Paolo, Paolo il muratore, non faceva altro che sognare il giorno in cui sarebbe andato in pensione. Una buona parte della sua vita era stata percorsa da questo forte desiderio: smettere di lavorare e prendersi la pensione. Le belle stagioni, il canto degli uccelli, il mormorio dei ruscelli in primavera, tutto, tutto sarebbe diventato incantevole, ma solo dal giorno in cui avrebbe smesso di lavorare e si sarebbe preso la sua tanto amata pensione, pensione, pensione: il sogno della sua vita!
C’è gente che sogna di scalare l’Everest, altra di viaggiare in paesi esotici e altra di diventare ricca. Il sogno di Paolo il muratore era quello di andare in pensione.
Vittorio, il suo aiutante, non la pensava così. Vedeva l’evento pensione in modo diverso. A sessantacinque anni, l’età della pensione, se uno ci arriva, non può più godersi la vita, è già vecchio, pieno di acciacchi, di piccoli e grossi mali che gli attaccano il corpo e si può quasi dire che è bello e pronto per il cappotto di legno, particolarmente per quelli come lui e Paolo che facevano dei lavori pesanti. Per Vittorio, ch’era d’una generazione più giovane di quella di Paolo, la pensione voleva dire la fine. Si diventava anche un peso per tutti: per la famiglia, per la società e per se stessi – una vera catastrofe!