Agli Amici Del Web

foto (2)Da quando ho iniziato a usare Internet, la mia è stata ed è tutt’ora, l’espressione, non solo libera da ogni condizionamento ideologico, ma anche dell’onestà su tutto ciò che dico e scrivo. Come dicono i poeti, mettere l’anima e il cuore a nudo davanti a se stessi e davanti agli altri. È quello che ho fatto io in questi 6 anni di Web. L’ho fatto perché sono convinto che la libertà di pensiero e l’onestà sono l’unico mezzo per crescere e vivere insieme, non come bestie, ma come esseri umani. Quindi, anche ciò che segue fa parte di questo principio.

Bene, quello che voglio comunicarvi è questo. Lungo la mia vita ho incontrato poche persone desiderose di prendersi cura di me. Adesso, alla mia non trascurabile età, guarda caso, ho trovato qualcuno che lo fa. E chi è? Non ci crederete. È lui, proprio lui, Facebook. Facebook, in quest’ultimo tempo, notando forse un mio eccesso di operosità troppo onesta e condotta sempre con anima e cuore, ha deciso, per il mio bene, of course, di mandarmi ogni tanto in vacanza tagliandomi tutti i contatti. E io, signori miei, non vi nascondo che gli sono molto grato. Perciò, se qualche volta non rispondo alle vostre e-mail o non mi vedete in giro, non preoccupatevi, sono in buone mani!

UN INVITO: passate parola, condividete, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più! Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani! È questo ciò che raccomanda agli amici del Web, Orazio Guglielmini.

 

 

Per un contratto sociale planetario – 5 post (3)

foto (1)“Fino a quando una sola persona nell’intero Pianeta viene ingiustamente maltrat-tata, tutte le istituzioni che lo compongono non sono degne di esistere,”
Orazio Guglielmini

Parte terza:
Da valori falsi a valori reali

Nel caso i due suddetti “Contratti” (vedere i post precedenti), i “Computer” e i “4 nuovi io della salvezza”, non siano stati abbastanza convincenti, ne abbozzo un terzo.
Prendiamo da 50 paesi del mondo 100 persone, 50 donne e 50 uomini e tra i 35 e i 70 anni. Questi personaggi devono essere composti da 25 filosofi, 25 conta-dini, 25 scienziati e 25 proletari. Li si mette insieme e li si fa lavorare su un “Nuovo Contratto Sociale Planetario”.

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Biella, città non di vita, ma di suicidi – 3 post, il terzo e ultimo

 

 

urlo-munchI suicidi a Biella (33, solo nel 2013, e per una popolazione di 40mila abitanti sono molti) non provengono dalla parte povera della città, né dalla parte ricca. Si sa che Biella è divisa principalmente tra i tutti poveri e i tutti ricchi. I tutti poveri non hanno tempo per suicidarsi, perché devono pensare giorno dopo giorno a come restare in vita, in loro domina l’istinto di sopravvivenza; i tutti ricchi non hanno neppure loro il tempo per suicidarsi, perché devono impegnarsi costantemente a trovare il modo di come investire le loro nuove acquisite ricchezze e di farle fruttare in altre ricchezze.

Allora chi si suicida a Biella? Si suicida la gente di mezzo, quella che non è né ricca né povera, perché è solo questa che trova il tempo di pensare alla vita, alla sua esistenza, alla sua anima, mente, cuore, al suo destino. E il suo destino, il destino della gente di mezzo, in questa città, a volte diventa, oltre che un peso insopportabile, anche molto problematico.

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Biella, città non di vita, ma di suicidi – 3 post, il secondo

urlo-munchTanti anni fa ho perso un amico e maestro (mi dava lezioni di chitarra), e l’ho perso perché si è suicidato. Si è detto allora che era morto a causa d’una fatale dose di droga. È vero, faceva uso di droga, ma il suo, però, è stato il suicidio d’un uomo che ha voluto suicidarsi, che, come dice Levi, prima di commettere l’atto, l’ha meditato a fondo.

Alcuni giorni prima del fatidico evento, è venuto a trovarmi. Insieme, quando non m’insegnava a suonare, parlavamo di tante cose e parlavamo a volte anche in inglese (era laureato in inglese). Gli piaceva, quand’era da me, mentre io ero impegnato con qualcuno dei miei studenti, prendersi un romanzo dalla libreria, mettersi su una sedia a dondolo e leggerselo. Era ghiotto di sentire storie di vita di altri paesi. Non era mai stufo di parlare e sentire parlare di Londra. Voleva andarsene via da Biella, dall’Italia, ma amava troppo sua madre, non se la sentiva di lasciarla.

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Biella, città non di vita, ma di suicidi – 3 post, il primo

urlo-munchRipropongo 3 post sui suicidi a Biella che avevo già pubblicato sul mio blog nel 2013. Le cose non sono cambiate, anzi, col passare del tempo, divengono ancora più incalzanti e drammatiche. Come dire, pare che ci sia qualcosa di trascendente, una specie di vocazione al suicidio: il suicidio che invita al suicidio come l’abisso invita all’abisso. Verrebbe da dire, ironicamente, se si può ironizzare su un argomento del genere, si vive così bene in questa piccola città del nord che la gente non vede l’ora di ammazzarsi. Cosa e chi spinge queste persone a quest’atto estremo? Ci dovrebbe essere una ragione: qual è? Valori che non sono più valori? Stili di vita sbagliati? Cieco adeguamento dai risvolti ribelli e inconsci? Problemi economici? Disoccupazione forzata? Bigotto conformismo? Pecoraggine dai frutti insapori? Disperazione esistenziale? Problemi famigliari? Amore che non è più amore, ma catene? Mancanza di strutture adeguate? Rigidità di sentimenti e pensieri? Un pessimo clima? Troppa fantasia, ideali? Poca flessibilità culturale? Cosa, cosa fa sì che thanatos abbia tanta fortuna a Biella?

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Per un contratto sociale planetario – 5 post (2)

Libro_secondo 

“Fino a quando una sola persona nell’intero Pianeta viene ingiustamente maltrattata, tutte le istituzioni che lo compongono non sono degne di esistere,” Orazio Guglielmini 

 

 

 

 

 

Parte seconda:

I 4 io della salvezza

 

Nel caso il primo “Contratto” non fosse accettato, ne proporrei un secondo: sostituire “i 4 io del disastro” ora dominanti sul pianeta Terra con i “4 io della salvezza”.

I 4 “io” del disastro sono: il primo: le religioni. Le religioni, nel loro insieme, rappresentano un “io”. Che cos’è l’ “io” religioso? Menzogna, impostura, regresso, assurdità, discriminazione, odio, nichilismo, guerra. In nuce, le religioni sono un crimine escogitato a tavolino contro l’umanità. Il secondo: i monarchi. I monarchi, nel loro insieme, rappresentano un “io”. Che cos’è l’ “io” dei monarchi? È il proto-crimine, il crimine iniziale della nostra civiltà, e tale è rimasto. In due parole, il più forte uccide il più debole. Il terzo: i mezzi-uomini (i politici). I mezzi-uomini, nel loro insieme, rappresentano un “io”. Cosa rappresenta questo io? Il crimine istituzionalizzato, l’ingiustizia legalizzata, il dispotismo gerarchico come visione del mondo. Il quarto: il capitalismo. Il capitalismo, nel suo insieme, rappresenta un “io”. Che cos’è l’ “io” capitalista? È sfruttamento e inumanità legittimati e approvati dalla legge al servizio dei banditi al potere.

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Per un contratto sociale planetario – 5 post (1) *

Cenno introduttivo

 

C’è una sola via di salvezza oggi nel mondo: occorre cambiare politica, abitudini di vita e direzione. Le istituzioni che ci governano non si possono più curare, sono corrotte e marce dalle fondamenta alla sommità. Tutto l’apparato istituzionale è cancerogeno. Non regge più, fa acqua da tutte le parti, è giunta la sua fine. Dobbiamo crearne uno nuovo. Non abbiamo scelta. 2 + 2 questa volta fa 4 e 4 sono. E questo vuol dire: o facciamo qualcosa o l’umanità è già morta.

Ovvio, prima di poter applicare un “Nuovo Contratto Sociale” a livello planetario, qualcuno dovrà fare il lavoro sporco.

Il concetto di questi abbozzi è vecchio. I suoi creatori li si trova lungo tutta la storia, ma quelli che più l’hanno teorizzato sono Rousseau, Marx, Engels e gli utilitaristi inglesi, in particolare Jeremy Benthan e John Stuart Mill la cui massima è:“la più grande quantità di felicità per il più grande numero di persone.” Sarà anche la nostra massima.

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Gli extracomunitari di Marcinelle e il primo maggio

 

“Fino a quando una sola persona nell’intero Pianeta viene ingiustamente maltrattata, tutte le istituzioni che lo compongono non sono degne di esistere,”   Orazio Guglielmini

 

 

 

Non so quanti anni hai tu, Rossi, ma io ne ho abbastanza per ricordare quell’otto agosto del 1956, disse Orazio Guglielmini a Rossi quella mattina mentre salivano sul monte Cucco. Ero ancora un ragazzo. Ricordo tutto. Ricordo la signora Giuseppina che, non appena sentita la tragica notizia, si era messa a urlare a più non posso e a strapparsi i capelli in mezzo alla strada. Qualcuno le aveva comunicato che suo marito era rimasto seppellito in una miniera in Belgio. Non solo lui. Altri duecento sessantanove minatori italiani avevano fatto la stessa fine. Lì, intrappolati come topi, a centinaia di metri di profondità; lì, in quei buchi, cunicoli e pozzi, a morire con la bocca piena, non di pane, ma di terra e carbone.

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L’inesistenza di Dio: un inganno contro l’umanità durato millenni – 4 post, il quarto e ultimo *

 

In principio Dio non creò né il cielo né la terra, ma furono gli Elohim, o chi per loro, che hanno reso coltivabile un campo dove c’era dell’acqua e della sabbia

 Mauro Biglino

 

Biglino, tenendo conto della cattiveria e dell’inumanità di Yahweh, nella seconda parte del suo DVD, “L’invenzione di Dio”, e giustamente, s’indirizza ad un ipotetico team di giuristi e chiede loro d’istruire un processo contro quest’Essere, contro l’infinita crudeltà e perversità di Yahweh. E si chiede anche, nel caso Yahweh venisse condannato in questo ipotetico processo, se fosse possibile pensare successivamente di mettere in stato di accusa i due miliardi di credenti che difendono, avallano e giustificano il comportamento di Yahweh. Quindi mettere sotto processo tutti coloro che dicono che Yahweh ha fatto ciò che ha fatto perché era nel giusto e nel compassionevole e, infine, perché era Dio.

Io, Francis Sgambelluri, sottoscrivo da subito questo processo contro Yahweh e contro tutti i suoi sostenitori. Il mio libro, “L’Indifferenza divina”, difenderà e giustificherà questa mia posizione. Propongo anche di fare altrettanto a tutti coloro che si sentono offesi, ingannati e umiliati da questo crimine contro i popoli della Terra.

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Lis Finn ovvero innamorarsi

Intanto, chi è il protagonista di questo romanzo? Lui-uomo o lei-donna? Di cosa parla? Dell’argomento più vecchio e più giovane al mondo: l’amore. Tutto invecchia, ma non l’amore. Questo non ha età, ha una storia, non un’età. Tra l’amore di Penelope per Ulisse e l’amore di Anna Karenina per Vronskij, c’è differenza geografica e storica, ma non di sentimenti.

Dov’è ambientato e in che periodo? È ambientato in Australia e in Danimarca e si svolge durante gli anni Settanta e la rivoluzione sessuale di quel tempo.

Dunque, l’incontro di Lis-Frank o Frank-Lis, è l’incontro di due cuori e i cuori, come si sa, sono anarchici, non hanno regole, anzi delle regole i cuori se ne infischiano. L’incontro Lis-Frank o Frank-Lis è l’incontro di due anime, di due spiriti, di due culture diverse, di due grandi passioni, due grandi amori che in una serie d’incontri-scontri, scoperte e incomprensioni, frustrazioni e voglia di capirsi, ragionamenti e incongruenze, ognuno a modo suo viene a conoscenza d’una verità profonda, una verità di cui gli esseri umani sono fatti, ma che pochi conoscono. Un viaggio, il loro, nei labirinti e nelle regioni più profonde e inesplorate dei sentimenti umani.

Andrew e la fatica di crescere

 

 

 

“Andrew e la fatica di crescere” è un romanzo di formazione. Perché un romanzo di formazione? Perché, da giovane, avrei voluto tanto leggere un romanzo di formazione, ma quelli che ho trovato sul mercato non mi sono piaciuti per nulla. Sto parlando de “gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister” di Goethe, de “ritratto dell’artista da giovane” di Joyce e de “il giovane Holden” di Salinger, tre romanzi esasperati e individuali che puntano a uno stile di vita in cui io non mi riconoscevo affatto. Insomma, il primo è un burattino pubblico e poco padrone di sé, il secondo è pieno di idee religiose e il terzo è infantile e poco convincente. Così ho deciso di scrivere io stesso il mio romanzo di formazione. È così che nasce “Andrew e la fatica di crescere”. Chi avrà letto i suddetti romanzi e poi leggerà il mio, capirà la differenza. Chi, invece, vuole un piccolo anticipo del racconto, eccolo:

“Nella vita, nipote,” disse lo zio Carlo una sera, “nella vita a volte accade che le voci che un tempo ti sembravano melodiose e accattivanti, ti diventino rumori stridenti; accade che le grandi città cessino di attrarre; che l’oro, i diamanti, i gioielli, tutti gli oggetti più preziosi di questa terra, si trasformino in cose volgari; che i palazzi più sfarzosi divengano prigioni asfissianti; che le rivoluzioni perdano il loro significato, le avventure il loro sapore, la famiglia, l’inviolabile famiglia, accade che anch’essa vada a pezzi e le ambizioni, i desideri, gli amori, tutti tizzoni spenti; allora, e solo allora la vita, la vita spoglia di tutti questi ideali, spoglia di tutte queste ombre, ti appare veramente per quello che è: un fiocco di neve nel mezzo d’una tempesta. È a questo punto che vedi, e per la prima volta, il vero volto del mondo, il vero aspetto delle cose, la loro intima nudità. Questo sguardo nel midollo dell’universo, nipote, questo sguardo illuminante, per un vecchio come me, è l’unica cosa che conta.”

Tarcisio Pietro Evasio Bertone

 

il cardinalissimo, il cristianissimo, l’arcivescosissimo, il cattolicissimo, il porporatissimo santo uomo di chiesa italiano, ha rubato, scrive l’Espresso, 400mila euro, cioè 800 milioni di vecchie lire, dalla fondazione dell’ospedale del Bambin Gesù a Roma.

Niente male!, fece Rossi.

Infatti, fece Guglielmini.

E per fare cosa poi?

Per ristrutturare il suo mega lussuoso alloggio nella capitale.

E questo si chiamerebbe un cristiano?

Ma per favore!

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L’inesistenza di Dio: un inganno contro l’umanità durato millenni – 4 post, il terzo

In principio Dio non creò né il cielo né la terra, ma furono gli Elohim, o chi per loro, che hanno reso coltivabile un campo dove c’era dell’acqua e della sabbia,

Mauro Biglino

L’autore de “L’invenzione di Dio”, dopo aver sorvolato sui presenti sei, sei, sei, sei milioni di ebrei uccisi per fame e per altro nei diversi paesi del mondo, dopo aver sorvolato sui crimini stalinisti, sulla seconda bomba atomica che gli americani gettarono su Nagasaki e sul nazismo e sugli altri sei milioni di ebrei uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale, arriva al punto, al crimine dei crimini, quello commesso del più grande assassino e killer di tutti i tempi, il crimine di Yahweh contro l’umanità!

Sostiene che l’intero Antico Testamento è un compendio di crimini: genocidi, stragi, stermini, femminicidi, infanticidi, femminicidi selettivi, infanticidi selettivi, ecc., con l’aggravante della crudeltà e della gratuità.

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L’inesistenza di Dio: un inganno contro l’umanità durato millenni – 4 post, il secondo

In principio Dio non creò né il cielo né la terra, ma furono gli Elohim, o chi per loro, che hanno reso coltivabile un campo dove c’era dell’acqua e della sabbia,

Mauro Biglino

 

Mauro Biglino dice: “Io non parlo di Dio perché la Bibbia non parla di Dio. Nella lingua ebraica non c’è neppure la parola che indica Dio. Il testo sacro che indica Dio non ha neppure il termine Dio.

“Dell’Antico Testamento se ne devono occupare i genetisti, i paleontologi, si devono occupare appunto scienziati, storici, filologi, antropologi, psicologi, linguisti, ma non se ne devono occupare i “teologi!”

“La Bibbia è uno dei tanti libri che l’umanità ha scritto lungo la sua storia e come tutti i libri di storia contengono delle parti vere, delle parti false, delle parti cancellate, delle parti riscritte, delle parti sottolineate, delle parti aggiunte, delle parti che sono state rese iperbole… La Bibbia (libro di storia) parla d’un individuo che è stato trasformato in Dio.

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L’inesistenza di Dio: un inganno contro l’umanità durato millenni – 4 post, il primo *

In principio Dio non creò né il cielo né la terra, ma furono gli Elohim, o chi per loro, che hanno reso coltivabile un campo dove c’era dell’acqua e della sabbia,

Mauro Biglino

Era inevitabile che prima o poi questo si scoprisse. Tutti gli uomini più intelligenti e geniali della Terra hanno sempre sostenuto l’inesistenza di Dio, sempre detto e scritto che la sua esistenza era dovuta alla nostra ignoranza, alla nostra paura della morte e alla cattiveria di certi uomini nel volere, con ogni mezzo, strumentalizzare e approfittare dei loro simili.

Oggi questa verità è saltata definitivamente fuori. Dio, infatti, non esiste, Dio non è mai esistito, Dio non è un pianeta nascosto dietro una stella, non è un atomo, una particella, non è un oggetto che si possa vedere e toccare, non è neppure spirito o qualcosa di trascendente, Dio è una bugia, un’invenzione, e le invenzioni non si scoprono come Colombo ha scoperto l’America e Einstein la relatività generale, ma s’inventano, come, appunto, è stata inventata l’esistenza di Dio.

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La fisica come esercizio spirituale, 5 post, il quinto e ultimo

L’invenzione come fuga

 

Le interpretazioni, con la benedizione di Nietzsche e degli ermeneutici, sono sacrosante, ma soggettive, approssimative nelle loro stime e tappabuchi temporanei. Ad esempio, per la scienza, la Bibbia non è da interpretare, è solo un libro zeppo di crimini e di stoltezze mentali (anche questa è un’interpretazione, però, reale!); per la scienza, la povertà non è da interpretare, è un fatto sociale che crea sofferenza, miseria, dolore; per la scienza, il cancro non è da interpretare, è un fenomeno che uccide il corpo che l’ospita; per la scienza, l’ingiustizia non è da interpretare, è una barbara prepotenza applicata dai forti sui deboli. Almeno sul pianeta terra, queste vicende, e un milione di altre ancora, non sono interpretazioni come le vogliono gli ermeneutici e il nostro caro Nietzsche, sono fatti reali. La morte esiste, così il mare, il sole, la Via Lattea e questa è scienza. Io distinguo quindi tra scienza e interpretazione. La scienza è una, le interpretazioni sono tante, tante quante sono gli esseri umani sulla terra.

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Attacco all’Europa! Terrore a Bruxelles!

Che tristezza! Che delusione! Ho visto per terra molti innocenti, molti di quelli che muoiono senza un perché e senza onore; ho visto per terra le solite vittime, quelle che insanguinano da sempre il suolo europeo, ma non ho visto giacere per terra nessuno dei veri responsabili di questo massacro. Eppure la capitale europea brulica di questi criminali.

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La fisica come esercizio spirituale, 4 (+1) post, il quarto

L’invenzione come fuga

 

Quando del reale è stato detto tutto, ecco apparire la strega, la prostituta di ogni tempo e di ogni luogo: l’invenzione. Questa crea altri mondi. E, guarda caso, in questi nuovi mondi, tutti, nessuno escluso, possono costruirsi quello che desiderano e come lo desiderano. Qui, in questi nuovi mondi, tutti hanno ragione, nessuno può essere contraddetto, anche se la sua ragione è una ragione che sragiona. I prodotti fantastici nessuno può smentirli. E come si potrebbero smentire i deliri della mente, perché, in realtà, di deliri si tratta. Forse c’è stato qualcuno dopo il suo volo pindarico o dopo la morte che è tornato dal suo mondo immaginario per dirci com’è e come funziona realmente?

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Amore o procreazione?

Quando ci innamoriamo, in quale step finiamo, nel primo o nel secondo (e lasciamo in pace gli altri “steps” e le patologie sentimentali)? In altre parole, finiamo nella categoria animale o in quella umana? Non dimentichiamo che umani non si nasce, umani si diventa, come si diventa cinesi o falegnami.

Il primo step è l’amore a prima vista, l’amore da tutti ambito, ma l’amore a prima vista non è, in realtà, amore, è riproduzione, è fare il gioco della natura, è istinto di procreazione, è vita che richiede altra vita. In termini culturali, l’amore a prima vista, è lussuria, concupiscenza, libidine, sesso, combattimento: due caproni che si scontrano e si ammazzano per una capra, è tutto quello che si vuole, eccetto che amore.

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Petaloso

Leggo su Internet: “Matteo, un bimbo di soli 8 anni, ha ricevuto una lettera direttamente dall’Accademia della Crusca, a seguito del nuovo neologismo creato dal nulla: petaloso.”

Ecco cos’altro scrive la grande accademia della crusca: Qual è stata la risposta dell’Accademia della Crusca al quesito cosa significa petaloso? “E’ una parola ben formata, chiara e bella, che potrebbe essere utilizzata nella lingua italiana, come le altre parole formatesi nel medesimo modo”. E’ questo il succo della risposta, giunta al piccolo genio della lingua italiana, dell’Accademia della Crusca.

Ma come si può dire “creato dal nulla” quando il sostantivo “Petalo” è su tutti i dizionari italiani? Basta solo aggiungere “so” per formare la parola spregiativa “petalo-so”

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Prima di morire, Rossi, scrivi il tuo testamento!

 

Se non hai ancora scritto il tuo testamento olografo, Rossi, non perdere altro tempo prima di farlo, scrivilo subito! Lo sai, dovresti ormai saperlo che non si è mai troppo vecchi per la Signora delle tenebre. Cosa? Niente, avrei dovuto dirtelo prima, ma pensavo che… Ok, ok, come si dice, meglio tardi che mai. Te lo dico ora, in questo post.

Vedi, io, il mio testamento olografo, l’ho già scritto da tempo e devo dire che dopo averlo fatto, mi sono sentito subito meglio, molto meglio. Sapevo che da quel momento in poi, se mi fosse successo qualcosa, avevo ormai organizzato le cose secondo il mio volere. È importante questo, Rossi, forse la cosa più importante della nostra vita. Pensa, pensa se non avessi già scritto il mio testamento e fossi morto, pensa a tutta quella burocrazia, notai, avvocati, preti, impiegati vari, iene, parenti, e tasse qui e tasse là, pensa, Rossi, pensa a cosa sarebbe potuto succedere se io non avessi già stilato il mio testamento: un casino!

Certo, potresti dire: “Aspetta un momento, Orazio. Fammi capire. Insomma, a te, a quel punto, cioè dopo che sei morto e stramorto, che cosa te ne importa del testamento e di come andranno a finire le cose?”

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Pupi di ghiaccio che camminano nel deserto

A proposito, Rossi, oggi è il primo giorno del nuovo anno, lo sapevi? Ti ricordavi? Ti interessava saperlo? Forse sì, forse no. Non ha importanza. In ogni modo, ora te l’ho ricordato io. E adesso che l’ho fatto, cosa dirti? Non lo so, ti dico comunque questo. Non dimenticare che siamo solo dei pupi di ghiaccio e stiamo camminando nel deserto del Sahara e sotto un sole cocente. Davanti a noi? Il deserto. Dietro di noi? Fumo. Il presente? A questo ci aggrappiamo!

Sii felice, amico mio. Fai del 2016 il tuo anno! Si vive una sola volta, non dimenticarlo. Succhia il midollo tanto quanto puoi dalla “signora vita”. Sotto sotto, lo sai anche tu, è quello che più desideri, che più vuoi. Vivi allora la tua passione fino in fondo. Non tradirla! Auguri e buona fortuna, e un forte sentito abbraccio!

S.P.T.B.G. (ISIS): Salvare il Pianeta Terra dai Briganti che lo Governano

 

Intanto, prima di tuffarci a occhi chiusi e con emozioni esplosive addosso, lì dove le stragi sono avvenute, non farebbe male cercare di capire come e perché è nato l’Isis. Dovremmo comunque già saperlo. In ogni modo, l’Isis è nato grazie alll’americano George Bush, e poi, guarda caso, grazie all’inglese, Tony Blair, e poi, guarda caso, grazie ai loro alleati, quelli che fanno parte del Palazzo. Questi signori, se avessero una coscienza, dovrebbero farsi carico di ogni atto terroristico commesso dall’Isis, il loro legittimo figlio, ma non c’è verso che lo facciano. La loro fortuna è che la coscienza non ce l’hanno.

Inoltre dovremmo cercare di capire anche chi sostiene l’Isis, chi si nutre della sua violenza, chi gli vende le armi, e il lettore che è interessato ad approfondire su quest’ultimo argomento, non ha che vedersi Report di Milena Gabanelli, Rai3, 15 novembre, 2015. Comunque, se può essere un po’ d’aiuto sapere che l’Occidente, l’Italia inclusa, vende armi all’Isis, che l’America vende armi a chiunque gliele comperi, anche se poi a quelli cui le ha vendute, se ci riescono, gliele lanciano contro.

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L’editoria italiana – 9 post, l’ottavo *

Vanity press, édition à compte d’auteur, autori a pagamento

Sono uno scrittore che si auto-pubblica, a self publishing author. Cosa vuol dire? Vuol dire che prima vivo sulla mia pelle i racconti che scrivo, e questo può avvenire sia in modo fantastico che reale o in entrambi modi, poi passo dalle idee al concreto, scrivo i miei racconti, romanzi, saggi, poi, via via che prendono spessore e contenuto, scelgo il titolo da dare, scelgo chi me li stamperà, correggo le bozze, decido il formato, la copertina, cosa scrivere sul retro di copertina e sulle alette, decido il prezzo, pubblico, pago e, infine, rileggo le mie opere pubblicate. Per me questa è una grande realizzazione, soddisfazione, gioia. Sono, come si dice, non un mozzicone, un quarto o un mezzo scrittore, ma uno scrittore intero.

Pubblico anche a pagamento. Perché? Perché con gli editori con cui pubblico io, mi costa molto meno stampare, e non solo in denaro, ma anche in lavoro e altri inconvenienti. È questo il motivo per cui, a volte, mi capita di pubblicare a pagamento. Ci sono poi sicuramente altri mezzi e modi per come pubblicare il proprio lavoro con minori costi e impegni, ma io questi mezzi e modi non li conosco.

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Scandalo in Vaticano

Internet: Repubblica 04/11/15 10.44

-Nuovo scandalo getta ombre su alcuni personaggi vicini al Santo Padre

-documenti riservati e custoditi gelosamente presso la Santa Sede

-scalpore in tutte le redazioni del mondo

– Il tradimento

– le accuse

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La vita: una lunga morte e una corta esistenza

Dovrebbe essere tale, ma lo è? Prescinderei subito da tutti quelli che vivono più coi loro istinti che con la consapevolezza che si deve morire. Questi in realtà non muoiono mai perché non vivono mai. Nel campo della vita la quantità è nulla e la qualità è tutto. Occupiamoci allora solo di quelle persone per cui l’ombra della morte non smette mai di perseguitarle.

Una di queste è il poeta Paul Valery. La sua poesia, les pas, dimostra che la morte è più lunga dell’esistenza. Come? “Les Pas”, i passi, non sono i nostri passi, sono i passi della morte che lui, il poeta, avverte, respira, vede e sente avvicinarsi a lui, a volte gli sembrano lontani, a volte gli appaiono vicini, a volte gli pare che corrano, altre che vadano pian pian e altre ancora che procedano dolcemente: Douceur d’être et de n’être pas / Dolcezza d’essere e di non essere.

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La paternale della Frassinelli

Le cose sono andate così. La Frassinelli scrive sul post che ho pubblicato sul mio blog “Risposta a un editore a pagamento, ICI EDIZIONI, Istituto Italiano di Cultura di Napoli”, queste parole: Frassinelli 9 ottobre alle ore 10:25: “Gentile Francis, può scriverci in privato? Così le rispondiamo. Grazie!”

Così ho fatto, ho scritto questa e-mail a sangue caldo:

Gentile editore Frassinelli,

intanto grazie per avere letto il post “Risposta ad un editore a pagamento”. È difficile rimanere indifferenti di fronte a tanta così palese presa in giro.

Se l’editore Frassinelli volesse leggere il mio dattiloscritto “Un bambino del sud Italia” (il dattiloscritto che avevo proposto all’ICI EDIZIONI), sarei felice d’inviarglielo.

Cordiali saluti

Francis Sgambelluri

Ecco la risposta della Frassinelli, lunedì 12/10/2015 18:05

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Questa non è la mia Danimarca

La Danimarca che ho conosciuto da studente, da insegnate, è la Danimarca dell’amore, della lingua, della cultura, del paesaggio, di quella gente che ho conosciuto e che l’ho sempre ritenuta e ritengo tuttora sensbilissima umanissima bellissima istruita e meravigliosa, questa è la mia Danimarca, quella che porto ancora oggi caldamente nel cuore e lucidamente nella mia mente e non quella di questo orribile crimine, un crimine a dir poco mostruoso e inumano. Non penso però che ha a che fare con il popolo danese, non lo penso affatto, ha a che fare con qualche squilibrato che dovrebbe essere portato davanti alla sbarra insieme a quelli che l’hanno sostenuto e pagare per il loro abominevole e grottesco assassinio: la giraffa Marius e i leoni uccisi non erano meno degli esseri umani, non per me comunque.

Il direttore dello zoo, Michael Wallberg Soerensen, dichara che le dissezioni sono sempre state fatte e che non si praticano “per divertimento”, ma hanno uno scopo educativo. “E’ importante non attribuire agli animali caratteristiche umane che essi non hanno”, dice. Queste ultime parole mi ricordano il filosofo francese, Cartesio, quando dice che gli animali sono solo delle macchine! Sia il francese che il danese, a questo proposito, si sbagliano e si sbagliano di brutto. Gli animali non sono macchine e alcuni di essi sono più umani di noi.

Aveva ragione Shakespeare o chi per lui in Amleto, quando scrive che “C’è del marcio nel regno di Danimarca”. Ahimé, dopo tanti secoli, il fenomeno non è stato ancora eliminato!

 

Il mega miliardario Bill Gates

È micidiale, anche grottesco, una vera e propria presa in giro, uno schiaffo in piena faccia al genere umano, e questo se ci riflettiamo per un solo attimo e dobbiamo rifletterci! Insomma, con quale diritto, questo signore, con quale umano diritto, se non fosse stato che le leggi assurde e inique in cui viviamo glielo permettano, in meno che non si dica, per l’aggeggio che ha costruito, è diventato uno degli uomini più ricchi e più potenti (la ricchezza è potere) del pianeta, più ricco, dicono alcuni, di tutto il Brasile messo insieme!

È normale questo? Ne siamo sicuri? È normale che intere popolazioni muoiano letteralmente di fame e un mammifero dominato dal proto cervello, il cervello rettile, si appropri di tanta ricchezza? È normale che milioni di innocenti, bambini appena strappati dal seno delle loro madri, muoiono miseramente, mentre il signor Bill Gates, applaudito e circondato dai suoi bravi, lancia il suo nuovo aggeggio sul mercato per renderlo ancora più mostruosamente ricco e distruttivo? No, non è normale. Per nulla. È bestiale. La nostra non è una società di esseri umani, è una società di bestie assetate di averi e poteri. E perché poi? Per essere ancora più infelici e ignobili! (altro…)

Risposta a un editore a pagamento

ICI EDIZIONI

Istituto Italiano di Cultura di Napoli

l’Amministrazione

Gentile dott. Sgambelluri,

il Comitato di lettura ha completato l’esame della Sua opera inedita Un bambino del Sud Italia, da Lei proposta: ed abbiamo il piacere di comunicarLe che ha espresso parere favorevole alla pubblicazione in volume nella nostra collana di narrativa, ovvero in eleganti edizioni artistiche (delle altre nostre Edizioni ha già ricevuto alcuni libri e su esse potrà trovare ulteriori informazioni ed immagini nel nostro sito www.istitalianodicultura.org).

Il costo complessivo della stampa del libro per l’Istituto, di circa 200 pagine, è di € 5800: la metà della spesa sarà sostenuta dall’Istituto con proprî fondi.

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Amo, quindi sono ovvero attaccamento o non attaccamento

Il primo interrogativo che salta in mente riguardo al non attaccamento è: come potrei, io un essere umano, non amare i miei genitori, mia moglie, mio marito, i miei figli, la mia famiglia, le persone a me intime? C’è una bestia in natura che non ama e protegge i suoi piccoli? L’attaccamento tra gli animali c’è: provate a toccare i cuccioli d’una leonessa! Istinto di protezione? Proprio così, istinto di protezione. È da questo che nascono i sentimenti, i sentimenti affettivi e di attaccamento. E non solo. Nasce anche l’amore, nasce l’essere umano, nasce la storia. È qui che prende il via questo fenomeno straordinario che trasformò la bestia selvatica in una bestia culturale, riflessiva, umana.

Il concetto buddista di non attaccamento è una vera e propria inumanità. Un concetto contro natura. Una forza, la forza della volontà, che contrasta deliberatamente l’essenza di cui noi siamo fatti: dai nostri sensi. E poi come si potrebbe? Non è forse l’attaccamento che ci distingue dalle pietre, dai pianeti, dagli alberi, da tutti i fenomeni fisici e senza vita? “Soffro, quindi sono,” dice l’umano; “Non sento, quindi non soffro,” dice il buddista del non attaccamento. Ma se non senti (per non finire preda all’attaccamento, bisogna non sentire, non avere sentimenti, no?), chiediamo noi a questo signore buddista, come puoi definirti un essere umano?

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L’ Italia analfabeta – post 30

La storia made in Italy

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Tanzino agli arresti domiciliari

Durante la Santa Santissima Pasqua dell’aprile 2004, il truffatore Cafisto o Callisto Tanzino ritorna a casa. Proprio come Baldassarre Cossa, papa Giovanni XXIII che, dopo aver massacrato e infettato obbrobriosamente tutto il Paese delle meraviglie, tutta l’Europa e il mondo intero con la sua esecrabile condotta, se ne è ritornato a Firenze da Monaco di Baviera per riprendere la sua funzione di ecclesiasta. Così, né più né meno, Tanzino. Questi, dopo aver derubato “legalmente” i piccoli risparmiatori, dopo aver gettato sul lastrico migliaia di famiglie, dopo aver infamato non solo il nome del paese in cui è nato, ma l’intera razza umana, anche lui, proprio come Baldassarre Cossa, ritorna a casa, alla dolce casa. Sorpresa, Rossi? Ma neppure per sogno, l’ammonì Orazio Guglielmini. Tutti lo sapevano che sarebbe ritornato. Era solo questione di tempo, di mese più mese meno. E non solo. Anche lui, come Baldassarre Cossa, va in Chiesa e chiede perdono per i suoi crimini e il perdono gli viene concesso, of course! Anche se avesse ucciso sua madre, suo padre, stuprato sua figlia e massacrato mezzo mondo, il perdono gli sarebbe stato concesso comunque. Sorpresa, Rossi? Ma neppure per sogno, amico mio! Niente ci sorprende più in questo paese, il Paese delle meraviglie. Qui la regola sacrosanta è: ruba una mela e vai in galera, ruba miliardi e diventi signore. E poi si sa che l’Indifferenza divina, la Chiesa Cristocatto, perdona tutti, particolarmente i grandi criminali, solo le pecorelle non perdona, quelle che rubano una mela e hanno le ginocchia scorticate a via di inginocchiarsi in Chiesa.

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Andrew e la fatica di crescere

Romanzo

“Andrew e la fatica di crescere” è un romanzo di formazione. Perché un romanzo di formazione? Perché, da giovane, avrei voluto tanto leggere un romanzo di formazione, ma quelli che ho trovato sul mercato non mi sono piaciuti per nulla. Sto parlando de “gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister” di Goethe, de “ritratto dell’artista da giovane” di Joyce e de “il giovane Holden” di Salinger, tre romanzi esasperati e individuali che puntano a uno stile di vita in cui io non mi riconoscevo affatto. Insomma, il primo è un burattino pubblico e poco padrone di sé, il secondo è pieno di idee religiose e il terzo è infantile e poco convincente. Così ho deciso di scrivere io stesso il mio romanzo di formazione. È così che nasce “Andrew e la fatica di crescere”. Chi avrà letto i suddetti romanzi e poi leggerà il mio, capirà la differenza. Chi, invece, vuole un piccolo anticipo del racconto, eccolo:

“Nella vita, nipote,” disse lo zio Carlo una sera, “nella vita a volte accade che le voci che un tempo ti sembravano melodiose e accattivanti, ti diventino rumori stridenti; accade che le grandi città cessino di attrarre; che l’oro, i diamanti, i gioielli, tutti gli oggetti più preziosi di questa terra, si trasformino in cose volgari; che i palazzi più sfarzosi divengano prigioni asfissianti; che le rivoluzioni perdano il loro significato, le avventure il loro sapore, la famiglia, l’inviolabile famiglia, accade che anch’essa vada a pezzi e le ambizioni, i desideri, gli amori, tutti tizzoni spenti; allora, e solo allora la vita, la vita spoglia di tutti questi ideali, spoglia di tutte queste ombre, ti appare veramente per quello che è: un fiocco di neve nel mezzo d’una tempesta. È a questo punto che vedi, e per la prima volta, il vero volto del mondo, il vero aspetto delle cose, la loro intima nudità. Questo sguardo nel midollo dell’universo, nipote, questo sguardo illuminante, per un vecchio come me, è l’unica cosa che conta.”

236 pagine, 15 euro, edizioni Demian. “Andrew e la fatica di crescere” lo si può ordinare in qualsiasi libreria oppure direttamente a info@edizionidemian.it

 

L’ editoria italiana – 9 post, il sesto

Editori e scrittori nel paese delle meraviglie

A mio modo di vedere, gli scrittori e gli editori italiani, consciamente o inconsciamente, sono i responsabili dell’analfabetismo in cui il popolo italiano affoga. Forse non tutti, ma comunque fanno parte ugualmente di questo crimine culturale. Il popolo di Charles Dickens, di Émile Zola, di Dostoevskij, nel diciannovesimo secolo, leggeva più libri di quanti ne legge oggi nel 2015 il popolo italiano. Qui, in questo paese, gli scrittori non conoscono il popolo; il popolo non conosce i suoi scrittori. Non per nulla non legge, è rimasto illetterato, e se legge, legge topolino; e se legge, legge scrittori stranieri. Quelli italiani li legge a scuola perché non può farne a meno: gli vengono imposti. E così, scrittori ed editori raccolgono i frutti che hanno seminato: i primi non vengono letti e i secondi non vendono libri. Il boomerang gli è arrivato in testa.

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Odore di mare

È ora di bagni, di passeggiate sul bagnasciuga, di letture spensierate, di pisolini sotto l’ombrellone, di sbirciare i bei corpi abbronzati; è ora di chiacchierate, di deliziose colazioni, pranzi e cene senza doverle preparare; è ora di camminate lungo il mare, di tanti gelati mangiati passeggiando, di compere non programmate;

è ora delle terme di Riccione, di visita medica, di humage, di nebulizzazione; è ora di sentirsi di nuovo il corpo in forma, riposato, pronto e sano come un pesce;

è ora, insomma, d’un po’ di relax, relax meritato e tranquillo, almeno per 15 giorni, si sperà! Si spera perché il futuro, nel mondo di sogni e d’incubi in cui viviamo, è sempre un’ incognita.

A tutti gli amici del Web, a tutti voi e a tutti quelli che vanno in vacanza e a quelli che rimangono a casa, auguro una stupenda seconda metà del mese di agosto 2015. Ciao, ciao!

 

Abdul Rahman Haroun: l’eroe sudanese

Edmund Hillary, che scalò per primo l’Everest, Wiston Churchill e le sue imprese politiche, gli astronauti che per primi scesero sulla Luna, François Gérard Georges Nicolas Hollande incluso Cameron e tutti i Cameron del pianeta, sarebbero stati all’altezza di compiere un’impresa tanto difficile e pericolosa quanto quella di Abdul Rahman Haroun che ha attraversato il tunnel della manica a piedi per un solo pezzo di pane? E cos’ha trovato poi, dopo questa impresa, all’uscita del tunnel? Non medaglie, non fiori, non riconoscimenti, non pietà, non umanità, ma la polizia e le manette!

Io penso che i veri uomini sono ancora tutti da scoprire. Per conto mio non sono quelli che inseguono i loro ideali per puro piacere, ma quelli che lottano per restare in vita nel mondo barbaro e indegno in cui viviamo.

Lunga vita ad Abdul Rahman Haroun e a tutti gli Abdul Rahman Haroun del mondo!

L’incubo a due

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Lo scacco matto avviene, non solo nel gioco degli scacchi, ma anche nell’amore. È quando ci rendiamo conto che tra noi e il nostro compagno/a, per un’infinita serie di ragioni, ragioni che pesano in anni e anni di vita insieme, è tutto finito. Non rimane più nulla né da dirsi né da condividere, eccetto i rancori, le delusioni, i problemi, l’infelicità.

Questo può succedere particolarmente quando conosciamo tutto di l’un l’altro. Questa conoscenza può essere fatale se non viene trasformata in positivo, in qualcosa di concreto, romantico, poetico. L’amore è poesia. È anche paradossale se poi ci riflettiamo. Voglio dire, proprio quando avremmo dovuto amarci e stimarci ancora di più di quanto mai ci siamo amati e stimati prima, proprio allora, grazie alla conoscenza fatale, succede l’irriparabile: smettiamo di amarci! Qui il vecchio adagio la dice lunga: “si ama un uomo una donna per quello che non è, lo/la si lascia per quello che è.” Le cose però non vanno sempre così.

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Chi sono i veri killer dei vacanzieri in Tunisia?

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Chi sono, dunque, i veri killer dei vacanzieri in Tunisia?

Certamente non i killer dell’isis. È assurdo solo pensarlo. Queste creature della morte, prima di concretizzarla, subiscono la violenza e il lavaggio del cervello che gli viene imposto dall’alto. Quindi diventano, dopo essere stati addestrati, condizionati, formattati, dei robot killer. I loro crimini però non sono i loro crimini. I crimini politici che oggi succedono in giro per il mondo, non sono dovuti a loro. Affatto. Un robot è responsabile di quello che fa? E come potrebbe se è un robot? E allora? Queste macchine di morte e violenza sono gli strumenti di quelli che i crimini li decidono e li ordiscono a tavolino: i veri assassini, assassini a sangue freddo e consapevolissimi di ciò che fanno: i veri responsabili.

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Che cos’è la “nostra” società, al nocciolo?

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Chiese quella mattina Guglielmini a Rossi.

Non lo so rispose lui.

Telo dico io, fece Guglielmini.

È un cumulo d’invenzioni, invenzioni per la maggior parte grottesce, criminali e tiranniche che, tutte insieme, giustificano gli averi, il potere e il fare degli assassini legalizzati che governano e gestiscano le cose pubbliche.

La vedi diversamente tu, Rossi?

Devo rifletterci.

Bene, allora, rifletti e poi dammi una risposta. Grazie.

UN INVITO: passate parola, condividete, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più! Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani! È questo ciò che raccomanda agli amici del Web, Orazio Guglielmini. E io aggiungerei un “Grazie!” per chi volesse tradurre questi post nella sua o in un’altra lingua.

Angela Merkel e le lacrime della ragazzina palestinese

Peccato che la cancelliera sul lato umano si lasci sfuggire tante cose. Non le costava nulla, anzi la cosa l’avrebbe elevata alle stelle e non gettata nelle stalle, se alla richiesta della ragazzina palestinese avesse risposto dicendo che lei non avrebbe potuto fare nulla in veste di politica!, ma privatamente sì, e che quindi, se non c’era nessuno nella grande Germania che l’avesse aiutata, l’avrebbe fatto lei personalmente. Le costava molto dire qualcosa del genere? Invece no, invece si è dimostrata di essere quello che è: an iron lady!

Tedeschi, è vero, non si può negare, la vostra cancelliera vi ha reso più ricchi, ma, e questo bisogna dirlo, a che prezzo!