Dove, l’appuntamento?

C’è un racconto indiano molto bello circa la Signora delle tenebre che Tiziano Terzani riporta nel suo libro “Un altro giro di giostra”.

“Un giorno il Califfo manda il suo Visir a sentire cosa dice la gente al bazar. Quello va e nella folla nota una donna magra e alta, avvolta in un gran mantello nero, che lo guarda fisso. Terrorizzato, il Visir scappa via. Corre dal Califfo e lo implora: Sire, aiutami! Al bazar ho visto la Morte. È venuta per me. Lasciami partire, ti prego. Dammi il tuo migliore cavallo. Con quello, a tappe forzate, stasera sarò in salvo a Samarcanda.

“Il Califfo acconsente e fa portare il suo cavallo più veloce. Il Visir balza in sella e galoppa via a spron battuto.

 “Incuriosito, il Califfo va lui stesso al mercato. Nella folla vede la donna dal gran mantello nero e l’avvicina.

  “Perché hai fatto paura al mio Visir” le chiede.

   “Non gli ho neppure parlato”, risponde la Morte. “Ero solo sorpresa di vederlo qui, perché il nostro appuntamento è stasera a Samarcanda.”

Il Cavaliere Berlusconi

Che persona, che fascino, che potenza espressiva, che che che. È ormai da 20 anni che nel Paese delle meraviglie domina con il suo gossip. Il Paese, tutto il Paese, è affascinato ipnotizzato calamitato dal suo gossip. Si alza il mattino e fa colazione gossipando sul Cavaliere, a mezzogiorno pranza facendo gossip sul Cavaliere, la sera cena e non gossip d’altro che del Cavaliere Berlusconi e, naturalmente, va a fare la nanna gossipando sul Cavaliere Berlusconi. Che Paese, che Popolo, che Uomini, che apertura Mentale!

Uno scrittore in cerca d’editore – 5 post, il quinto

 Per me una casa editrice dovrebbe rappresentare un modello di cultura, un modello di vita, un modello di comportamento etico morale umano intellettuale politico nazionale e internazionale dove scrittori e lettori s’incontrano e trovano un senso e una direzione esistenziale nel modo più spontaneo e naturale che si possa immaginare; per me una casa editrice dovrebbe essere una fonte, una sorgente, uno specchio, un luogo dove non dovrebbe esserci inquinamento mentale, falsità, corruzione; ecco cosa dovrebbe essere, grosso modo, per me una casa editrice.

Qual è allora il mio appello, l’appello d’uno scrittore in cerca d’editore? Eccolo: io cerco un editore ambizioso, aperto, deciso, che ama e rispetta il suo lavoro, la sua professione, che stima ciò che pubblica, che ama e rispetta i suoi lettori, che è orgoglioso del suo Paese, che desidera vedere il suo Popolo culturalmente e politicamente illuminato, avveduto e pronto, degno di essere un vero e proprio modello di cittadinanza, e non solo in Italia. In breve, cerco un editore che faccia respirare un po’ d’aria pulita, un po’ di sano vivere, un po’ di dignità umana, un po’ di poesia, ecco l’editore che cerco.

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Sfida agli editori doc del Bel Paese – 5 post, il quarto

Io sono uno scrittore che si auto-pubblica, self publishing author dicono gli inglesi, e cioè prima vivo i miei racconti, poi li scrivo, poi scelgo chi me li può stampare, decido il formato, la copertina, il titolo, cosa scrivere sul retro di copertina e sulle alette, decido il prezzo, correggo le bozze, pubblico, pago e mi leggo. Sono, come si dice, non un mozzicone, un quarto o un mezzo scrittore, ma uno scrittore totale, intero.

Questo però non vuol dire che i miei racconti, scritti, romanzi siano inferiori a quelli che vengono congeniati, abborracciati, elaborati dall’editore doc, dal disegnatore doc, dal tecnico doc, dal titolo doc, dallo stampatore doc, dal bozzettista doc, dal critico che fa una critica a pagamento doc, dal divulgatore doc, dalla copertina doc, dal prezzo doc, dal distributore doc,  da da da, affatto, non lo penso. Infatti, i miei racconti, scritti, romanzi, anche se non godono di tutti questi “doc”, ciò non vuol dire che siano meno “doccati”.

Per dimostrarlo, sfido qualsiasi editore doc della carta stampata del Bel Paese a prendere uno dei suoi romanzi, a sua scelta e piacere, e io ne prendo uno dei miei e li facciamo poi leggere dal popolo, è l’unico degno di questo compito, e vediamo quale dei due ha meglio carpito l’anima e il cuore della società nazifascista e capitalista in cui viviamo, quale dei due viene compreso, apprezzato e amato di più; quale dei due resterà più a lungo nella mente dei lettori, quale dei due, infine, avrà più contribuito a sensibilizzare e far nascere nei lettori nuovi e positivi valori.

Non posso farci nulla, sono un romantico, uno che crede nel fair play, nell’essere, com’è di moda dire oggi, politically correct. Voilà. La sfida è lanciata.

Editori e scrittori del Bel Paese – 5 post, il terzo

 A mio modo di vedere, gli scrittori e gli editori italiani, consciamente o inconsciamente, sono i responsabili dell’analfabetismo in cui il popolo affoga. Il popolo di Charles Dickens, nel diciannovesimo secolo, leggeva molti più libri di quanti ne legge il popolo italiano oggi nel 2013. Qui, in questo paese, gli scrittori non conoscono il popolo; il popolo non conosce i suoi scrittori. Non per nulla non legge, è rimasto illetterato, e se legge, legge Topolino; e se legge, legge scrittori stranieri. Quelli italiani li legge a scuola perché non può farne a meno: gli vengono imposti! E così, scrittori ed editori raccolgono i frutti che hanno seminato: non vengono letti né vendono libri. Il boomerang ha svolto il lavoro che prima o poi, inevitabilmente, avrebbe dovuto svolgere: gli è arrivato in testa.

Ho iniziato a scrivere quand’ero ancora un ragazzo e pascolavo il gregge sulle colline e montagne calabresi e ho imparato, a mie spese e in terre straniere, a distinguere, lungo la mia vita, tra cavoli e pegaso. L’Italia, la vera Italia, e chi non vuol sentire il suo lezzo si turi il naso, non vende letteratura né cultura di emancipazione, ma propina una letteratura e una cultura di oscurantismo e di schiavismo mentale e medioevale (Voltaire, Flaubert, Goethe, questo l’avevano già capito). Il popolo, ahimè, conferma questa triste realtà. È rimasto schiavo e ignorante, pesta petto e sentimentale, credulone e bigotto, meschino e morto di fame. Non per colpa sua, ovvio, ma per colpa di quelli che vogliono tenerlo così, condizionato e baciasanti! Niente di più degradante, niente di più infamante per un paese che pretende di essere civilizzato.

Culturalmente parlando, cosa esporta, divulga, diffonde l’Italia in giro per il mondo? Che tipo di idee? Non idee emancipatrici, non scienza e filosofia, non una letteratura con una spina dorsale. Il popolo che abita questo paese lo sta dimostrando giorno dopo giorno che una spina dorsale non ce l’ha. Che tipo di politica esporta? Una politica indegna e vergognosa che più indegna e vergognosa non si può. Cos’altro esporta? La religione? E  cos’altro è la religione eccetto che superstizione e oppio dei popoli? Quando il papa va in altri paesi, non va a portargli scienza, conoscenza, illuminismo, democrazia, affatto, va a portargli l’incultura, va a portargli medioevalità, oscurantismo, fondamentalismo, ecco cosa esporta all’estero il papa. Qual è, allora, il gioco dell’Italia sulla scacchiera internazionale, quello di emanciparsi ed emancipare i popoli o quello di affogare il mondo e se stessa in un medioevalismo e oscurantismo abissali?

Tutto questo e molto altro è lavoro dell’élite, della sovrastruttura, della casta dominante, lavoro, soprattutto, di scrittori ed editori. Le eccezioni, in questo paese di gomma, tanto care alla signora Mirella Tenderini, non contano!

Gli scrittori del Bel Paese – 5 post, il secondo

L’Italia, grazie alla sua editoria sponsorizzata dallo Stato e dalla Chiesa, si trova al settantaduesimo posto tra i paesi civilizzati del mondo; la sua università più prestigiosa al 580esimo posto. Gli scrittori di questo paese mentalmente castrato, che avrebbero dovuto essere la sua fiaccola e la sua locomotiva, essendo raccomandati, eccetto per qualche rarissima eccezione, e le case editrici sovvenzionate, non riescono a produrre nulla di innovativo e di originale.

Proprio in questi tempi, l’editore Bompiani ha proposto al regista e attore, Carlo Verdone, di scrivere la sua biografia. Nella proposta aveva aggiunto anche che gli avrebbe fornito un ghost writer, uno scrittore fantasma che potesse aiutarlo. In altre parole, la biografia non l’avrebbe scritta il regista, ma gliel’avrebbe scritta principalmente il ghost writer. Verdone è stato onesto nel raccontare ciò alla trasmissione di Fabio Fazio, Che tempo che fa, su Rai 3 domenica 26 febbraio 2012.

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L’editoria del Bel Paese – 5 post, il primo

( Visto l’interesse e la curiosità che ha suscitato il mio post “Le case editrici?”, vorrei ripubblicare, con qualche ritocco, alcuni miei post sull’argomento. Penso che dovrebbero aiutarci a capire meglio, non solo l’editoria del nostro paese, ma anche un po’ la cultura che ci nutre ).

Quando un editore pubblica col sudore dei contribuenti, quando un editore viene pagato dallo Stato per pubblicare dei libri, quando un editore fa il gioco dei potenti, uno ha il diritto di chiedersi che tipo di editore possa mai essere costui. È quello che succede nel Paese delle meraviglie. Molti editori ricevono denaro sborsato dai lavoratori per propagandare la cultura di regime e non importa quale.

        Quando compri un giornale, amico lettore, tu pensi che sia pubblicato coi soldi del proprietario del giornale. Dovrebbe essere così, almeno per un prodotto degno di questo genere; dovrebbe essere così, almeno per rispetto di chi lo compra; dovrebbe essere così, almeno per un editore degno di questo nome, ma non lo è, semplicemente non lo è. Invece si pubblica coi tuoi soldi, lettore, coi miei soldi, coi nostri soldi, coi soldi dei contribuenti, coi soldi di quelli senza cui nulla nasce, cresce o fiorisce. Di più. Lo Stato predatore sponsorizza case editrici, giornali, riviste e, naturalmente, com’è ovvio, lo Stato predatore dice loro anche chi e ciò che devono pubblicare. Meraviglioso, non è vero?

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Le case editrici?

In Italia non esistono. Infatti non ci sono case editrici nel Paese delle meraviglie, semplicemente non esistono, ci sono solo prostitute al servizio dello Stato predatore e della Chiesa che stampano libri. Esistono delle eccezioni? Che lo dimostrino!

Papa Francesco e “dialogo aperto con i non credenti” – 4 post, il quarto

Gli inglesi dicono It’s all in the head – È tutto nella testa, e dicono giusto. E anche Dio è lì nella testa e solo nella testa di chi lo pensa e non altrove. Dio, al di fuori della nostra scatola cranica, non esiste. È una nostra invenzione, come lo è l’Unicorno, Polifemo, la Sfinge, l’Olimpo. È l’uomo che pensa Dio e non Dio l’uomo. Chiaro? Ogni cosa in questo mondo è stata creata all’insegna dell’uomo. Dio è un prodotto fantastico dell’uomo; Dio è un’idea dell’uomo, Dio è relativo alla visione dell’uomo; Dio è l’ideale del piccolo uomo. Il nostro è un mondo antropocentrico e non antropomorfico, un mondo creato dall’uomo e non dalle divinità. Le cose nascono e spariscono senza un perché, e questo vale anche per Dio e per Papa Francesco.

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Svegliarsi di soprassalto

A volte capita di svegliarsi, non con la gioia di vivere, non con il mal di testa, ma con un sussulto. Non è il risultato d’un incubo, no, affatto. Magari lo fosse! È qualcos’altro. È un incubo reale, uno di quelli che non spariscono quando ti svegli, che non spariscono con il ritorno della coscienza. Anzi, è proprio questa, la coscienza, che ti conferma che non si è trattato d’un brutto sogno mentre dormivi, ma di un vero e proprio incubo del reale.

Ah, che importanza vuoi che abbia il nome della malattia – un tumore fulminante, una leucemia che non perdona, un ictus cerebrale -, quando a tuo figlio, l’unico che hai, l’unico che puoi avere, l’unico che ti ha strappato il cuore, rimangono solo pochi mesi di vita! Guardi sopra, guardi sotto, guardi a destra e poi a sinistra, guardi ovunque e ovunque c’è scritto: indifferenza totale, che tu traduci in: nessuno aiuto.

Sei solo, sei al limite, tocchi il fondo, vedi il baratro: solo, solo con il tuo dolore!

Non era nel programma

E cosa succederebbe se una tromba d’aria distruggesse mezza Genova? Si direbbe ai disastrati che non ci sono né soccorsi né aiuti perché non erano nel programma? Che assurdità!

Il fatto comunque è che Grillo è politicamente morto, non esiste più, non per il popolo italiano. L’ha deluso, ingannato, fregato e l’ha lasciato ancora più smarrito e disgustato di quanto lo era prima di lui. Grillo ha già fatto e strafatto la sua stagione insieme al suo guru, Casaleggio.

Il problema di fondo di Grillo è che quando pensa alla politica, prima pensa ai suoi soldi, al suo benessere, alla sua famiglia e poi, semmai, alla “sua” politica.

Ragazzi dei 5 Stelle, se volete fare qualcosa per il vostro Paese, per la vostra Patria, per la vostra Italia, per il vostro Popolo, senza cui nulla nasce cresce o fiorisce, allora sbarazzatevi di Grillo e seguite il vostro ideale politico. Good luck!

Papa Francesco e “dialogo aperto con i non credenti” – 4 post, il terzo

 Scrive Celso nel libro “Contro i cristiani” riguardo alla imbecillità che insegnava Gesù: “Il maestro della dottrina cristiana va dunque in cerca degli stolti e si comporta come uno che promette di sanare i corpi e nello stesso tempo distoglie dal dar retta ai medici sapienti, perché questi potrebbero confutare la sua ignoranza. Perciò ricorrono agli sciocchi ed ai villani ingenui dicendo loro: ‘State alla larga dai medici! Badate che nessuno di voi metta mai mano alla scienza, perché la scienza è male e la conoscenza fa perdere agli uomini la salute dell’anima. Molti sono stati rovinati dalla sapienza. Badate a me, perché io solo vi salverò. I medici invece rovinavano coloro che promettono di curare’ ”, pp. 141 e 143.

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Il bosone di Higgs: un “quasi Nobel”

Il “quasi” bosone di Higgs, è così che si è espressa ieri sera la giornalista su euronews alle 20. 35, equivale ad un “quasi Nobel”, ma non allora ad un Nobel vero e proprio. La scienza non funziona coi “quasi”, la scienza funziona, se funziona, con la realtà, con trials and errors, prove ed errori, con esperimenti, applicazioni, conferme e solo quando questi vengono confermati al 100% da chiunque li testi, li provi, solo allora vengono dichiarati validi, scientifici. Il “quasi” che ha detto ieri sera la giornalista su euronews non è il linguaggio della scienza. Affatto. Non da Nobel comunque. Altrimenti la scienza si riduce a superstizione, a religione, a bla bla.

A meno che la giornalista non volesse dire che il bosone di Higgs non è solo una sua scoperta, ma è una scoperta condivisa con Englert, lo scienziato belga, allora sarebbe un Nobel Higgs-Englert, se non addirittura Higgs-Englert-Brout (un altro scienziato belga che nel ’64, insieme al suo connazionale, ha scoperto il bosone), se fosse così, allora a Higgs andrebbe solo un terzo del Nobel e non il “quasi intero”. Come interpretare e cosa pensare del Nobel della fisica del 2013, sempre ammettendo che il Large Hadron Collider di Ginevra questa volta abbia fatto un lavoro valido?

C’è stata sempre molta politica sporca in questa professione e oggi più che mai. Ci stiamo migliorando! Comunque sia, la scienza non bara, gli uomini sì; la scienza è incorruttibile, gli uomini nascono e muoiono nella corruzione; la scienza è l’anima e la gemella della natura, gli uomini un suo triste aborto.

Se qualcuno fra “gli aborti della natura” si distingue, per favore, non sporchi l’unica cosa pulita che abbiamo.

 

 

Papa Francesco e “dialogo aperto con i non credenti” – 4 post, il secondo

Intanto, quando Papa Francesco propone “un dialogo aperto con i non credenti”, sta proponendo un prodotto inesistente. Che poi trovi dei mandarini nel Paese delle meraviglie che gli fanno anche delle domande, questo per lui è il massimo. Il Papa, in realtà, non ha nessuno argomento da proporre. E quale? Sicuramente non un argomento che contiene un contenuto, una sostanza, un oggetto, un pugno di atomi, un solo briciolo di verità. Nulla di tutto questo. Lui propone, come diceva Roscellino, filosofo medioevale, propone flatus vocis, cioè un’emissione vocale e nulla più. Il perché è semplice. “Dio è morto” dice il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. È così è rimasto, morto e stramorto d’allora in poi, e ciò per tutti i filosofi degni di questo nome. Infatti, da Immanuel Kant, “Critica della ragion pura”, a Schopenhauer, “Il mondo come volontà e rappresentazione”, a Feuerbach, “L’essenza del cristianesimo”, a Nietzsche, “La gaia scienza”, Dio è morto e stramorto. Insomma, non da Nietzsche in poi, ma da Kant in poi, per i filosofi filosofi e per gli uomini di scienza illuminati, Dio è sparito dal loro vocabolario. Dio esiste solo per Papa Francesco e per il suo amato gregge, per il resto degli uomini è inesistente.

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Come si può dialogare con un assassino?

Si poteva dialogare con Hitler? Si poteva dialogare col Duce? Si poteva dialogare con Gheddafi? Si può dialogare con i più grandi criminali della Terra? No, non si può. E anche se Assad non avesse utilizzato il gas sarin (è mai possibile che tutto quello che ci hanno raccontato gli ispettori dell’ONU, i mass media e gli Stati Uniti sia falso? E comunque, quello che sostengono i 007 tedeschi e Piccinin è ancora tutto da dimostrare), non ha forse già ucciso migliaia di siriani? Allora, quale dialogo ci può essere con l’assassino di Damasco? A meno che non si scopra che sia un angioletto, lui non merita il dialogo, ma la forca!

Papa Francesco e “dialogo aperto con i non credenti” – 4 post, il primo

Intanto Papa Francesco ha fatto carriera nella Compagnia dei Gesuiti il cui motto è: “Dateci un bambino sino all’età di sette anni e poi sarà nostro per il resto della sua vita.” Cosa vuol dire questo? Vuol dire che l’imprinting nel bambino ossia il marchio cristiano se lo porterà addosso come le mucche dei cowboy si portano il loro. Cos’altro vuol dire? Vuol dire che il bambino-adulto non potrà più decidere su una sua scelta religiosa o meno: i preti hanno già deciso per lui. Cos’altro vuol dire? Vuol dire che la fede del gesuita, in realtà, non è una fede, non è neppure una religione, una spiritualità, è politica, politica a tutti gli effetti. Detto in parole povere, la religione di Papa Francesco è ideologia, è condizionamento, è indottrinamento, è depauperamento e, infine, è schiavitù mentale.

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Arrivano, arrivano i clandestini!

 A ondate, arrivano da tutte le parti. Non li si ferma più, non li si può più fermare. La fame non dà loro tregua, la fame non conosce pericolo, la fame è cieca. È la forza della miseria. La loro è una questione di sopravvivenza, di vita o di morte. Legge di natura. Gommoni, carrette marine, barche malandate, navi arrugginite, ferraglia navigante, su qualsiasi cosa che galleggia, si muove, vola, arrivano, arrivano i clandestini!

La Libia, la Tunisia, l’Iraq, il Pakistan, l’Albania, l’Afghanistan, l’Africa scaricano sull’Italia, su Lampedusa, sulle coste pugliesi, calabresi, ovunque, scaricano i desesperados, esseri con le pance vuote e senza radici. La loro terra non gliele ha date. Sono i nulla, il bestiame umano, i paria, i dannati della Terra, lo specchio d’un mondo senza anima e senza cuore, un mondo barbaro e grottesco. Arrivano, arrivano i clandestini!

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Il fine giustifica i mezzi e la politica italiana

Cosa intende Machiavelli quando scrive che il fine giustifica i mezzi? Intende che non importa la forma che uno adotta per ottenere qualcosa, quello che importa è che l’ottenga. Ad esempio, tu desideri distruggere l’Iraq. Bene, fallo. Le ragioni? Quelle che vuoi. Ciò che conta è che tu lo distrugga.

Qual è dunque la politica del Principe? Più o meno questa. Alla domanda: “Cosa si deve fare per arrivare al potere?” La risposta è: “Qualsiasi cosa che ti aiuti a realizzarlo”: comprando voti, imbrogliando i colleghi, ingannando gli elettori, promettendo tutto e niente. In altre parole, ogni mezzo, atto, trucco, astuzia, marchingenio è sacrosanto pur di ottenere il potere.

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Il mostruoso

“In tutta la casa”, mi raccontò una volta la mia carissima amica, la dottoressa C. A., che assisteva un’ammalata terminale a domicilio,  “in tutta la casa si percepiva la presenza della Signora delle tenebre, la grande Nemica, come la chiamo io. In quel periodo la Padrona lì era lei e governava quel corpo (quello della sua paziente) ancora vivo, ma già in putrefazione. Dall’ulcera da decubito dovuta al prolungato allettamento proveniva un odore acre, molto intenso e, mentre le mie mani guantate toglievano via via gli strati di garze impregnate di pus verde, ecco che una nuova vita si contorceva, appena dischiusa in quel corpo morente: centinaia di piccole larve stavano nascendo nella carne infetta e difendevano la loro giovane esistenza nutrendosi delle deiezioni della vecchia vita… La Signora delle tenebre era lì, ma gli occhi di Grazia (il nome della paziente) non erano ancora appannati e il suo cuore batteva: il suo olfatto ancora fine percepiva l’odore del suo stesso corpo, quello stesso corpo che aveva tanto curato e profumato da ragazza”.

Grazia era ancora in vita e poteva vedere già i vermi che assalivano il suo corpo, che avevano già iniziato a mangiarselo.

 

Madre Teresa di Calcutta era una vera atea

La mia non è una vita di bla bla, è una vita di fatti. Le chiacchiere e il bla bla sono un lusso che non posso permettermi: amo troppo la vita. Quando allora dico che Madre Teresa di Calcutta era un’atea convinta, io dico la verità. Nelle stesse parole della Santa:

“Where is my faith? Even deep down… there is nothing but emptiness and darkness… What do I labor for? If there be no God, there can be no soul. If there be no soul then,  Jesus, You also are not true” – “Dov’è la mia fede? Anche nel profondo… non c’è che vuoto e tenebre… Perché e per chi io lavoro? Se non c’è Dio non c’è neppure l’anima. Se non c’è l’anima allora, Cristo, anche Tu non sei vero,” dal suo diario: “Come Be My Light” – “Vieni e sii la mia luce”.

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L’ennesima caduta dell’ennesimo governo

Il problema politico in Italia non sono i politici (perché dovrebbe essere un loro problema quando hanno poteri e averi a volontà?); il problema politico in Italia è il popolo. È questo il vero problema; è lui la causa di ogni e di tutti i problemi. È un popolo senza spina dorsale, è un popolo coglione, bacchettone e idiota, e da un tale popolo non nasce la democrazia, ma la tirannia, ed è quella che ci ha governato finora.

Io sfido il papa a dimostrare l’esistenza di Dio in un bla bla televisivo

Per me va benissimo. Possiamo affrontare questo duello da uomo a uomo, da scimmia a scimmia, da essere umano ad essere umano, da pensatore a pensatore, da miscredente a credente, insomma come desidera il papa, un duello però all’ultimo sangue sull’esistenza o l’inesistenza di Dio. E se lui si sente troppo in alto e infallibile per abbassarsi ad affrontare questa sfida all’aperto, invii pure al suo posto chi desidera, per me non cambia nulla, va benissimo. Anticipo solo questo: gli dimostrerò, sans-faute, che la sua credenza non è scienza, ma un insulto alla scienza.

Gli dimostrerò anche, e in tutti gli aspetti immaginabili e inimmaginabili, che tutto quello che lui sostiene è falso, iniziando dalla sua tanto cara e amata spiritualità: è una spiritualità irreale, innaturale; gli dimostrerò altresì che tutto quello che la Chiesa predica è falso; che la Bibbia, dalla prima all’ultima riga, da quando dice “Nel principio Dio creò il cielo e la terra” a quando conclude dicendo “La grazia del Signore Gesù sia con tutti i santi,” è una menzogna unica, fantasticherie e nulla più.

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Il cittadino e la politica dello Stato predatore

Se tu, cittadino, uccidi per legittima difesa, vai in galera; se tu, cittadino, uccidi uno mentre sta rubando in casa tua, vai in galera; se tu, cittadino, uccidi uno mentre sta stuprando tua figlia minorenne, vai in galera; se tu, cittadino, uccidi uno mentre sta facendo a pezzi la tua famiglia, vai in galera; se tu, cittadino, uccidi …

Orbene, cittadino, quando lo Stato predatore, quello che ti mette in galera se uccidi qualcuno nonostante tu abbia tutte le ragioni del mondo per farlo, ti manda ad uccidere per suo conto (è sempre lui, nelle guerre e negli scontri armati, che riscuote onori e bottini, quindi è sempre per suo conto che tu operi); ti manda ad uccidere i tuoi fratelli, i tuoi simili, quelli della tua stessa classe; ti manda a fare guerre ingiuste e crudeli in terre straniere e tu uccidi dieci, venti o un milione di persone innocenti, senza una ragione, a sangue freddo, vilmente e ignobilmente; ebbene, cittadino, quando tu fai questo, non solo non vieni accusato, non solo non fai un solo giorno di galera, ma lo Stato predatore ti osanna, ti pubblicizza su tutti i giornali, su tutte le televisioni, ti mette nei libri di storia, ti dichiara addirittura un eroe nazionale!

Ora pensa, cittadino, pensa e datti una tua risposta, perché lo Stato predatore quando tu uccidi per legittima difesa e per conto tuo ti mette in prigione, invece quando uccidi ingiustamente, bestialmente, vilmente, sadicamente per conto suo, ti coccola, ti fa persino festa e fa di te un eroe? Come tu, cittadino, giudichi questo suo fare?

Desidererei, ne sarei felice, se qualcuno smentisse questa mia tesi, e che non mi si dica però che tutto quello che ordina lo Stato predatore lo fa per il paese, lo fa per il popolo, perché non è vero: tutto quello che ordina lo Stato predatore al popolo lo fa per custodire le sue ricchezze, i suoi poteri e i suoi privilegi. Grazie.

 

Lo scienziato è il re degli atei – 3 post, il terzo

“La scienza usa e richiede denaro pubblico, oggi più che mai. Perciò gli scienziati hanno sia la responsabilità che, a essere onesti, la necessità di informare il pubblico, di coinvolgerlo nell’impresa scientifica,” scrive Stuart Firestein nel suo interessante e gustoso saggio “Viva l’ignoranza! Il motore perpetuo della scienza.”

E questa, infatti, è un’altra ferita aperta, un’altra cosa che i signori scienziati dovrebbero tenere in mente, e cioè che il loro dovere, prima di ogni altro, dovrebbe essere quello d’istruire e illuminare il popolo con quello che fanno perché, grazie al suo sudore e solo al suo, essi possono costruire i loro laboratori, i loro CERN, le loro bombe atomiche!, nonché permettergli di vivere da signori. Ma lo fanno?

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Lo scienziato è il re degli atei – 3 post, il secondo

Dicono che l’umanità deve molto alla scienza e agli scienziati, ma poi le cose stanno proprio così? Questo vantaggio che oggi traiamo da questa favolosa signora, lo pagheremo presto e lo pagheremo carissimamente: sarà lei, la scienza, che ci distruggerà tutti. Lo sta già facendo; siamo già alla sua mercé. Ecco il prezzo che dobbiamo pagare per aver fatto uso indiscriminato della sua potenza. Fare scienza, non è solo giocare con l’anima e col cuore degli elementi, è anche giocare con la vita e con la morte e, l’ultima parola, grazie alla scienza e agli scienziati, l’avrà proprio lei, la scienza: ci porterà tutti, nessuno escluso, tutti all’autodistruzione!

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Lo scienziato è il re degli atei – 3 post, il primo

La materia è atea, quindi la scienza che più di ogni altro pensiero la rappresenta. Lo scienziato, se è uno scienziato degno dell’oggetto che studia, non può dire “Io non posso pronunciarmi né in favore né contro l’esistenza di Dio”, perché, se dice questo, sta affermando un controsenso che non appartiene alla sua professione. È come se un maniscalco dicesse: “Io non so che cos’è un ferro di cavallo.”

La materia è atea, perciò anche lo scienziato. Lo scienziato è l’anima e il cuore dell’ateismo. No scienza, no ateismo. Quindi la smettano i signori che studiano la fisica, la chimica, la biochimica di dire che non sanno, che sono agnostici, che non possono esprimersi sull’argomento religioso né a favore né contro, perché, quando dicono queste cose, stanno insultando la loro professione e dimostrando di essere solo capaci di guardare al microscopio.

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L’ONU deve scomparire dalla Terra

 

È un’organizzazione di “salva Stati” e non di “salva popoli”. I popoli, questi Stati predatori messi insieme, li usano imbrogliano sfruttano. Si mettono insieme non per il bene comune, ma per proteggersi a vicenda; proteggono a spada tratta il liberalismo, il capitalismo, lo sfruttamento legalizzato e i loro stessi interessi. Ecco cos’è, in realtà, l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Ogni membro dell’ONU mangia, e mangia tantissimo e a sbafo, sulle spalle dei contribuenti. È, fondamentalmente, un falso portavoce dei popoli, un despota, un parassita e, in ultimo, una canaglia sociale. Non è lì per correggere la brutalità e le ingiustizie nel mondo, non è lì per fare avanzare la democrazia, ma per continuare a tenere i popoli della terra stolti, miserabili e schiavi dei loro padroni.

Viva Barack Obama, viva François Hollande, viva l’America di Obama, viva la Francia di Hollande e morte a tutti gli assassini del Pianeta, e Assad, l’attuale mostro e tiranno siriano, è  un mega assassino e come tale va giudicato e punito.

I signori delle Nazioni Unite non rappresentano nessun popolo, rappresentano solo il loro egoismo istituzionalizzato, il loro statuto e il loro potere. Morte ai falsi rappresentanti dei popoli, morte ai killer e agli sfruttatori, abbasso Assad, abbasso l’ONU e tutti gli Stati predatori del mondo, e viva i difensori del genere umano!

È Lei, la riconosco! – 2 post, il secondo

Inizi a sentire che le tue energie vengono meno, ti senti in balia del nulla, il vuoto ti prende, non puoi più liberarti, metterti al riparo, sei ormai nel regno del buio più disperato. Tutto sotto i piedi diviene scivoloso, insicuro, fragile, non c’è più via di scampo, cadi cadi cadi. Non stai facendo, mentre cadi, la stessa esperienza che ha fatto Alice mentre cadeva nel Paese delle meraviglie, per nulla, la tua caduta ha un sapore brutto, macabro, di nausea, di tenebre eterne, altro che scatolette di marmellata e altre curiosità dall’aspetto gradevoli! Per nulla. A questo punto, mentre precipiti in un abisso senza fondo, senti che ogni contatto umano è sparito, sei rimasto solo, solo col tuo incubo, coi tuoi sbruffi. Addio paesaggi fantastici, addio cenette al lume di candela, addio amori passeggeri, addio amici cari, l’ora della verità è arrivata, ed essa è sempre puntuale, precisa e, despota com’è, non ammette interferenze. Sei ormai tutto alla sua mercè, sei diventato un unico sbruffo, appartieni a Lei, ora più che mai sei suo.

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È Lei, la riconosco! – 2 post, il primo

Mi capita, non spesso, ma mi capita di essere attaccato da sbruffi, sbruffi di smarrimento, d’ansia, d’angoscia. Non perdo tempo. Corro subito al controattacco. Per prima cosa faccio un bagno, un bel bagno profumato ascoltando musica, musica non romantica; canto anche, non canzoni rompi cuore, ma canzoni come “Here I am” di Prickily; poi mi faccio la barba, mi profumo; in seguito esco, vado a comprarmi qualcosa, qualcosa che mi piace, un foulard, un libro, un dvd; vado a mangiare in un ristorante carino; a prendere il caffé in un bar dove c’è una bella ragazza; la sera cucino o faccio cucinare pietanze con spezie piccanti e di piacevoli odori; dopo cena mi sento con qualche amico/a; se danno un film comico al cinema, vado a vederlo, soprattutto non faccio sesso, non nel periodo degli sbruffi, sarebbe fatale: “Dopo il rapporto ogni animale è triste”. Gli antichi a volte non sbagliavano, quindi niente sesso. Sono abbastanza triste per conto mio. Grazie! Leggo. Leggo libroni. Niente. Nessuno aiuto. Non insisto. Cerco di pensare a cose divertenti, a qualche gita in montagna, vacanza al mare, avventura buffa e stravagante. Non voglio prendere farmaci, non mi pare il caso, non voglio andare dal dottore, non può aiutarmi, non può aiutare neppure se stesso da questo genere di malattia, sempre sé la si può definire una malattia!

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Mare e terme

Amici di Facebook, del blog, amici tout court, non so voi, ma io ho bisogno d’un break, un paio di settimane di cura alle terme il mattino e il pomeriggio al mare. Oggi, chi più chi meno, grazie alla cultura frenetica e folle che ci siamo creati, ci sentiamo tutti un po’ stressati, un po’ inquinati, un po’ angosciati, un po’ frustrati, sempre di corsa, sempre più seppelliti da una marea di bollette da pagare e di problemi esistenziali, e allora, amici miei, a little break please, una piccola pausa per il cervello e per il corpo, questa ci vuole. Non è un lusso. Affatto. È diventata un bisogno per sopravvivere, per tenersi in vita. Vi saluto, ci sentiamo a settembre.

 

Prendermi sul serio, io?

Francamente no, non riesco, affatto. È da tempo ormai che non posso più prendermi sul serio. Fare progetti? Per carità, non ne parliamo neppure. Sì, certo, a corta distanza, come tutti i mortali, ad esempio, cosa mangerò oggi a pranzo, cosa farò la settimana prossima. No, non sto prendendo in giro me stesso e il resto del mondo, non sto andando neppure fuori di mente. Per nulla. 2 + 2 uguale a 5, visto? Come dire, mi sto solo esaminando da vicino, ecco, e per di più al microscopio. Non l’avessi mai fatto!

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La vita sulla Terra è UN AUT AUT – in 2 post, il secondo

C’è una via d’uscita dagli scenari apocalittici di cui abbiamo parlato nel primo post? Sì, forse c’è. Intanto diamo una sbirciata ai 5 eroi del disastro di cui abbiamo parlato nel primo post: la bestialità, l’egoismo, l’ignoranza, l’incoscienza e la violenza.

La bestialità: nessuno oggi sano di mente negherebbe il fatto dicendo che noi non proveniamo dalle scimmie, quando il nostro patrimonio genetico differisce solo del 0,7 per cento da quello dei bonobo.

L’egoismo: nessuna azione, se analizzata a fondo, è svolta senza lo zampino dell’interesse. Questo ci guida e ci osserva in ogni cosa che diciamo e facciamo.

L’ignoranza: qui c’è l’imbarazzo della scelta. In nuce, se stiamo per auto-distruggerci, a chi altro lo dobbiamo se non alla nostra stessa ignoranza?

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La vita sulla Terra è UN AUT AUT – in 2 post, il primo

Gli esperti (Hubert Reeves, Richard Leakey, Marvin Harris, tanto per fare qualche nome) parlano di diversi scenari apocalittici sul destino della terra e dell’umanità. Tre di essi ci riguardano da vicino: quello di Venere: si presume, grazie all’effetto serra, alla deforestazione e altro, che la temperatura sul nostro pianeta potrebbe raggiungere i 500 gradi com’è successo, appunto, a Venere e, quindi, si ritornerebbe alla Terra dell’origine, quella di 4 miliardi di anni fa; il secondo scenario è quello che prevede che la temperatura raggiungerà i 100 gradi e quindi la vita sul Blu Pianeta sarà impossibile, si estinguerà; il terzo scenario, il più ottimista, ipotizza che la temperatura raggiungerà i 60/70 gradi. Questo significa che potrebbero esserci dei luoghi sulla Terra dove la vita, se non quella dell’uomo, almeno quella di alcune specie, potrebbe esistere.

Questo è quanto gli esperti prevedono riguardo al destino di questo pianeta e dei suoi abitanti.

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Dante Alighieri e i “mostri sacri” del Paese delle meraviglie

Se oggi l’Italia si trova ad essere un paese del “quarto mondo” (i paesi del “terzo mondo” sono in via di sviluppo, quelli del quarto in un’involuzione cronica e l’Italia è uno di questi); se oggi l’Italia si trova ad essere al 72esimo posto nel mondo; se oggi il popolo italiano, senza il quale nulla nasce cresce o fiorisce, è un popolo, nonostante la sua operosità, senza brache e senza dignità; se oggi l’Italia è in svendita sui mercati mondiali; se oggi l’Italia è in ginocchio; se oggi i lavoratori italiani devono lavorare 7 mesi all’anno per pagare il debito pubblico; se oggi l’Italia ha i peggiori governanti al mondo; se oggi la terra di Gramsci è diventata uno zimbello mondiale, questo lo deve alla sua cultura, una cultura vecchia, confessionale, intrisa di riti, dogmi, preghiere, abracadabra; una cultura chiacchierona, priva d’un contenuto degno di questo nome, una cultura impotente e senza spina dorsale, insomma una cultura morta e stramorta.

Questa sua posizione, così penosa e umiliante sul piano nazionale e internazionale, la deve in massima parte ai “mostri sacri” delle sue “auliche lettere”, tutti, nessuno escluso, sfruttati e manipolati ad hoc dalla classe dirigente. Dante Alighieri è uno di questi “mostri sacri”. La Divina Commedia, come si è visto nei 4 post che gli abbiamo dedicato, non ha apportato al Paese progresso, illuminismo, emancipazione, scienza, democrazia, forza di spirito, ma sfruttamento, roghi, paura, ignoranza, squallore politico e sociale.

Quelli che oggi difendono questo tipo di cultura, lo fanno per el particular loro, direbbe Guicciardini, e il dramma è che non si rendono neppure conto che i loro “sporchi interessi” stanno per finire e presto si troveranno anch’essi col culo per terra e sulla strada dell’inferno!

Dobbiamo bruciare Dante Alighieri? – in 4 post, quarta e ultima parte

“Che sei, dunque,” esclama il filosofo Witold Gombrowicz, “o Divina Commedia?

“Opera maldestra del piccolo Dante?

“Opera possente del grande Dante?

“Un’opera mostruosa dell’ignobile Dante?

“Una declamazione retorica dell’ipocrita Dante?

“Un vuoto rituale dell’epoca dantesca?”

Infatti è proprio questo: “un vuoto rituale dell’epoca dantesca”, un vuoto che riscontriamo ancora oggi in ogni predica religiosa. Ecco perché “la Divina Commedia” non vale un fico secco, perché, in realtà, è solo e solo “a ritual bla bla” di gusto ideologico e volgare e nulla più.

Ma è unicamente questo? Magari lo fosse stato! “La Divina Commedia” è soprattutto uno strumento concettuale di propaganda, di sfruttamento, di schiavitù fisica e mentale, di terrore della morte, di terrore psicologico, di mostruoso insegnamento, d’involuzione e arretramento culturale, di sciocchezze ultraterrene, di metafisicherie, di divulgazione ideologica. La Divina Commedia ha contribuito non poco a portarci al 72esimo posto nel mondo, ancora peggiore die paesi africani (che io rispetto tantissimo e noi tutti sappiamo chi è stato a ridurli nello stato in cui sono ridotti), il Ghana e tanti altri ancora.

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Dobbiamo bruciare Dante Alighieri? – in 4 post, terza parte

“L’inferno?” s’interroga ancora Gombrowicz, e risponde “Ma se non è che un mito! … I suoi tormenti sono retorici. I dannati recitano. L’eternità è l’indolore eternità delle statue. I gironi ascendenti e discendenti, le maestose gerarchie dei peccati e delle pene, le iniziazioni, le profezie, la luce crescente, le virtù e i cori, la teologia e la scienza, i misteri, maledetti e quelli sacri… tutto, tutto non è altro che retorica. Dante recitava la propria epoca. Ma anche l’epoca recitava. Per cui il poema è, per così dire, un doppio luogo comune: il poeta recita ciò che veniva già comunemente recitato. Un po’ le discussioni domenicali dei tifosi di calcio nei bar. Ci tengono veramente tanto? Neanche per sogno. È semplicemente che ormai si sono impadroniti di quella terminologia, di quel modo di parlare, mentre mancano del linguaggio necessario per parlare d’altro. L’umanità segue i sentieri battuti dell’espressione.”

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Signor Silvio, signor Silvio Berlusconi…

È lui, sì sì, è lui. Ne sei sicuro? Sicurissimo. Lui lui lui. Che fortuna averlo incontrato. Corri! Non fartelo scappare. Dove sono le sue guardie del corpo? E che te ne frega di loro? Me ne frega sì! Quelli picchiano, credono che io voglia farlo fuori. Per favore, non perdere altro tempo. Ce l’hai vicino vicino. Ti sente se gli parli. Digli quello che volevi dirgli già da tempo. Su, dai! Non lo beccherai più poi. Non farti sfuggire questa chance. Affrontalo!

“Ascolti, ascolti, signor Silvio, non voglio ammazzarla, mi creda, voglio solo ringraziarla tanto tanto perché sento che è grazie a lei se io oggi so per certo come funziona il parlamento e di che pasta sono fatti i politici, e questo, ripeto, lo devo a lei. In venti e più anni di politica, lei ha avuto il tempo di dimostrarlo e di farlo capire a tutto il Paese e al mondo intero come realmente funzionano le cose.”

Non corra, la prego. Non riesco a starle dietro.

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A Roberto Grendene dell’UAAR

 

Intanto c’è da dire questo: quando uno ha finito di leggere “Il Contratto”, forse avrà anche afferrato il concetto di Dio o non Dio, di religione o non religione molto meglio che se avesse letto “Critica della ragion pura” di Kant. Ovvio, tu, Roberto, non la pensi così dato che mi hai cancellato i post sul gruppo UAAR de “Il Contratto”, racconto in 7 post, parte sesta e parte settima sostenendo che non ha nulla a che fare con le attività UAAR. Nei sei proprio certo? Sono sicuro che se tu avessi letto il libro di Martino Rizzotti, il padre fondatore dell’UAAR, “Il pensiero rimane”, non mi avresti cancellato. Ti suggerirei di leggerlo dato che ti comporti da padrone all’interno del suo gruppo. E se poi non trovi il tempo di leggerlo tutto, leggi almeno la “Relazione introduttiva al Dibattito pubblico e all’Assemblea dei soci” del 1988, un anno dopo la fondazione dell’UAAR.

“L’UAAR, scrive Martino Rizzotti, si distingue dalla maggior parte delle associazioni religiose anche perché non è omogenea: i suoi aderenti possono dare significati diversi alla loro scelta dal momento che ci sono molti modi di concepire sia l’ateismo sia l’agnosticismo. La pluralità filosofica, oltretutto, è una garanzia contro involuzioni, sia pure remote, di tipo integralistico, in quanto già nella vita interna i soci accettano e rispettano le reciproche diversità.” Ecco un pensiero aperto, lungimirante e democratico.

Non è certo il tuo. In realtà tu sei un integralista lontano anni luce dal pensiero del fondatore dell’UAAR. Nessuno ti impedisce di inseguire i tuoi fini, ma non farlo a scapito del gruppo a cui appartieni!


Il Contratto – racconto in 7 post: settima e ultima parte

Maria

Era una ragazza candida, cresciuta per essere moglie, avere figli, prendersi cura della casa, della famiglia. Maria avrebbe potuto essere la donna ideale per un uomo senza ideali.

Dopo alcune volte che era uscito con lei, Max capì che era il perfetto prototipo della donna dei paesi in via di sviluppo. Era culturalmente determinata. Voleva essere per lui non soltanto moglie, ma anche madre sorella cuoca schiava tutto, pronta a seguirlo anche all’inferno. Con lei tutto era così facile. Se Max avesse dovuto scrivere un dialogo fra loro, sarebbe andato più o meno così:

Max      : Maria, che facciamo il prossimo weekend?

Maria   : Quello che vuoi.

Max      : Dove vuoi andare stasera, Maria?

Maria   : Dove desideri tu.

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Il Contratto – racconto in 7 post: parte sesta

Ann

 Ann aveva un viso malinconico, gli ricordava Dorothy. Max aveva un debole per questo tipo di ragazze, una specie di attrazione incosciente per i moribondi prematuri. L’aveva incontrata una sera durante l’intervallo in un teatro di Carlton. Ambedue erano andati a vedere Amleto. Ad Ann piaceva molto Amleto, l’aveva visto parecchie volte e lo conosceva quasi a memoria e, ovviamente, lo preferiva a tutti gli altri drammi scespiriani.

Max osservò che gli piaceva un altro dramma di Shakespeare, Macbeth. Amleto, secondo lui, era l’inconsolabile, un furore verbale, il pensatore in preda alla sua disperazione esistenziale che, per sopravvivere e vendicarsi della morte del padre, si era trasformato in un’istrione bizzarro e ispirato; mentre Macbeth rappresentava la cieca ambizione, il folle desiderio di potere che lo spingeva a usare tutti i mezzi pur di realizzare il suo fine, e il suo fine erano la potenza e la gloria, una cristallizzazione dell’egoismo. Tanto introverso l’uno, quanto estroverso l’altro; tanto filosofo il primo, quanto opportunista il secondo.

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