La Papera d’oro
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Qualche tempo fa, una signora d’alta classe, ad un certo punto della sua vita, dato il suo status e i suoi averi, decise di darsi, tra tantissime altre cose (era una ministra), anche alla scrittura. Non scriveva lei. Questo, quelli che avevano fiuto, l’avevano annusato. Faceva fatica, dicevano, faceva fatica a tirare giù una sola riga senza sbagli e sbadigli (questo, per dire la verità, lo dicevano i suoi compagni di scuola), come avrebbe potuto scrivere libri? Secondo loro riusciva solo a balbettare qualche cosa a qualche giornalista o scribacchino privo di talento e che aveva la passion for anonymity, come dicono gli americani. Questi (lo scrittore ghost, fantasma, anonimo), geniale nell’arte dell’artificio, accettava l’incarico. E così, dopo avere, ovviamente, intascato una bella somma di denaro sborsato dalla Papera d’oro, si metteva all’opera.
Ah sì, certo, era stata fatta ministra, non perché avesse fatto delle campagne elettorali, vinto delle elezioni, non perché avesse un talento politico, per nulla, era stata fatta ministra per il suo status e i suoi averi, ecco come di solito si fa in Italia. Insomma, era stata fatta ministra stile il paese delle meraviglie.