La dialettica dell’amore

La fenomenologia dell’amore è complessa, intricata, piena di cause, effetti e ragioni nascoste. È una ragnatela, una trappola mortale se non si è preparati a questo delizioso paradiso o inferno a due. Quando un uomo e una donna s’innamorano, si sa, è tutto facile. Ma le cose non restano sempre così. Le insidie nascoste appariranno presto. È inevitabile. Ad esempio, quando uno dei due si disinnamora, ci sono un’infinità di motivi per questa caduta. C’è la società coi suoi “devi”, la cultura con la sua “grammatica”; la famiglia con le sue “esigenze”, ci sono i “costumi”, l’ambizione e suoi “scopi”; il modo in cui viene arredata e tenuta la casa; ci sono i protagonisti “lui-lei” e le loro eccentricità, idiosincrasie, c’è il lavoro che svolgono, il tempo che hanno a disposizione; le corvè casalinghe, ci sono il carattere, la passione; c’è il sesso; lui lo vuole crudo, lei cotto; c’è la routine, la sensibilità, l’educazione, le affinità elettive e abortive; c’è l’infedeltà, gli appetiti; ci sono i limiti biologici, la noia, la ripetizione, i limiti umani, l’estraneità, l’incomunicabilità;

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I single ovvero gli scapoli

Non credo nella coppia istituzionalizzata, non credo nella famiglia istituzionalizzata, non credo nell’amore imposto dai gangsters legalizzati. Credo nei single. Il monismo, lo scapolismo, il monadismo, il solipsismo, insomma, la solitudine, se necessario, come protesta contro la piattezza e la volgarità del vivere insieme, mi soddisfano di più, il resto, eccetto per qualche rarissima eccezione, è gnuismo, pecorismo, conformismo, prostituzione. E, prostituzione per prostituzione, è meglio l’auto-masturbazione o i bordelli. Quando la fame sessuale diventa furiosa, allora una donna vale l’altra, un uomo vale l’altro. Almeno chi si prostituisce deve dimostrare che sa fare bene il suo mestiere, perché solo così il cliente ritorna e la prostituta vuole che il cliente ritorni. All’inferno con l’amplesso del dovere, al diavolo con l’accoppiamento formalizzato! Se la società ha bisogno di questa sbobba per esistere, allora è meglio che sparisca! La vita non è stata fatta per essere vissuta a livello di sopravvivenza; il cervello dà il meglio di sé quando si trova invischiato nelle problematiche esistenziali ed amorose più disparate. La vita vale molto di più che una scopata senza gusto e senza passione!

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Martone: un eroe schizzato fuori dalle fabbriche scolastiche

Non vedo molta differenza tra le fabbriche di automobili e le fabbriche di cervelli umani: le prime costruiscono delle macchine meccaniche e le seconde delle macchine umane. Molta differenza? Io non ne vedo tanta. Un determinismo bestiale le inchioda ambedue alle loro specifiche competenze.

E comunque mettere idee, principi, sistemi, ideologie, valori, equazioni, nazionalismi, misticismi, religioni (i gesuiti dicono: dateci un bambino fino a 7 anni e poi sarà nostro per il resto della sua vita) e altre cose in una testa quasi vuota non è forse il meglio che si possa fare per dare una buona educazione ad un essere umano.

In ogni modo non c’è un’età, una data, un termine in cui uno deve per forza iniziare ad andare a scuola, non è scritto da nessuna parte. Si può bene iniziare a 10  15  20 anni, ecc. Rousseau sosteneva che era meglio iniziare ad andare a scuola almeno dopo i dieci anni.

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Si dice che si ama ciò che si possiede, ma è proprio così?

E che tipo di amore è mai questo, l’amore che si possiede? Ti posseggo, quindi ti amo. Ma questo non è amore. È l’amore del padrone che non può essere padrone senza avere degli schiavi. Ti amo perché sei mio. L’amore qui si confonde, appunto, con il possesso. Mi dai da mangiare, quindi ti amo. Questa è servitù, non amore. Amo tanto la tua casa, ma posso averla solo se pretendo di amare te. L’amore non può essere traslocato. Non si può amare una cosa per un’altra. Amo il tuo corpo, ma detesto la tua mente. Questa è bestialità. Ti amo perché solo così posso diventare un’attrice. Questa è prostituzione. Voglio i tuoi soldi, ma li posso avere solo se ti dico che ti amo, quando in realtà mi fai schifo. No comment. Eccetera, eccetera, eccetera. La nostra società non crea amore, crea l’ignominia del vivere insieme.

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Schettino: un eroe o un pollo dei mari?

Questa storia, la storia della Costa Concordia e di Francesco Schettino, è una storia triste e col tempo diventerà sempre più triste. Inizia anche, col passare dei giorni, ad essere indigesta, a stancare, a innervosire, a puzzare. Il puzzo è ormai entrato in tutte le case nazionali e internazionali e ci resterà per molto tempo.

C’è da chiedersi, comunque, dopo tutto quello che è stato detto e stradetto a riguardo, cos’altro si potrebbe aggiungere senza rischiare di ripetere le solite cose? Questo vale, ovviamente, solo per uno come me, per uno che non ha vissuto quella terribile esperienza, perché, quelli che erano sulla Costa Concordia al momento della sciagura, del dramma, ed erano 4200 anime, più i morti, ognuno di essi, ognuno dei sopravvissuti, ha ancora la sua storia da raccontare, ha il suo shock biologico e psicologico inaspettato da tirare fuori dalle budella, viscere, corpo, cervello, mente.

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La promessa più falsa e brutale al mondo: “Ti amerò per sempre!”

Il giorno fatale, per coloro che si ribellano al matrimonio, alla famiglia, al conformismo, prima o poi arriverà, si presenterà. Sarà lui o lei a rompere l’ipocrisia, a mandare alle ortiche la menzogna, in frantumi la promessa più falsa e brutale al mondo: “Ti amerò per sempre!” “Finché morte non vi separi!”

What a nonsense! L’essere umano non è fatto per l’immutabilità; l’essere umano è cambiamento, è tutto eccetto che staticità. Le sue scelte, i suoi sentimenti, i suoi appetiti sessuali, non si nutrono sempre dello stesso cibo, amano la varietà e sono fugaci, passeggeri, una nebbia mattutina.

È un imbroglio bestiale questo scempio a due istituzionalizzato. Il giorno in cui senti che non ami più la persona che hai sposato, cosa farai? L’ipocrita per il resto della tua vita? Continuerai a dirle che l’ami? Non dimenticare però: colui che desidera e non agisce, porta pestilenza.

Ma perché, poi, non cerchiamo di migliorarci? Come? Invece di andare noi allo zoo per vedere le bestie in gabbia, portiamo loro, le bestie dello zoo, a vedere noi nelle nostre belle gabbie di mattoni e cemento armato. Sarebbe già un miglioramento, no?

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Amore o conformismo?

Questo, il conformismo, in una parola, è un flagello. “Insomma,” fa lei a lui arrabbiata ma ancora composta, “vuoi amare o vuoi far finta di amare? Vuoi fare il marito o vuoi far finta di fare il marito? Vuoi scimmiottare gli altri o vuoi essere te stesso? Deciditi. La vita non dura un’eternità. Perché, devi sapere, mio caro, che non di rado ci sposiamo più per convenzione che per una nostra vera e propria convinzione. Matura allora, matura la tua convinzione, creatura, altrimenti io ti lascio!”

Il conformismo è una delle caratteristiche umane più squallide anche se è una delle più naturali: trasforma gli umani in gnu, in pecore, in spazi recintati, in creature che fungono da facile cibo per i predatori a due zampe.

“Mi conformo, dice Rossi, dunque sono.”

“No, risponde Guglielmini, ti conformi, dunque sei morto.”

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Il cinismo dei predatori a due zampe

E non è finita qui, amico Rossi. Il cinismo dei predatori attuali non ha limiti. Una volta, quando gli uomini erano ancora uomini, chi ordiva una guerra era anche colui che la faceva. Ad esempio, Alessandro il Grande, Cengis Khan, Cromwell, questi, quando c’erano battaglie marciavano in testa al loro esercito.

Oggi le cose sono cambiate, oggi quelli che ordiscono le guerre, se ne stanno lontano dalle guerre, se ne stanno in posti confortevoli e intoccabili e mandano gli altri a fare le guerre per loro. Comodo, non ti pare? E poi chi sono gli altri? Non loro, of course, non i loro figli, of course, non i loro parenti, of course, non i loro amici, of course, non i predatori, non i parassiti, insomma, nessuno dei lupi a due zampe, cioè i politicanti, va a fare la guerra! Allora chi va? Anzi, correggiamoci, non chi va, ma chi si manda a tamburo battente e a pedate nel sedere in guerra? Lo sai Rossi chi, lo sai amico mio: il popolo! È lui che si manda in guerra, è lui la carne da macello, è lui che va a farsi ammazzare per difendere i valori e le ricchezze dei suoi boia!

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Un amore durato una vita

Mi viene da ridere quando sento gente dire che il loro amore è durato una vita. Mi viene subito voglia di chiedere: che tipo di amore era il vostro? Un amore grande, intrigato e pieno di passione oppure un amore di due impotenti, di due persone che subiscono alla lettera il condizionamento del branco al potere? O forse il vostro era l’amore di due persone prive di ambizioni, di desideri, di passione? O ancora di due creature timorose di commettere il minimo errore sociale, che si adeguano fino alla nausea, che marciscono senza neppure saperlo? Forse lui è uno di quelli che lavora e porta a casa puntualmente la busta paga senza aprirla e lei è una di quelle donne che non manca mai di fare trovare al maritino il cibo bell’e pronto sulla tavola? Di più. Forse sono riusciti ambedue ad addomesticare così alla perfezione i loro sentimenti, idee, voglie, da non sentire più la loro presenza? Può darsi anche che non l’avessero neppure tutti questi tiranni della mente e della passione! Niente, vorrei proprio sapere che tipo di amore è quello che dura una vita.

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Storia e definizione dello Stato predatore in sintesi

Tutti, chi più chi meno, tiranni con la patente di uccidere: Ciro, Pericle, Alessandro, i vari Cesare, i vari Nerone, Costantino, Carlo Magno, i vari sultani, Saladino, i vari Gengis Kahn, i vari papi, i vari Borboni, le varie Isabella di Aragona, i vari zar, i vari Enrico VIII, i vari Cromwell, i vari Luigi XIV, i vari Federico II, le varie Maria Teresa, i vari Savoia, tutti, nessuno escluso, incontestabili distruttori di vite umane. Solo loro contavano, gli altri erano nulla.

Questi signori formavano governi di briganti, di assassini, di prepotenti; dominavano con la forza. I loro modi di uccidere erano incalcolabili. Uccidevano facendo guerre, affamando, imponendo tasse, mettendo in prigione, condannando a morte con o senza ragione. Il popolo esisteva unicamente per soddisfare i loro capricci, la loro lussuria e la loro sete di poteri e di averi. Era sempre e sempre l’assolutismo, la sovranità del monarca non poteva essere neppure minimamente contestata, solo una forza maggiore avrebbe potuto farlo e, quando questo succedeva, era subito battaglia.

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Classificare e declassificare e chi classifica e declassifica chi e con quale diritto?

Le agenzie di rating che classificano e declassificano i paesi di loro scelta, sono gestite, non da persone fatte di carne e ossa, ma di mangia carta, cioè di mostri, cioè di gente che sa fare solo imbrogli legalizzati. Questa gente appartiene al capitalismo, al globalismo, al liberalismo. Questi, il capitalismo, il globalismo e il liberalismo sono la stessa e medesima cosa, cioè organizzazioni col diritto di sfruttare, uccidere, governare, manipolare, fare le cose al proprio gusto e convenienza. Perciò, secondo la loro politica, il mondo dev’essere sempre e sempre più diviso fra padroni e schiavi. E, infatti, lo sta diventando ogni giorno di più. L’ideologia globalista, dunque, è un’ideologia della schiavitù. Il mondo è nelle mani di una diecina di famiglie altolocate. In altre parole, nelle mani di parassiti aristocratici. L’umano nella nostra società, invero, non c’è mai stato, mai esistito, c’è stato solo e solo l’avanzamento dell’egoismo, egoismo che va sotto il nome di repubblica, democrazia, comunismo, umanità, fraternità, socialismo, libertà ecc, ma, al nocciolo, è solo egoismo mascherato. Detto in nuce: la bestia non si smentisce. La nostra, non è una storia umana, è la storia della 194esima scimmia e nulla più. Una scimmia, però, che si distingue dalle altre scimmie naturali. Questa, la scimmia culturale, la scimmia machiavellica, vuole possedere tutto e governare tutti: ecco la sua nobile ambizione!

 

 

Non c’è paragone tra il Titanic e la Costa Concordia

Il Titanic navigava in altomare; la Costa Concordia navigava in una pozza d’acqua calmissima e a due passi dalla terra; il Titanic, nel 1912, non aveva tutte le tecnologie che oggi, nel 2012, esistono; la Costa Concordia, infatti, aveva tutta la scienza moderna a sua disposizione. Di più. Il Titanic aveva un personale pronto, all’altezza della situazione; sulla Costa Concordia il personale era ancora più sprovveduto dei passaggeri, più sprovveduto della gente della Costa Crociera. Ancora. Il salvataggio del Titanic è stato eseguito con perizia e tecnica; quello della Costa Concordia nel modo più disorganizzato immaginabile e inimmaginabile, privo di ogni professionalità. Sul Titanic tutto era efficiente e funzionale; sulla Costa Concordia tutto inefficiente. E non è finita qui. Mentre il personale del Titanic organizzava le scialuppe di salvataggio e metteva in salvo i passaggeri con ordine e priorità; gli ufficiali della Costa Concordia dicevano, quando lo dicevano, ai passeggeri intrappolati che tutto era a posto, di ritornare nelle loro cabine, cioè nelle loro trappole mortali e di stare tranquilli. Da ultimo, il capitano del Titanic, Edward J. Smith, è rimasto al suo posto sulla nave e con essa è affondato; il capitano della Costa Concordia, Francesco Schettino, come i Savoia durante la Seconda Guerra Mondiale, che se la sono svignata al primo colpo di cannone, così lui ha abbandonato la nave lasciandosi dietro persone bisognose di ogni aiuto, che non sapevano cosa fare né dove andare e come comportarsi. Insomma, lasciandosi dietro vecchi, adulti e bambini in un panico totale e così, anche lui, lo Schettino, come i Savoia, se l’è svignata.

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La famiglia

Questa è composta da lui-lei più i figli. Non di rado, i personaggi della famiglia, si trasformano in carcerieri e carcerati, in padroni e schiavi, in carnefici e vittime. Lui, lei, i figli, dovendo vivere giorno dopo giorno insieme, ad un certo punto, se manca l’intesa fra loro, si sentono estranei, frustrati, incompresi, alienati. Iniziano a cuocere in un mare di desideri non soddisfatti, in speranze tradite, ideali frantumati, sogni smarriti. La faccenda non si ferma qui. Cominciano le bugie, bugie da una parte e bugie dall’altra, e grida e scuse e accuse e botte e, soprattutto, infinite repressioni. Col tempo, tutto diviene odio, ipocrisia, impotenza. Lo sconforto è totale e sistematico. L’inferno a due di Sartre diventa l’inferno allargato nella famiglia. Non per nulla i crimini più efferati succedono proprio qui, in famiglia. Ma, ecco, di fronte al pubblico e agli amici, la famiglia, la famiglia del Mulino Bianco, ma che meraviglia!

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Il matrimonio

Il matrimonio, comunque lo si veda, è sempre e sempre un atto di volontà che, col tempo, si trasforma inevitabilmente in dovere. Il dovere è obbligo e fare l’amore per obbligo è la cosa più ripugnante al mondo. In natura, due animali, non lo farebbero mai. Il matrimonio ha trasformato le donne in prostitute e gli uomini in venduti: si devono accoppiare anche privi di desiderio, anche quando si detestano e senza neppure essere ricompensate dalla detestabile e indegna prestazione! L’essere sposati in chiesa, in comune, condividere la stessa casa, cucina, bagno, letto, fare figli, tutte queste cose non sono necessariamente prove di amore. Anche gli animali vivono insieme e fanno figli; anche gli animali, ed è chiaro, si uniscono in un santo matrimonio!

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L’invenzione come fuga ossia non esiste, quindi me “lo” invento

Ci sono invenzioni e invenzioni. L’invenzione dell’aratro ci ha aiutato e continua ad aiutarci a lavorare i campi; l’invenzione del peccato originale ha assassinato per millenni la vita dei credenti e continua a farlo.

Quando del reale è stato tutto detto e stradetto, ecco apparire la strega, la prostituta di ogni tempo e di ogni luogo: l’invenzione. Questa crea altri mondi, luoghi dove tutti possono costruirsi il mondo che vogliono e come lo vogliono. Tutti hanno ragione, anche se questa è una ragione che sragiona, nel modo in cui presentano i loro prodotti fantastici, nessuno può smentirli. Non sul terreno dell’immaginario e dell’irrazionale. E come si potrebbero smentire i deliri della mente? Forse c’è stato qualcuno che è tornato dal suo mondo immaginario per dirci come funziona realmente? Il grottesco e l’inverosimile si annidano in questo genere d’invenzione. Detto tutto in una volta, il cervello di quelli che fuggono dal mondo che conosciamo funziona così: non esiste, quindi me “lo” invento.

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Due tipi di “spirituali”: quello fisico e quello religioso

Il cervello ha tre principali modi di pensare: istintivo, razionale, meditativo. Il primo è il più veloce, il secondo è più riflessivo, il terzo più contemplativo. Per dare qualche esempio, potremmo dire che il primo, il pensiero istintivo, è naturale, non possiamo governarlo, non ne abbiamo controllo. Se toccassi un oggetto rovente col dito, il trarsi indietro della mano sarebbe immediato e molto rapido. Questo modo di agire e reagire di fronte all’imprevisto è determinato e può essere salutare, ma anche fatale, come quando ci immobilizziamo di fronte ad un pericolo. Il secondo, il pensiero razionale, riflette sul fare prima di agire. Se volessi organizzare una cena, prima dovrei pensare alla data, poi al numero degli invitati, poi a come assegnare i posti a tavola, poi al menu, alle bevande ecc. Il terzo, il pensiero meditativo, senza che ce ne accorgiamo, ci viene alla mente nei modi più inconsueti, magari mentre passeggiamo o stiamo riflettendo su certi comportamenti nostri o dei nostri amici. La meditazione appoggia l’intuizione, è un pensiero ruminante. Vedere un albero è vedere anche la foresta e viceversa. Nella meditazione affiora il pensiero a priori, quel modo di pensare che cerca di prevedere ciò che potrebbe o non potrebbe succedere in certe situazioni.

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Il caso – prima parte de Un bambino del sud Italia

Sono nato nel 1942 in Calabria in un paese di montagna. Era febbraio, un mercoledì nel tardo pomeriggio. Lontano, sul mare, raccontava poi la mamma, mentre venivo al mondo si sentivano le cannonate lanciate da una nave da guerra contro degli aeroplani che cercavano di affondarla.

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La Romana e la Parigina

Un’anziana signora romana, la signora Assunta C., muore il 9 dicembre 2011 e lascia al suo gatto una strabiliante eredità: dieci milioni di euro, venti e più miliardi delle vecchie lire. Una persona originale, sicuramente, ma non è questo il punto. Il punto è che questa signora non aveva, eventualmente, nessun parente, nessun amico, nessuna istituzione, nessuna organizzazione di beneficenza, nessun essere umano che lei considerava più degno di stima e di affetto del suo gatto. In breve, nulla di nulla, gli esseri umani: un cimitero, tutti meno importanti del suo Tommasino, il suo gatto.

Questa vicenda, lettore, mi ha ricordato un giorno a Parigi che, mentre camminavo in un parco, ho incontrato una signora francese col suo barboncino e, parlando parlando, anche lei, ad un certo punto della conversazione, disse: “Se il 90% degli esseri umani della terra dipendesse dalla sorte del mio Cucu (così si chiamava il suo cane), stia pur tranquillo che non rinuncerei a lui per loro. Il mio Cucu è tutto per me”. Mi ci è voluto tempo per capire queste sue parole.

Queste eccentricità, non sono poi tanto eccentriche, ma sono campanelli di allarme inquietanti, ci segnalano che il genere umano, se continua di questo passo, di più lo si conosce, di più diventa odioso.

 

 

 

 

L’Italia è un paese teocratico

Tu sai, Rossi, tu sai che è parte integrante della storia del Paese delle meraviglie, la storia di Roma. Se è così, il Bel Paese ha alle spalle una storia lunghissima e, con un tale passato, dovrebbe essere il paese più progredito e giudizioso, non solo d’Europa, ma di tutto il mondo, ma lo è? Di più. Se la conoscenza storica, come la scienza, è accumulatrice di tesori saggi e umani, allora la nostra dovrebbe essere una delle più nobili del sistema solare, ma lo è?

Nella realtà, e lo sappiamo fin troppo bene, non è così; nella realtà la nostra storia è una delle più retrograde; è “lo zimbello” del continente europeo, se non addirittura di tutto il pianeta. È sempre il fanalino di coda in tutto, eccetto, of course, che nella superstizione religiosa. Questo non perché i meravigliosi siano inferiori agli altri popoli, pas du tout!, ma perché la loro cultura non li aiuta a crescere. È una cultura vecchia e stravecchia che va avanti con la testa volta all’indietro.

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Massimo Cacciari e Enzo Bianchi: che duetto meraviglioso!

E di nuovo nel folto del Medioevo, questa volta la musica medioevale la dobbiamo a Massimo Cacciari e a Enzo Bianchi, Rai3, Fabio Fazio, che tempo che fa, sabato 7 gennaio, ore 20 45. Il primo si riempie, nonostante i tempi, la bocca di chiesa chiesa chiesa e il secondo di dio dio dio. Nulla da dire, formavano proprio un bel duetto: erano un rapimento unico!

I parassiti di questo paese, girala come vuoi, amico Rossi, non deludono mai, sono sempre e sempre una meraviglia!

 

Guglielmini spiega a Rossi che cos’è il mammifero uomo

Sintetizziamo al massimo.

Cosa?

Che cosa sono gli esseri umani?

Ma cosa ti passa per la testa oggi, Rossi?

Quello che ho detto. Che cosa sono, al nocciolo, gli esseri umani?

Vuoi dire le scimmie bipedi?

Se preferisce chiamarle così.

Sì, preferisco chiamarle con il loro giusto nome.

Per me va bene. Secondo lei, stringendo più che può, come le definerebbe?

Le scimmie umane?

Proprio loro.

Domanda banale. E poi lo sai. Non ho fatto altro in quest’ultimo tempo che parlarti di loro.

Non abbastanza. Risponda alla mia domanda.

Se proprio insisti.

Sì, insisto.

E poi tutti lo sanno che cosa sono.

Io no.

Sono una sola cosa.

Una sola cosa?

Sì, una sola cosa.

Cioè?

Riproduzione.

Riproduzione?

È quello che ho detto.

Continuo a non capire.

Vedi, Rossi, in realtà, quando esci, vedi camminare per la strada uomini scimmia  e donne scimmia, giusto?

Giusto.

Sbagli. Non è così. Non ci sono uomini scimmia e donne scimmia che camminano per strada. Dimenticalo. Ci sono solo e solo peni e vagine. Tutto qui.

Questa è bella, adesso!

Hai voluto saperlo.

Ma…

Niente ma, Rossi, le cose stanno così. È lei che domina.

Lei chi?

La riproduzione.

Vedere Il Testamento di Orazio Guglielmini

 

 

La scimmia machiavellicamente politicizzata

La politica ospita la feccia dei mammiferi, delle scimmie bianche e nere trasformatesi in bipedi. Questi animali, ad un certo punto della loro evoluzione, si sono dati il nome altisonante di homo sapiens! Che fantastica trovata! Ma poi, in realtà, sono veramente dei sapienti? Su, dài! Perché continuare a prenderci per i fondelli l’un l’altro? Sappiamo benissimo che non è così. Questa razza di scimmia, la scimmia che si dà alla politica, la scimmia politicizzata, nessuna esclusa, e questo da quando il mondo è mondo, al nocciolo, e i fatti lo confermano, non ha mai fatto altro che proteggere i parassiti, suoi compari, e se stessa cercando di incamerare sempre e sempre più averi e poteri. È questo il suo fare. Non è così, dici tu, Rossi? Allora dimostrami il contrario? Dimostrami anche quale altra scimmia o bestia del pianeta terra uccide i suoi simili per il proprio piacere di ucciderli e li imbroglia per il proprio piacere di imbrogliarli? La bestia delle bestie, amico mio, la più cattiva e machiavellica del pianeta, è la bestia politicizzata! Pensare che sia quella che vuole democratizzare il mondo è bestemmia, è illusione, è presa in giro, è buffoneria, è bluff, è innocenza allo stato puro! Questa bestia non è lì per creare un mondo democratico, un mondo migliore, giusto e incline a difendere il bene e la salute pubblica, dei cittadini, ma è lì a fare politica con l’unico scopo, l’unico!, consciamente o inconsciamente, di trasformare la salute naturale in malattia sociale, il bene pubblico in un sogno impossibile e se stessa in regina della terra. Wake up, Rossi!

Vedere Lo  Stato predatore

 

Il bosone o la particella di Higgs non è masturbazione mentale

No non bisognerebbe, ma bisogna multare chiunque scrive o pronuncia pubblicamente “la particella di Dio”, perché è solo pubblicità ideologica, religiosa e crea confusione mentale che va tutta a scapito di quelli che non sanno ancora da che parte sta il culo e da che parte sta la vagina, e questa pubblicità ideologica e confusione mentale viene dalla scienza e la scienza tutto è, la scienza che ho in mente io, eccetto che confusione mentale e pubblicità ideologica. Vergogna!

 

Come gli italiani sono diventati italiani

Se pensi, Rossi, se pensi che all’inizio della nostra storia, era lei, lei, la Chiesa, a governare, a fare e disfare, a dettare leggi su tutto ciò che riguardava la politica del Bel Paese. Era lei che si era appropriata sia del “potere temporale” che del “potere spirituale”. La Chiesa usava il credo religioso con quelli cui bastava il credo religioso e la spada con coloro che del suo credo religioso non sapevano cosa farsene. In altre parole, la politica di base era questa: forte coi deboli, debole coi forti.

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Il vecchio al pronto soccorso

 

Ti sei mai trovato, Rossi, ad assistere persone in fin di vita, in un ospedale, in un ricovero per anziani? Insomma, ti sei mai trovato di fronte a un moribondo?

Io ho fatto questa esperienza in un pronto soccorso. Ero andato per farmi medicare un dito dopo avergli dato, per sbaglio, un colpo di martello. C’era tantissima gente che aspettava e pochi dottori e infermieri. Il vecchio era su una barella, rantolava quando lo vidi. Lui non mi notò. Non penso, nonostante fossi lì a pochi passi. Era alle prese con cose fondamentali della vita ben più importanti delle ombre che gli baluginavano attorno.

Arrivò un prete. Si vede che qualcuno l’aveva chiamato. Andò dritto dritto da lui. Iniziò a parlargli. Capì, sicuramente capì che, nello stato in cui era, gli restava pochissimo da vivere. Voleva fare in fretta a dargli i sacramenti, ma Dio non glielo permise. Il vecchio morì mentre gli mormorava qualcosa. Era rimasto con gli occhi spalancati e la bocca aperta.

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A tutti: Buon anno – Happy New Year

A tutti: a quelli soli e a quelli in compagnia, a quelli felici e a quelli infelici, a tutti, a tutti un abbraccio e una calda amichevole stretta di mano, nessuno escluso, a tutti, in nome d’un altruismo e d’un’amanità sentita, and in the name of love, a tutti – astri, specie, bestie, alberi, human beings -, a tutti, a very very happy New Year.

 

 

Uno per tutti e tutti per uno

Questo dovrebbe essere il motto dell’umanità, di quella specie che va sotto il nome di esseri umani, ma lo è? No, non lo è. In questo medesimo istante milgliaia di bambini, adulti e vecchi muoiono letteralmente di fame: nostri fratelli, nostri simili, nostri compagni di sorte; in questo medesimo istante la desertificazione avanza in ogni angolo della terra: sempre meno boschi, sempre meno vita, sempre più cemento; in questo medesimo istante il mare diviene più inquinato: sempre meno pesci, sempre più spoglio di vita, sempre più cimiteriale; in questo medesimo istante sull’intero pianeta l’odio tra i poveri e i ricchi cresce e l’ingiustizia aumenta. Ma cosa ci sta succedendo? Cosa siamo? Dove andremo a finire proseguendo di questo passo? E perché poi? Solo per sentirci la pancia più piena di quella dei nostri fratelli? Solo per questo? Si riduce unicamente a quest’ambizione l’essere umano? Mi rifiuto di pensarlo. Voglio credere che l’uomo sia al di sopra del suo egoismo, al di sopra del potere e degli averi. Dopo tutto, la condizione umana ci inchioda tutti alla stessa fine: moriamo. Questo dovrebbe bastare per farci sentire più solidali e vicini l’un l’altro: condividiamo lo stesso destino. Allora, è proprio necessario continuare questo macello? Necessario distruggere la Terra e noi stessi? Perché è così che andranno a finire le cose se continuiamo in questo modo. Questione di tempo, ma ci arriveremo. Forse non saremo noi a toccare il fondo, ma lo toccheranno i nostri figli. Il sipario si chiuderà su di loro. Ed è questo, proprio questo quello che vogliamo? E allora? E allora perché continuare nel nostro egoismo, perché non dare una sterzata, cambiare rotta, perché non sanare noi stessi e il Pianeta, il nostro blu bel Pianeta e stabilire una fratellanza tra di noi, perchè non creare un mondo di amore, di giustizia, di pace, perché non alzarci domattina, il primo giorno del 2012, e gridare con forza e con amore, gridare alle stelle più lontane e a noi umani: “Uno per tutti e tutti per uno!”

 

150 anni o 1535? Orazio Guglielmini’s Risorgimento

L’ “Io” del Paese delle meraviglie nasce con Roma, ma ufficialmente nasce con la caduta dell’Impero, cioè con la deposizione dell’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo Augustolo, da parte del barbaro Odoacre, nel 476 dell’era bogududiana (vedere la favola di Bogududù). Fin dal suo inizio, l’ “Io” meraviglioso è stato nutrito con le idee strampalate dell’Indifferenza divina e con dei governanti che, prima di scoreggiare, dovevano chiedere al monarca del Vaticano il permesso. Questo “Io”, quindi, si erge sull’irrazionale.

“Essendo sempre stati il corpo della Chiesa, gli italiani sono stati sempre il corpo di un sistema irrazionale, perché qualsiasi religione è irrazionale. Per reazione all’irrazionale, gli italiani si dividono quasi sempre – irrazionalmente – in due o più fazioni preconcette … Per gli italiani, perciò, è quasi impossibile un ragionamento obiettivo, non falsificante, perché la cultura opera a livello epigenetico, ovvero si eredita”, l’antropologa Ida Magli, “Per una rivoluzione italiana”, p. 50.

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Un benessere che uccide

Siamo tutti, tutti ricchi, ricchi di esteriorità, di sentimenti fasulli, di cibi, di abiti, di nonsenso, di acerbe esperienze, di amori superficiali, di vedute dogmatiche, d’una cultura ipocrita e falsa, di compagnie inutili, di miti grotteschi, di solitudine, di infatuazioni bestiali, di vacanze, di delusioni, di aggeggi infernali, di idee prive di contenuto, di teorie, di immaginazione; tutti ricchi di menzogne: mentiamo a noi stessi e ai nostri simili, tutti ubriachi fradici d’una vita sempre più allo sbando. Il nostro sistema psicologico non regge più. È pieno, è stufo, ha i nervi a fior di pelle, sempre pronto a esplodere. Si ribella, si infuria, diviene nevrastenico, si trasforma, trasforma quest’abbuffata di piacere, di vivande, di concetti in insoddisfazione, in mal’umore, in frustrazione, in depressione, in isterismo, infelicità, in inutili giustificazioni e razionalizzazioni. Il benessere uccide, il benessere se uno non sa governarlo è mortuario, è deprimente, è annunciatore di calamità esistenziali. I desideri una volta accontentati si infiacchiscono, si stancano, ci rendono malinconici. Siamo sfiniti. Boccheggiamo. Il nostro antenato era gioioso e felice solo quando trovava un vecchio frutto da sgranocchiare; noi invece siamo tristi e abbattuti con un conto in banca e la pancia piena. Abbiamo toccato il fondo. La nostra è una cultura dello sperpero e del nulla: la cultura della vuotaggine ragionata. L’abbiamo detto: il nostro è un benessere che uccide. L’uomo occidentale del Duemila è sazio, sazio di tutto. Solo la morte sarà la sua liberazione!

 

Quattro svizzeri alla ricerca del santo graal

Siamo nel duemila e undici e di teste bucate il mondo è ancora pieno. Questi 4 signori del paese più ricco di banche al mondo si fanno 30 chilometri al giorno e per sette mesi e per andare dove? A Gerusalemme. E per che cosa? Per vedere i luoghi del loro idolo. Ma il loro idolo, in realtà, non è mai esistito. È solo un personaggio letterario come lo sono Harry Potter, Gargantua, don Chisciotte, Madame Bovary. Nulla più. Sicuramente i quattro svizzerotti questo lo sapevano. Sì che lo sapevano, i furbacchioni! In verità non erano in cerca di idoli, ma di telecamere e ci sono riusciti ad averle puntante proprio su di loro. Chapeau! In Svizzera si ha tutto, si vive da re, ci si annoia anche da re. Allora, a volte, bisogna inventarsi qualcosa. Un viaggio a Gerusalemme? Perché no? Fantastico!

 

La favola di Bogududù e la favola di Geova

Prima di parlarti della favola di Bogududù e della favola di Geova, cercherò di farti capire come la religione si sia propagata. Dovrò parlarti, quindi, del suo motore principale: la divulgazione. Questa, grazie ai favolosi tempi in cui si formò e al suo insegnamento didascalico, ebbe carte blanche e lunga vita. I così chiamati preti, monaci, chierici, genti che lavoravano per la diffusione della dottrina Cristocatto, erano, almeno fino al Concilio di Trento, ancora più beceri di coloro che dovevano convertire. Ma la cosa non si fermò solo a questo mezzo rozzo di divulgazione. La Chiesa si servì anche, e in particolar modo, dell’arte e degli artisti per meglio propagandare la sua ideologia. Attraverso l’espressione artistica riuscì a mettere in movimento una tremenda macchina di diffusione di idee in un periodo (il Medioevo) in cui il quoziente d’intelligenza era poco al di sopra di quello del mio cane, Genio.

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Il sottile argomento dei predatori a due zampe: i parassiti

“Perché accontentarsi degli organi dei defunti?” dicono i consiglieri dei quattro principali predatori a due zampe. “No, signori, non è necessario. Per voi vanno bene solo quelli freschi, giovani, viventi, cloni o non cloni che siano. Coi vostri soldi e con il vostro potere, tutto vi appartiene, incluse le vite umane!”

“Ben detto. Bisogna fare a pezzi i corpi dei nostri dipendenti, esibirli in vetrina e su ogni arto mettere un prezzo”, rincarano la dose i capitalisiti, i padroni.

“Tutto ci appartiene, com’è stato detto giustamente, e tutto ci prendiamo”, aggiungono i monarchi.

“È così che ha sistemato le cose Dio, il nostro Signore. Noi eseguiamo il Suo volere, il volere dell’Onnipotente”, fanno eco i portavoce dell’Indifferenza divina.

“E chi si azzardi a mettere in discussione queste sacrosante leggi sociali, dovrà fare i conti con il potere!” sentenziano i politici, i gestori dell Stato predatore.

Finalmente, Rossi, siamo arrivati ad una cultura priva di inibizioni, di remore. Non ci sono più vincoli, né restrizioni, né pietà. L’etica di questi signori è quella di fare a pezzi il mondo pur di salvare il loro culo e di soddisfare il loro egoismo. Niente da obiettare, amico mio, viviamo, a dir poco, in un mondo meraviglioso!

Vedere Lo  Stato predatore

 

 

 

 

Le ultime novità capitalistiche: corpi umani in vendita

“Il rene mercificato e feticizzato diventa un’opportunità per il compratore e una necessità per il venditore. Inserzioni come quella seguente, apparsa nel Diario de Pernambuco a Recife, in Brasile, compaiono quasi ogni giorno nei giornali di tutto il mondo:

“Io Manuel da Silva, 38 anni, lavoratore di canna da zucchero disoccupato, padre di tre bambini e con una moglie malata, dichiaro di essere disposto a vendere qualsiasi organo di cui ne abbia due, e la cui immediata rimozione non mi provochi decesso immediato”, Nancy Scherper-Hughes in “Corpi in vendita”, p. 46.

Oggi al mercato non si vende solo pesce, frutta, macchine, si vende anche carne umana; oggi, grazie alla scienza medica, si possono sostituire molte parti del corpo con altre più sane per tenerlo in vita. Sul mercato, trovi pezzi di ricambio di primo, secondo e terzo ordine, Rossi, ovvero giovani, adulti e vecchi.

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Il male storico cambia ma per rimanere lo stesso

Voglio riportarti qui tre brani, Rossi, relativi al comportamento di quelli che, lungo la storia, si definiscono “normali”. Il primo è preso da “Il diluvio” di William Ryan e Walter Pitman, il secondo da Gerard Messadié “Storia dell’antisemitismo” e il terzo da “Le seduzioni della guerra” di Joanna Bourke.

La brutalità e il sadismo di Assurnasirpal II, re assiro, 883-859 prima dell’era Bogududiana (vedere L’Indifferenza divina), contro i suoi nemici: “Eressi, dice Assurnasirpal, una colonna di fronte alla porta della città e scorticai tutti i capi ribelli e foderai la colonna con la loro pelle. Alcuni murai nella colonna, alcuni impalai su aste sopra la colonna, e altri legai a pali intorno alla colonna … E tagliai le membra dei funzionari, dei funzionari regi che si erano ribellati … Molti dei loro prigionieri bruciai con fuoco e molti prigionieri mantenni vivi. Ad alcuni tagliai il naso, le orecchie e le dita, ad altri strappai gli occhi. Feci una pila dei vivi, un’altra delle loro teste, portai per la città le loro teste legate a tronchi d’albero. I loro giovanotti e le loro giovani donne bruciai nel fuoco … Venti uomini catturai e murai nelle pareti del palazzo … Il resto dei guerrieri feci morire di sete nel deserto dell’Eufrate”, da “Il diluvio”, p. 40.

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I dieci comandamenti di Orazio Guglielmini

1 Il primo: i padroni buoni non esistono.

È matematico, i padroni buoni non esistono. I padroni sono delle sanguisughe, degli sfruttatori, degli schiavisti e l’uomo è nato libero e fin quando c’è un solo padrone sulla faccia della terra, il genere umano non troverà né pace né libertà né dignità.

2 Il secondo: nei tribunali non si fa giustizia, si fa legge.

Cosa vuol dire? Proprio questo, che nei tribunali non si fa giustizia, si fa legge, giustamente come dicono gli americani, ciò significa che gli azzeccagarburgli possono mandare in carcere gli innocenti e a spasso i criminali e, guarda caso, è sempre quello che succede quando i criminali sono i ricchi.

3 Il terzo: la politica è morta.

Quando i politicanti hanno bisogno di tecnici per risolvere i loro problemi, la politica è morta, non esiste più. È solo un gioco di potere e di parassitismo a scapito dei lavoratori. Stop.

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Cause ed effetti del mal governo nel Paese delle meraviglie

Il dubbio, le domande, l’incertezza non esistono più. In realtà non sono mai esistiti. È tutto chiaro oggi. Anzi, è matematico, scientifico, reale, concreto, indubitabile, perciò chiarissimo. Sono, ad un miliardo per cento, il mal governo e una cultura del quarto mondo la causa di tutti i nostri mali; sono, ad un miliardo per cento, il mal governo, cioè la sua debolezza, la sua codardia, la sua cattivissima amministrazione, la sua totale confusione, la sua mancanza e ignoranza della gestione sociale, la sua ingiustizia, i suoi eterni disaccordi interni, il suo continuo svuotare le casse dei contribuenti, la sua discriminazione, il suo essere forte coi deboli e debole coi forti, la sua totale incompatibilità in tutto ciò che pensa tocca e fa e, in ultimo, la sua arroganza e bestialità; più una cultura del quarto mondo che lo spalleggia, fiancheggia, sostiene in tutto e per tutto, ecco la causa,

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La coppia

In primo luogo, il sangue dell’uomo e il sangue della donna scorrono ognuno per conto suo e, nonostante ciò, sono un unico flusso. In questo flusso scorre un codice, il codice della trasmissione genetica e questa la sa lunga, molto lunga. In secondo luogo, l’anima gemella non esiste, è fiction, è mancanza platonica, è ignoranza; l’anima gemella se la costruiscono i protagonisti se sono all’altezza. In terzo luogo, la coppia è un gioco di specchi: lei permette a lui di vedersi per quello che è; lui permette a lei di fare altrettanto. Il vedersi a vicenda per quello che si è e non per quello che si è immaginato di essere mette i protagonisti nudi l’uno di fronte all’altro. In quarto luogo, con la coppia nasce una micro-società, quindi nascono delle regole. Queste possono diventare un gioco piacevole o spiacevole: lui e lei si creano una morale, un’etica, una ragione per stare e vivere insieme. In quinto luogo, una coppia sprovvista della conoscenza reciproca, rischia il naufragio al primo scontro-confronto.

A questo punto del rapporto, les jeux sont faits: la coppia, da un pezzo di marmo rozzo e senza forma, si è scolpita la propria statua, immagine, simulacro, ologramma. Si riconosce in una sua storia. I protagonisti si sono costruiti su misura l’uno per l’altro, si sono fabbricati la propria credenza, religione, fede, amicizia, sentimenti, amore; una loro ragione d’essere, un contratto a due. Romperlo, a meno di non essere dei superficiali, non è facile.

A questo punto la coppia si è anche creata, e con le proprie mani, una gabbia, una gabbia dorata o infernale?

Vedere Per una filosofia perenne

 

Un orangutan seduto sul trono di Bogududù

Voglio darti, Rossi, un’immagine di come “io”, un habitué del teatrino papale, in ultima istanza, mi figuro il grande, divino, infallibile personaggio.

Ecco, prendi un orangutan, lo depili in tutte quelle parti che non possono essere nascoste dagli abiti, gli dai una passata di smalto bianco sul muso, sulle orecchie, sulle zampe, oppure gli metti i guanti, poi un po’ di rossetto sulle labbra, gli metti il cappello sulla testa, il camice, la croce pettorale, l’anello, il pastorale in mano, non dimenticare le scarpe. Una volta addobbato, gli fai fare una bella sfilatina tra il suo gregge più intimo e poi lo schiaffi sul trono di Bogududù: grande!

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Compro, dunque sono

Prendi, Rossi, i fuori strada, tanto per darti un esempio. Consumano barili di benzina al chilometro, inquinano, occupano molto spazio ovunque li metti, ingombrano i parcheggi, costano un fracco di soldi. Ecco una tecnica automobilistica dello spreco, dello sfacelo ambientale, dell’irresponsabilità, dello show off. In breve, una tecnica criminale. Di più. La stragrande quantità della roba che trovi nei negozi, amico, è superflua. Ci sono fabbriche che costruiscono oggetti non necessari, futili, pura panacea. Si fabbrica, si mette sul mercato, si vende.

Il consumismo, dunque, metaforicamente parlando, è un’avida bestia perpetuamente alla ricerca di nuovi stimoli: il suo linguaggio è: comprare, comprare, comprare! Ormai non c’è più via d’uscita, siamo lanciati su una navicella pazza e di non ritorno. La missione di questo razzo è quella di scattare continuamente nuove fotografie e la nostra è quella di comprarle e di renderci sempre più schiavi di esse.

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I dieci comandamenti

Il primo: “Non avrai altro Dio fuori di me”, in altre parole o ti mangi ‘sta minestra o ti butti dalla finestra.

il secondo: “Non nominare il nome di Dio invano”, detto diversamente, rispetta il Mio nome!

il terzo: “Ricordati di santificare le feste”, cioè non dimenticare di celebrarMi.

il quarto: “Onora tuo padre e tua madre”, un altro modo per dire: onora Dio e la Madonna.

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