Papa Francesco e “dialogo aperto con i non credenti” – 4 post, il secondo
Intanto, quando Papa Francesco propone “un dialogo aperto con i non credenti”, sta proponendo un prodotto inesistente. Che poi trovi dei mandarini nel Paese delle meraviglie che gli fanno anche delle domande, questo per lui è il massimo. Il Papa, in realtà, non ha nessuno argomento da proporre. E quale? Sicuramente non un argomento che contiene un contenuto, una sostanza, un oggetto, un pugno di atomi, un solo briciolo di verità. Nulla di tutto questo. Lui propone, come diceva Roscellino, filosofo medioevale, propone flatus vocis, cioè un’emissione vocale e nulla più. Il perché è semplice. “Dio è morto” dice il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. È così è rimasto, morto e stramorto d’allora in poi, e ciò per tutti i filosofi degni di questo nome. Infatti, da Immanuel Kant, “Critica della ragion pura”, a Schopenhauer, “Il mondo come volontà e rappresentazione”, a Feuerbach, “L’essenza del cristianesimo”, a Nietzsche, “La gaia scienza”, Dio è morto e stramorto. Insomma, non da Nietzsche in poi, ma da Kant in poi, per i filosofi filosofi e per gli uomini di scienza illuminati, Dio è sparito dal loro vocabolario. Dio esiste solo per Papa Francesco e per il suo amato gregge, per il resto degli uomini è inesistente.
Micael Shermer, uno storico della scienza americano, nel suo libro, How we believe – Come crediamo, parla del fenomeno della credenza in modo scientifico, come si dovrebbe giustamente fare. Per lui, il campo religioso dovrebbe essere lasciato allo studio di psicologi, sociologi, antropologi. Questi studiano le cause sociali e mentali dell’evoluzione, quindi la causa da cui deriva il credere. La religione è un fenomeno spazio-tempo, ma soprattutto è un fenomeno umano. Se si fa un paragone con la scienza, il discorso fila così: la scienza è un discorso aperto, a vocazione mondiale, universale, mentre la religione, tutte le religioni, dalla prima all’ultima, sono un discorso circoscritto al luogo e al tempo. La gente cresce con le credenze della società in cui nasce. Quelli che nascono in una società cristiana, credono in Cristo; quelli che nascono in una società buddhista, credono in Buddha; quelli che nascono in una tribù che crede nello spirito dei morti, credono nello spirito dei morti; quelli che nascono da genitori cannibali, diventano cannibali. La credenza religiosa è un fenomeno storico, culturale, locale. Tutte le culture hanno una loro credenza. Questa è, come la lingua, un fenomeno umano, come l’alcoolismo, la droga, la massoneria. Non ha nulla a che vedere con Dio, dèi, spiriti benigni e maligni; non ha nulla a che vedere con il soprannaturale. Religiosi non si nasce, come non si nasce italiani, religiosi ed italiani si diventa.
Shermer parla anche nel suo libro di statistiche, di studi fatti su gente con diversi livelli di educazione. Ad esempio, a pagina 240, dice “As education goes up, religiosity goes down” – come l’educazione cresce, la religiosità diminuisce. Nulla di più corretto. I filosofi, i saggi, i poeti, in passato si credeva che fossero tutti dei miscredenti. In verità, non era così. E perché? Perché sapevano, perché conoscevano come stavano le cose e ciò li portava ad essere atei, scettici, agnostici. Più la gente è ignorante, più crede; più la gente è istruita, meno crede. Non per nulla la Chiesa si è sempre opposta all’educazione del popolo. Deve rimanere ignorante, perché solo così può vendergli la sua bella favola. Anche Gesù voleva che il popolo rimanesse innocente come i bambini, perché solo i bambini raggiungevano il regno dei cieli.
Papa Francesco, come le garçon (il cameriere) ne “L’essere e il nulla” di Jean-Paul Sartre, è vittima della mauvaise foi (cattiva fede) senza neppure saperlo.