritavano il regno dei cieli. Oggi la Chiesa, dimenticando tutto il suo passato, sostiene che lo zigote, l’embrione, il feto, la vita biologica sono sacri, mentre fino a qualche secolo fa i bambini non battezzati non erano neppure degli esseri umani, neppure degni di essere seppelliti cristianamente. Le monache li buttavano nelle fogne, li seppellivano nei cimiteri improvvisati dei monasteri, ovunque, ma non come esseri umani e battezzati.

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Elizabeth ed io

Era una ginecologa. Aveva capelli lunghissimi, neri, lisci, carnagione olivastra. I suoi genitori erano irlandesi, suo padre un pastore cristiano. Era religiosissima. La domenica mattina e nei giorni di festa, lei andava a messa, io restavo a casa.

Non lo dicevamo, ma la cosa, col passare del tempo, pesava a tutt’e due. D’altra parte, ci volevamo bene, amavamo.

Quando le ho detto la prima volta che non credevo, lei rispose dicendomi che lo sapeva, aveva letto alcune mie poesie.

“E se un giorno avessimo dei figli, le ho chiesto una volta, come li cresceremmo, atei o credenti?”

“Non lo so,” rispose.

Eravamo sotto Natale, faceva caldo. Le spiagge vicino a Melbourne erano gremite di bagnanti. Elizabeth ed io preferivamo la campagna. Lei adorava la natura, gli animali, gli spazi aperti, io l’odore dei campi.

Prendevamo sempre con noi un picnic. Quella volta ci siamo seduti su una roccia vicino ad una collina. Non so perché, ma quel giorno eravamo parchi di parole. Poi,

“Da quando mi hai chiesto come avremmo educato i nostri figli, nel caso ne avessimo avuti, non ho fatto che pensarci. Ci penso ancora,” disse.

“Hai trovato una soluzione?,” chiesi.

“No,” rispose.

Abbiamo riflettuto non poco al problema che amareggiava le nostre vite. Sapevamo, questo sì, sapevamo che c’era una sola via per risolverlo, ma sia lei che io sapevamo anche che non era il modo giusto. Ci siamo lasciati.

 

 

La pingue e gustosa carcassa del proletariato

 

Si può mangiare? Altroché che si può mangiare. Ed è buona? Altroché che è buona! Infatti, le monarchie, gli Stati predatori, il clero, i capitalisti, i filosofi, i despoti, tutti, nessuno escluso, si nutrono a più non posso della pingue e gustosa carcassa del proletariato. Guai a provare a sottrargliela!

E tu, sbarbatello, osi anche chiedere se si può mangiare. Sì che si può mangiare, eccome! E ti direi di più. È l’unica carne pulita e nutriente dell’intero Pianeta. Ecco alcuni dei suoi illustri e stimatissimi degustatori.

Poeticamente:

Quando il mattino la regina Elisabetta seconda e il suo amatissimo marito, Filippo duca di Edimburgo, si alzano, fanno colazione, un’abbondante deliziosa e succosa colazione con la pingue e gustosa carcassa del proletariato inglese; quando il presidente della repubblica italiana, il signor Giorgio Napolitano, si alza il mattino, insieme alla sua adoratissima moglie, ambedue fanno una super colazione con la pingue e gustosa carcassa del proletariato italiano; quando Papa Francesco, il grande grandissimo, buono buonissimo, papa papissimo dei poverelli, anche lui quando si alza il mattino, consuma la sua divina colazione con la pingue e gustosa carcassa del proletariato; quando i filosofi asserviti allo Stato, dopo avere scritto libri su libri su libri e ancora altri libri su altri libri, si alzano il mattino affamati per il grande lavoro mentale che svolgono e fanno la loro lauta e guadagnatissima colazione, anche loro si nutrono della pingue, gustosa e filosofica carcassa del proletariato; quando …

Hai capito ora sbarbatello l’importanza di questa sublime carne o devo continuare? Bene allora.

E ora qualche parola ai nostri cari carissimi insigni degustatori. Deliziosa, vero, ladies and gentlemen, la pingue e gustosa carcassa del proletariato? No no no, per carità, non scomodatevi. Continuate a godervela. Salomé ballerà per voi, così sarà ancora più divina. Rimanete pure ai vostri posti, ormai siete abituatissimi e siete di casa. Buona continuazione e buon appetito e che buon pro vi faccia!

Ah, il nostro, il nostro mondo, sbarbatello, proprio un mondo di sogni, meravigliosissimo!

“Se”, “Quando” e “Come” periremo – 3 post, il terzo

Il “Come”

“Come” saremo distrutti allora? Anche in questo caso abbiamo delle difficoltà a saperlo di preciso. Da un meteorite? Da un buco nero? Da una mega eruzione vulcanica? Dai raggi gamma d’una supernova? Insomma, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, se elencassimo tutti i modi in cui potremmo essere distrutti.

Nell’immediato, ad uno come me, viene da pensare che saremo distrutti per mano dell’homo sapiens sapiens, cioè per mano della scimmia senza peli, quell’unica specie pensante che vive nel pozzo cosmico. È questa che ha più insultato, calpestato e infestato il Pianeta che gli ha dato vita, il Pianeta su cui è apparsa. È lui, homo sapiens sapiens, col suo fare inumano e criminale che metterà fine a tutto.

Ai benpensanti dico solo questo: le eccezioni, per me, in questa faccenda, non contano: i buoni, quelli che hanno un cuore, un’anima, un cervello umano, io li vedo come i perdenti ovvero come i vigliacchi, quelli che non hanno avuto e non hanno il coraggio, a partire dal sottoscritto, di ribellarsi contro i distruttori del pianeta Terra e dell’umanità.

La probabilità, dunque, che sia l’homo a dare il colpo di grazia a se stesso e a tutto ciò che geme e respira sul Pianeta è grande, e lo farà, forse, prima, molto prima della natura che gli ha dato la vita.

E con questo? Tanto meglio! La scimmia pensante non darà la chance di farsi accoppare dagli elementi che l’hanno creata: si autodistruggerà. La si può vedere anche così, no?

Superstizione uguale a religione e religione uguale a superstizione

C’è differenza tra la religione e la superstizione? chiede Rossi a Orazio Guglielmini.

Nessuna, risponde lui. Proprio così, nessuna. Tutto cibo preso dallo stesso desco. Tra superstizione e religione c’è solo una differenza di opinione, non di contenuto. Entrambe, religione e superstizione, si nutrono del soprannaturale: ossia, da una parte si crede a Dio e dall’altra a Satana.

“Il legame tra superstizione e religione è costante e forte in ogni epoca e in ogni religione, ma lo fu particolarmente nella vicenda delle streghe, che erano un’altra faccia della religiosità. Sia le streghe (o i “maghi”) sia i religiosi partono dal principio che la vita è dominata da forze superiori, spiriti, dèi. Streghe e futuri santi sono in contatto diretto con queste forze superiori e ne ricevono poteri soprannaturali. Ma i religiosi, garantiti dalla Chiesa, hanno il monopolio delle forze buone, alle streghe restano solo quelle cattive”, Giordano Bruno Guerri, “Gli italiani sotto la Chiesa”, p. 111.

In altre parole, se si crede in Dio o a padre Pio, allora la si chiama religione; se si crede all’astrologia o al gatto nero, allora diventa superstizione. In realtà chi dice religione dice superstizione e chi dice superstizione dice religione, il resto è retorica, il favorito bla bla degli stolti.

“Se”, “Quando” e “Come” periremo – 3 post, il secondo

Il “Quando”

Il “Quando” periremo non lo sappiamo di preciso. Domani, questa notte mentre dormiamo, il mese prossimo, l’anno prossimo, fra 50/100/1000, un milione di anni? Non lo sappiamo, ma sappiamo, come sappiamo che viviamo in un pozzo cosmico, che saremo comunque distrutti e che di noi e del nostro fare e del nostro esistere non resterà nulla, niente di niente: ce ne andremo come uccelli che volano nel cielo senza lasciar traccia.

È scritto così.

Per me, in ogni modo, almeno per come io sono fatto e per come la penso, il “Quando” saremo distrutti è adesso. Voglio dire, è come se fosse adesso, tutto qui. So che succederà, quindi, ora o fra un milione di anni, cosa cambia? Nulla. Non per me, comunque. È come se the breaking news (le ultime notizie) del mondo intero, in questo stesso e medesimo istante, stesse annunciando che un meteorite grande tre volte la città di Parigi, sfuggito ai telescopi a causa della luce solare, si sta dirigendo dritto dritto verso di noi a 100 mila chilometri all’ora.

La morte non è una cosa fisica, è una cosa mentale. Gli oggetti non sanno che possono essere distrutti, frantumanti, ridotti in atomi, in particelle subatomiche. Così gli animali. Questi, infatti, anche se vivessero un miliardo di anni, è come se vivessero un istante, perché, anche se diamo per scontato che intuiscano il male, sono comunque privi d’una coscienza ragionevole e ragionante della morte. Gli esseri umani, invece, sono pienamente coscienti del loro destino e, perciò, non cambia proprio nulla se questo evento apocalittico e determinante avviene oggi o fra un milione o un miliardo di anni: sanno che muoiono, che periranno senza lasciar traccia.

Nel prossimo post, il “Come”

Lo Stato

Ieri sera, lunedì 31 marzo 2014, in Presadiretta, (Italia Grecia), programma televisivo condotto da Riccardo Iacona su Rai3 alle 21. 05, un’intervistata ha detto che “lo Stato non tutela i lavoratori.” Corretto, lo Stato non li tutela. Comunque, questa frase mi ha colpito ugualmente e mi ha colpito in parrticolar modo, perché la cosa ormai dovrebbe essere di dominio universale, cioè si sa fino alla nausea che “lo Stato non tutela nessuno eccetto che se stesso.” È questa la vera natura dello Stato, la sua vera essenza, il suo vero essere, altra missione non ha.

Lo Stato è un’organizzazione parassitaria, vive sul sudore dei lavoratori. Le sue norme, le sue leggi, le sue regole, hanno un unico scopo: proteggere se stesso. Lo Stato è un’organizzazione con la patente di uccidere e di sfruttare legalizzata: questo è lo Stato. Non c’è altro, solo inutile bla bla.

“Se”, “Quando” e “Come” periremo – 3 post, il primo

Il “Se”

Intanto eliminiamo il “Se” dal nostro pensiero. Si sa. Lo si sente nell’aria. Non ci sono dubbi. È inutile pensare se potessimo o non potessimo vivere per sempre, se potessimo o non potessimo viaggiare in eterno nell’universo, se potessimo o meno spostarci all’infinito da un pianeta all’altro e altre fantasticherie, perché, in realtà, questa possibilità, non esiste: noi, oltre ad essere esposti ad un’infinità di pericoli cosmici di cui non conosciamo neppure la natura, viviamo anche in un pozzo cosmico, il pozzo creato dal sistema solare con la sua gravità e, da questo pozzo cosmico, non ne verremo mai fuori.

Il pozzo, e lo sappiamo fin troppo bene, è creato e illuminato dal Sole e, perciò, è anche il nostro datore di vita, il nostro nido, la nostra casa, la nostra oasi nell’universo, ma è anche la nostra prigione, la nostra tomba e, infine, il nostro cimitero. Qui siamo apparsi e qui spariremo. È scritto così. L’umanità sparirà, non lascerà traccia dietro di sé, nessun indizio della sua storia rimarrà, ogni cosa si risolverà nel pozzo cosmico, lì dove tutto è apparso e dove tutto sparirà.

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Putin, il nuovo zar della Russia

Infatti, e se Putin volesse ricomporre la vecchia Russia? Tutto normale per un uomo come lui: ambizioso, temerario, deciso, incosciente, sfidante.

Chi sfida? L’America in prima linea.

Ecco come funziona la cosa nella sua testa: Io, Vladimir Putin, russo, fondamentalmente un nulla che nulla ha da perdere in tutto questo nulla, perciò, se in questa faccenda politica vincessi, vincerei tutto e ogni cosa, se perdessi, non perderei proprio nulla.

Continua il suo pensiero: La Russia, e lasciamo perdere il resto, ha fatto a pezzi Napoleone e la Francia, ha fatto a pezzi Hitler e la Germania, perché, allora, non dovrebbe fare anche a pezzi Barack Obama e l’America?

Stephen Hawking e la prova che Dio non esiste

“Uno non può dimostrare che Dio non esiste, però la scienza rende Dio non necessario,” dice Stephen Hawking ne “Il Grande Disegno”. Beh, le cose stanno veramente come Hawking le vede? Ne siamo sicuri? Non per me, comunque. Affatto.

Mi spiace, Stefano, ma io non sono d’accordo. Posso dimostrare a te e a chiunque altro che Dio non esiste. È semplice, molto semplice, un vero e proprio giochetto da bambini.

Ok, iniziamo così, supponiamo che io volessi vedere questo fenomeno chiamato Dio, potresti mostrarmelo, per favore? Non puoi mostrarmelo? Cosa vuol dire che non puoi? Riesci a mostrarmi le galassie più lontane dell’universo, riesci a mostrarmi atomi e particelle e non puoi mostrarmi Dio? Non ti capisco. In ogni modo, per me due sono le cose: puoi o non puoi. Se puoi, va bene, anzi va benissimo, perciò, il problema “Dio sì” o “Dio no” sarà risolto una volta per tutte, ma se non puoi, il problema “Dio sì” o “Dio no” sarà ugualmente risolto, significa che Dio non esiste e chiudiamo questo vetusto triste argomento. E in ogni modo, non dirmi che tu, nel tuo lavoro, vendi qualcosa che non conosci, non vedi e non possiedi. Non penso. Mi rifiuterei di credere anche se ti sentissi dirlo con le mie stesse orecchie. Tu sei uno scienziato, non un bla bla man.

Qualsiasi mercante o non mercante che vende un prodotto che non esiste, è un ladro e un impostore e come tale la legge l’arresta e lo mette in prigione. Ora, dimmi tu, Stefano, dimmi tu, please, perché tutti nel mondo devono rispettare questa legge e la Chiesa no? Ti pare giusto?

Niente, mi spiace, mi spiace davvero molto doverlo dire proprio a te, ma devo. Quando tu dici “Uno non può dimostrare che Dio non esiste, però la scienza rende Dio non necessario,” dici cosa sbagliata. Corretto è: Dio non esiste. Non una parola in più non una in meno, solo: “Dio non esiste”.

Visto? Te l’avevo detto ch’era facile dimostrarlo, un vero e proprio giochetto da bambini. Perché, allora, perché creare tanto rumore e confusione mentale per qualcosa che non esiste?

Esiste una specie sulla Terra più sciocca e più stolta dell’essere umano?

E quale? E come si chiama? E da quale luogo proviene? E a quale razza animale appartiene? E cos’ha fatto per essere più sciocca e più stolta dell’essere umano?

Ora, per risolvere questo rompicapo “biocultu” (biologico culturale), dobbiamo scomodare la cretineria ragionata. Perciò, andiamo ai fatti, mettiamo le cose in chiaro sin dall’inizio.

Orbene, questa specie non umana, per essere più sciocca e più stolta dell’essere umano, dovrebbe ammazzare, ingannare, denigrare, sfruttare e fare la guerra ai propri simili come fa l’essere umano, giusto? Di più. Per essere più sciocca e più stolta dell’essere umano, dovrebbe essere anche in procinto di distruggere il Pianeta su cui vive e autodistruggersi come sta facendo l’essere umano, giusto? Quindi, se non fa e non gode di tutte queste insensatezze e assurdità dominanti di cui gode l’essere umano, non può essere più sciocca e più stolta dell’essere umano, giusto?

Perciò, se nessuno riesce a smentire quest’affermazione, è chiaro dunque che, d’ora in avanti, anche se si sapeva già da tempo, d’ora in avanti possiamo definire tranquillamente l’essere umano come la specie più sciocca e più stolta della Terra.

La nostra storia è un susseguirsi di assurdità

Non importa da quale angolazione la si contempli, la si veda, percepisca la nostra storia, è sempre e comunque un susseguirsi di assurdità, assurdità a non finire. Fare tabula rasa di questo percorso storico diabolico e inumano e ripartire da zero, è l’unico modo per sbarazzarci del grottesco contratto sociale in cui viviamo. Altra soluzione? Non esiste!

Tanto per dare un esempio, vorrei che qualcuno mi spiegasse, dato che io sono di comprendonio limitato, mi spiegasse giudiziosamente perché un calciatore, cioè un essere umano che corre più veloce di altri esseri umani tirando calci ad una palla, perché e su quali basi a costui gli si riconosce uno stipendio da capogiro, uno stipendio che va dagli 11 ai 15 milioni di euro a stagione? Grosso modo, per chi non ha ancora familiarità con l’euro, tra i 24 e i 30 miliardi di vecchie lire annui. Avete capito? Ho espresso l’idea chiaramente? Tra i 24 e i 30 miliardi di vecchie lire annui. Mi scuso se insisto un po’ su questo punto, ma è fondamentale capire bene il concetto dello stipendio, perché quando abbiamo capito questo, abbiamo capito anche in che tipo di società viviamo.

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Serva Italia!

Tu che lasci che i tuoi operosi figli si uccidano (vedere “L’uomo che si accoltella davanti ai figli”), tu che li vedi patir la fame e la disperazione, mentre vedi anche i veri responsabili, i veri fautori, i veri assassini di questi abominevoli crimini, eppure non fai nulla! Serva, serva, serva Italia, di dolore ostello!

Bordello sei nata e bordello sei rimasta, una vera troia!

 

Il piccione di Papa Francesco

La colomba della pace lanciata da Papa Francesco dalla sua finestra in Vaticano è stata attaccata prima da un corvo e poi sbranata da un gabbiano. Atroce immagine. Spettacolo tanto raccapricciante quanto naturale. Nessuna chance per il volatile (vedere il video sul Web). E tutto questo di fronte agli occhi del pontefice e di tutti quelli che ammirano i suoi giochetti infantili e crudeli.

La colomba, simbolo di pace, è diventata, non appena liberata dalle mani del papa, cibo per le bestie affamate. Come interpretare questa straziante visione? È semplice. Che il ricco aristocratico boss del Vaticano potrebbe, di fronte a tante creature affamate nel mondo, fare la stessa fine della sua infelice colomba. Ci sono altri messaggi? Tantissimi, ma uno dovrebbe valere per tutti: non è mai troppo tardi per il monarca della cristianità di dare tutte le ricchezze della Chiesa a chi appartengono, cioè al popolo, e poi cambiar mestiere.

Perché, ci chiediamo noi, perché continuare a prendere in giro così platealmente se stesso e i suoi fedeli? Faccia per una volta la cosa più giusta della sua vita, tanto prima o poi qualcuno del papato dovrà pure farlo, lo faccia lui, Papa Francesco, liberi la sua coscienza da tutti i crimini commessi dalla sua organizzazione lungo la storia e viva quello che gli resta da vivere come meglio può.

Il testamento di Orazio Guglielmini

Alcuni lettori mi hanno chiesto qualche tempo fa se avessi potuto dargli un’idea di cosa tratta “Il testamento di Orazio Guglielmini”. Eccola, anche se un po’ in ritardo.

“Il testamento di Orazio Guglielmini”, ovvero i 4 libri che lo compongono: “L’Indifferenza divina”, “Lo Stato predatore”, “Ha un senso la vita?” e Il Paese delle meraviglie”, è nato da un forte bisogno di capire il mondo, la società e la cultura in cui viviamo.

In nuce: il primo libro, “L’Indifferenza divina”, espone l’operato della religione: tutti, prima o poi, ci scontreremo, consciamente o inconsciamente, con questo argomento, vorremmo capire, quant’è possibile capire, in cosa crediamo e nelle mani di chi mettiamo le nostre vite; il secondo, “Lo Stato predatore”, esamina l’impianto governativo: tutti, sicuramente, desideriamo conoscere l’anima di questo organismo che, in un modo o in un altro, ci guida e ci domina; il terzo, “Ha un senso la vita?”, si propone di capire se la vita abbia o meno un senso: chi, lungo tutta la sua esistenza, prima o poi non si fa questa domanda: “Ha o non ha un senso la vita?” Nel quarto ed ultimo libro, “Il Paese delle meraviglie”, si analizza, dalla sua nascita ad oggi, il Belpaese, proprio come lo fa uno psicoterapeuta col suo paziente. Ecco, in modo semplice e chiaro, la mia risposta, in sintesi, a questi 4 importanti interrogativi sociali ed esistenziali.

“Il testamento di Orazio Guglielmini” (auto-pubblicato), scritto in uno stile semplice e chiaro, non vuole essere un insegnamento, né una scienza o una filosofia: non ha queste pretese. Se fosse possibile, però, vorrebbe essere un’emancipazione e liberazione da tante trappole mentali che una società, sviluppatasi nell’egoismo e nell’oscurantismo, ha creato in millenni di storia.

Si ricorda che io sono sempre un autore in cerca d’un editore. Lo so, e mi sono quasi quasi fatto una ragione…, ma ogni tanto, prima di essere seppellito, invio ancora qualche gemito, qualche gemito di speranza…

Un paese senza testa e senza grazia

“Un Paese senza memoria, un Paese senza storia, un Paese senza passato, un Paese senza vissuto, un Paese senza esperienza, un Paese senza conoscenze, un Paese senza dignità, un Paese senza realtà, un Paese senza motivazioni, un Paese senza disposizioni, un Paese senza grandezza, un Paese senza saviezza, un Paese senza salvezza, un Paese senza programmi, un Paese senza progetti, un Paese senza testa, un Paese senza Stato, un Paese senza senso, un Paese senza sapere, un Paese senza sapersi vedere, un Paese senza guardarsi, un Paese senza capirsi, un Paese senza chiedersi?…” p. 8, Alberto Arbasino “Un Paese senza”, Garzanti, 1990.

Un paese che non ha mai avuto una vera testa, un paese d’intelletto limitato, un paese di sconfitte, un paese di miti grotteschi, un paese di vigliacchi, un paese impermeabile, un paese di bla bla, un paese di inquisizioni, un paese di acchiappa nuvole, un paese di monologhi, un paese machiavellico, un paese soggettivo, un paese di emigranti, un paese senza radici, senza una vera storia, senza una vera repubblica, un vero stato, una vera democrazia, una vera solidarietà, un vero spirito nazionale, un paese di ladroni, imbroglioni, delinquenti, parassiti, chiacchieroni, menefreghisti, incapaci, un paese frollo vuoto vacuo senza contenuto, un paese senza traguardi, scopi, visioni degne di esseri umani, un paese farcito di falsità ideologiche, di idee di superiorità, di passerelle sulle quali si esibiscono le infinite vanità e volgarità del giorno, un paese senza una vera filosofia, una vera vita economica e sociale, insomma un paese sempre alla deriva, sempre sul ciglio d’un precipizio, un paese che non è mai stato un vero solidale e affiatato paese, ma solo un’accozzaglia di individui squallidi egoisti malavitosi, governato da piccoli infimi uomini al potere che l’unica cosa che hanno imparato a fare bene in millenni di storia è battersi fra di loro all’ultimo sangue per chi ruba di più i poverelli!

Un paese che, e diciamocelo tutto in una sola volta, politicamente parlando, non è degno di esistere!

Vai Silvio!

(mi scuso per il turpiloquio, ma lo ritengo appropriato in questo caso: si può sempre comunque evitare di leggerlo!)

Vai Silvio! Vai, vai vai! Fotti ancora una volta gli italiani. Li hai sempre fottuti e di notte e di giorno e in ogni momento, e sempre a tuo gusto e piacere. Grande!

È chiaro no? Ormai è da un quarto di secolo che lo fai no stop e ora si sono abituati alla tua verga. Vergali bene allora. Ci prendono gusto, ovvio. Sanno, e come lo sanno, sanno che comunque devono, se vogliono esistere, essere fottuti da qualcuno. Stando così le cose, hanno scelto te. Carini! Anche commovente! E diamine, che ci vuoi fare, se gli piace farsi sbattere da te? È la prova che ti amano, adorano, idealizzano. Sono pronti addirittura a nutrirsi delle tue feci, se li metti alla prova.

È anche vero, poi, se ci rifletti, che questo popolo non può aver di meglio. Sarebbe come dare del caviale ai porci. Tu, per esso, sei il top, il suo idolo, dio, tutto. È il massimo, tenendo conto della sua pagella storica, a cui ci si può ispirare. Be ready, allora, anche se so che sei sempre pronto, te lo dico lo stesso però, sii pronto, prepara la tua verga, perché hai proprio un gran bel da fare!

Dimenticavo. A proposito, il nuovo impostore del Palazzo, intendo il tuo nuovo leccapiedi che, grazie alla tua grandezza d’animo, è passato direttamente dalle stalle alle stelle, pensi che riuscirai col tempo a fartelo ben bene? Sicuramente gli hai fatto già assaggiare qualche orgasmo, no?. Comunque, non abbassare la guardia, mi raccomando, non disonorarci, non dargli la chance che sia lui a farsi te!

Girala come vuoi, sei il più grande e famoso fucker (fottitore) del popolo del Paese delle meraviglie. Great! 

Sogno d’un amore spezzato

Quanti pomeriggi di domenica aveva indossato l’abito della festa, si era truccata, profumata e poi era uscita, aveva preso il tram ed era venuta all’appuntamento? Non saprei dirlo. Tantissimi. E ora, proprio lì, in quello stesso e medesimo angolo di strada, mi è apparsa A nel sogno, così, magicamente, dopo tutti quegli anni. Come mi ha visto si è bloccata. Ti conosco, mi ha detto. Anch’io, ho risposto. Sei cambiato. Anche tu. Non era più giovane e bella come quando… Come hai potuto lasciarmi dopo tutto quello ch’era successo fra noi?, mi ha chiesto decisa. I suoi occhi fissi su di me, mentre i miei non trovavano un posto dove posarsi. L’emozione, d’un momento all’altro, era alle stelle. La sua domanda aveva una lunga storia e cercava i perché e le cause del nostro amore spezzato. Non ho potuto fare diversamente, ho risposto, come se l’avessi vista il giorno prima, invece erano trascorsi più di cinquant’anni. E la ragione? ha chiesto di nuovo. Quando ho scoperto che eravamo due disgraziati analfabeti e morti di fame, ho capito che per noi non c’era via d’uscita. Cosa vuol dire non c’era via d’uscita? Vuol dire che se non me ne fossi andato ci saremmo sposati, avremmo messo al mondo dei figli, tu poi saresti rimasta a casa ad accudirli, io a lavorare in fabbrica e i nostri bambini, cresciuti nella povertà e negli stenti, come siamo stati cresciuti noi, avrebbero fatto la nostra stessa fine, sarebbero diventati anche loro cibo per lo sfruttamento e per gli assassini che ci governano. Come puoi dire questo? Posso. Cosa vuol dire gli assassini che ci governano? A questo punto del sogno ero diventato triste, il paesaggio intorno a noi era cambiato. A aveva urlato altre cose ma non le afferravo e intanto la distanza fra noi aumentava. Era sparita nel buio. Il sogno a questo punto si era trasformato. Avevo la sensazione di essere inseguito, ma non vedevo nessuno, solo vecchie case, dirupi, vicoli ciechi e vuoti. Volevo correre via da quel luogo ma non riuscivo. Tutto stava per trasformarsi in un incubo. Mi sono svegliato.

Agli amici del Web: un grazie di cuore!

Sono stato letteralmente inondato di auguri, auguri per il mio compleanno. Sentivo anche, via via che arrivavano, che in quegli “auguri” c’era inoltre un appoggio morale, sociale, umano. Non vi dico l’emozione! È bello, in certe situazioni, sentirsi sostenuti, sapere che non si è soli, che il mondo non è fatto unicamente di banditi istituzionalizzati e che la mia battaglia, dopo tutto, non è solo la mia, ma è anche la battaglia di tantissime altre persone che sono ormai stufe e arcistufe di essere pasto di rettili in camicia bianca e cravatta al potere.

Grazie, grazie ancora a tutti per il bel pensiero, un abbraccio.

Francis Sgambelluri

Lettera aperta al Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano

 Egregio signor Presidente,

Lei non mi conosce; qualcosa di Lei io la so. Non posso farne a meno. È sempre in televisione, sui giornali, radio, facebook, twitter, insomma, è sulla bocca di tutti, e dato che io non sono né sordo, né cieco, non posso sottrarmi alla sua pervasiva presenza su tutti i mezzi di comunicazione anche se lo volessi. Comunque, io, per Lei, sono solo un numero, uno su 60 milioni, 1 + 1 – 1 = 0. In altre parole, solo contabilità.

Si sta forse già chiedendo del perché di questa missiva da parte del cittadino Sgambelluri? Glielo spiego subito e cercherò d’essere anche molto sintetico.

Vede, io ho iniziato a lavorare, non certamente per hobby, quando avevo appena nove anni e adesso, all’età di 72, ricevo una pensione di 260 euro al mese, ossia costo ai contribuenti 260 euro al mese. Ora, guarda caso, ho visto su Internet che Lei, signor Presidente, Lei costa ai contribuenti 433 euro al minuto, 26 mila euro all’ora, 228 milioni di euro l’anno, quasi quasi 460 miliardi di vecchie lire. Riguardo a me, poi, Lei prende in mezzo minuto quello che io prendo in un mese! Mi creda, quando ho fatto questo calcolo non volevo crederci. Sono rimasto di stucco. Insomma, 30 secondi della sua vita valgono un mese della mia! Incredibile. Cosa ho mai fatto per valere così poco nei suoi confronti?

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Una messa funebre o un testamento rivoluzionario al mio funerale? – 2 post, il secondo

Il testamento rivoluzionario

Niente Rossi, amico Rossi, voglio, voglio proprio proporti qualcosa a questo riguardo di modo che tu, alla tua santa morte, non sia seppellito con la solita artificiosa messa funebre. Non morire, dunque, non morire, per favore, non morire prima di aver scritto un testamento. Che tipo di testamento? Quello in cui dirai tu come vorrai essere seppellito e con quali modalità, con quali parole, musica e le persone che non vorresti al tuo funerale. Se così desideri potrai anche decidere le parole che devono essere dette. È un tuo diritto. Basta solo scrivere quelle parole che ti senti di scrivere, purché siano vere e siano tue.

Lo so, non tutti siamo eroi durante la vita. Non è neppure una consolazione esserlo quando non ci siamo più. Rimarrebbe comunque una testimonianza onesta. Almeno per una volta, uno potrebbe dire veramente ciò che pensa. Non è necessario scrivere milleduecento pagine come ha fatto Jean Meslier, il prete più rivoluzionario e ateo della Terra, nel suo “Testamento”, sono sufficienti poche parole, quelle che ti senti di scrivere, le tue insomma.

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Nelson Mandela’s testamento

“Ammonta a oltre 46 milioni di rand, (4,13 milioni di dollari) l’eredità di Nelson Mandela. È quanto è emerso dalla lettura pubblica, riporta la Bbc, del testamento dell’ex presidente sudafricano scomparso lo scorso 5 dicembre,” Il Messaggero, 03 febbraio, 2014.

Noi ci chiediamo, e lo facciamo per ragioni politiche, umane, di principio, ci chiediamo quanti anni di lavoro ci avrebbe messo un povero africano  qualunque per guadagnare tutti quei soldi?

Non c’è ormai più ombra di dubbio che, a fare politica, in ogni angolo della Terra, rende!

Continuo a non capirci nulla di nulla del Paese delle meraviglie

Ma il signor Berlusconi non era stato condannato? Non doveva fare lavori socialmente utili per scontare la sua pena? Non gli era stata revocata la carica di senatore?

E come mai ora lo si vede con Renzi ad organizzare la nuova legge elettorale? Di più. Tutti i giorni lo si vede in giro per il Belpaese con le sue belle guardie del corpo a fare politica. Di più, di più, di più. Non c’è giornale e telegiornale che non dia spazio a ciò che dice o fa il pregiudicato Berlusconi. Non ci capisco proprio più nulla. Insomma, in che paese stiamo vivendo noi Italiani?

Vi prego di dare una risposta. Grazie.

 

Una messa funebre o un testamento rivoluzionario al mio funerale? – 2 post, il primo

La messa funebre

La messa funebre, ovvero l’artificio mentale che viene pronunciato prima che un essere umano sia seppellito, è ormai diventata un insulto vero e proprio. Una mega presa in giro e nulla più. Ed è proprio con questo scherno disprezzo cinismo e farsa che si manda sotto terra un figlio/una figlia del Paese delle meraviglie, proprio com’è successo alla fu signora Maria Luisa Pollodoro.

I preti, con la messa funebre, ed è ovvio no?, sono più interessati a inculcare il loro catechismo a tutti quelli che vanno a rendere ossequio al morto o alla morta nei loro luoghi di addottrinamento, piuttosto che a parlare della vita trascorsa del defunto o della defunta. Spesso, poi, non ne sanno proprio un acca del cadavere che gli sta li davanti. Della fu signora Maria Luisa Pollodoro, il prete che ha celebrato la messa, ha menzionato solo il suo nome.

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Renato Curcio

L’altra sera il mio amico Franco mi ha detto, “Sai che viene a Biella Renato Curcio a presentare un suo libro?” L’ho guardato tra il sorpreso e il pensoso, ho risposto, “No, non lo sapevo.” E, infatti, come lui mi ha fatto questo nome, nel mio cervello ha iniziato a scorrere tutta una storia, la storia delle Brigate Rosse, degli anni di piombo, la storia degli anni ’70 del XX secolo, insomma la storia della lotta armata del terrorismo. “Quando viene?” ho chiesto. “Domani sera.” Ho guardato la mia agendina: venerdì 24 gennaio. Diamine!, avevo un impegno. “Allora ci andiamo?” gli ho detto pensando che d’un modo o d’un altro mi sarei disimpegnato. “Ok, sì, ci andiamo.,” rispose lui. “Verrà anche tua moglie?” “Certo, verrà anche Lucia.” “Bene. Passate a prendermi, la mia macchina è dal meccanico. A che ora?” “Alle 21, all’Itis Q. Sella”. “Ci sarà sicuramente un fracco di gente, la polizia, i giornalisti, forse anche qualche pezzo grosso della politica, suppongo.” “Non lo so,” rispose Franco. “Dovremmo essere lì un po’ prima. Non voglio rimanere in piedi per tutta la serata. Vi aspetto per le 20 e 40.

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Francois Hollande e Papa Francesco

Di quest’ultimo il profumo ormai lo si sente su tutto il Pianeta, ma del primo?

Infatti, chi avrebbe mai pensato che sotto la spoglia di quell’ometto scialbo di Francois Hollande, pulsasse freneticamente un don Giovanni? E nella sua bella testa, tutta piena di Liberté, Egalité, Fraternité et vin Brulè, si nascondesse un religioso dell’ultimo minuto?

Cos’altro, in questo mondo di infinte meraviglie, potrebbe ancora sorprenderci?

Entrando in una libreria – 3 post, il terzo

Il paese dei papi sta per arrivare a “ground zero” della conoscenza

Questi, gli editori, raramente puntano sull’originalità e sulla qualità del prodotto. A cosa serve, poi, puntare sull’originalità e sulla qualità? La gente in questo paese sta diventando sempre più scema, più inebetita, più nulla e, grazie alla televisione, ai mass media, ai giornali pubblicati coi soldi dei contribuenti, a internet, ai vari topolino, alle riviste pornografiche, ai fumetti, grazie a tutto questo illustre scibile di cui dispone il Paese delle meraviglie, i libri dotati di originalità e contenuto non li legge più nessuno. Il paese dei papi sta per arrivare a “ground zero” della conoscenza. Non per nulla su 58 milioni di abitanti 36 sono analfabeti e illetterati. E allora, dimmi tu, a cosa serve il contenuto per questo tipo di lettori? A nulla. Gli editori non sbagliano, vedono giusto.

Insomma, amico lettore, siamo onesti, un libro che fa pensare, primo non lo compra nessuno, eccetto quei pochi intellettualoidi, e poi è come dare caviale ai porci. No, no, no, agli editori non interessa il libro che fa pensare, potrebbe metterli a confronto con la Chiesa e lo Stato predatore e questi potrebbero creare loro dei guai. È meglio non rischiare. Invece a loro interessano tutti quei libri che vanno a ruba, come quelli della Papera d’oro, ricordi? Che poi il contenuto sia rubbish, veleno o nulla, questo ai signori della carta stampata non importa un fico secco.

Allora, amico Rossi, in libreria sì, ma attenzione a cosa compri!

Vedere  Il Paese delle meraviglie

Entrando in una libreria – 3 post, il secondo

Un accalappiamento fatto ad arte

Non fidarti, allora, amico Rossi, non fidarti soprattutto di quei libri dove sul retro di copertina c’è una bella recensione. Spesso, non sempre ma spesso, è un accalappiamento bell’e buono, un accalappiamento fatto ad arte. Per molti libri, infatti, basterebbe leggere solo il retro di copertina, è il meglio di quel mucchietto di atomi e di carta bene infagottato e scarabbocchiato. Pensa che il primo lavoro delle case editrici a grande distribuzione è proprio quello di presentarti il libro in modo così attraente da indurti a comprarlo senza che tu nemmeno te ne accorga. Ci trascorrono giorni, mesi e a volte anche anni per decidere la copertina, le parole da mettere sul retro, il nome del critico, possibilmente famoso, la grafica, la foto dell’autore se è carino, e così via. Gli editori vogliono prima di tutto che il libro si venda. Vogliono best-seller, best-seller, best-seller. Viviamo nel mondo del commercio, del busyness, busyness, busyness e non delle idee. Queste, se uno le ha, deve usarle per fare soldi, come fanno loro, gli editori.